Una sera a teatro (parte 1) - versione femminile

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genere
tradimenti

(Punto di vista femminile del racconto https://www.eroticiracconti.it/racconto/108932-una-sera-a-teatro-parte-1 magistralmente scritto da Shadowline, che ringrazio per l'ispirazione)

La magia del teatro. Amo da sempre ritagliarmi del tempo per riconnettere anima e corpo a un'arte così intima, introspettiva.

Pirandello poi lo adoro, così evocativo nel rappresentare il dramma interiore dei suoi Sei personaggi in cerca di autore.

In quelle due ore il mio mondo si ferma e divento un tutt'uno con quell'ambiente incantato che viene rappresentato.

Quella sera però è accaduto un tipo di magia diverso, che mi ha sorpresa nell'intimo, scuotendomi, e forse ha cambiato per sempre i miei equilibri.

L'atmosfera era sempre la stessa, così come la compagnia. Mio marito magari non apprezza come me questo tipo di performances dal vivo, ma accetta sempre di buon grado di accompagnarmi, perché sa l'emozione che mi suscita e adora vedermi raggiante ed in estasiata contemplazione.

Era appunto iniziato da poco il primo atto e un accidentale contatto con il mio vicino di posto a sinistra, dall'altro lato rispetto a mio marito, aveva distolto per un attimo la mia attenzione dal palco.

I posti a sedere in quel teatro sono abbastanza stretti, e capita sovente che le ginocchia o i gomiti si tocchino.

Però - e in quel momento non me ne ero ancora resa conto - quella sera l'unica casualità che si era verificata era stata quella dell'assegnazione dei posti.

Subito infatti, nello scostarmi da quel contatto improvviso, avevo percepito la forte presenza di chi mi sedeva accanto, non tanto nel mio campo visivo (dato che la luce era, come sempre a teatro, flebile) ma come se avesse vibrato l'aria che ci divideva, una sorta di scossa improvvisa.

Avevo subito fugato quella sensazione, tornando a concentrarmi su una pièce che avevo visto più volte, ma che sempre mi attraeva.

Ecco però, che dopo poco, quel contatto appena impercettibile, aveva rifatto un timido ma insistente capolino sulla mia gamba, e nel buio della sala avevo avuto come l'impressione che la punta delle dita del mio vicino mi avessero soavemente accarezzato quella zona molto sensibile che si trova all'estremità del ginocchio, che, se toccata, emana impulsi nervosi fino al cervello.

Ma non poteva essere possibile, che uno spettatore sconosciuto fosse così sfacciato dal compiere una mossa così audace!

Nel ritrarmi, nuovamente, mi ero tuttavia sorpresa di me stessa perché, invece che irrigidirmi, a quel secondo fortuito tocco, mi ero sentita come pervasa dentro da un moto di curiosità, nel voler scoprire chi si nascondesse nella penombra.

L'oscurità e il non poter voltare la testa ahimè non potevano far altro che accrescere l'alone di mistero dietro cui si nascondeva quest'ennesimo personaggio, non protagonista sul palco, ma entrato prepotentemente nella mia immaginazione.

Da quel momento ho provato invano a concentrarmi di nuovo, come stranamente continuava a fare mio marito, sullo spettacolo, ma ormai la mia mente vagava come rapita dal desiderio di ricalamitare l'attenzione di un nuovo fugace tocco segreto.

Nonostante quindi avessi prima ritratto la gamba, adesso il mio corpo era come guidato da un moto di attrazione inconscia che sperava di essere nuovamente sfiorato.

Avrei dovuto provare vergogna in quel momento, e invece no, mi sentivo incomprensibilmente bramosa di quella quasi impercettibile ma elettrizzante attenzione.

Il terzo e definitivamente più pesante tocco non tardò ad arrivare, reiterato, con il dorso della mano, una vera e propria carezza... e nonostante la razionalità mi aveva costretto nuovamente a un allontanamento, lo avevo ahimè fatto con quell'attimo di ritardo che denotava indecisione nell'agire, attrazione e repulsione che danzavano ormai sulla linea delle mie gambe, velate in quelle leggere calze lucenti.

Da quel momento il mio cervello è andato completamente in tilt, e il cuore ha iniziato a rimbombarmi forte dentro, fino a salire in gola, dove la saliva si stava mano a mano azzerando.

La luce in sala all'intervallo aveva infine reso ancora più reale quello che fino a quel momento mi ero sforzata di pensare fosse soltanto una suggestione quasi onirica: quelle dita prima, e quel dorso che mi aveva accarezzata nell'ultimo caldo contatto, appartenevano a un affascinante sconosciuto, che pur seduto accanto a quella che sembrava essere sua moglie, mentre mi alzavo per raggiungere visibilmente scossa la toilette, mi aveva trafitto con uno sguardo che non lasciava scampo ad altre interpretazioni se non a una dichiarazione esplicita di intenti.
scritto il
2025-09-12
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