Il tocco del mister - parte 4: il primo rapporto tra Fabio e Michele

di
genere
gay

Fabio chiuse gli occhi per un istante. Il suo respiro pesante e irregolare sfiorava il viso di Michele, come se lottasse con un desiderio che lo consumava da dentro.

Poi si chinò piano. Le labbra ruvide avvicinarono quelle del ragazzo in un bacio esitante, che subito si trasformò in qualcosa di profondo e urgente. Le loro bocche si aprirono in un sospiro condiviso. Le lingue si cercarono piano, intrecciandosi in un'esplorazione umida e calda. Michele sentì il sapore di Fabio invadere i suoi sensi. Rispose spingendo la lingua in avanti con più foga.

Le mani salirono sul collo robusto del mister, tirandolo più vicino. I polpastrelli affondavano nella pelle calda.

Fabio gemette basso nella sua bocca. Un suono gutturale vibrò contro il palato di Michele, facendogli accelerare il cuore. Le mani grandi del mister scivolarono lente sulla schiena di Michele, sotto la maglietta fradicia. Accarezzavano i muscoli tesi e duri, quasi scivolando sulla pelle irrorata di sudore fresco.

«Sei così caldo, sudato proprio come me dopo l'allenamento», mormorò Fabio contro le sue labbra.

Si separò appena per inspirare profondo l'odore del ragazzo. Un aroma maschio e vitale, sudore leggero di ascelle non lavate, pelle tesa da palestra, un sentore muschiato che saliva dal collo e dai capelli umidi. Michele arrossì violentemente, le guance che scottavano. Non si ritrasse. Al contrario premette il naso contro il collo di Fabio. Inalò a fondo quel profumo più denso, più adulto. Ascelle umide e scure emanavano un afrore animalesco. Petto peloso intriso di sentori pungenti. Un odore di uomo maturo che gli fece pulsare il basso ventre con una forza nuova e sconvolgente.

Michele si domandava come un profumo così intenso potesse farlo sentire tanto vivo. Voleva dimostrargli che non si tirava indietro, che poteva reggere tutto di lui. Fabio sorrise piano, un sorriso complice e possessivo. Gli morse leggero il labbro inferiore, tirandolo piano prima di leccarlo con la lingua calda.

«Annusami perbene. Provami che sei pronto per questo».
«Sì, mister».

Si leccarono i colli piano. Le lingue tracciavano linee umide sulla pelle salata, assaporando il sudore che colava in rivoli sottili. Iniziarono a spogliarsi rapidamente, lasciando cadere i vestiti in terra. Allora Fabio alzò un braccio, esponendo l'ascella scura e pelosa. Ciuffi neri e bagnati liberavano un odore intenso, ricco di ormoni. Afferrò saldamente la testa di Michele per la nuca e guidò il naso del ragazzo lì dentro, al centro di quella selva del piacere.

«Senti cosa significa essere un uomo», disse Fabio sorridendo con dolcezza al giovane.

Michele obbedì, inspirando profondamente. L'odore era crudo e muschiato. Gli riempì subito i polmoni, facendogli indurire il cazzo nei pantaloni. Michele pensò che quell'odore fosse selvatico e avvolgente. Lo faceva sentire più maschio, come se stesse imparando un segreto antico. Leccò piano e voluttuosamente i peli umidi, assaporando il sale acre sulla lingua. Fabio, impressionato, lo imitò. Alzò a sua volta il braccio di Michele e leccò a fondo, raspando la pelle del giovane con la lingua. L'ascella del ragazzo era più chiara, peletti biondi e radi, odore fresco e di sudore giovane. Meno opprimente ma altrettanto eccitante.

«Sei saporito. Voglio assaggiare tutto», disse Fabio.

Presero a strusciarsi l'uno contro l'altro. Le loro erezioni premevano dure e calde. I corpi si confrontavano nel calore soffocante dell'ufficio angusto. Fabio ampio e solido come una quercia, Michele atletico e definito come un giovane toro da combattimento. Le mani esploravano le schiene sudate e i glutei tesi. Un dialogo silenzioso di carne contro carne.

«Ti voglio vedere nudo. Ma prima dimmi cosa provi», chiese Fabio.
La voce bassa e autoritaria lo testava.

Michele deglutì, col cuore in gola.
«Voglio dimostrarti che posso stare al tuo passo, che non hai sbagliato a volermi».

Fabio annuì soddisfatto e si avventò sul torso del ragazzo. Il corpo di Michele era possente. Pettorali sodi e bombati da ore di pesi. Spalle larghe da centravanti. Un tappeto di peli biondi radi sul petto si diradava in una linea decisa, scendendo verso il ventre muscoloso. Fabio lo sfiorò con le dita, tracciando i peli umidi.

«Sei maschio sul serio...proprio un bel maschietto».

Michele arrossì di orgoglio. I suoi occhi fissavano però il torso del mister. Petto ampio e peloso. Peli lunghi e fitti dal collo all'ombelico. Un corpo maturo e dominante che lo ipnotizzava.

«Tu sei più imponente. Mi fai sentire quasi secco».
«Ma tu non sei secco. Sei piccolo. Sei il mio piccolo. Per questo hai bisogno di imparare», disse Fabio.

Nel rispondergli afferrò in un solo colpo pantaloni e mutande e li tirò giù fino a terra. Godendo dell'immagine del ragazzo finalmente nudo di fronte a sé, lasciò cadere anche i propri pantaloni. Sotto non indossava le mutande.
Nudi uno di fronte all'altro si studiarono nel silenzio pesante. I respiri affannosi riempivano la stanza.

Il cazzo scuro di Fabio svettava imponente, grosso, lungo e venoso. La cappella larga e lucida spuntava dal prepuzio carnoso tirato a metà. La base del pene sepolta in peli neri e selvaggi. Lo scroto basso e peloso dondolava pieno e pesante. Il suo cazzo somigliava a un'arma del piacere, pulsante e calda, fatta per possedere. Quello di Michele era più compatto, reattivo e pulsante. La cappella arrossata era scoperta per via del prepuzio più corto. Peli biondi e radi ricoprivano il pube e i testicoli tirati su dal desiderio di venire, pronti a esplodere.

L'aria si saturò del loro odore misto. Tra i due aleggiavano sentori decisi di urina, sudore inguinale, tanfo scrotale e liquido prespermatico.

Michele scese in ginocchio, determinato a dimostrare la sua dedizione. Sotto lo sguardo colmo di attesa del mister, che gli accarezzava la testa, si avvicinò lentamente alla verga olezzante e succosa. Decise di iniziare dallo scroto, affondandovi il naso. La sacca scrotale di Fabio ricopriva buona parte del suo viso. Continuava a fissare con occhi adoranti quelli del mister.

«Vai, comincia», disse Fabio.

Il ragazzo inspirò come aveva fatto prima. L'odore pungente e muschiato di quelle palle taurine lo invase. Michele non resse il piacere. Quasi si sentì mancare. Fabio gli prese il viso tra le mani, come a sostenerlo in quello sforzo. Lo trattenne in quella posizione.

«Non venire proprio ora», aggiunse abbozzando un sorriso dolce.

Michele, rinvenuto da quell'accesso di piacere, proseguì nella sua ispezione olfattiva. Si spostò più in alto, gustando l'odore aspro dell'asta sudata. Mentre risaliva verso il glande, i respiri di Fabio si fecero ravvicinati. La verga pulsava, provocando colpi regolari sul viso di Michele, ora impiastricciato di sudore e liquido seminale.

Arrivato al glande, Michele adagiò il naso tra la cappella semiscoperta e sul prepuzio tirato su per metà. Fabio trattenne il fiato. Nei suoi occhi zampillò un principio di paura, come se temesse che sarebbe stato troppo per il ragazzo.

«Se non ce la fai, fermati».

Michele lo guardò grato per l'attenzione e si godette un'altra lunga annusata, inspirando profondamente. L'odore del glande di Fabio lo catturò in un turbine sensuale. L'odore salmastro dei residui urinari si fondeva a quello vellutato del nettare preseminale, che continuava a sgorgare copioso lucidando la cappella del mister. Un brivido lo percorse. Gli occhi erano socchiusi, in estasi, mentre quel miscuglio olfattivo acre e terroso lo invadeva.

Fabio, col fiato sospeso, gli accarezzò la nuca. La verga sfiorava le sue labbra in un invito muto. Michele, ipnotizzato, dischiuse la bocca per assaggiare quel nettare caldo e speziato.
Fabio inclinò i fianchi e spinse piano la verga tra le labbra socchiuse di Michele. Il ragazzo obbedì, avvolgendola in un succhio voluttuoso, lento e profondo.

«Così, bravo», mormorò Fabio con voce roca.

Le sue dita si intrecciavano nei capelli del ragazzo per dettare il ritmo. Avanti e indietro, con brevi pause per far roteare la lingua intorno alla cappella lucida. Michele succhiava con devozione famelica e raccoglieva il nettare salmastro che colava abbondante, gustando ciò che il suo uomo poteva offrirgli. Le guance incavate mentre ciucciava la verga saporita. Le mani accarezzavano lo scroto pieno per amplificare l'estasi del mister. Fabio ansimava e spingeva più a fondo in quel calore umido e accogliente. Il piacere montava in ondate irresistibili, sovrastando gli occhi adoranti e persi del ragazzo.

«Se continui così mi farai godere», avvertì Fabio.

Michele allora intensificò il ritmo, succhiando con passione. Sentì il corpo del suo uomo tremare al limite. A quel punto Fabio tirò fuori il cazzo dalla bocca del ragazzo. Lo fermò e lo aiutò a rimettersi in piedi.

Michele era smarrito. Non capiva cosa avesse sbagliato. Prima che potesse dire una parola, il mister lo prese per i fianchi e lo mise a sedere sulla scrivania alle sue spalle. Poi gli alzò le gambe e divaricò le sue cosce forti e muscolose.

Adagiò il naso sul perineo liscio di Michele e sfiorò l'ano biondo e stretto. Iniziò a leccare con avidità, impastando le pieghe contratte con movimenti circolari, mentre Michele ansimava. Il ragazzo provava a stringere le cosce tremanti, ma il mister le manteneva oscenamente divaricate, esponendo completamente la carne che tanto aveva desiderato provare. Fabio allora si avvinghiò con maggiore decisione sull'ano, alternando lappate ampie e succhi profondi. Più la sua lingua premeva per sciogliere la resistenza dello sfintere del giovane, gustandone il sapore terroso, più il ragazzo aveva la sensazione che il suo buchetto stesse per cedere sotto quell'assalto. Michele gemette quasi disperato per via del piacere che quella posizione gli provocava.

«Rilassati e godi. Te lo sei meritato», sussurrò Fabio al ragazzo in preda agli spasmi.

Poi forzò un'ultima volta la punta della lingua dentro quel calore stretto, penetrando con colpi ritmici le pareti vellutate che si contraevano. Michele così si arrese in un singhiozzo estatico al suo corpo scosso dagli spasmi, mentre Fabio continuava a infilare la lingua, gemendo di trionfo a ogni incursione dentro la breccia che aveva aperto.

Raggiunto il suo obiettivo, il mister risalì allo scroto e prese in bocca entrambi i testicoli turgidi, assaporando il sudore salato di quel sacchetto caldo. Poi avvolse il cazzo con la bocca e iniziò a succhiare vorace. Con la gola profonda che lo mungeva senza sosta e il naso baffuto premuto contro il pube biondo, Michele gemette forte e si aggrappò con le mani alla testa di Fabio.

«Mister, non ce la faccio, sto venendo!».

Fabio accelerò, succhiando con fame primitiva, come se volesse mandarlo giù in un boccone. Quando Michele esplose con un ansito rauco, lo sperma schizzò denso e caldo. Schizzi bianchi e cremosi dal sapore alcalino e leggermente dolce fiottarono abbondanti nella bocca del mister. Prima Fabio ingoiò tutto. Poi leccò ogni goccia dalle vene pulsanti. Dopo aver ripulito tutto, provò a prolungare l'orgasmo con tocchi gentili, fino a spezzare definitivamente il ragazzo.

Michele era sfinito. Giaceva sconciamente divelto sulla scrivania, dove il mister lo aveva adagiato. La testa del giovane sporgeva dal lato dove in genere sedeva il suo uomo, che andò a prendere posto, mentre il ragazzo continuava ad ansimare in preda agli spasmi di piacere.

«Già stanco? Ora tocca a me», lo prese in giro Fabio.

Michele riaprì gli occhi. Vide che il mister cingeva con la mano il suo cazzo massiccio e sorrise.

«Spero di farcela».
«Puoi anche rimanere così. Se ti sporgi con la testa, ti insegno a farti scopare la bocca», ribatté Fabio.

Michele si dispose come gli era stato indicato e aprì la bocca. Il mister si alzò in piedi. La sedia scivolò indietro con un rumore secco. Il suo cazzo, ancora duro e lucido di saliva e residui, svettava minaccioso davanti al viso rovesciato di Michele. Fabio lo prese alla base con una mano e lo guidò verso le labbra dischiuse del ragazzo, che pendeva a testa in giù dalla scrivania.

«Rilassa la gola. Respira dal naso. Lascia che ti usi come voglio».

Spinse piano all'inizio. La cappella larga forzava l'ingresso, riempiendo la bocca calda di Michele con il suo peso. Poi Fabio iniziò a muoversi. Avanti e indietro con spinte controllate ma sempre più profonde. Il bacino oscillava in un ritmo crescente. In quella posizione rovesciata, lo scroto pesante e peloso di Fabio sbatteva ritmicamente contro il viso di Michele, coprendogli naso e occhi a ogni affondo. L'odore acre del sacco scrotale lo invadeva completamente ancora una volta. Quell'afrore denso di sudore e feromoni che gli riempiva le narici era l'unico balsamo per sopportare la fatica inimmaginabile che Michele stava sopportando, pur di compiacere il mister. La sua gola si contraeva in conati continui e la posizione a testa in giù gli faceva affluire il sangue al cranio. Ogni spinta diventava uno sforzo immenso. Lacrime gli rigavano le tempie e la saliva colava abbondante dagli angoli della bocca. Resistette però. Voleva accontentare Fabio ed essere marchiato dal suo sperma. Allora raccolse tutte le energie rimaste e iniziò a gemere intorno all'asta, vibrando e amplificando il piacere del mister. Le mani afferrarono le cosce pelose per ancorarsi e aderire meglio alla verga. Fabio ansimò forte e i muscoli si fecero tesi. Spinse più a fondo in quel calore stretto e accogliente che Michele gli stava donando.

«Cazzo, la tua gola è perfetta, calda, mi stringe così», grugnì.

Le dita intrecciate nei capelli del ragazzo controllavano il ritmo. Lo scroto sbatteva umido sul viso arrossato di Michele. Il piacere montava in ondate irresistibili.

«Sto per venire. Ingoia tutto, bravo ragazzo. Sto venendo, sto venendo. Prendi! Prendi! Prendi!».

Con un ultimo affondo profondo, Fabio esplose. Lo sperma schizzò caldo e abbondante in fiotti potenti e succosi, riempiendo la gola di Michele. Il ragazzo ingoiò tutto il nettare avidamente, nonostante i conati. La gola lavorava convulsamente per mandar giù ogni goccia di quel seme salato e amaro. Fabio gemette rauco, tenendo ferma la testa del ragazzo per svuotarsi completamente.

Quando si ritrasse, il cazzo ancora pulsante lasciò un filo di seme sulle labbra di Michele. Lui le leccò istintivamente. Gli occhi del giovane guardarono in alto, verso il mister, dichiarandogli la sua resa totale.

Fabio lo aiutò a rialzarsi e lo abbracciò stretto tra le sue braccia robuste, stringendolo forte a sé, contro i suoi pettorali scuri e villosi.

«Hai retto tutto. Sei stato perfetto», mormorò, baciandolo sulla fronte umida.

La voce carica di orgoglio e tenerezza. Michele, esausto ma fiero, sorrise contro il petto peloso. Pensò che ce l'aveva fatta. Aveva preso tutto dal suo mister nonostante la fatica. Si era sentito completo. Si era sentito maschio sotto di lui.

«Insegnami ancora, mister. Voglio tutto da te».

(Continua)
scritto il
2025-12-30
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