Shopping al centro commerciale - cap.3

di
genere
orge

Petra era un'ombra che si muoveva contro la sua volontà. Il corpo non le apparteneva più, era un involucro di carne contusa, piena di sperma, piscia e olio, che la obbediva solo per istinto primario. Ogni passo era un'agonia, la figa e il culo le bruciavano come se le avessero infilato un tizzone acceso. Ma dentro di lei, una fiamma più folle e vorace di prima la consumava. Non era sazia. Era solo stata scalfita.

Vagò verso l'uscita del parcheggio, un labirinto di cemento che odorava di gas di scarico e umidità. Lì, sotto una luce al neon scoppiata che pulsava come un cuore malato, li vide. Non erano operai. Erano peggio. Erano la feccia, i disperati che si annidano nell'ombra. Due tossici, con gli occhi iniettati di sangue e la pelle grigia, e un vecchio senzatetto con la barba arruffata e un odore di rancido che le arrivò fino alle narici.

Stavano condividendo una bottiglia di liquore trasparente e ridendo per niente. Poi la videro. La troia nuda, sporca, che camminava verso loro con la goffaggine di un fantasma. Il riso si spense. I loro occhi si spalancarono, non di desiderio, ma di pura, avida predazione. Accanto a loro, appoggiata a un muro, c'era una mazza da baseball, il legno scuro e liscio.

"Guardate un po' qui," sibilò uno dei tossici, un tipo scheletrico con denti marci. "È un regalo del cielo. O dell'inferno."

Petra cadde in ginocchio davanti a loro, sul freddo cemento oleoso. Non disse una parola. Si limitò ad aprire le gambe, offrendo la sua figa già devastata, un buco rosso e stillante. Il vecchio senzatetto fu il primo. Si avvicinò zoppicando, le aprì le labbra con dita unte di chissà cosa e le ficcò dentro tre dritte ruvide. "Questa vacca è una fontana," gracchiò, e poi si mise in mezzo a lei, infilandole un cazzo che sapeva di piscio e disperazione. Era flaccido, ma la scopava con un odio viscerale, sbattendola contro il cemento.

Poi fu il turno del secondo tossico. Non le andò a cercare la figa. Le si mise in ginocchio dietro la sua testa e le infilò il cazzo in gola, finché le palle non le sbattevano sul mento. "Succhialo tutto, puttana di merda," le ordinò, afferrandola per i capelli e scopandole la faccia senza pietà.

Il terzo, il più magro e cattivo, la guardò con un sorriso sadico. Prese la mazza da baseball. La impugnò pesantemente. Si inginocchiò tra le sue gambe e non la scopò. Le sputò sulla figa, poi le infilò dentro l'impugnatura di legno ruvido. Petra urlò, un urlo che non era più umano. Era il verso di un animale che viene sventrato. L'uomo la percuoteva dall'interno, il legno che le sfregava contro le pareti della figa, mentre il vecchio continuava a martellarla dall'esterno.

"PIÙ! DISTRUGGIMI! SFONDAMI!" sbavava Petra, completamente uscita di senno. Il dolore era il suo unico nutrimento, l'umiliazione la sua droga.

Poi, il vecchio senzatetto la prese all'improvviso. La sollevò come se fosse un peso piuma e la sbatté contro il muro di cemento. Le aprì le chiappe e le infilò il cazzo nel culo. Ma non era solo il cazzo. Con l'altra mano, prese la mazza da baseball e, mentre la sodomizzava, le infilò la testa di legno nella figa, accanto al cazzo del vecchio che la sfondava.

Petra esplose. Non fu un orgasmo. Fu una detonazione. Il suo corpo si contrasse in uno spasmo così violento che pensò si spezzasse in due. Un urlo straziante le uscì dalla gola, e dalla sua figa, lacerata dal legno, le uscì un getto di squirt così potente da sembrare che le stesse uscendo l'anima. Un'ondata di liquido caldo e denso che inondò il muro e il pavimento, mescolato a qualche goccia di sangue.

La vista del suo sangue e della sua sborra li fece impazzire. Il vecchio la riempì di sperma nel culo, un getto freddo e acquoso. Il tossico le sborrò in bocca, un getto denso che le colò giù per il mento. L'ultimo, quello che la percuoteva con la mazza, si tirò fuori e le pisciò addosso, un getto caldo e puzzolente che le lavò via il sangue e la sborra.

Quando finirono, la lasciarono lì. Un ammasso di carne e liquidi sul cemento freddo di un parcheggio dimenticato. Petra tremava, non più dal piacere o dal dolore, ma dal vuoto. Era stata svuotata, usata, distrutta fino al midollo. Si rialzò, barcollando, e si allontanò nuda nel buio della notte.
scritto il
2025-11-12
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