Avventura folle (parte 8)
di
Kugher
genere
sadomaso
Dalla finestra aperta della camera da letto di Alfio, ormai da almeno un’ora entrava la luce. Adorava dormire tenendo le imposte aperte e senza tende, così da dar modo ai raggi del sole di entrare.
Nel periodo in cui aveva vissuto a Stoccolma, aveva imparato la bellezza della luce mattutina, cosa della quale al nord sono affamati, visto il lungo inverno buio.
Come sua abitudine, dormiva sul ventre.
Il passaggio dal riposo alla veglia fu graduale e morbido, curato dalla lingua della schiava sulla pianta dei piedi.
Il caldo estivo gli permetteva di dormire senza alcuna protezione, financo quella del lenzuolo.
Simona era stata incatenata a terra, sul pavimento, ai piedi del letto, con l’ordine di provvedere a curare questo momento mattutino.
Ancora nel dormiveglia, istintivamente, Alfio allargò le gambe, così che la schiava potesse raggiungere le natiche del Padrone e leccargli il culo, dopo essersi creata con le mani, delicatamente, la strada necessaria.
La veglia venne in maniera definitiva ed il cazzo prese subito la forma desiderata.
La lasciò lavorare fino a che non sentì avvicinarsi il punto di non ritorno, superato il quale difficilmente avrebbe potuto resistere al raggiungimento dell’orgasmo, anche facendo ricorso ad altri usi del corpo incatenato a sua disposizione.
Prima di andare in bagno, liberò la donna dalle catene, per consentirle di preparargli la colazione.
Quella mattina sarebbe arrivata la coppia alla quale era stata destinata Ileana.
Doveva prepararla, in quanto a loro non avrebbe potuto consegnarla sporca. A qualcuno avrebbe fatto piacere, ma dall’uomo di quella coppia aveva avuto altre disposizioni.
Nel pomeriggio avrebbe anche consegnato Simona e, per lei, invece sarebbe andato benissimo farla trovare nel recinto del canile, incatenata a terra. Per lei c’era ancora tempo. Quella mattina avrebbe dovuto concentrarsi su Ileana.
Il pensiero di quella schiava gli suscitò qualche reazione ulteriore al cazzo che, sotto la doccia, aveva perso il vigore del risveglio.
Mentre consumava la colazione, quasi si dimenticò della schiava a terra, ai suoi piedi in attesa di ordini. Se ne ricordò solo perché aveva girato lo sguardo, attratto da un rumore esterno. Questa circostanza lo fece riflettere su quanto, per lui, la anormalità della schiavitù fosse diventata la normalità e, quindi, di minor interesse.
L’ultimo sguardo distratto, prima di uscire da casa, fu per Simona, che stava sistemando la cucina e, poi, sarebbe andata a rifare la camera.
Nel recarsi nel canile e prelevare Ileana, il pensiero andò alla reazione che avrebbe potuto avere nel vederla.
La realtà diede conferma ai suoi timori. Qualcosa gli faceva provare sensazioni per quella donna, e la situazione non era di suo gradimento. Fortunatamente quella mattina l’avrebbe consegnata ai Padroni che l’avrebbero tenuta con loro fino a restituirla al mondo esterno, quello vero, quello in cui le sensazioni forti tornano ad essere relegate alla fantasia che, dopo quella esperienza, avrebbe avuto un dato concreto sul quale svilupparsi ulteriormente, spingendo oltre ancora i fatti generatori di emozioni.
Dovendo consegnarla pulita e intonsa, si fece seguire al guinzaglio. Le concesse di camminare in piedi.
La portò in casa, nel bagno dal quale si accedeva dalla stanza già nota alla schiava, reparto dell’edificio utilizzato per i rapporti con i clienti, fossero essi schiavi o Padroni.
L’accesso alla parte privata era consentito solo per usi di servizio da parte della schiava di turno che, nell’attesa di essere consegnata, poteva essere usata per le pulizie.
Non fu difficile per Ileana prepararsi a dovere, in quanto il suo corpo era di per sé pronto per donare piacere alla vista e suscitare reazioni erotiche.
Almeno per lui, quella massa di capelli neri su quello sguardo, avevano il potere di farglielo diventare duro, riscoprendo il piacere di avere una persona schiava, oltre che un corpo a disposizione.
Una volta pronta, lavata, profumata e leggermente truccata in volto, quel tanto da sembrare cosa naturale, la fece sistemare sul tappeto in ginocchio, in attesa.
Le mise ceppi composti da bracciali e cavigliere, uniti a coppie da una catena abbastanza spessa da generare la sensazione di forza e robustezza della sua schiavitù.
Ai capezzoli appose due morsetti leggeri, uniti da una catenella, così da esibire la tua totale devozione, anche nel dolore, ai Padroni che l’avrebbero presa.
I capelli erano spettinati ad arte, giusto per dare quella stonatura in un insieme di per sé perfetto, che avrebbe reso ancor più reale la sua eccitante schiavitù.
Nel vederla inginocchiata, incatenata e così perfetta, Alfio ebbe una subitanea reazione che lo portò ad eccitarsi.
Non la fece avvicinare a sé, preferendo essere lui ad andare da lei per poterle scopare la bocca mentre, in piedi, poteva vederla dall’alto.
Ileana ubbidì ad un ordine tacito. Estrasse il cazzo dai suoi pantaloni riuscendo, forse appositamente, a generare eccitante rumore con la catena che univa i polsi.
Alfio le penetrò la bocca e decise di affidarsi alle sue cure, avendo già dimostrato di possedere abilità.
Il lavoro della donna venne interrotto quando il Padrone le impugnò i capelli, per divenire il regista del movimento della testa sul suo cazzo, spingendo in fondo, fino a provare ulteriore eccitazione per i suoi sforzi che, nei movimenti, procurarono ulteriore rumore di catene.
Non aveva intenzione, quando aveva iniziato, di raggiungere l’orgasmo. Tuttavia decise di non fermarsi quando si sentì avvicinare al punto di non ritorno. Stringendo la testa le fece capire di muovere lingua e bocca, concentrandosi sul suo piacere.
Era bella, bellissima, con il viso appena truccato e quei capelli ora non più solo spettinati ad arte, ma anche dal suo desiderio.
Diversamente dal suo solito, al momento del culmine del suo piacere, estrasse il cazzo e, nel tenerle ferma la testa, le godette sul viso rovinando il trucco.
“Vai a sistemarti nuovamente”.
Osservò la schiava muoversi a quattro zampe sul tappeto. Lui andò a sedersi in poltrona per aspettare l’arrivo dei Padroni che avrebbero, finalmente, preso quella donna.
Nel periodo in cui aveva vissuto a Stoccolma, aveva imparato la bellezza della luce mattutina, cosa della quale al nord sono affamati, visto il lungo inverno buio.
Come sua abitudine, dormiva sul ventre.
Il passaggio dal riposo alla veglia fu graduale e morbido, curato dalla lingua della schiava sulla pianta dei piedi.
Il caldo estivo gli permetteva di dormire senza alcuna protezione, financo quella del lenzuolo.
Simona era stata incatenata a terra, sul pavimento, ai piedi del letto, con l’ordine di provvedere a curare questo momento mattutino.
Ancora nel dormiveglia, istintivamente, Alfio allargò le gambe, così che la schiava potesse raggiungere le natiche del Padrone e leccargli il culo, dopo essersi creata con le mani, delicatamente, la strada necessaria.
La veglia venne in maniera definitiva ed il cazzo prese subito la forma desiderata.
La lasciò lavorare fino a che non sentì avvicinarsi il punto di non ritorno, superato il quale difficilmente avrebbe potuto resistere al raggiungimento dell’orgasmo, anche facendo ricorso ad altri usi del corpo incatenato a sua disposizione.
Prima di andare in bagno, liberò la donna dalle catene, per consentirle di preparargli la colazione.
Quella mattina sarebbe arrivata la coppia alla quale era stata destinata Ileana.
Doveva prepararla, in quanto a loro non avrebbe potuto consegnarla sporca. A qualcuno avrebbe fatto piacere, ma dall’uomo di quella coppia aveva avuto altre disposizioni.
Nel pomeriggio avrebbe anche consegnato Simona e, per lei, invece sarebbe andato benissimo farla trovare nel recinto del canile, incatenata a terra. Per lei c’era ancora tempo. Quella mattina avrebbe dovuto concentrarsi su Ileana.
Il pensiero di quella schiava gli suscitò qualche reazione ulteriore al cazzo che, sotto la doccia, aveva perso il vigore del risveglio.
Mentre consumava la colazione, quasi si dimenticò della schiava a terra, ai suoi piedi in attesa di ordini. Se ne ricordò solo perché aveva girato lo sguardo, attratto da un rumore esterno. Questa circostanza lo fece riflettere su quanto, per lui, la anormalità della schiavitù fosse diventata la normalità e, quindi, di minor interesse.
L’ultimo sguardo distratto, prima di uscire da casa, fu per Simona, che stava sistemando la cucina e, poi, sarebbe andata a rifare la camera.
Nel recarsi nel canile e prelevare Ileana, il pensiero andò alla reazione che avrebbe potuto avere nel vederla.
La realtà diede conferma ai suoi timori. Qualcosa gli faceva provare sensazioni per quella donna, e la situazione non era di suo gradimento. Fortunatamente quella mattina l’avrebbe consegnata ai Padroni che l’avrebbero tenuta con loro fino a restituirla al mondo esterno, quello vero, quello in cui le sensazioni forti tornano ad essere relegate alla fantasia che, dopo quella esperienza, avrebbe avuto un dato concreto sul quale svilupparsi ulteriormente, spingendo oltre ancora i fatti generatori di emozioni.
Dovendo consegnarla pulita e intonsa, si fece seguire al guinzaglio. Le concesse di camminare in piedi.
La portò in casa, nel bagno dal quale si accedeva dalla stanza già nota alla schiava, reparto dell’edificio utilizzato per i rapporti con i clienti, fossero essi schiavi o Padroni.
L’accesso alla parte privata era consentito solo per usi di servizio da parte della schiava di turno che, nell’attesa di essere consegnata, poteva essere usata per le pulizie.
Non fu difficile per Ileana prepararsi a dovere, in quanto il suo corpo era di per sé pronto per donare piacere alla vista e suscitare reazioni erotiche.
Almeno per lui, quella massa di capelli neri su quello sguardo, avevano il potere di farglielo diventare duro, riscoprendo il piacere di avere una persona schiava, oltre che un corpo a disposizione.
Una volta pronta, lavata, profumata e leggermente truccata in volto, quel tanto da sembrare cosa naturale, la fece sistemare sul tappeto in ginocchio, in attesa.
Le mise ceppi composti da bracciali e cavigliere, uniti a coppie da una catena abbastanza spessa da generare la sensazione di forza e robustezza della sua schiavitù.
Ai capezzoli appose due morsetti leggeri, uniti da una catenella, così da esibire la tua totale devozione, anche nel dolore, ai Padroni che l’avrebbero presa.
I capelli erano spettinati ad arte, giusto per dare quella stonatura in un insieme di per sé perfetto, che avrebbe reso ancor più reale la sua eccitante schiavitù.
Nel vederla inginocchiata, incatenata e così perfetta, Alfio ebbe una subitanea reazione che lo portò ad eccitarsi.
Non la fece avvicinare a sé, preferendo essere lui ad andare da lei per poterle scopare la bocca mentre, in piedi, poteva vederla dall’alto.
Ileana ubbidì ad un ordine tacito. Estrasse il cazzo dai suoi pantaloni riuscendo, forse appositamente, a generare eccitante rumore con la catena che univa i polsi.
Alfio le penetrò la bocca e decise di affidarsi alle sue cure, avendo già dimostrato di possedere abilità.
Il lavoro della donna venne interrotto quando il Padrone le impugnò i capelli, per divenire il regista del movimento della testa sul suo cazzo, spingendo in fondo, fino a provare ulteriore eccitazione per i suoi sforzi che, nei movimenti, procurarono ulteriore rumore di catene.
Non aveva intenzione, quando aveva iniziato, di raggiungere l’orgasmo. Tuttavia decise di non fermarsi quando si sentì avvicinare al punto di non ritorno. Stringendo la testa le fece capire di muovere lingua e bocca, concentrandosi sul suo piacere.
Era bella, bellissima, con il viso appena truccato e quei capelli ora non più solo spettinati ad arte, ma anche dal suo desiderio.
Diversamente dal suo solito, al momento del culmine del suo piacere, estrasse il cazzo e, nel tenerle ferma la testa, le godette sul viso rovinando il trucco.
“Vai a sistemarti nuovamente”.
Osservò la schiava muoversi a quattro zampe sul tappeto. Lui andò a sedersi in poltrona per aspettare l’arrivo dei Padroni che avrebbero, finalmente, preso quella donna.
7
voti
voti
valutazione
7
7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Avventura folle (parte 7)racconto sucessivo
Avventura folle (parte 9)
Commenti dei lettori al racconto erotico