Capitolo 5 matilde

di
genere
etero

Lucia si chiuse la porta di casa alle spalle.
Non era da lei. Di solito, dopo una giornata, lanciava le chiavi, si toglieva le scarpe e si dimenticava di tutto. Ma quella sera no.
La borsa finì sulla poltrona con delicatezza. Le scarpe restarono ai piedi. Si tolse la camicia guardando le sue dita sbottonarla, le piaceva vedere le sue mani muoversi sui bottoni. La poggiò sulla sedia. Si mosse a memoria fino alla camera da letto. Solo lì si fermò un attimo. Guardò la pistola sul comodino. Era come un'abitudine visiva: prima di togliersi i vestiti, la riponeva con delicatezza sul comodino a fianco al letto. La controllava. Inerte. Sicura. Presente.
Si guardò nello specchio, si tolse i Jeans facendoli scorrere sulle gambe ancheggiando. Rimase nuda guardandosi allo specchio accarezzandosi il seno compiaciuta. Se lo guardava stretto nelle sue mani chinando un pò la testa. Si sedette sul bordo del letto.
Lui.
Non era il tipo d'uomo che solitamente frequentava. Non faceva palestra. Non parlava di moto o armi. Non raccontava di maratone né di delinquenti o bande di ragazzini. No. Era diverso. E lei, Lucia Brandi, se ne era accorta da subito.
Forse era il modo in cui la guardava. Non come si guarda una donna da conquistare, ma come si osserva un paesaggio che si ha paura di disturbare. Con pudore, con desiderio trattenuto. Eppure chiaro.
E poi c'era Matilde.
Lucia si morse un labbro.
Quel pensiero le pizzicava l'anima. Avevano fatto sesso con lei. Perché non l'aveva escluso subito, appena saputo? Perché non si era detta: "Finita lì, passiamo al prossimo"?
Perché... Matilde lo aveva scelto.
E Lucia, in fondo, cominciava a capire perché.
C'era qualcosa in lui che non si vede subito. Una presenza che la rassicurava. Era uno che ascoltava. Che non spingeva. Che non ostentava. Ma se ti guardava... sembrava sapesse già qualcosa di te che nemmeno tu avevi il coraggio di ammettere.
Lucia si distese sul letto. Senza coprirsi.
Guardò il soffitto. Non sorrise. Ma neppure si irrigidì.
"Non voglio rovinare niente", aveva detto.
Se ne stava pentendo, lo avrebbe voluto li ora.
E adesso si chiedeva se non fosse stata una frase troppo facile per mascherare qualcos'altro: la paura che lui potesse davvero piacerle.
Restò lì, nuda. Silenziosa.
La pistola sul comodino. Il cuore leggermente più veloce.
E quell'ultimo stupido messaggino addirittura con la virgola sul suo telefono:
"Buonanotte, Lucia."
scritto il
2025-10-31
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