Senza premeditazione

di
genere
feticismo

in quei momenti Giuliano non pensava a nulla come dovesse essere, ma solo agli odori ed i sapori che riempivano i suoi sensi.
La cosa era nata senza premeditazione. Non era stata studiata, pensata od anche solo desiderata. Era solo capitata, così, all’improvviso, senza alcun segnale.

Quella prima volta Luisa era entrata nella camera dopo essere scesa dal treno. Sembrava stanca dalla lunga giornata e dal viaggio. Con ancora il cappotto addosso e lasciando cadere la valigia sia era abbandonata seduta sul letto stendendo le sue gambe in avanti e sospirando profondamente. Come se volesse dire: “adesso basta, sono proprio stanca”.
Giuliano le si era avvicinato, ma provò un po’ di timore a baciarla o semplicemente a toccarla. Si rese conto che indossava un paio di stivali neri, eleganti, sembravano stretti, un tacco che non sembrava fatto per camminare.
Senza intenzione si inginocchiò davanti a lei e fece il gesto di prenderle il piede destro afferrando lo stivale con la chiara intenzione di sfilarlo. Luisa non si ritrasse da quel gesto, ma nemmeno lo incoraggiò, si mise a fissarlo con occhi attenti.

Quindi Giuliano iniziò con calma e studiata lentezza a togliere lo stivale. Non era facile. Gli stivali erano davvero stretti, un guanto su quelle gambe snelle e forti. Con un po’ di pazienza lo stivale superò l’ostacolo del tallone e si lascio sfilare. Giuliano lo appoggio dritto di fianco a sé, senza lasciare il piede. La mano gli tremava. Non capiva perché fosse così eccitato. Era abituato a prendere Luisa d’impeto, ogni volta che poteva. Cercava sempre di consumare tutto il suo fiato, quasi che volesse non lasciare nulla per il resto del mondo.

Ma quella volta la mano gli tremava al pensiero di avere davanti a sé il suo piede scalzato. Abbassò il suo viso all’altezza del piede ed inizio a baciarlo, prima con delicatezza, come se volesse guarirlo dalla stanchezza, poi sempre più audacemente, fino a percorrerlo in ogni sua piega con la lingua. Iniziò a infilare la lingua tra le dita ed a succhiarle una per una con voracità.
Solo allora si accorse che Luisa stava ansimando per questo improvviso massaggio. Si fermò. Lascio il piede destro e passò al sinistro. Ripeté più o meno lo stesso rituale, ma con più decisione, anche se indugiò più a lungo con la lingua tra le dita di Luisa. Sentire i suoi mugolii lo riempiva di desiderio. Non si sarebbe stancato mai. Ma il desiderio tra le sue gambe premeva per altro.

Le sue gambe erano nude. Iniziò a risalire la sinistra con la punta della lingua, girando in modo casuale, ma fermandosi nei punti dove la pelle si piega naturalmente. L’incavo del ginocchio, l’inguine. Quando la lingua scorreva vicino alla fica di Luisa ancora coperta da un filo di stoffa, i muscoli di lei si contraevano. E le contrazioni erano sempre più intense ad ogni passaggio.
Aveva già percorso questa strada su entrambe le game molte volte, la stoffa tra le gambe di Luisa era adesso insopportabilmente umida per entrambi. Giuliano le sfilò le mutandine. La poca luce illuminava il luccichio tra le gambe di Luisa. Ma era ancora presto.
Continuò a percorrere con la lingua le pendici di quella collina. Avrebbe voluto vederla venire così. I suoni di Luisa però esigevano qualcosa di più. Allora appoggiò le mani ai lati delle labbra e la divaricò. Lo scatto dei muscoli fu immediato, il desiderio era visibile. Ma era ancora presto.

Scese più che poté con la testa sotto il suo bacino ed allungò la lingua fino a trovare il suo ano. Gli era sempre piaciuto infinitamente. Sia quando lo possedeva con decisione sia quando si soffermava a leccarlo, prima con la punta della lingua. Poi con la lingua aperta e poi ancora con la punta penetrandolo quanto poteva.
Ma adesso voleva solo aumentare il suo desiderio. Cominciò a leccarla salendo dal basso e fermandosi prima di arrivare alla sua fica. Più e più volte, finché non sentì il suo piacere colargli in bocca. Adesso era pronta.

Si stacco completamente da lei, di nuovo con le mani le aprì le gambe e si spinse con la punta della lingua a toccarle impercettibilmente la punta delle piccole labbra. Il piccolo rantolo emesso da Luisa era quello che voleva sentire. Ma adesso voleva sentire altro. Lasciò che la lingua cercasse tutte le pieghe di quella splendida natura. Ne bevve il nettare fino a saziarsi. Quando sentì che le forze di Luisa cominciavano a calare, le prese il clitoride tra le labbra e, con l’aiuto della lingua, lo avvolse in un cerchio di carezze, pressioni e movimenti che, alla fine, fecero esplodere Luisa nell’orgasmo che aveva meritato.

Avrebbe lasciato a lei scegliere come continuare. Non era davvero interessato al suo piacere, il suo sesso aveva già abbondantemente versato il suo tributo al desiderio così tanto espresso.
Dopo quella prima volta ce ne furono molte altre, ma in tutte, non fu mai premeditato, ma in tutte, Giuliano non scoprì mai da cosa fosse provocato. O forse lo ha sempre saputo. Aveva sempre saputo di essere alla ricerca di una Padrona da adorare ed a cui ubbidire per darle piacere.
scritto il
2025-12-30
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