Avventura folle (parte 10)
di
Kugher
genere
sadomaso
Aderendo al desiderio di Frank di fare una sorpresa ed un dono alla moglie, Alfio, che adorava curare i particolari, aveva programmato il momento in cui veniva svelato l’arcano che, sicuramente, aveva sollevato la curiosità della donna e che, con la visione della cagna nel recinto, aveva sicuramente subito un notevole balzo verso l’alto.
Alfio aveva fatto in modo di svelare il dono poco per volta, così da alimentare l’eccitazione.
Helen si era eccitata subito nel vedere quella ragazza bianca in evidente condizione di schiavitù, al punto da avere in mente solo situazioni erotiche, dimentica di tutto ciò che era posto al di fuori di quelle mura che separavano due tempi diversi.
La ragazza a terra l’aveva eccitata ma le era rimasta come non gradita completamente, attesa la poca classe ed eleganza, cui era invece abituata.
Tuttavia si era prefigurata usi e divertimenti già ipotizzando lo “sgrassamento” di quell’animale che, così, appariva eccessivamente grezzo.
Con la rivelazione sull’errore soggettivo, provò un ulteriore aumento dell’eccitazione, dovuta all’avere ormai capito in cosa consistesse il dono che, però, era ancora coperto da segreto, lasciando sperare in un oggetto che fosse più consono alla sua personalità.
Quell’uomo elegante e posato, in contrasto con l’ambiente che evidentemente egli possedeva, gli piacque.
Osservò con attenzione Alfio che liberò dal palo l’estremità della catena collegata al collare della cagna. Questa fu invitata a seguirli con il tipico strattone al guinzaglio, utile per far capire ai cani che devono seguire il Padrone.
L’educazione impedì ad Helen il permesso di essere la conduttrice dell’animale. Capiva benissimo che il possesso della cagna da parte del Padrone ne rimarcava la proprietà che, soprattutto, non spettava a lei, pur facendole provare una forte eccitazione per la situazione in cui una ragazza li seguiva sulla terra battuta a quattro zampe.
Le premesse erano tutte costruite per anticiparle la situazione nella quale si stava addentrando, pur ancora tenendo coperto da velo l’oggetto del desiderio, che avrebbe dato modo di soddisfare ciò che, nel suo erotismo, si stava facendo prepotentemente strada.
La lentezza del procedere era paragonabile ad un dono di Natale per il cui scartamento si trovano difficoltà nello scioglimento del nastro, circostanza che altro non ottiene se non procurare maggior desiderio per la vicinanza di qualcosa che bene promette, ma che resta ignoto, al pari di un forziere del quale si attende l’apertura, per poter ammirare i gioielli che ha protetto.
Helen era già calata nel ruolo di chi sta per esercitare i diritti di Padrona, dando respiro ad una parte della sua anima inquieta eroticamente.
Tuttavia non riusciva a celare l’entusiasmo tipico di chi ancora non si è abituato al nuovo ambiente. Era infatti abituata al dominio in un contesto domestico, a differenza della realtà nella quale la sua eccitazione era ora proiettata.
Continuava a girarsi per vedere la cagna, che a fatica si muoveva in quel terreno che le doveva torturare le ginocchia.
L’istinto era quello di sedersi sulla schiena, per farsi portare come si conviene ad un animale da trasporto più che di compagnia.
Alla porta di casa, Helen e Frank ebbero un'ulteriore testimonianza della potenza della nuova realtà. Alfio fece stendere sulla soglia, priva di zerbino, la schiava che li aveva seguiti a quattro zampe.
I seni proiettavano i capezzoli che costituivano un invito per la Padrona che, avendone intesa la funzione, pose una scarpa sopra, avendo cura di mettere in coincidenza il tacco che venne premuto.
Helen si pulì le scarpe strofinandole sul busto e sui seni e, prima di entrare in casa, salì sul giovane corpo a sua disposizione.
Usare una schiava sa essere piacevole ed eccitante, tanto quanto vedere altri nel medesimo impegno. Una volta entrata si volse a vedere il marito che compiva gli stessi suoi gesti.
Simona restò immobile in quella posizione, essendo a lei evidentemente precluso l’accesso oltre la soglia.
Helen e Frank erano ancor più eccitati per lo svolgimento dei fatti che anticiparono qualcosa che presto sarebbe stato in loro possesso, dovendo al momento limitarsi ad usare ciò che veniva loro concesso, anticipando altri piaceri che tardavano a svelarsi.
La destinataria principale del dono, su iniziativa di Alfio che trovò il corrispettivo consenso, venne bendata, così che la cecità acuisse ulteriormente altri sensi e desideri.
I metri parvero moltiplicarsi per l’incertezza dovuta alla mancanza della vista degli ostacoli.
Finalmente si fermarono.
Helen era ferma e Frank le prese la mano che la donna strinse.
Con sorpresa di quest’ultima, Frank distolse la mano per metterle nel palmo un oggetto che lei non tardò a identificare quale manico di un frustino che, al tatto, appariva di ottima fattura.
Solo la mano di Alfio che si pose sulle benda, impedì alla donna di strapparsi dal capo ciò che causava l’assenza di luce.
Fingendo difficoltà nello scioglimento del nodo sulla nuca, nei limiti del credibile, Alfio ottenne di procrastinare ulteriormente l’attesa della donna.
Finalmente il velo cessò la sua funzione. Helen potè osservare ciò che già aveva sollecitato emozioni erotiche al marito.
Alfio aveva fatto in modo di svelare il dono poco per volta, così da alimentare l’eccitazione.
Helen si era eccitata subito nel vedere quella ragazza bianca in evidente condizione di schiavitù, al punto da avere in mente solo situazioni erotiche, dimentica di tutto ciò che era posto al di fuori di quelle mura che separavano due tempi diversi.
La ragazza a terra l’aveva eccitata ma le era rimasta come non gradita completamente, attesa la poca classe ed eleganza, cui era invece abituata.
Tuttavia si era prefigurata usi e divertimenti già ipotizzando lo “sgrassamento” di quell’animale che, così, appariva eccessivamente grezzo.
Con la rivelazione sull’errore soggettivo, provò un ulteriore aumento dell’eccitazione, dovuta all’avere ormai capito in cosa consistesse il dono che, però, era ancora coperto da segreto, lasciando sperare in un oggetto che fosse più consono alla sua personalità.
Quell’uomo elegante e posato, in contrasto con l’ambiente che evidentemente egli possedeva, gli piacque.
Osservò con attenzione Alfio che liberò dal palo l’estremità della catena collegata al collare della cagna. Questa fu invitata a seguirli con il tipico strattone al guinzaglio, utile per far capire ai cani che devono seguire il Padrone.
L’educazione impedì ad Helen il permesso di essere la conduttrice dell’animale. Capiva benissimo che il possesso della cagna da parte del Padrone ne rimarcava la proprietà che, soprattutto, non spettava a lei, pur facendole provare una forte eccitazione per la situazione in cui una ragazza li seguiva sulla terra battuta a quattro zampe.
Le premesse erano tutte costruite per anticiparle la situazione nella quale si stava addentrando, pur ancora tenendo coperto da velo l’oggetto del desiderio, che avrebbe dato modo di soddisfare ciò che, nel suo erotismo, si stava facendo prepotentemente strada.
La lentezza del procedere era paragonabile ad un dono di Natale per il cui scartamento si trovano difficoltà nello scioglimento del nastro, circostanza che altro non ottiene se non procurare maggior desiderio per la vicinanza di qualcosa che bene promette, ma che resta ignoto, al pari di un forziere del quale si attende l’apertura, per poter ammirare i gioielli che ha protetto.
Helen era già calata nel ruolo di chi sta per esercitare i diritti di Padrona, dando respiro ad una parte della sua anima inquieta eroticamente.
Tuttavia non riusciva a celare l’entusiasmo tipico di chi ancora non si è abituato al nuovo ambiente. Era infatti abituata al dominio in un contesto domestico, a differenza della realtà nella quale la sua eccitazione era ora proiettata.
Continuava a girarsi per vedere la cagna, che a fatica si muoveva in quel terreno che le doveva torturare le ginocchia.
L’istinto era quello di sedersi sulla schiena, per farsi portare come si conviene ad un animale da trasporto più che di compagnia.
Alla porta di casa, Helen e Frank ebbero un'ulteriore testimonianza della potenza della nuova realtà. Alfio fece stendere sulla soglia, priva di zerbino, la schiava che li aveva seguiti a quattro zampe.
I seni proiettavano i capezzoli che costituivano un invito per la Padrona che, avendone intesa la funzione, pose una scarpa sopra, avendo cura di mettere in coincidenza il tacco che venne premuto.
Helen si pulì le scarpe strofinandole sul busto e sui seni e, prima di entrare in casa, salì sul giovane corpo a sua disposizione.
Usare una schiava sa essere piacevole ed eccitante, tanto quanto vedere altri nel medesimo impegno. Una volta entrata si volse a vedere il marito che compiva gli stessi suoi gesti.
Simona restò immobile in quella posizione, essendo a lei evidentemente precluso l’accesso oltre la soglia.
Helen e Frank erano ancor più eccitati per lo svolgimento dei fatti che anticiparono qualcosa che presto sarebbe stato in loro possesso, dovendo al momento limitarsi ad usare ciò che veniva loro concesso, anticipando altri piaceri che tardavano a svelarsi.
La destinataria principale del dono, su iniziativa di Alfio che trovò il corrispettivo consenso, venne bendata, così che la cecità acuisse ulteriormente altri sensi e desideri.
I metri parvero moltiplicarsi per l’incertezza dovuta alla mancanza della vista degli ostacoli.
Finalmente si fermarono.
Helen era ferma e Frank le prese la mano che la donna strinse.
Con sorpresa di quest’ultima, Frank distolse la mano per metterle nel palmo un oggetto che lei non tardò a identificare quale manico di un frustino che, al tatto, appariva di ottima fattura.
Solo la mano di Alfio che si pose sulle benda, impedì alla donna di strapparsi dal capo ciò che causava l’assenza di luce.
Fingendo difficoltà nello scioglimento del nodo sulla nuca, nei limiti del credibile, Alfio ottenne di procrastinare ulteriormente l’attesa della donna.
Finalmente il velo cessò la sua funzione. Helen potè osservare ciò che già aveva sollecitato emozioni erotiche al marito.
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