La merce
di
Petulka
genere
orge
Petra si avvicinò al capannone con fare circospetto, il tacco alto dei suoi stivali che cigolava sul cemento crepato. L'aria era densa, un misto di umido, benzina e ruggine. Aveva un appuntamento, non era una svista. La sua piccola attività di importazione richiedeva a volte di scendere a patti con elementi poco raccomandabili, e questa era una di quelle volte. Indossava un cappotto di pelle nero, stretto in vita, che le sottolineava le curve generose, e sotto, solo un vestito rosso fuoco che le arrivava a metà coscia. Doveva fare una buona impressione, o almeno, l'impressione che era lì per fare affari.
All'interno, quattro figure la attendevano in un cerchio di luce flebile proiettata da una singola lampada al neon. Il Capo, un uomo massiccio dalla barba brizzolata, le fece cenno di avvicinarsi. Con lui c'erano i suoi tre uomini, uno alto e magro, uno basso e tozzo, e un altro con il viso coperto da una maschera da sci.
"Hai portato i soldi?" chiese il Capo, la voce roca come quella di un fumatore incallito.
Petra annuì, aprendo la borsetta e tirando fuori una mazzetta di banconote. "E la merce?"
Il Capo rise, un suono basso e cavernoso. Prese i soldi, ma invece di passarle il pacchetto che giaceva su un vecchio bancone, fece un cenno ai suoi uomini. "La merce costa più di così, troia. Molto di più."
Prima che Petra potesse reagire, l'uomo alto le si avvicinò alle spalle e le afferrò i polsi, bloccandola dietro la schiena. L'uomo tozzo, invece, le si mise davanti e con un gesto secco le squarciò il vestito dal collo all'inguine. La stoffa si strappò con un rumore secco, lasciandola nuda sotto il cappotto, solo con le autoreggenti nere e i tacchi a spillo.
"Che cosa state facendo? Siete pazzi?" gridò Petra, ma nel suo cuore un brivido freddo e caldo allo stesso tempo iniziò a correre lungo la sua schiena.
"Stiamo chiudendo l'affaro," sibilò il Capo, avvicinandosi e afferrandola per il mento. "Tu ci dai quello che vogliamo, e noi ti diamo la tua roba. Sembra un ottimo scambio per una puttana come te."
La sua volgarità la colpì come una schiaffo. "Non sono una puttana."
"No? Allora perché le tue tette sono già dure come i sassi?" le chiese l'uomo tozzo, afferrandole un seno e stringendolo fino a farle gemere. "E perché ti bagni già come la fontana di Trevi?"
Petra chiuse gli occhi, sentendo una vergogna umiliante mescolarsi a un'eccitazione che non poteva negare. "Vi odio," sussurrò.
"Odia e godi, cagna," rispose il Capo, spingendola a terra. Lei finì in ginocchio sul cemento freddo. "Leccami le scarpe."
Con le lacrime agli occhi, Petra si piegò e la sua lingua uscì a leccare la polvere e lo sporco dai suoi anfibi. Era umiliante, era degradante, e il suo corpo reagiva con un'ondata di calore che le partiva dalla pancia.
"Mentre lecchi, ti preparo," le disse l'uomo tozzo, mettendosi dietro di lei. Le allargò le chiappe e le sputò sul culo, poi iniziò a leccarle il buco, la sua lingua ruvida che la penetrava, la allargava, la faceva gemere contro la pelle delle scarpe del Capo.
"Guarda che troia, già sta venendo," rise l'uomo alto, tenendola ancora ferma per i polsi.
Il Capo la sollevò a forza, la costrinse a sdraiarsi sulla schiena sul bancone freddo e sporco di unto. Le aprì le gambe e senza preavviso le infilò due dita in figa, poi tre, iniziando a scoparla con una violenza che la fece urlare. "Sì, urla. Grida a tutti che sei una cagna che ama essere presa a forza."
"Accidenti... sì... aahhh," gemeva Petra, il suo corpo che tradiva la sua mente, le anche che si muovevano al ritmo delle dita del Capo. "Fermatevi... per favore..."
"Per favore cosa? Per favore scopatemi di più?" chiese l'uomo tozzo, salendo sul bancone e mettendosi in ginocchio accanto alla sua testa. Le infilò il cazzo in bocca, tagliandole il fiato. Petra si sentì soffocare, ma il suo istinto la prese, e iniziò a succhiare, a leccare, a ingoiare.
Poi il Capo si ritirò. Le divaricò le gambe e le infilò il cazzo in figa con un solo colpo secco. Petra gemette, un suono soffocato dal cazzo dell'altro uomo che le riempiva la bocca. Era un gioco di sponda, un'onda di carne che la travolgeva. Il Capo la prendeva a martellate, il suo cazzo grosso che la riempiva, la allungava, la faceva sentire posseduta.
"Adesso il culo," comandò il Capo, tirandosi fuori e girandola come un sacco da pesca. La pose a quattro zampe, il suo viso a pochi centimetri dal cazzo dell'uomo alto che si stava segando. Le allargò le chiappe e le infilò il cazzo nel culo, già lubrificato dalla saliva e dal desiderio. Petra urlò, un urlo di dolore e estasi pura.
"Sì, così, nel culo! Sfottimi! Fatemi sentire la vostra sborra!"
L'uomo alto, sentendola così depravata, le infilò il cazzo in bocca di nuovo, iniziando a scoparla in gola in ritmo con il Capo. Petra impazzì, un'entità fatta solo di piacere e umiliazione, le sue mani che si aggrappavano al bancone mentre il suo corpo veniva posseduto da entrambe le estremità. L'uomo con la maschera da sci si era intanto messo sotto di lei, leccandole il clitoride mentre veniva scopata, aumentando la sua sofferenza e il suo piacere.
Proprio quando Petra sentiva che stava per crollare sotto l'ondata di piacere, si sentì un rombo di motore e il frastuono di un furgone che si fermava dietro al capannone. La porta a serranda si aprì con stridio, facendo entrare un fascio di luce accecante e tre altre figure. Erano altri tre uomini, altrettanto grossi e minacciosi dei primi, che si unirono al cerchio attorno a lei, i loro occhi avidi che la divoravano.
"Guarda un po' che ci hanno riservato i ragazzi," disse uno dei nuovi arrivati, già aprendo i pantaloni e tirando fuori un cazzo turgido e venoso.
Petra sentì un brivido di terrore e di lussuria. Erano troppi. Erano una folla.
"La merce è arrivata," rise il Capo, senza smettere di scoparla nel culo. "E ora è il momento di festeggiare. Facciamo vedere a questa troia cosa significa essere al centro dell'attenzione."
La presero di peso, come un giocattolo, e la portarono su una vecchia pedana di legno grezza. Il Capo si sdraiò sulla schiena e la costrinse a montarlo, infilandole di nuovo il cazzo nel culo. Petra gemette, sentendosi di nuovo riempire lì. Poi, uno dei nuovi arrivati, un uomo con cicatrici sul viso, si mise tra le sue gambe e le infilò il cazzo in figa. La doppia penetrazione la fece gridare, un suono straziato di puro piacere. Era piena, stirata fino all'inverosimile, un solo strato di pelle a separare i due cazzi che la invadevano.
"Vuoi la bocca piena anche tu, eh, cagna?" le chiese l'uomo alto, il primo, presentandosi davanti al suo viso.
Petra annuì, la bocca già aperta in un gemito continuo. Lui se lo infilò fino in fondo, soffocandola. Era completa. Un buco per ogni cazzo. Iniziarono a scoparla in un ritmo brutale, una sinfonia di carne e violenza. Ogni colpo la spingeva contro un altro, ogni movimento la riempiva e la svuotava. Le sue mani erano prese e forzate a segare altri due cazzi. Era un'orgia di sette uomini, e lei era il loro epicentro, la loro puttana, la loro cagna.
"Guardatela, non basta più," rise uno degli uomini. "Vogliamo vederla esplodere."
Fu allora che l'uomo con la maschera da sci, che fino a quel momento aveva guardato, si avvicinò. Con un movimento rapido, si inginocchiò dietro la testa di Petra e, mentre l'uomo alto le scopava la gola, cercò di infilare il suo cazzo nella sua bocca già piena. Petra sentì la mascella che le cedeva, un dolore acuto che si trasformò subito in un'ondata di piacere così intensa da farle vedere le stelle. Aveva due cazzi in bocca. Era un mostro di lussuria.
Gli orgasmi iniziarono a travolgerla, non più ondate separate, ma un unico mare continuo. Il suo corpo si contrasseva, si arcuava, tremava senza sosta. "Non... riesco... più... sto... venendo..." gemeva, le parole soffocate dai cazzi.
Poi il primo, l'uomo alto, gridò e le scaricò la sborra in gola, costringendola a inghiottire. Subito dopo, l'uomo con le cicatrici la inondò la figa, sentendola contrarsi in un orgasmo violentissimo. Il Capo la riempì il culo di sperma calda, e gli altri due che si segavano vennero sul suo viso e sui suoi capelli, coprendola di un altro strato di umori.
Ma non finì lì. Appena uno si tirava fuori, un altro prendeva il suo posto. La girarono come un burattino, la misero a quattro zampe, la piegarono in due. La presero in due, tenendola sospesa a mezz'aria mentre un uomo la scopava in figa e un altro nel culo. Un terzo si metteva sotto di lei a leccarle il clitoride, mentre un quarto le infilava le dita in bocca. Petra non era più lei. Era un corpo, un buco, una cosa da usare. Sentiva i cazzi che entravano e uscivano, sentiva le sborrate che la coprivano, sentiva le mani che la palpeggiavano, le lingue che la leccavano. La sua mente era andata, persa in un vortice di sensazioni.
"Ancora! Ancora! Sono una puttana! Riempitemi! Svuotatemi! scopatemi tutti..... vengoooooooooooo..!" urlava, la voce rauca e spezzata.
L'ultimo orgasmo fu diverso. Non fu un'ondata, fu un'esplosione. Partì dalla base della sua schiena, salì lungo la sua colonna vertebrale come una scossa elettrica, le esplose in testa in un flash di luce bianca accecante. Il suo corpo si irrigidì, poi si rilassò tutto in una volta, un fio di sborra e urina che le uscì dalla figa in un ultimo, umiliante, orgasmo. Con un lamento debole, gli occhi le si rovesciarono indietro e svenne, crollando pesantemente sul bancone, completamente inerme.
Svenne con un sorriso stampato sul viso, coperta di sperma, sudore e i suoi stessi umori, un cumulo di carne sfinita e finalmente, completamente, soddisfatta.
All'interno, quattro figure la attendevano in un cerchio di luce flebile proiettata da una singola lampada al neon. Il Capo, un uomo massiccio dalla barba brizzolata, le fece cenno di avvicinarsi. Con lui c'erano i suoi tre uomini, uno alto e magro, uno basso e tozzo, e un altro con il viso coperto da una maschera da sci.
"Hai portato i soldi?" chiese il Capo, la voce roca come quella di un fumatore incallito.
Petra annuì, aprendo la borsetta e tirando fuori una mazzetta di banconote. "E la merce?"
Il Capo rise, un suono basso e cavernoso. Prese i soldi, ma invece di passarle il pacchetto che giaceva su un vecchio bancone, fece un cenno ai suoi uomini. "La merce costa più di così, troia. Molto di più."
Prima che Petra potesse reagire, l'uomo alto le si avvicinò alle spalle e le afferrò i polsi, bloccandola dietro la schiena. L'uomo tozzo, invece, le si mise davanti e con un gesto secco le squarciò il vestito dal collo all'inguine. La stoffa si strappò con un rumore secco, lasciandola nuda sotto il cappotto, solo con le autoreggenti nere e i tacchi a spillo.
"Che cosa state facendo? Siete pazzi?" gridò Petra, ma nel suo cuore un brivido freddo e caldo allo stesso tempo iniziò a correre lungo la sua schiena.
"Stiamo chiudendo l'affaro," sibilò il Capo, avvicinandosi e afferrandola per il mento. "Tu ci dai quello che vogliamo, e noi ti diamo la tua roba. Sembra un ottimo scambio per una puttana come te."
La sua volgarità la colpì come una schiaffo. "Non sono una puttana."
"No? Allora perché le tue tette sono già dure come i sassi?" le chiese l'uomo tozzo, afferrandole un seno e stringendolo fino a farle gemere. "E perché ti bagni già come la fontana di Trevi?"
Petra chiuse gli occhi, sentendo una vergogna umiliante mescolarsi a un'eccitazione che non poteva negare. "Vi odio," sussurrò.
"Odia e godi, cagna," rispose il Capo, spingendola a terra. Lei finì in ginocchio sul cemento freddo. "Leccami le scarpe."
Con le lacrime agli occhi, Petra si piegò e la sua lingua uscì a leccare la polvere e lo sporco dai suoi anfibi. Era umiliante, era degradante, e il suo corpo reagiva con un'ondata di calore che le partiva dalla pancia.
"Mentre lecchi, ti preparo," le disse l'uomo tozzo, mettendosi dietro di lei. Le allargò le chiappe e le sputò sul culo, poi iniziò a leccarle il buco, la sua lingua ruvida che la penetrava, la allargava, la faceva gemere contro la pelle delle scarpe del Capo.
"Guarda che troia, già sta venendo," rise l'uomo alto, tenendola ancora ferma per i polsi.
Il Capo la sollevò a forza, la costrinse a sdraiarsi sulla schiena sul bancone freddo e sporco di unto. Le aprì le gambe e senza preavviso le infilò due dita in figa, poi tre, iniziando a scoparla con una violenza che la fece urlare. "Sì, urla. Grida a tutti che sei una cagna che ama essere presa a forza."
"Accidenti... sì... aahhh," gemeva Petra, il suo corpo che tradiva la sua mente, le anche che si muovevano al ritmo delle dita del Capo. "Fermatevi... per favore..."
"Per favore cosa? Per favore scopatemi di più?" chiese l'uomo tozzo, salendo sul bancone e mettendosi in ginocchio accanto alla sua testa. Le infilò il cazzo in bocca, tagliandole il fiato. Petra si sentì soffocare, ma il suo istinto la prese, e iniziò a succhiare, a leccare, a ingoiare.
Poi il Capo si ritirò. Le divaricò le gambe e le infilò il cazzo in figa con un solo colpo secco. Petra gemette, un suono soffocato dal cazzo dell'altro uomo che le riempiva la bocca. Era un gioco di sponda, un'onda di carne che la travolgeva. Il Capo la prendeva a martellate, il suo cazzo grosso che la riempiva, la allungava, la faceva sentire posseduta.
"Adesso il culo," comandò il Capo, tirandosi fuori e girandola come un sacco da pesca. La pose a quattro zampe, il suo viso a pochi centimetri dal cazzo dell'uomo alto che si stava segando. Le allargò le chiappe e le infilò il cazzo nel culo, già lubrificato dalla saliva e dal desiderio. Petra urlò, un urlo di dolore e estasi pura.
"Sì, così, nel culo! Sfottimi! Fatemi sentire la vostra sborra!"
L'uomo alto, sentendola così depravata, le infilò il cazzo in bocca di nuovo, iniziando a scoparla in gola in ritmo con il Capo. Petra impazzì, un'entità fatta solo di piacere e umiliazione, le sue mani che si aggrappavano al bancone mentre il suo corpo veniva posseduto da entrambe le estremità. L'uomo con la maschera da sci si era intanto messo sotto di lei, leccandole il clitoride mentre veniva scopata, aumentando la sua sofferenza e il suo piacere.
Proprio quando Petra sentiva che stava per crollare sotto l'ondata di piacere, si sentì un rombo di motore e il frastuono di un furgone che si fermava dietro al capannone. La porta a serranda si aprì con stridio, facendo entrare un fascio di luce accecante e tre altre figure. Erano altri tre uomini, altrettanto grossi e minacciosi dei primi, che si unirono al cerchio attorno a lei, i loro occhi avidi che la divoravano.
"Guarda un po' che ci hanno riservato i ragazzi," disse uno dei nuovi arrivati, già aprendo i pantaloni e tirando fuori un cazzo turgido e venoso.
Petra sentì un brivido di terrore e di lussuria. Erano troppi. Erano una folla.
"La merce è arrivata," rise il Capo, senza smettere di scoparla nel culo. "E ora è il momento di festeggiare. Facciamo vedere a questa troia cosa significa essere al centro dell'attenzione."
La presero di peso, come un giocattolo, e la portarono su una vecchia pedana di legno grezza. Il Capo si sdraiò sulla schiena e la costrinse a montarlo, infilandole di nuovo il cazzo nel culo. Petra gemette, sentendosi di nuovo riempire lì. Poi, uno dei nuovi arrivati, un uomo con cicatrici sul viso, si mise tra le sue gambe e le infilò il cazzo in figa. La doppia penetrazione la fece gridare, un suono straziato di puro piacere. Era piena, stirata fino all'inverosimile, un solo strato di pelle a separare i due cazzi che la invadevano.
"Vuoi la bocca piena anche tu, eh, cagna?" le chiese l'uomo alto, il primo, presentandosi davanti al suo viso.
Petra annuì, la bocca già aperta in un gemito continuo. Lui se lo infilò fino in fondo, soffocandola. Era completa. Un buco per ogni cazzo. Iniziarono a scoparla in un ritmo brutale, una sinfonia di carne e violenza. Ogni colpo la spingeva contro un altro, ogni movimento la riempiva e la svuotava. Le sue mani erano prese e forzate a segare altri due cazzi. Era un'orgia di sette uomini, e lei era il loro epicentro, la loro puttana, la loro cagna.
"Guardatela, non basta più," rise uno degli uomini. "Vogliamo vederla esplodere."
Fu allora che l'uomo con la maschera da sci, che fino a quel momento aveva guardato, si avvicinò. Con un movimento rapido, si inginocchiò dietro la testa di Petra e, mentre l'uomo alto le scopava la gola, cercò di infilare il suo cazzo nella sua bocca già piena. Petra sentì la mascella che le cedeva, un dolore acuto che si trasformò subito in un'ondata di piacere così intensa da farle vedere le stelle. Aveva due cazzi in bocca. Era un mostro di lussuria.
Gli orgasmi iniziarono a travolgerla, non più ondate separate, ma un unico mare continuo. Il suo corpo si contrasseva, si arcuava, tremava senza sosta. "Non... riesco... più... sto... venendo..." gemeva, le parole soffocate dai cazzi.
Poi il primo, l'uomo alto, gridò e le scaricò la sborra in gola, costringendola a inghiottire. Subito dopo, l'uomo con le cicatrici la inondò la figa, sentendola contrarsi in un orgasmo violentissimo. Il Capo la riempì il culo di sperma calda, e gli altri due che si segavano vennero sul suo viso e sui suoi capelli, coprendola di un altro strato di umori.
Ma non finì lì. Appena uno si tirava fuori, un altro prendeva il suo posto. La girarono come un burattino, la misero a quattro zampe, la piegarono in due. La presero in due, tenendola sospesa a mezz'aria mentre un uomo la scopava in figa e un altro nel culo. Un terzo si metteva sotto di lei a leccarle il clitoride, mentre un quarto le infilava le dita in bocca. Petra non era più lei. Era un corpo, un buco, una cosa da usare. Sentiva i cazzi che entravano e uscivano, sentiva le sborrate che la coprivano, sentiva le mani che la palpeggiavano, le lingue che la leccavano. La sua mente era andata, persa in un vortice di sensazioni.
"Ancora! Ancora! Sono una puttana! Riempitemi! Svuotatemi! scopatemi tutti..... vengoooooooooooo..!" urlava, la voce rauca e spezzata.
L'ultimo orgasmo fu diverso. Non fu un'ondata, fu un'esplosione. Partì dalla base della sua schiena, salì lungo la sua colonna vertebrale come una scossa elettrica, le esplose in testa in un flash di luce bianca accecante. Il suo corpo si irrigidì, poi si rilassò tutto in una volta, un fio di sborra e urina che le uscì dalla figa in un ultimo, umiliante, orgasmo. Con un lamento debole, gli occhi le si rovesciarono indietro e svenne, crollando pesantemente sul bancone, completamente inerme.
Svenne con un sorriso stampato sul viso, coperta di sperma, sudore e i suoi stessi umori, un cumulo di carne sfinita e finalmente, completamente, soddisfatta.
5
voti
voti
valutazione
8.2
8.2
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Shopping al centro commerciale - cap.4racconto sucessivo
La merce - Cap.2
Commenti dei lettori al racconto erotico