Suor Matilde e il triangolo proibito
di
Matilde25
genere
trio
Nelle settimane successive al primo incontro clandestino nello studiolo nascosto delle Oblate, il segreto tra Suor Matilde e Daniele si trasformò in una danza pericolosa, un intreccio di sguardi e momenti rubati che scavava solchi profondi nella psiche di Matilde.
Ogni volta che vedeva Daniele seduto ai tavoli della biblioteca, immerso nei suoi studi sul Rinascimento, il cuore le batteva all’impazzata: i suoi capelli scuri arruffati, il fisico muscoloso che si intravedeva sotto la camicia attillata, la mente brillante che la incantava con riflessioni su Brunelleschi o Michelangelo.
Quelle conversazioni, apparentemente innocenti, erano cariche di tensione – un tocco casuale sulla mano mentre gli passava un volume, un sorriso complice che la faceva arrossire sotto l’abito monacale. Dentro di sé, Matilde combatteva un conflitto lacerante: la devozione che l’aveva spinta a prendere i voti si scontrava con un desiderio viscerale, un fuoco che le bruciava il petto e la teneva sveglia la notte, tormentata da immagini di Daniele che la possedeva contro la parete dello studiolo, i suoi affondi ritmici che la facevano gemere.
“Signore, perdonami” pregava in ginocchio nella cappella, le lacrime che le rigavano il viso, ma il suo corpo tradiva la mente, rimuginando a quel piacere proibito che la faceva sentire viva dopo anni di repressione. Ogni incontro con Daniele – una chiacchierata su un affresco, una risata condivisa su un aneddoto storico – era un’agonia dolce, un passo verso il baratro che la spaventava e la eccitava allo stesso tempo, erodendo la sua identità di suora un frammento alla volta, lasciandola dubitare della sua vocazione, del suo posto nel mondo.
Daniele, dal canto suo, era altrettanto intrappolato in un vortice psicologico che lo consumava dall’interno. La giovane suora, con le sue gambe affusolate e gli occhi castani che lo fissavano con un misto di innocenza e desiderio represso, lo ossessionava nei momenti di solitudine.
Non era solo attrazione fisica: Matilde rappresentava un mistero, una sfida proibita, una tentazione che lo spingeva a mettere in discussione la sua vita ordinata di studente, i suoi valori morali ereditati da una famiglia cattolica.
Ogni volta che lei gli si avvicinava con un nuovo pretesto – un consiglio su un testo, un’osservazione su un dipinto – sentiva il cuore accelerare, il sangue che gli pulsava nelle vene, il desiderio di sfiorarla che lo consumava come un demone interiore. Ma c’era di più: la consapevolezza di star giocando con il fuoco, di violare un confine sacro, lo faceva dubitare di sé stesso, lo tormentava con sensi di colpa che lo assalivano la notte, quando riviveva mentalmente i loro amplessi, il modo in cui Matilde si abbandonava a lui con un misto di resistenza e resa. “Cosa sto diventando? Un mostro che corrompe la purezza?” si chiedeva nelle sue stanze solitarie, fissando il soffitto, il corpo teso dall’eccitazione repressa.
Eppure, tornava ogni giorno in biblioteca, incapace di resistere, come un falco attratto da una fiamma che poteva bruciarlo, il suo animo diviso tra l’euforia del proibito e il terrore delle conseguenze eterne.
Nel frattempo, le notti tra Suor Matilde e Suor Maria Teresa si trasformarono in un rifugio di passione e confessione, un luogo dove il loro legame si intrecciava con un tormento psicologico sempre più profondo, un equilibrio precario tra amore sororale e ossessione condivisa.
Nella cella di Maria Teresa, illuminata solo dalla luce fioca di una candela che proiettava ombre danzanti sulle pareti affrescate con scene bibliche – un crocifisso che sembrava giudicarle dal comodino – le due si abbandonavano a carezze lente e affettuose, i corpi che si intrecciavano in un ritmo dolce, quasi liturgico, ma carico di un’intensità che le dilaniava.
Matilde era ossessionata dai seni della consorella, una terza piena, prosperosi e invitanti, con una forma rotonda e soda che sfidava la gravità nonostante i suoi 52 anni, la pelle liscia e pallida come porcellana toscana, venata da sottili linee azzurre che tradivano una vitalità repressa.
Si ergevano fieri sotto l'abito monacale, premendo contro il tessuto nero con una pienezza voluttuosa, morbidi al tatto ma resilienti, come frutti maturi pronti a essere colti, con una leggera asimmetria naturale che aggiungeva un tocco di imperfezione umana – il sinistro leggermente più alto e pieno, creando un'armonia asimmetrica che incantava.
I capezzoli, larghi e rosati come petali di rosa appassiti, si indurivano facilmente al minimo stimolo, ergendosi come piccoli coni sensibili, circondati da areole ampie e irregolari, di un rosa più scuro con minuscole protuberanze che ne accentuavano la trama, sensibili al freddo notturno o a un tocco fugace, pronti a tradire il desiderio interiore che lei combatteva invano.
Maria Teresa, con il suo corpo prosperoso che accoglieva quello slanciato di Matilde in abbracci teneri, guidava ogni tocco con una tenerezza matura, ma il suo animo era un campo di battaglia: il desiderio per Matilde, ormai un’ossessione che le toglieva il sonno, si mescolava a una curiosità bruciante per Daniele, il giovane che aveva scosso la giovane suora, risvegliando in lei ricordi repressi di passioni passate.
Durante i loro amplessi, Maria Teresa interrogava Matilde con una voce carica di eccitazione e gelosia repressa: “Dimmi ancora di lui, sorella... com’è stato sentirlo dentro di te? Raccontami ogni dettaglio, ogni sospiro, ogni contrazione”
Matilde, con le guance in fiamme nel buio, cedeva al richiamo di quelle domande, il suo corpo che rispondeva ai tocchi di Maria Teresa – dita che tracciavano movimenti lenti sui capezzoli induriti, labbra che sfioravano il collo con baci umidi – mentre narrava con voce tremante: “È stato come un’onda travolgente, sorella... le sue mani forti che mi tenevano contro la parete, il suo profumo maschile che mi avvolgeva i sensi, gli affondi decisi che mi facevano perdere la testa, ogni spinta che mi portava più vicina all’abisso, un orgasmo che mi ha spezzata e riempita, lasciandomi vuota e piena allo stesso tempo”
Le parole di Matilde accendevano Maria Teresa come un fuoco interiore, che si mordeva le labbra per reprimere un gemito di invidia mista a desiderio, le dita che scivolavano sul clitoride di Matilde, il suo proprio corpo che si contraeva in spasmi anticipatori: “Oh, Matilde, quel ragazzo ti ha cambiata... immagina se potessimo averlo insieme, le sue mani su di noi, un fuoco maschile che completa il nostro, che scaccia i demoni della solitudine”
Quelle fantasie condivise trasformavano i loro incontri in un crescendo di desiderio e conflitto psicologico, orgasmi simultanei che le scuotevano in un groviglio di sudore e gemiti soffocati, il loro legame che si rafforzava nel peccato, ma che lasciava Maria Teresa con un vuoto crescente, un dubbio sulla sua leadership spirituale, e Matilde con un senso di colpa che la divorava, facendola dubitare della sua redenzione.
Fu in una di queste notti torride, mentre i loro corpi si sfregavano in un ritmo lento e affettuoso – il sudore che le univa, i respiri sincronizzati in un’armonia peccaminosa – che Maria Teresa propose il piano, un’idea che le tormentava l’anima da giorni, un passo irreversibile che poteva unirle o distruggerle. “Sorella, dobbiamo condividerlo” sussurrò con voce tremante di eccitazione e paura, le mani che accarezzavano la schiena nuda di Matilde, sfiorando ogni vertebra come per ancorarsi alla realtà. “Un incontro a tre, nello studiolo, ma lui non deve sapere nulla... lo attireremo lì con una scusa, e lo sorprenderemo con la nostra intimità, un colpo di scena che lo catturerà” Matilde, il cuore che batteva forte contro il petto prosperoso di Maria Teresa, esitò, il suo animo lacerato tra l’eccitazione e il terrore: “Sei sicura, sorella? Il desiderio mi consuma, ma questo... questo potrebbe essere la fine della nostra pace”
Maria Teresa, con gli occhi neri che brillavano di un’intensità ossessiva nel buio, rispose con un sussurro calcolatore, le dita che continuavano a stimolare Matilde per placare la sua ansia: “Gli diremo che c’è una discussione speciale sui suoi studi, un incontro privato con noi due per approfondire un manoscritto sul Duomo, qualcosa che lo intrighi intellettualmente. Quando lui entrerà, ci troverà in effusioni – un bacio, una carezza – un’immagine che lo sconvolgerà e lo ecciterà. Sarà un colpo di scena, vedrai... lo renderà nostro, un’estensione del nostro amore”
Matilde, catturata dall’idea nonostante il panico che le stringeva lo stomaco, sentì un brivido di desiderio e apprensione percorrerle la spina dorsale: “È pericoloso, sorella, mi terrorizza e mi eccita... ma lo voglio, per noi, per scacciare i dubbi che mi assillano”
Pianificarono ogni dettaglio con meticolosità febbrile, le loro voci che si mescolavano nel buio come i loro corpi, i gemiti che si univano alle parole mentre immaginavano Daniele tra loro – le sue mani forti, il suo corpo muscoloso – un triangolo che le avrebbe unite in un’estasi condivisa o precipitate nell’abisso, lasciando entrambe con un tormento psicologico che cresceva come un’ombra sul loro animo.
Il piano prese forma nei giorni successivi, alimentando un’ansia costante in Matilde e Maria Teresa. Matilde, con il cuore in gola e le mani tremanti, avvicinò Daniele durante una pausa in biblioteca, la voce che le usciva incerta: “Vorremmo discutere della tua tesi, Daniele... c’è un manoscritto sul Duomo che suor Maria Teresa vuole approfondire con te. Domani pomeriggio, nello studiolo della sezione archivi, dopo l’orario di chiusura – un incontro privato, solo noi tre” Daniele, ignaro del vero intento, accettò con entusiasmo misto a curiosità, il suo desiderio per Matilde che lo rendeva cieco a ogni sospetto: “Sarà un onore, suor Matilde... non vedo l’ora di condividere idee con voi”
Dentro di sé, però, sentiva un misto di eccitazione e disagio indefinibile, come se intuisse che qualcosa di più grande e pericoloso lo attendesse, un presentimento che lo tenne sveglio la notte, dubitando della sua attrazione per quella vita monastica che lo attirava come un proibito.
La sera successiva, nello studiolo nascosto tra pile di volumi antichi e polverosi, il colpo di scena si compì in un’atmosfera carica di tensione.
Matilde e Maria Teresa arrivarono per prime, il cuore di entrambe che martellava per l’ansia e l’eccitazione repressa. Maria Teresa attirò Matilde in un abbraccio, le labbra che si posavano sulle sue in un bacio affettuoso, le mani che sfioravano la schiena sotto l’abito, un’effusione che dissolveva temporaneamente i loro dubbi interiori.
“Sarà nostro” sussurrò Maria Teresa tra un bacio e l’altro, il suo animo in subbuglio per il rischio. Matilde rispose con passione, il corpo che tremava: “Ho paura, sorella... ma lo voglio”
Quando Daniele aprì la porta, si fermò di colpo, il respiro mozzato: le due suore erano lì, intrecciate in quell'intimità proibita, le labbra unite, le mani che si accarezzavano con tenerezza, i loro abiti leggermente aperti a rivelare scorci di pelle – le curve armoniose di Matilde, il seno generoso di Maria Teresa – un quadro che lo colpì come un fulmine, sconvolgendolo psicologicamente.
Il suo mondo vacillò: shock, eccitazione, confusione si mescolarono in un turbine interiore, il desiderio che gli annebbiava la mente, facendolo dubitare della realtà.
“Cosa... state facendo?” balbettò, il corpo teso, il sangue che gli pulsava nelle vene. Maria Teresa, staccandosi piano da Matilde con un sorriso complice e possessivo, si avvicinò a lui, gli occhi neri che lo fissavano intensamente:
“Non temere, Daniele... è il nostro invito. Vogliamo condividere questo fuoco con te, un segreto che ci unisce”
Matilde, arrossendo ma decisa, gli prese la mano tremante: “Lasciati andare, ti prego... è ciò che desideriamo ciò che desideri anche tu”
Daniele, sopraffatto dall’immagine che gli si era impressa nella mente, sentì il conflitto interiore esplodere – morale contro desiderio, paura contro attrazione – ma la vista delle due suore, unite in quel modo intimo, lo travolse, erodendo le sue resistenze un frammento alla volta.
Maria Teresa prese l’iniziativa, orchestrando ogni movimento con una sicurezza che mascherava il suo tormento interiore, il dubbio sulla sua anima che la dilaniava. Si avvicinò a Daniele, le sue mani esperte che sfioravano il suo petto muscoloso attraverso la camicia, un tocco elettrico che lo fece tremare. “Sei così forte, così vivo... lasciaci scoprire di più” sussurrò, slacciando lentamente i bottoni uno a uno, le dita che tracciavano linee sulla pelle calda che si rivelava, esponendo il torace scolpito, i muscoli che guizzavano al suo tocco.
Matilde, con il cuore che le martellava nel petto, si unì da dietro, le sue mani tremanti che accarezzavano la schiena di Daniele, aiutandolo a sfilare la camicia dalle spalle larghe, il tessuto che scivolava via come un velo di innocenza perduta.
Daniele, ipnotizzato e paralizzato dall’eccitazione crescente, lasciò che lo spogliassero, il suo respiro affannoso che riempiva la stanza, il conflitto psicologico che lo assaliva: “È sbagliato... ma lo voglio” pensava, il corpo che tradiva la mente. Poi, con gesti lenti e reverenziali, Maria Teresa voltò l’attenzione su Matilde: le sue mani slacciarono l’abito monacale della giovane, bottoni che cedevano uno dopo l’altro, rivelando la pelle liscia e pallida, le gambe affusolate che emergevano dal tessuto nero, il fondoschiena armonioso che si offriva alla vista, fino a far scivolare l’abito ai piedi in un mucchio informe.
Matilde, esposta e vulnerabile, sentì un brivido di esposizione psicologica – la sua nudità non solo fisica, ma dell’anima – ma rispose accarezzando Maria Teresa, le dita che slacciavano il suo abito con dolce urgenza, esponendo il seno prosperoso che si ergeva fiero, i capezzoli già induriti dall’eccitazione, la pelle calda e invitante che si rivelava in tutta la sua voluttuosità, l’abito che cadeva come un simbolo di resa.
Infine, unite, spogliarono Daniele completamente: Matilde gli slacciò la cintura con mani esitanti ma determinate, Maria Teresa che abbassava i pantaloni lungo le cosce muscolose, rivelando l’erezione pulsante, il membro eretto che si ergeva fiero, la pelle sensibile che tremava al loro tocco. I tre, ora nudi nella luce fioca dello studiolo, si guardarono con un misto di desiderio e terrore interiore, i corpi esposti come le loro anime, pronti per l’abisso.
La scena si evolse in un amplesso minuzioso e magistralmente intrecciato, un turbine di sensazioni che li consumava psicologicamente e fisicamente.
Maria Teresa, con la sua esperienza repressa che ora erompeva, diresse il flusso con tenerezza dominante: spinse Matilde al centro, sdraiandola sul tappeto polveroso tra i libri antichi, le gambe aperte in un invito vulnerabile. Daniele, ancora sconvolto dal colpo di scena, si inginocchiò tra le cosce di Matilde su indicazione di Maria Teresa, le sue mani forti che accarezzavano la pelle liscia delle gambe, tracciando linee lente dalle caviglie ai fianchi, facendola tremare di anticipazione.
“Prendila piano, giovane” mormorò Maria Teresa, posizionandosi accanto, le sue labbra che sfioravano i seni di Matilde, la lingua che danzava attorno ai capezzoli, succhiandoli con delicatezza alternata a morsi leggeri che la facevano inarcare.
Daniele, con il membro eretto che pulsava di desiderio, entrò in Matilde con un affondo controllato, sentendo i muscoli interni di lei stringersi attorno a lui in contrazioni ritmiche, un calore umido che lo avvolgeva come un abbraccio proibito, ogni spinta che lo portava più profondo, i gemiti di Matilde che echeggiavano nel suo animo.
Matilde, travolta dal piacere doppio – Daniele che la penetrava con ritmi crescenti, ora lenti e profondi, ora più rapidi e decisi, colpendo punti sensibili che la facevano contrarre in spasmi – e Maria Teresa che le stimolava i seni con baci e succhiate, sentì l’orgasmo montare come un’onda inarrestabile, il corpo che si inarcava in un culmine violento, contrazioni interne che stringevano Daniele in ondate pulsanti, un grido soffocato che le sfuggì dalle labbra, lasciandola ansimante e confusa, il senso di colpa che si mescolava all’estasi.
Poi, in un flusso naturale, si scambiarono: Maria Teresa si sdraiò al posto di Matilde, il suo corpo prosperoso che si offriva come un altare, le gambe aperte in un invito possessivo. “Ora tocca a me, Daniele... mostrami il tuo fuoco” sussurrò, guidandolo sopra di sé con mani ferme sui fianchi muscolosi. Daniele, ancora eccitato dal primo amplesso, entrò in lei, sentendo il calore accogliente e umido di Maria Teresa, i muscoli interni che lo stringevano con esperienza, ogni spinta che lo portava a esplorare profondità nuove, il seno prosperoso che rimbalzava al ritmo, i capezzoli che sfregavano contro il suo petto.
Matilde, recuperando dal suo orgasmo, si posizionò a fianco, le dita che accarezzavano il clitoride di Maria Teresa con movimenti precisi, la lingua che le sfiorava il collo e l’orecchio, sussurrando parole affettuose che amplificavano il piacere: “Senti come ti riempie, sorella... è nostro”
Maria Teresa, travolta dalle sensazioni, con Daniele che con affondi sempre più profondi la facevano gemere, colpendo il suo punto più sensibile, e Matilde che la stimolava con tocchi esperti – sentì l’orgasmo avvicinarsi come un turbine, il corpo che si contraeva in spasmi violenti, contrazioni interne che stringevano Daniele in ritmi pulsanti, un culmine estatico che la lasciò ansimante, il sudore che le imperlava la fronte e il petto, il suo animo lacerato dall’appagamento e dal rimpianto.
Non contenti, prolungarono l’amplesso in posizioni più intima: le due suore si disposero in un sandwich attorno a Daniele, i corpi che si sfregavano contro di lui in un groviglio carnale.
Matilde si posizionò sopra il giovane, cavalcandolo con movimenti ondulanti, il membro che entrava e usciva ritmicamente, i suoi muscoli interni che lo stringevano in contrazioni volontarie, mentre Maria Teresa si strofinava contro il suo fianco, il clitoride che sfregava contro la coscia muscolosa di lui, le mani che accarezzavano i seni di Matilde. Daniele, al centro, sentiva il piacere multiplo – Matilde che lo cavalcava con passione crescente, ogni discesa che lo portava più profondo, e Maria Teresa che gemeva al suo fianco – le sue mani che esploravano entrambi i corpi, accarezzando le curve, stringendo i fianchi.
I ritmi si sincronizzarono in un turbine: affondi, sfregamenti, carezze che si intrecciavano, orgasmi simultanei che li travolsero. Matilde che si contraeva attorno a lui in ondate violente, Maria Teresa che tremava in spasmi estatici contro la sua pelle, Daniele che raggiungeva il culmine in un’eruzione calda dentro Matilde, il sudore che li univa in un abbraccio appiccicoso, gemiti soffocati che rimbombavano nello studiolo come preghiere profane.
Rimasero lì, ansimanti tra i libri antichi, le menti turbate dal peso psicologico di ciò che avevano fatto. Matilde sussurrò: “Cosa siamo diventate?” Maria Teresa, baciandoli entrambi, rispose: “Unite nel nostro desiderio”
Daniele, sconvolto ma catturato, annuì in silenzio, e il suo animo fu cambiato per sempre.
Ogni volta che vedeva Daniele seduto ai tavoli della biblioteca, immerso nei suoi studi sul Rinascimento, il cuore le batteva all’impazzata: i suoi capelli scuri arruffati, il fisico muscoloso che si intravedeva sotto la camicia attillata, la mente brillante che la incantava con riflessioni su Brunelleschi o Michelangelo.
Quelle conversazioni, apparentemente innocenti, erano cariche di tensione – un tocco casuale sulla mano mentre gli passava un volume, un sorriso complice che la faceva arrossire sotto l’abito monacale. Dentro di sé, Matilde combatteva un conflitto lacerante: la devozione che l’aveva spinta a prendere i voti si scontrava con un desiderio viscerale, un fuoco che le bruciava il petto e la teneva sveglia la notte, tormentata da immagini di Daniele che la possedeva contro la parete dello studiolo, i suoi affondi ritmici che la facevano gemere.
“Signore, perdonami” pregava in ginocchio nella cappella, le lacrime che le rigavano il viso, ma il suo corpo tradiva la mente, rimuginando a quel piacere proibito che la faceva sentire viva dopo anni di repressione. Ogni incontro con Daniele – una chiacchierata su un affresco, una risata condivisa su un aneddoto storico – era un’agonia dolce, un passo verso il baratro che la spaventava e la eccitava allo stesso tempo, erodendo la sua identità di suora un frammento alla volta, lasciandola dubitare della sua vocazione, del suo posto nel mondo.
Daniele, dal canto suo, era altrettanto intrappolato in un vortice psicologico che lo consumava dall’interno. La giovane suora, con le sue gambe affusolate e gli occhi castani che lo fissavano con un misto di innocenza e desiderio represso, lo ossessionava nei momenti di solitudine.
Non era solo attrazione fisica: Matilde rappresentava un mistero, una sfida proibita, una tentazione che lo spingeva a mettere in discussione la sua vita ordinata di studente, i suoi valori morali ereditati da una famiglia cattolica.
Ogni volta che lei gli si avvicinava con un nuovo pretesto – un consiglio su un testo, un’osservazione su un dipinto – sentiva il cuore accelerare, il sangue che gli pulsava nelle vene, il desiderio di sfiorarla che lo consumava come un demone interiore. Ma c’era di più: la consapevolezza di star giocando con il fuoco, di violare un confine sacro, lo faceva dubitare di sé stesso, lo tormentava con sensi di colpa che lo assalivano la notte, quando riviveva mentalmente i loro amplessi, il modo in cui Matilde si abbandonava a lui con un misto di resistenza e resa. “Cosa sto diventando? Un mostro che corrompe la purezza?” si chiedeva nelle sue stanze solitarie, fissando il soffitto, il corpo teso dall’eccitazione repressa.
Eppure, tornava ogni giorno in biblioteca, incapace di resistere, come un falco attratto da una fiamma che poteva bruciarlo, il suo animo diviso tra l’euforia del proibito e il terrore delle conseguenze eterne.
Nel frattempo, le notti tra Suor Matilde e Suor Maria Teresa si trasformarono in un rifugio di passione e confessione, un luogo dove il loro legame si intrecciava con un tormento psicologico sempre più profondo, un equilibrio precario tra amore sororale e ossessione condivisa.
Nella cella di Maria Teresa, illuminata solo dalla luce fioca di una candela che proiettava ombre danzanti sulle pareti affrescate con scene bibliche – un crocifisso che sembrava giudicarle dal comodino – le due si abbandonavano a carezze lente e affettuose, i corpi che si intrecciavano in un ritmo dolce, quasi liturgico, ma carico di un’intensità che le dilaniava.
Matilde era ossessionata dai seni della consorella, una terza piena, prosperosi e invitanti, con una forma rotonda e soda che sfidava la gravità nonostante i suoi 52 anni, la pelle liscia e pallida come porcellana toscana, venata da sottili linee azzurre che tradivano una vitalità repressa.
Si ergevano fieri sotto l'abito monacale, premendo contro il tessuto nero con una pienezza voluttuosa, morbidi al tatto ma resilienti, come frutti maturi pronti a essere colti, con una leggera asimmetria naturale che aggiungeva un tocco di imperfezione umana – il sinistro leggermente più alto e pieno, creando un'armonia asimmetrica che incantava.
I capezzoli, larghi e rosati come petali di rosa appassiti, si indurivano facilmente al minimo stimolo, ergendosi come piccoli coni sensibili, circondati da areole ampie e irregolari, di un rosa più scuro con minuscole protuberanze che ne accentuavano la trama, sensibili al freddo notturno o a un tocco fugace, pronti a tradire il desiderio interiore che lei combatteva invano.
Maria Teresa, con il suo corpo prosperoso che accoglieva quello slanciato di Matilde in abbracci teneri, guidava ogni tocco con una tenerezza matura, ma il suo animo era un campo di battaglia: il desiderio per Matilde, ormai un’ossessione che le toglieva il sonno, si mescolava a una curiosità bruciante per Daniele, il giovane che aveva scosso la giovane suora, risvegliando in lei ricordi repressi di passioni passate.
Durante i loro amplessi, Maria Teresa interrogava Matilde con una voce carica di eccitazione e gelosia repressa: “Dimmi ancora di lui, sorella... com’è stato sentirlo dentro di te? Raccontami ogni dettaglio, ogni sospiro, ogni contrazione”
Matilde, con le guance in fiamme nel buio, cedeva al richiamo di quelle domande, il suo corpo che rispondeva ai tocchi di Maria Teresa – dita che tracciavano movimenti lenti sui capezzoli induriti, labbra che sfioravano il collo con baci umidi – mentre narrava con voce tremante: “È stato come un’onda travolgente, sorella... le sue mani forti che mi tenevano contro la parete, il suo profumo maschile che mi avvolgeva i sensi, gli affondi decisi che mi facevano perdere la testa, ogni spinta che mi portava più vicina all’abisso, un orgasmo che mi ha spezzata e riempita, lasciandomi vuota e piena allo stesso tempo”
Le parole di Matilde accendevano Maria Teresa come un fuoco interiore, che si mordeva le labbra per reprimere un gemito di invidia mista a desiderio, le dita che scivolavano sul clitoride di Matilde, il suo proprio corpo che si contraeva in spasmi anticipatori: “Oh, Matilde, quel ragazzo ti ha cambiata... immagina se potessimo averlo insieme, le sue mani su di noi, un fuoco maschile che completa il nostro, che scaccia i demoni della solitudine”
Quelle fantasie condivise trasformavano i loro incontri in un crescendo di desiderio e conflitto psicologico, orgasmi simultanei che le scuotevano in un groviglio di sudore e gemiti soffocati, il loro legame che si rafforzava nel peccato, ma che lasciava Maria Teresa con un vuoto crescente, un dubbio sulla sua leadership spirituale, e Matilde con un senso di colpa che la divorava, facendola dubitare della sua redenzione.
Fu in una di queste notti torride, mentre i loro corpi si sfregavano in un ritmo lento e affettuoso – il sudore che le univa, i respiri sincronizzati in un’armonia peccaminosa – che Maria Teresa propose il piano, un’idea che le tormentava l’anima da giorni, un passo irreversibile che poteva unirle o distruggerle. “Sorella, dobbiamo condividerlo” sussurrò con voce tremante di eccitazione e paura, le mani che accarezzavano la schiena nuda di Matilde, sfiorando ogni vertebra come per ancorarsi alla realtà. “Un incontro a tre, nello studiolo, ma lui non deve sapere nulla... lo attireremo lì con una scusa, e lo sorprenderemo con la nostra intimità, un colpo di scena che lo catturerà” Matilde, il cuore che batteva forte contro il petto prosperoso di Maria Teresa, esitò, il suo animo lacerato tra l’eccitazione e il terrore: “Sei sicura, sorella? Il desiderio mi consuma, ma questo... questo potrebbe essere la fine della nostra pace”
Maria Teresa, con gli occhi neri che brillavano di un’intensità ossessiva nel buio, rispose con un sussurro calcolatore, le dita che continuavano a stimolare Matilde per placare la sua ansia: “Gli diremo che c’è una discussione speciale sui suoi studi, un incontro privato con noi due per approfondire un manoscritto sul Duomo, qualcosa che lo intrighi intellettualmente. Quando lui entrerà, ci troverà in effusioni – un bacio, una carezza – un’immagine che lo sconvolgerà e lo ecciterà. Sarà un colpo di scena, vedrai... lo renderà nostro, un’estensione del nostro amore”
Matilde, catturata dall’idea nonostante il panico che le stringeva lo stomaco, sentì un brivido di desiderio e apprensione percorrerle la spina dorsale: “È pericoloso, sorella, mi terrorizza e mi eccita... ma lo voglio, per noi, per scacciare i dubbi che mi assillano”
Pianificarono ogni dettaglio con meticolosità febbrile, le loro voci che si mescolavano nel buio come i loro corpi, i gemiti che si univano alle parole mentre immaginavano Daniele tra loro – le sue mani forti, il suo corpo muscoloso – un triangolo che le avrebbe unite in un’estasi condivisa o precipitate nell’abisso, lasciando entrambe con un tormento psicologico che cresceva come un’ombra sul loro animo.
Il piano prese forma nei giorni successivi, alimentando un’ansia costante in Matilde e Maria Teresa. Matilde, con il cuore in gola e le mani tremanti, avvicinò Daniele durante una pausa in biblioteca, la voce che le usciva incerta: “Vorremmo discutere della tua tesi, Daniele... c’è un manoscritto sul Duomo che suor Maria Teresa vuole approfondire con te. Domani pomeriggio, nello studiolo della sezione archivi, dopo l’orario di chiusura – un incontro privato, solo noi tre” Daniele, ignaro del vero intento, accettò con entusiasmo misto a curiosità, il suo desiderio per Matilde che lo rendeva cieco a ogni sospetto: “Sarà un onore, suor Matilde... non vedo l’ora di condividere idee con voi”
Dentro di sé, però, sentiva un misto di eccitazione e disagio indefinibile, come se intuisse che qualcosa di più grande e pericoloso lo attendesse, un presentimento che lo tenne sveglio la notte, dubitando della sua attrazione per quella vita monastica che lo attirava come un proibito.
La sera successiva, nello studiolo nascosto tra pile di volumi antichi e polverosi, il colpo di scena si compì in un’atmosfera carica di tensione.
Matilde e Maria Teresa arrivarono per prime, il cuore di entrambe che martellava per l’ansia e l’eccitazione repressa. Maria Teresa attirò Matilde in un abbraccio, le labbra che si posavano sulle sue in un bacio affettuoso, le mani che sfioravano la schiena sotto l’abito, un’effusione che dissolveva temporaneamente i loro dubbi interiori.
“Sarà nostro” sussurrò Maria Teresa tra un bacio e l’altro, il suo animo in subbuglio per il rischio. Matilde rispose con passione, il corpo che tremava: “Ho paura, sorella... ma lo voglio”
Quando Daniele aprì la porta, si fermò di colpo, il respiro mozzato: le due suore erano lì, intrecciate in quell'intimità proibita, le labbra unite, le mani che si accarezzavano con tenerezza, i loro abiti leggermente aperti a rivelare scorci di pelle – le curve armoniose di Matilde, il seno generoso di Maria Teresa – un quadro che lo colpì come un fulmine, sconvolgendolo psicologicamente.
Il suo mondo vacillò: shock, eccitazione, confusione si mescolarono in un turbine interiore, il desiderio che gli annebbiava la mente, facendolo dubitare della realtà.
“Cosa... state facendo?” balbettò, il corpo teso, il sangue che gli pulsava nelle vene. Maria Teresa, staccandosi piano da Matilde con un sorriso complice e possessivo, si avvicinò a lui, gli occhi neri che lo fissavano intensamente:
“Non temere, Daniele... è il nostro invito. Vogliamo condividere questo fuoco con te, un segreto che ci unisce”
Matilde, arrossendo ma decisa, gli prese la mano tremante: “Lasciati andare, ti prego... è ciò che desideriamo ciò che desideri anche tu”
Daniele, sopraffatto dall’immagine che gli si era impressa nella mente, sentì il conflitto interiore esplodere – morale contro desiderio, paura contro attrazione – ma la vista delle due suore, unite in quel modo intimo, lo travolse, erodendo le sue resistenze un frammento alla volta.
Maria Teresa prese l’iniziativa, orchestrando ogni movimento con una sicurezza che mascherava il suo tormento interiore, il dubbio sulla sua anima che la dilaniava. Si avvicinò a Daniele, le sue mani esperte che sfioravano il suo petto muscoloso attraverso la camicia, un tocco elettrico che lo fece tremare. “Sei così forte, così vivo... lasciaci scoprire di più” sussurrò, slacciando lentamente i bottoni uno a uno, le dita che tracciavano linee sulla pelle calda che si rivelava, esponendo il torace scolpito, i muscoli che guizzavano al suo tocco.
Matilde, con il cuore che le martellava nel petto, si unì da dietro, le sue mani tremanti che accarezzavano la schiena di Daniele, aiutandolo a sfilare la camicia dalle spalle larghe, il tessuto che scivolava via come un velo di innocenza perduta.
Daniele, ipnotizzato e paralizzato dall’eccitazione crescente, lasciò che lo spogliassero, il suo respiro affannoso che riempiva la stanza, il conflitto psicologico che lo assaliva: “È sbagliato... ma lo voglio” pensava, il corpo che tradiva la mente. Poi, con gesti lenti e reverenziali, Maria Teresa voltò l’attenzione su Matilde: le sue mani slacciarono l’abito monacale della giovane, bottoni che cedevano uno dopo l’altro, rivelando la pelle liscia e pallida, le gambe affusolate che emergevano dal tessuto nero, il fondoschiena armonioso che si offriva alla vista, fino a far scivolare l’abito ai piedi in un mucchio informe.
Matilde, esposta e vulnerabile, sentì un brivido di esposizione psicologica – la sua nudità non solo fisica, ma dell’anima – ma rispose accarezzando Maria Teresa, le dita che slacciavano il suo abito con dolce urgenza, esponendo il seno prosperoso che si ergeva fiero, i capezzoli già induriti dall’eccitazione, la pelle calda e invitante che si rivelava in tutta la sua voluttuosità, l’abito che cadeva come un simbolo di resa.
Infine, unite, spogliarono Daniele completamente: Matilde gli slacciò la cintura con mani esitanti ma determinate, Maria Teresa che abbassava i pantaloni lungo le cosce muscolose, rivelando l’erezione pulsante, il membro eretto che si ergeva fiero, la pelle sensibile che tremava al loro tocco. I tre, ora nudi nella luce fioca dello studiolo, si guardarono con un misto di desiderio e terrore interiore, i corpi esposti come le loro anime, pronti per l’abisso.
La scena si evolse in un amplesso minuzioso e magistralmente intrecciato, un turbine di sensazioni che li consumava psicologicamente e fisicamente.
Maria Teresa, con la sua esperienza repressa che ora erompeva, diresse il flusso con tenerezza dominante: spinse Matilde al centro, sdraiandola sul tappeto polveroso tra i libri antichi, le gambe aperte in un invito vulnerabile. Daniele, ancora sconvolto dal colpo di scena, si inginocchiò tra le cosce di Matilde su indicazione di Maria Teresa, le sue mani forti che accarezzavano la pelle liscia delle gambe, tracciando linee lente dalle caviglie ai fianchi, facendola tremare di anticipazione.
“Prendila piano, giovane” mormorò Maria Teresa, posizionandosi accanto, le sue labbra che sfioravano i seni di Matilde, la lingua che danzava attorno ai capezzoli, succhiandoli con delicatezza alternata a morsi leggeri che la facevano inarcare.
Daniele, con il membro eretto che pulsava di desiderio, entrò in Matilde con un affondo controllato, sentendo i muscoli interni di lei stringersi attorno a lui in contrazioni ritmiche, un calore umido che lo avvolgeva come un abbraccio proibito, ogni spinta che lo portava più profondo, i gemiti di Matilde che echeggiavano nel suo animo.
Matilde, travolta dal piacere doppio – Daniele che la penetrava con ritmi crescenti, ora lenti e profondi, ora più rapidi e decisi, colpendo punti sensibili che la facevano contrarre in spasmi – e Maria Teresa che le stimolava i seni con baci e succhiate, sentì l’orgasmo montare come un’onda inarrestabile, il corpo che si inarcava in un culmine violento, contrazioni interne che stringevano Daniele in ondate pulsanti, un grido soffocato che le sfuggì dalle labbra, lasciandola ansimante e confusa, il senso di colpa che si mescolava all’estasi.
Poi, in un flusso naturale, si scambiarono: Maria Teresa si sdraiò al posto di Matilde, il suo corpo prosperoso che si offriva come un altare, le gambe aperte in un invito possessivo. “Ora tocca a me, Daniele... mostrami il tuo fuoco” sussurrò, guidandolo sopra di sé con mani ferme sui fianchi muscolosi. Daniele, ancora eccitato dal primo amplesso, entrò in lei, sentendo il calore accogliente e umido di Maria Teresa, i muscoli interni che lo stringevano con esperienza, ogni spinta che lo portava a esplorare profondità nuove, il seno prosperoso che rimbalzava al ritmo, i capezzoli che sfregavano contro il suo petto.
Matilde, recuperando dal suo orgasmo, si posizionò a fianco, le dita che accarezzavano il clitoride di Maria Teresa con movimenti precisi, la lingua che le sfiorava il collo e l’orecchio, sussurrando parole affettuose che amplificavano il piacere: “Senti come ti riempie, sorella... è nostro”
Maria Teresa, travolta dalle sensazioni, con Daniele che con affondi sempre più profondi la facevano gemere, colpendo il suo punto più sensibile, e Matilde che la stimolava con tocchi esperti – sentì l’orgasmo avvicinarsi come un turbine, il corpo che si contraeva in spasmi violenti, contrazioni interne che stringevano Daniele in ritmi pulsanti, un culmine estatico che la lasciò ansimante, il sudore che le imperlava la fronte e il petto, il suo animo lacerato dall’appagamento e dal rimpianto.
Non contenti, prolungarono l’amplesso in posizioni più intima: le due suore si disposero in un sandwich attorno a Daniele, i corpi che si sfregavano contro di lui in un groviglio carnale.
Matilde si posizionò sopra il giovane, cavalcandolo con movimenti ondulanti, il membro che entrava e usciva ritmicamente, i suoi muscoli interni che lo stringevano in contrazioni volontarie, mentre Maria Teresa si strofinava contro il suo fianco, il clitoride che sfregava contro la coscia muscolosa di lui, le mani che accarezzavano i seni di Matilde. Daniele, al centro, sentiva il piacere multiplo – Matilde che lo cavalcava con passione crescente, ogni discesa che lo portava più profondo, e Maria Teresa che gemeva al suo fianco – le sue mani che esploravano entrambi i corpi, accarezzando le curve, stringendo i fianchi.
I ritmi si sincronizzarono in un turbine: affondi, sfregamenti, carezze che si intrecciavano, orgasmi simultanei che li travolsero. Matilde che si contraeva attorno a lui in ondate violente, Maria Teresa che tremava in spasmi estatici contro la sua pelle, Daniele che raggiungeva il culmine in un’eruzione calda dentro Matilde, il sudore che li univa in un abbraccio appiccicoso, gemiti soffocati che rimbombavano nello studiolo come preghiere profane.
Rimasero lì, ansimanti tra i libri antichi, le menti turbate dal peso psicologico di ciò che avevano fatto. Matilde sussurrò: “Cosa siamo diventate?” Maria Teresa, baciandoli entrambi, rispose: “Unite nel nostro desiderio”
Daniele, sconvolto ma catturato, annuì in silenzio, e il suo animo fu cambiato per sempre.
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