Moglie che comanda
di
Roby Home
genere
dominazione
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DEDICATO A ………
Elena è mia moglie. MI sono innamorato contemporaneamente di lei e del suo nome.
Già il suono “Elena”, appena conosciuta, mi diede un leggero fremito per tutto il corpo. E’ un bel nome, erotico e sensuale..
E poi lei. Bella, erotica, sensuale, arrapante.
E’ bella sì e la sua bellezza sta nei lineamenti del viso, nella proporzione perfetta delle forme che la fanno apparire anche più alta di quello che è; le gambe sono slanciate e le cosce tornite, le caviglie sottili, i fianchi stretti e le spalle larghe, il sedere più proporzionato del mondo, i seni incredibili, una quarta da impazzire. Insomma davvero una strafiga. Dovrei poter pubblicare qualche sua foto perché chi legge possa rendersene conto.
E non solo gli uomini la guardano con ammirazione e desiderio, anche molte, ma molte donne.
In più è molto birichina, anzi molto di più, trasgressiva, e soprattutto prepotente. Deve comandare lei, non dico nella vita quotidiana, dico a letto.
A letto si fa quello che vuole lei, come vuole lei, quando dice lei, se lo vuole lei. E se non vuole io muto, senza possibilità di protestare. E se aggiungo una sola parola la mia astinenza si aumenterà.
Per provare a spiegare meglio racconto di una vacanza a Casablanca dove arrivammo in una calda giornata di maggio. Prendemmo alloggio in uno splendido hotel; piscina, spa, mare.
Elena sembrava tranquilla, rilassata, ma questo un po’ mi preoccupò. Quando era in quello stato covava sempre qualcosa che poteva ricadere su di me.
La prima sera cenammo in hotel. Uscimmo dalla stanza pensando di cenare a una tavole per due ma, appena entrati in sala, Elena si fermò sulla soglia a osservare tutti i tavoli per poi, senza neanche degnarmi di un gesto, indirizzarsi verso un tavole dove c’erano già una coppia, un uomo solo e due sedie libere.
Facemmo le dovute presentazioni e proseguimmo tranquillamente e gradevolmente a cenare chiacchierando.
La coppia era in viaggio di nozze e il single, Francesco, era un fotografo professionista in trasferta di lavoro per la convention di una grossa azienda internazionale.
Ci misi poco a capire che mia moglie stava partendo per chissà quale obiettivo, aveva infatti indirizzato la sua attenzione su di lui, che era seduto alla sua destra.
Agiva con apparente discrezione, ma io sapevo con certezza come lei gli parlasse fissandolo in modo addirittura imbarazzante dritto negli occhi; imbarazzo che, in qualsiasi essere umano dotato di sano istinto sessuale, maschio o femmina che fosse, si poteva trasformare in sensuale eccitazione. E infatti esattamente quello stava avvenendo.
Elena vestiva anche semplicemente, aderenti pantaloni e bianca camicetta, leggermente trasparente ma sufficiente a far intuire, pur se contenuto in un reggiseno a balconcino, la rotondità del suo seno, la prepotenza dei suoi capezzoli. Ma poteva essere anche coperta da un saio monacale, la sua sensualità si sarebbe sprigionata anche col semplice gesto di una mano e un luccichio degli occhi.
IL fotografo ci mise niente a cadere nella sua rete. Chiacchierarono quasi tutto il tempo ma Elena, tipico di quanto sia perfida provocatrice, a me riservò la sua mano che mi toccava la coscia per risalire tra le mie gambe a tastare la mia virilità fino a farla crescere stretta sotto i miei pantaloni. E sono certo che lei lo facesse in modo che Francesco se ne accorgesse.
Verso fine cena lei si allontanò per fare un salto in camera. Tornò prestissimo indossando uno scialle sulle spalle che, sedendosi, allargò: aveva cambiato camicetta, ora ne aveva una molto più sottile, e si era tolto il reggiseno. Stesse giusto un attimo girata verso di me, giusto perché capissi bene, poi verso la coppia e poi si girò leggermente riprendendo a parlare con il fotografo. Stemmo lì ancora per poco poi ci salutammo tutti per tornare nelle nostre stanze. Era il giorno iniziale per tutti, viaggio, primo caldo sole e conseguente stanchezza.
In ascensore mia moglie si avvinghiò a me infilandomi prepotentemente la lingua in bocca, dicendomi: “stasera mi scopi, ritieniti fortunato, ma forse è l’ultima volta”.
Appena in camera, quasi nemmeno il tempo di entrare, ed eravamo nudi. Facemmo l’amore furiosamente ma , mentre lo facevamo, lei mi parlavo di Francesco che l’aveva spogliata con gli occhi, che però era fisicamente insignificante per lei ma che si sarebbe spogliata tutta nuda per lui, al più presto.
Le chiesi perché, pur non trovandolo interessante fisicamente, gli avesse prestato tanta attenzione lei rispose: “Facile, perché fa il fotografo e voglio che mi faccia tante belle foto. Poi magari me lo scopo anche, non so, e tu zitto, muto, magari ti faccio guardare, ma non è sicuro. Ai miei tentativi di aggiungere anche una sola parola, mi zittiva immediatamente! Non potevo dire più niente.
Lei concluse: “Tu domani lo avvicini e gli chiedi se è disposto a farmi un servizio fotografico; chiaro che risponderà di sì; poi ci organizziamo”.
Il giorno dopo lo cercai ma in reception mi dissero che era uscito e sarebbe rientrato solo a sera.
A sera eravamo al bar dell’hotel. Elena indossava un vestitino leggero, appena sopra al ginocchio, svolazzante, con tutti i bottoncini sul davanti. Non indossava biancheria intima, totalmente nuda sotto. A un certo punto io mi allontanai per andare in reception a prenotare un’escursione. Al mio ritorno al tavolo Elena non c’era. Era andata e sedersi ad un altro tavolo dive c’erano due uomini, uno piuttosto giovane e l’altro anziano, seppure un bell’uomo. Feci per avvicinarmi ma lei mi lanciò uno sguardo feroce, capii che non potevo permettermi di interrompere.
Lei si era sbottonato il vestitino, chiacchierando rideva e si chinava in avanti; era chiaro che il suo seno era sotto gli occhi di entrambi; aveva tirato su il vestitino sulle cosce, tenendo le gambe allargate; i due le stavano seduti di fronte e non potevano accorgersene, ma il barman sì e continuava ad armeggiare dietro il bancone non staccandole gli occhi di dosso e lei, ogni tanto, lo guardava. Insomma riusciva ad arrapare tre uomini contemporaneamente, anzi quattro perché io avevo il cazzo duro che mi scoppiava.
A un tratto apparve Francesco, il fotografo. Lei se ne accorse, si alzò, per venire al nostro tavolo, salutò di fretta i due baciandoli sulle guance, anche se mi sembrò che a quello più anziano avesse sfiorato le labbra e li lasciò lì impalati, arrapati e increduli.
Appena arrivata da noi, salutò Francesco e mi sussurrò nell’orecchio “diglielo subito” per allontanarsi vero il barman al bancone. Andava a mostrarsi meglio anche a lui.
Parlai a Francesco e quasi non avevo finito di dirgli che volevo regalare ad Elena un book fotografico che lui aveva accettato. Gli chiesi quanto sarebbe costato e lui “ma figurati, è un piacere per me; scatto le foto e vi dò la chiavetta così poi voi potete decidere come fare il book, ci sono siti on line che lo fanno con la massima discrezione, oppure tornato a casa lo faccio io e in qualche modo ve lo consegno”.
Aveva detto “massima discrezione” quindi aveva capito che le foto sarebbero state di un certo tipo. Ecco quindi il perché della sua massima disponibilità e probabilmente credeva o sperava poi di scoparsi Elena. Del resto se lo sarebbe meritato.
Continuò “domani non posso, sono impegnato tutto il giorno alla convention, ma dopodomani mattina propongo di andare in una spiaggetta a mezzora da qui, sarà una magnifica ambientazione per scatti molto belli.”
“Ok, bene” risposi io “non diciamo niente ad Elena, sarà una sorpresa”:
Elena ci raggiunse, stemmo un po’ a chiacchierare e poi ci salutammo.
Era molto tardi, in ascensore, noi eravamo all’ultimo piano, c’era solo un signore che ci disse sarebbe sceso prima di noi, così noi ci mettemmo alle sue spalle e lei si sbottonò il vestito fino all’ombelico, dritta e impalata; io tentai di accarezzarla ma mi respinse.
Al piano di arrivo il signore si voltò per salutarci e rimase impietrito a quella vista finché lei, fatto trascorrere qualche secondo perché quello potesse godere della vista, disse “buonanotte a lei, esca altrimenti sarà costretto a seguirci fino in camera” e lo spinse leggermente per farlo uscire.
Io ero eccitatissimo e lei lo sapeva ma, arrivati in camera, mi disse “ora io mi rinfresco un po’, poi devo uscire, non osare chiedermi perché, dormi”.
E lo fece. Era certamente andata da quei due del bar o dal barman, forse se li fece tutti. Mai saputo. Mai potuto chiedere. Più chiedevo e più mi obbligava all’astinenza.
Due giorni dopo, al mattino presto, ci incontrammo nella hall con Francesco. Avevamo a disposizione una jeep ben fornita di frigo bar e piccoli stuzzichini, guidata da un giovane autista. L’intenzione era di tornare per l’ora di pranzo.
Arrivammo in un posto davvero incantevole. Spiaggia praticamente deserta, salvo poche coppie e gruppetti tutti molto distanti l’uno dall’altro. Elena indossava un bikini strepitoso, i capezzolo lottavano per non esplodere fuori ma l’aureola era ben visibile. Lo slip era praticamente … niente.
Facemmo subito il bagno per poi stenderci al sole. Subito Francesco, come per caso, fa “Ho la macchina con me, vuoi ti scatti qualche foto Elena?” E lei “certo, volentieri” E cominciarono, lei stesa sulla sabbia, inginocchiata, in piedi, in acqua, insomma in tutte le pose possibili. Tutto ridendo e scherzando.
Finché lei, uscendo dall’acqua gridò “via tutto” e rimase tutta nuda sotto gli occhi di tutti, noi vicini gli altri lontani, anche dell’autista che era seduto su una duna dietro di noi con la sua borsa frigo e i cestini degli snack.
Cominciarono momenti incredibili. Lei si avvicinava sempre più a Francesco il cui cazzo quasi sfondava i pantaloncini, fortunatamente abbastanza grandi da contenerlo; altrettanto per me. Lo sfiorava ma impediva a lui di farlo. A me intimò” “non ti muovere da lì e stai muto”.
Andò avanti così per un po’, Francesco scattava ancora qualche foto, ma non poteva neanche lui fare qualsiasi altro gesto.
Finché, colpo di scena, Elena non alzò le braccia verso la duna e fece cenno all’autista di avvicinarsi a lei.
Arrivò in un attimo, aveva un’età indefinita, poteva essere un diciottenne come un trentenne e più. Appena le fu di fronte Elena, in un attimo, lo strinse a sé infilandogli la lingua in bocca.
Io e Francesco eravamo impietriti e arrapati.
Il ragazzo sulle prime sembrò non reagire, poi le sue braccia si mossero per stringere forte Elena e il suo bacino spingeva forte sulla pancia di lei. Elena lo allontanò per spogliarlo lei stessa, lo prese per mano e lo trascinò in acqua.
Arrivati dove l’acqua arriva alle spalle lei scomparve sottacqua, è chiaro che ave va il suo cazzo nella bocca, ricomparve presto e gli saltò addosso cingendogli i fianchi con le gambe, a cavalcioni sul suo cazzo. Armeggiò con le mani per indirizzarlo nella sua fica.
Lui la penetrò e lei urlò di piacere ma ebbe la lucidità di girarsi verso Francesco per indicargli di fotografare.
Il ragazzo, giovane che fosse, ci sapeva fare. Era certamente abituato alle prestazioni con chissà quante turiste in cerca di emozioni.
Cominciò a dominare l’amplesso in acqua, finché la prese in braccio e la riportò sulla spiaggia. Lei gli fece cenno di avvicinarsi a me.
Stesa proprio sotto i miei occhi, nuda, gambe oscenamente spalancate, mi disse “e ora guarda come si scopa veramente”, lo attrasse verso di sé e lui la penetrò nuovamente.
Intanto Francesco continuava a fotografare, ma sembrava barcollasse. MI guardava e io gli facevo cenno di stare fermo, finché non lo avesse deciso lei nulla poteva essere fatto.
L’amplesso non finiva più, il ragazzo aveva fatto molto allenamento con chissà quante turiste vogliose.
A un tratto mise Elena alla pecorina davanti al suo cazzo per poggiarglielo nell’incavo dei glutei, ma non spinse, si limitò a strusciarlo, mentre lei gemeva dal desiderio. Quindi lui afferrò con violenza le due chiappe e le allargò per poi infilare la sua lingua in quel paradiso.
La leccò con violenza e poi con delicatezza, alternava con pazienza e sapienza, lei impazziva finché, con un lungo gemito , non esplose in un orgasmo che mi sembrò di non aver mai visto.
Ma non era finita, lui non ebbe pietà e le diede solo pochi momenti di sosta, prese la sua testa e la portò sul suo cazzo ancora duro e svettante. Elena si riprese dal deliquio in cui era immersa e prese a succhiarlo come se fosse l’ultima occasione della sua vita.
Passò davvero poco e lui le esplose in bocca con tutta la sua potenza.
Lei bevve , leccò fino a ripulirlo tutto, dopo, inginocchiata si girò e si ritrovò di fronte Francesco, in piedi, col cazzo davanti a lei. Era un cazzo di tutto rispetto, grande, largo, davvero grosso. Elena non ne aveva mai preso uno così e questo permise a Francesco di non essere respinto. Lei si stese a gambe larghe, chiuse gli occhi e si leccò le labbra. Francesco fu su di lei, dentro di lei e quando entrò lei fece un urlo tra la meraviglia e il piacere. Non durò tanto e giusto un attimo prima di godere Francesco uscì da lei per godere sulla sua faccia e nella sua bocca.
Io giusto in quel momento non ce la feci più, godetti anche io senza neanche toccarmi.
Finì tutto con una calma e una noncuranza incredibile, di tutti, solo Francesca sembrava stordito, anzi lo era e si muoveva anche a rilento.
Nessuno diceva niente mentre ci rimettevamo a posto.
L’autista tornò sulla duna, Elena rimessosi il bikini tornò in acqua, Francesco e dio ci stendemmo al sole senza dire una parola.
Rimanemmo lì fino mezzogiorno circa poi rientrammo come se non fosse successo assolutamente nulla, silenziosi e apparentemente indifferenti.
Arrivati in hotel, Elena disse a Francesco “Come ti sembra siano venute le foto? Vorrei guardarle ma ora no, ho fame e sonno, più tardi me le mostrerai”, voltando le spalle e andando via, non prima di aver sussurrato qualcosa all’orecchio del giovane autista.
In ascensore a me disse “Sole e mare stancano, e anche scopare stanca. Tu starai a riposo tutto il tempo qui”.
Non riposi nulla, ma dentro di me cominciai a covare la vendetta.
DEDICATO A ………
Elena è mia moglie. MI sono innamorato contemporaneamente di lei e del suo nome.
Già il suono “Elena”, appena conosciuta, mi diede un leggero fremito per tutto il corpo. E’ un bel nome, erotico e sensuale..
E poi lei. Bella, erotica, sensuale, arrapante.
E’ bella sì e la sua bellezza sta nei lineamenti del viso, nella proporzione perfetta delle forme che la fanno apparire anche più alta di quello che è; le gambe sono slanciate e le cosce tornite, le caviglie sottili, i fianchi stretti e le spalle larghe, il sedere più proporzionato del mondo, i seni incredibili, una quarta da impazzire. Insomma davvero una strafiga. Dovrei poter pubblicare qualche sua foto perché chi legge possa rendersene conto.
E non solo gli uomini la guardano con ammirazione e desiderio, anche molte, ma molte donne.
In più è molto birichina, anzi molto di più, trasgressiva, e soprattutto prepotente. Deve comandare lei, non dico nella vita quotidiana, dico a letto.
A letto si fa quello che vuole lei, come vuole lei, quando dice lei, se lo vuole lei. E se non vuole io muto, senza possibilità di protestare. E se aggiungo una sola parola la mia astinenza si aumenterà.
Per provare a spiegare meglio racconto di una vacanza a Casablanca dove arrivammo in una calda giornata di maggio. Prendemmo alloggio in uno splendido hotel; piscina, spa, mare.
Elena sembrava tranquilla, rilassata, ma questo un po’ mi preoccupò. Quando era in quello stato covava sempre qualcosa che poteva ricadere su di me.
La prima sera cenammo in hotel. Uscimmo dalla stanza pensando di cenare a una tavole per due ma, appena entrati in sala, Elena si fermò sulla soglia a osservare tutti i tavoli per poi, senza neanche degnarmi di un gesto, indirizzarsi verso un tavole dove c’erano già una coppia, un uomo solo e due sedie libere.
Facemmo le dovute presentazioni e proseguimmo tranquillamente e gradevolmente a cenare chiacchierando.
La coppia era in viaggio di nozze e il single, Francesco, era un fotografo professionista in trasferta di lavoro per la convention di una grossa azienda internazionale.
Ci misi poco a capire che mia moglie stava partendo per chissà quale obiettivo, aveva infatti indirizzato la sua attenzione su di lui, che era seduto alla sua destra.
Agiva con apparente discrezione, ma io sapevo con certezza come lei gli parlasse fissandolo in modo addirittura imbarazzante dritto negli occhi; imbarazzo che, in qualsiasi essere umano dotato di sano istinto sessuale, maschio o femmina che fosse, si poteva trasformare in sensuale eccitazione. E infatti esattamente quello stava avvenendo.
Elena vestiva anche semplicemente, aderenti pantaloni e bianca camicetta, leggermente trasparente ma sufficiente a far intuire, pur se contenuto in un reggiseno a balconcino, la rotondità del suo seno, la prepotenza dei suoi capezzoli. Ma poteva essere anche coperta da un saio monacale, la sua sensualità si sarebbe sprigionata anche col semplice gesto di una mano e un luccichio degli occhi.
IL fotografo ci mise niente a cadere nella sua rete. Chiacchierarono quasi tutto il tempo ma Elena, tipico di quanto sia perfida provocatrice, a me riservò la sua mano che mi toccava la coscia per risalire tra le mie gambe a tastare la mia virilità fino a farla crescere stretta sotto i miei pantaloni. E sono certo che lei lo facesse in modo che Francesco se ne accorgesse.
Verso fine cena lei si allontanò per fare un salto in camera. Tornò prestissimo indossando uno scialle sulle spalle che, sedendosi, allargò: aveva cambiato camicetta, ora ne aveva una molto più sottile, e si era tolto il reggiseno. Stesse giusto un attimo girata verso di me, giusto perché capissi bene, poi verso la coppia e poi si girò leggermente riprendendo a parlare con il fotografo. Stemmo lì ancora per poco poi ci salutammo tutti per tornare nelle nostre stanze. Era il giorno iniziale per tutti, viaggio, primo caldo sole e conseguente stanchezza.
In ascensore mia moglie si avvinghiò a me infilandomi prepotentemente la lingua in bocca, dicendomi: “stasera mi scopi, ritieniti fortunato, ma forse è l’ultima volta”.
Appena in camera, quasi nemmeno il tempo di entrare, ed eravamo nudi. Facemmo l’amore furiosamente ma , mentre lo facevamo, lei mi parlavo di Francesco che l’aveva spogliata con gli occhi, che però era fisicamente insignificante per lei ma che si sarebbe spogliata tutta nuda per lui, al più presto.
Le chiesi perché, pur non trovandolo interessante fisicamente, gli avesse prestato tanta attenzione lei rispose: “Facile, perché fa il fotografo e voglio che mi faccia tante belle foto. Poi magari me lo scopo anche, non so, e tu zitto, muto, magari ti faccio guardare, ma non è sicuro. Ai miei tentativi di aggiungere anche una sola parola, mi zittiva immediatamente! Non potevo dire più niente.
Lei concluse: “Tu domani lo avvicini e gli chiedi se è disposto a farmi un servizio fotografico; chiaro che risponderà di sì; poi ci organizziamo”.
Il giorno dopo lo cercai ma in reception mi dissero che era uscito e sarebbe rientrato solo a sera.
A sera eravamo al bar dell’hotel. Elena indossava un vestitino leggero, appena sopra al ginocchio, svolazzante, con tutti i bottoncini sul davanti. Non indossava biancheria intima, totalmente nuda sotto. A un certo punto io mi allontanai per andare in reception a prenotare un’escursione. Al mio ritorno al tavolo Elena non c’era. Era andata e sedersi ad un altro tavolo dive c’erano due uomini, uno piuttosto giovane e l’altro anziano, seppure un bell’uomo. Feci per avvicinarmi ma lei mi lanciò uno sguardo feroce, capii che non potevo permettermi di interrompere.
Lei si era sbottonato il vestitino, chiacchierando rideva e si chinava in avanti; era chiaro che il suo seno era sotto gli occhi di entrambi; aveva tirato su il vestitino sulle cosce, tenendo le gambe allargate; i due le stavano seduti di fronte e non potevano accorgersene, ma il barman sì e continuava ad armeggiare dietro il bancone non staccandole gli occhi di dosso e lei, ogni tanto, lo guardava. Insomma riusciva ad arrapare tre uomini contemporaneamente, anzi quattro perché io avevo il cazzo duro che mi scoppiava.
A un tratto apparve Francesco, il fotografo. Lei se ne accorse, si alzò, per venire al nostro tavolo, salutò di fretta i due baciandoli sulle guance, anche se mi sembrò che a quello più anziano avesse sfiorato le labbra e li lasciò lì impalati, arrapati e increduli.
Appena arrivata da noi, salutò Francesco e mi sussurrò nell’orecchio “diglielo subito” per allontanarsi vero il barman al bancone. Andava a mostrarsi meglio anche a lui.
Parlai a Francesco e quasi non avevo finito di dirgli che volevo regalare ad Elena un book fotografico che lui aveva accettato. Gli chiesi quanto sarebbe costato e lui “ma figurati, è un piacere per me; scatto le foto e vi dò la chiavetta così poi voi potete decidere come fare il book, ci sono siti on line che lo fanno con la massima discrezione, oppure tornato a casa lo faccio io e in qualche modo ve lo consegno”.
Aveva detto “massima discrezione” quindi aveva capito che le foto sarebbero state di un certo tipo. Ecco quindi il perché della sua massima disponibilità e probabilmente credeva o sperava poi di scoparsi Elena. Del resto se lo sarebbe meritato.
Continuò “domani non posso, sono impegnato tutto il giorno alla convention, ma dopodomani mattina propongo di andare in una spiaggetta a mezzora da qui, sarà una magnifica ambientazione per scatti molto belli.”
“Ok, bene” risposi io “non diciamo niente ad Elena, sarà una sorpresa”:
Elena ci raggiunse, stemmo un po’ a chiacchierare e poi ci salutammo.
Era molto tardi, in ascensore, noi eravamo all’ultimo piano, c’era solo un signore che ci disse sarebbe sceso prima di noi, così noi ci mettemmo alle sue spalle e lei si sbottonò il vestito fino all’ombelico, dritta e impalata; io tentai di accarezzarla ma mi respinse.
Al piano di arrivo il signore si voltò per salutarci e rimase impietrito a quella vista finché lei, fatto trascorrere qualche secondo perché quello potesse godere della vista, disse “buonanotte a lei, esca altrimenti sarà costretto a seguirci fino in camera” e lo spinse leggermente per farlo uscire.
Io ero eccitatissimo e lei lo sapeva ma, arrivati in camera, mi disse “ora io mi rinfresco un po’, poi devo uscire, non osare chiedermi perché, dormi”.
E lo fece. Era certamente andata da quei due del bar o dal barman, forse se li fece tutti. Mai saputo. Mai potuto chiedere. Più chiedevo e più mi obbligava all’astinenza.
Due giorni dopo, al mattino presto, ci incontrammo nella hall con Francesco. Avevamo a disposizione una jeep ben fornita di frigo bar e piccoli stuzzichini, guidata da un giovane autista. L’intenzione era di tornare per l’ora di pranzo.
Arrivammo in un posto davvero incantevole. Spiaggia praticamente deserta, salvo poche coppie e gruppetti tutti molto distanti l’uno dall’altro. Elena indossava un bikini strepitoso, i capezzolo lottavano per non esplodere fuori ma l’aureola era ben visibile. Lo slip era praticamente … niente.
Facemmo subito il bagno per poi stenderci al sole. Subito Francesco, come per caso, fa “Ho la macchina con me, vuoi ti scatti qualche foto Elena?” E lei “certo, volentieri” E cominciarono, lei stesa sulla sabbia, inginocchiata, in piedi, in acqua, insomma in tutte le pose possibili. Tutto ridendo e scherzando.
Finché lei, uscendo dall’acqua gridò “via tutto” e rimase tutta nuda sotto gli occhi di tutti, noi vicini gli altri lontani, anche dell’autista che era seduto su una duna dietro di noi con la sua borsa frigo e i cestini degli snack.
Cominciarono momenti incredibili. Lei si avvicinava sempre più a Francesco il cui cazzo quasi sfondava i pantaloncini, fortunatamente abbastanza grandi da contenerlo; altrettanto per me. Lo sfiorava ma impediva a lui di farlo. A me intimò” “non ti muovere da lì e stai muto”.
Andò avanti così per un po’, Francesco scattava ancora qualche foto, ma non poteva neanche lui fare qualsiasi altro gesto.
Finché, colpo di scena, Elena non alzò le braccia verso la duna e fece cenno all’autista di avvicinarsi a lei.
Arrivò in un attimo, aveva un’età indefinita, poteva essere un diciottenne come un trentenne e più. Appena le fu di fronte Elena, in un attimo, lo strinse a sé infilandogli la lingua in bocca.
Io e Francesco eravamo impietriti e arrapati.
Il ragazzo sulle prime sembrò non reagire, poi le sue braccia si mossero per stringere forte Elena e il suo bacino spingeva forte sulla pancia di lei. Elena lo allontanò per spogliarlo lei stessa, lo prese per mano e lo trascinò in acqua.
Arrivati dove l’acqua arriva alle spalle lei scomparve sottacqua, è chiaro che ave va il suo cazzo nella bocca, ricomparve presto e gli saltò addosso cingendogli i fianchi con le gambe, a cavalcioni sul suo cazzo. Armeggiò con le mani per indirizzarlo nella sua fica.
Lui la penetrò e lei urlò di piacere ma ebbe la lucidità di girarsi verso Francesco per indicargli di fotografare.
Il ragazzo, giovane che fosse, ci sapeva fare. Era certamente abituato alle prestazioni con chissà quante turiste in cerca di emozioni.
Cominciò a dominare l’amplesso in acqua, finché la prese in braccio e la riportò sulla spiaggia. Lei gli fece cenno di avvicinarsi a me.
Stesa proprio sotto i miei occhi, nuda, gambe oscenamente spalancate, mi disse “e ora guarda come si scopa veramente”, lo attrasse verso di sé e lui la penetrò nuovamente.
Intanto Francesco continuava a fotografare, ma sembrava barcollasse. MI guardava e io gli facevo cenno di stare fermo, finché non lo avesse deciso lei nulla poteva essere fatto.
L’amplesso non finiva più, il ragazzo aveva fatto molto allenamento con chissà quante turiste vogliose.
A un tratto mise Elena alla pecorina davanti al suo cazzo per poggiarglielo nell’incavo dei glutei, ma non spinse, si limitò a strusciarlo, mentre lei gemeva dal desiderio. Quindi lui afferrò con violenza le due chiappe e le allargò per poi infilare la sua lingua in quel paradiso.
La leccò con violenza e poi con delicatezza, alternava con pazienza e sapienza, lei impazziva finché, con un lungo gemito , non esplose in un orgasmo che mi sembrò di non aver mai visto.
Ma non era finita, lui non ebbe pietà e le diede solo pochi momenti di sosta, prese la sua testa e la portò sul suo cazzo ancora duro e svettante. Elena si riprese dal deliquio in cui era immersa e prese a succhiarlo come se fosse l’ultima occasione della sua vita.
Passò davvero poco e lui le esplose in bocca con tutta la sua potenza.
Lei bevve , leccò fino a ripulirlo tutto, dopo, inginocchiata si girò e si ritrovò di fronte Francesco, in piedi, col cazzo davanti a lei. Era un cazzo di tutto rispetto, grande, largo, davvero grosso. Elena non ne aveva mai preso uno così e questo permise a Francesco di non essere respinto. Lei si stese a gambe larghe, chiuse gli occhi e si leccò le labbra. Francesco fu su di lei, dentro di lei e quando entrò lei fece un urlo tra la meraviglia e il piacere. Non durò tanto e giusto un attimo prima di godere Francesco uscì da lei per godere sulla sua faccia e nella sua bocca.
Io giusto in quel momento non ce la feci più, godetti anche io senza neanche toccarmi.
Finì tutto con una calma e una noncuranza incredibile, di tutti, solo Francesca sembrava stordito, anzi lo era e si muoveva anche a rilento.
Nessuno diceva niente mentre ci rimettevamo a posto.
L’autista tornò sulla duna, Elena rimessosi il bikini tornò in acqua, Francesco e dio ci stendemmo al sole senza dire una parola.
Rimanemmo lì fino mezzogiorno circa poi rientrammo come se non fosse successo assolutamente nulla, silenziosi e apparentemente indifferenti.
Arrivati in hotel, Elena disse a Francesco “Come ti sembra siano venute le foto? Vorrei guardarle ma ora no, ho fame e sonno, più tardi me le mostrerai”, voltando le spalle e andando via, non prima di aver sussurrato qualcosa all’orecchio del giovane autista.
In ascensore a me disse “Sole e mare stancano, e anche scopare stanca. Tu starai a riposo tutto il tempo qui”.
Non riposi nulla, ma dentro di me cominciai a covare la vendetta.
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