Pioggia d'autunno

di
genere
etero

Pianto d'autunno
Il larice s'incendia
Nebbia sottile

Piogge inclinate strappano colori alla montagna.
Un assalto lento e continuo, con ostinata perseveranza, disperde il calore del bosco.
Gli abeti si stringono in doloroso abbraccio sui larici che perdono vita.
Una resa periodica che condanna gli abeti a una speranza rinviata alla primavera successiva. Un'attesa carica di pena, senza alcun conforto.
Gli ultimi uccelli hanno già abbandonato uno scenario di morte e abbandono e il silenzio grava fatidico sui pochi animali che si preparano a resistere a un altro inverno.
Perfino i temerari camosci si nascondono nei valloni e nei pertugi fra le rocce.
Il mio sguardo trapassa i vetri della stanza, rimbalzando immagini incerte di fiamme che dal camino alle mie spalle non riescono a scaldare il mio cuore.
Cerco conforto in una tazza di te.
Liquido ambrato, infusi affumicati di Lapsang Souchong, ricordi di terre orientali lontane nei ricordi, ma vivide nel calore che si diffonde tra le mie mani.
Inspiegabilmente mi sento sola, dispersa in terre lontane, culture distanti.
Il mio spirito innalza un canto isolato in versi antichi che sublimano nel vento, disperdendo calore sui fianchi delle montagne sferzate dalla pioggia.
Un abbraccio alle mie spalle mi risveglia da pensieri tristi.
Un simbolo di forza mi cinge sotto al seno, un contatto con un corpo solido sulla mia schiena.
Piego il capo abbandonandomi ai baci umidi che pinzettano il mio collo.
Una mano si muove sul mio petto, rassicurante, deviando i miei pensieri.
Il mio corpo perde consistenza mentre un affettuoso assedio mi sostiene.
Una mano mi tasta, mi esplora, affonda le sue dita, saggia la consistenza del mio seno.
Una lingua calda tonifica le mie sensazioni che gradualmente mi sciolgono in umide reazioni.
L'uomo mi prende in braccio, indovinando divinamente il mio bisogno di essere avvolta e protetta.
I miei pensieri foschi si disciolgono in tepori erotici.
Sul divano mi lascio maneggiare, passiva e senza scheletro.
I miei sospiri ritmati con le incursioni sempre più profonde tra le mie gambe.
Piccoli gemiti scintillano nella stanza buia. Allargo le cosce per abbandonare ogni resistenza a carezze sempre più bagnate, virtuosismi digitali lungo i sentieri imprevedibili delle mie zone più sensibili.
Avvolta come una caramella in un abbraccio protettivo, baci sul collo e sulla spalla nuda, una mano si muove fuori e dentro di me, modula i miei gemiti, orchestra i movimenti dei miei fianchi.
Il pianto del bosco sembra più lontano quando stringo le ginocchia, trattenendo il fiato, contraendo il mio ventre all'apice dell'orgasmo.
Sensazione di molle rilassamento, liquido deliquio, mentre carezze superficiali ancora si distribuiscono sulla mia vulva sensibile.
Un canto lento mi giunge dai larici in continuo abbandono senza tregua.
Note di fiabe celtiche mi trapassano la pelle.
Mi rannicchio sulle ginocchia e sul petto che mi trattengono proteggendomi, mentre io custodisco al mio interno la mano che mi ha accompagnato nella bagnata resa.
Pioggia fredda sulle cortecce dure e scure; umido gemizio di morbido calore tra le mie cosce rilassate.
di
scritto il
2025-11-02
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