Avventura folle (parte 6)
di
Kugher
genere
sadomaso
La schiava aveva appena portato all’orgasmo il Padrone solo con il lavoro della lingua. Alfio le trattenne la testa contro il pube anche dopo avere goduto nella sua bocca, così che la schiava potesse raccogliere le ultime gocce di sperma, mentre il sesso ritornava in posizione normale.
Il Padrone si accorse che, oltre a tenerlo dentro di sé, lo accarezzava piano con la lingua per pulirlo, in modo che non vi fossero tracce di liquido che potessero sporcare l’intimo.
Dalla posizione comoda la guardò nuovamente negli occhi, cercando il suo sguardo che venne alzato poco dopo aver ingoiato lo sperma. Il Padrone lesse la ricerca della conferma della sua soddisfazione. Infatti, trovatala, lo sguardo della schiava si abbassò, restando in attesa di ricevere l’ordine di liberare il cazzo.
Alfio fu pervaso da una sorta di rilassamento che difficilmente provava quando usava le schiave al solo fine di svuotarsi i coglioni.
Aveva avvertito che quella volta sarebbe stato diverso e non fu deluso.
Non voleva però che la cosa andasse oltre al mero uso sessuale.
Nello studiare la cliente, aveva fatto ricerche approfondite, come suo solito, al solo fine di dare il miglior servizio per tutti, così da non trovarsi di fronte a sorprese per persone non affidabili.
Su quella schiava, che dopo l’orgasmo aveva spinto a terra per posarle sopra un piede e rilassarsi, non aveva trovato nulla sui social. Questi, ormai, costituivano la fonte primaria per la raccolta di informazioni. Da lì era possibile vedere le amicizie, i pensieri, le frequentazioni e lo stile di vita.
Il sito del Tribunale restituiva semplicemente l’informazione che era un Sostituto Procuratore, ma nulla più.
Cercò ancora in rete e cominciò a trovare informazioni sui siti dei quotidiani. Tornando indietro nel tempo, aveva scoperto che era stata occupata in indagini di mafia, con notevoli successi.
Aveva così cercato interviste, apparizioni pubbliche sui siti delle emittenti. L’aveva ascoltata trovando una persona competente, preparata, attenta e decisa, ma sempre con quella voce morbida che aveva imparato ad apprezzare.
Gli apparve naturale il rispetto che iniziò a provare, al punto da sentirsi quasi in soggezione per la qualità umana e professionale di quella donna, che gli aveva appena procurato un orgasmo stando in ginocchio e che, in quel momento, si trovava sotto i suoi piedi.
La cosa non gli piacque in quanto non professionale. Non si faceva mai influenzare dalla posizione sociale dei suoi clienti, ma per quella donna era stato diverso.
La cosa iniziò a dargli fastidio ed ebbe bisogno di dimostrare, più a sé stesso che a lei, che lui era il Padrone e lei, invece, solo un oggetto.
Col piede la allontanò. Le mise un collare al quale attaccò il guinzaglio e si diresse verso la porta.
La schiava cercò di alzarsi per seguirlo. Solitamente non aveva nulla incontrario a farsi seguire dalla schiava che cammina, seppur tenuta al guinzaglio. Nel suo caso, invece, pretese che stesse a quattro zampe.
Stava infatti curando i suoi movimenti e non appena si accorse che stava per alzarsi, col piede la spinse a terra.
“Cammina come i cani”.
Con la tentazione, vinta, di girarsi a guardarla mentre lo seguiva, si diresse verso l’esterno.
La difficoltà per la schiava nel muoversi carponi sulla terra battuta, in parte ripristinò in Alfio quell’equilibrio che aveva sentito compromesso.
Il Padrone si fermò a parlare con l’uomo che Ileana, al suo arrivo nella struttura, aveva visto guidare il calesse trainato da due schiave.
La donna rimase ferma al suo fianco sentendo i loro dialoghi.
L’uomo era soddisfatto per la prestazione delle due cavalle che stava tenendo per le briglie ancora attaccate al morso.
Erano evidentemente affaticate in quanto la corsa doveva essere stata faticosa.
L’uomo si stava dirigendo verso uno degli appartamenti nell’edificio in fondo al cortile che Ileana aveva notato e che, evidentemente, serviva per ospitare i Padroni.
Mentre i due parlavano, Ileana aveva fastidio alle ginocchia e alle mani, posate sulla terra battuta.
Era irrequieta perché non trovava la posizione indolore. Appena uscita da casa in quella posizione aveva sperato, percorsi i primi metri, di arrivare il prima possibile nel luogo a lei destinato.
“Ferma!”.
Il Padrone, infastidito dal suo movimento, le aveva dato un colpo col manico del guinzaglio, come fosse una frusta, sulle natiche.
“A cuccia”.
La schiava fu quasi grata al Padrone per averle consentito di accucciarsi a terra, ai suoi piedi, in una posizione che, almeno, distribuiva su tutto il corpo, in parti più morbide, il fastidio che la terra battuta del cortile le stava procurando.
“Fin dove è andato oggi?”
“Al laghetto e ritorno. Le ho fatte correre un po’ ma se la son cavata bene. Domani farò un giro più lungo”.
“Le porta lei alle stalle per la notte?”
“Sì, non si preoccupi. Adesso me le porto in camera. Pensavo di portarne solo una nelle stalle e l’altra la tengo su”.
“Va bene. Buona serata”.
Il Padrone diede uno strattone al guinzaglio per far capire alla schiava che avrebbe dovuto riprendere il cammino.
Ileana si voltò a guardare l’altro uomo che teneva per le briglie le due ragazze, le cui schiene erano segnate dai colpi di frusta utili per incitarle alla velocità.
Il Padrone si accorse che, oltre a tenerlo dentro di sé, lo accarezzava piano con la lingua per pulirlo, in modo che non vi fossero tracce di liquido che potessero sporcare l’intimo.
Dalla posizione comoda la guardò nuovamente negli occhi, cercando il suo sguardo che venne alzato poco dopo aver ingoiato lo sperma. Il Padrone lesse la ricerca della conferma della sua soddisfazione. Infatti, trovatala, lo sguardo della schiava si abbassò, restando in attesa di ricevere l’ordine di liberare il cazzo.
Alfio fu pervaso da una sorta di rilassamento che difficilmente provava quando usava le schiave al solo fine di svuotarsi i coglioni.
Aveva avvertito che quella volta sarebbe stato diverso e non fu deluso.
Non voleva però che la cosa andasse oltre al mero uso sessuale.
Nello studiare la cliente, aveva fatto ricerche approfondite, come suo solito, al solo fine di dare il miglior servizio per tutti, così da non trovarsi di fronte a sorprese per persone non affidabili.
Su quella schiava, che dopo l’orgasmo aveva spinto a terra per posarle sopra un piede e rilassarsi, non aveva trovato nulla sui social. Questi, ormai, costituivano la fonte primaria per la raccolta di informazioni. Da lì era possibile vedere le amicizie, i pensieri, le frequentazioni e lo stile di vita.
Il sito del Tribunale restituiva semplicemente l’informazione che era un Sostituto Procuratore, ma nulla più.
Cercò ancora in rete e cominciò a trovare informazioni sui siti dei quotidiani. Tornando indietro nel tempo, aveva scoperto che era stata occupata in indagini di mafia, con notevoli successi.
Aveva così cercato interviste, apparizioni pubbliche sui siti delle emittenti. L’aveva ascoltata trovando una persona competente, preparata, attenta e decisa, ma sempre con quella voce morbida che aveva imparato ad apprezzare.
Gli apparve naturale il rispetto che iniziò a provare, al punto da sentirsi quasi in soggezione per la qualità umana e professionale di quella donna, che gli aveva appena procurato un orgasmo stando in ginocchio e che, in quel momento, si trovava sotto i suoi piedi.
La cosa non gli piacque in quanto non professionale. Non si faceva mai influenzare dalla posizione sociale dei suoi clienti, ma per quella donna era stato diverso.
La cosa iniziò a dargli fastidio ed ebbe bisogno di dimostrare, più a sé stesso che a lei, che lui era il Padrone e lei, invece, solo un oggetto.
Col piede la allontanò. Le mise un collare al quale attaccò il guinzaglio e si diresse verso la porta.
La schiava cercò di alzarsi per seguirlo. Solitamente non aveva nulla incontrario a farsi seguire dalla schiava che cammina, seppur tenuta al guinzaglio. Nel suo caso, invece, pretese che stesse a quattro zampe.
Stava infatti curando i suoi movimenti e non appena si accorse che stava per alzarsi, col piede la spinse a terra.
“Cammina come i cani”.
Con la tentazione, vinta, di girarsi a guardarla mentre lo seguiva, si diresse verso l’esterno.
La difficoltà per la schiava nel muoversi carponi sulla terra battuta, in parte ripristinò in Alfio quell’equilibrio che aveva sentito compromesso.
Il Padrone si fermò a parlare con l’uomo che Ileana, al suo arrivo nella struttura, aveva visto guidare il calesse trainato da due schiave.
La donna rimase ferma al suo fianco sentendo i loro dialoghi.
L’uomo era soddisfatto per la prestazione delle due cavalle che stava tenendo per le briglie ancora attaccate al morso.
Erano evidentemente affaticate in quanto la corsa doveva essere stata faticosa.
L’uomo si stava dirigendo verso uno degli appartamenti nell’edificio in fondo al cortile che Ileana aveva notato e che, evidentemente, serviva per ospitare i Padroni.
Mentre i due parlavano, Ileana aveva fastidio alle ginocchia e alle mani, posate sulla terra battuta.
Era irrequieta perché non trovava la posizione indolore. Appena uscita da casa in quella posizione aveva sperato, percorsi i primi metri, di arrivare il prima possibile nel luogo a lei destinato.
“Ferma!”.
Il Padrone, infastidito dal suo movimento, le aveva dato un colpo col manico del guinzaglio, come fosse una frusta, sulle natiche.
“A cuccia”.
La schiava fu quasi grata al Padrone per averle consentito di accucciarsi a terra, ai suoi piedi, in una posizione che, almeno, distribuiva su tutto il corpo, in parti più morbide, il fastidio che la terra battuta del cortile le stava procurando.
“Fin dove è andato oggi?”
“Al laghetto e ritorno. Le ho fatte correre un po’ ma se la son cavata bene. Domani farò un giro più lungo”.
“Le porta lei alle stalle per la notte?”
“Sì, non si preoccupi. Adesso me le porto in camera. Pensavo di portarne solo una nelle stalle e l’altra la tengo su”.
“Va bene. Buona serata”.
Il Padrone diede uno strattone al guinzaglio per far capire alla schiava che avrebbe dovuto riprendere il cammino.
Ileana si voltò a guardare l’altro uomo che teneva per le briglie le due ragazze, le cui schiene erano segnate dai colpi di frusta utili per incitarle alla velocità.
1
9
voti
voti
valutazione
6.8
6.8
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Avventura folle (parte 5)racconto sucessivo
Avventura folle (parte 7)
Commenti dei lettori al racconto erotico