Trasgressione al chiaro di luna nella Monument Valley
di
Matilde25
genere
tradimenti
Finalmente, a distanza di mesi dalla prenotazione di quel viaggio che avevo sempre desiderato fare, era arrivato il grande giorno: quel 31 agosto avevamo finalmente raggiunto, oltrepassando il confine tra l'Arizona e lo Utah, la mitica Monument Valley.
Un'onda di entusiasmo mista commozione mi aveva pervaso quando, scendendo dall'auto, avevo scoperto che ci avevano assegnato un bungalow che si affacciava in prima fila di fronte allo spettacolo delle Three Sisters, uno dei monumenti naturali più iconici di sempre. Il pensiero di trascorrere la notte al loro cospetto mi riempiva corpo e mente di un'impellente eccitazione, che non sapevo come placare.
Già prima di cena, approfittando dell'assenza di mio figlio, indaffarato in bagno sotto la doccia, avevo incitato maliziosamente mio marito a immortalarmi in veranda, ricoperta soltanto da sottile biancheria intima, dandogli le spalle, appoggiata alla ringhiera, ammirando quello spettacolo della natura al tramonto.
Il clima desertico, all'imbrunire, si stava facendo da torrido a frizzantino, tanto che avvertivo sulla pelle quella leggera brezza, che oltre a farmi venire la pelle d'oca, mi aveva fatto drizzare i capezzoli, che sentivo premere turgidi sotto il sottile strato del reggiseno sportivo, che appena ricopriva i miei seni. E proprio in quegli attimi, mentre venivo investita da questo repentino mutamento climatico e di conseguenza corporeo, mentre mio marito scattava ubbidiente le foto richieste, mi ero resa conto che non soltanto la fotocamera stava fissando per sempre nella memoria quei fotogrammi unici, ma anche un paio di occhi curiosi, estasiati, a breve distanza, stavano contemplando altrettanto rapiti quello spettacolo nello spettacolo.
Con la coda dell'occhio avevo percepito la tua presenza, nel bungalow vicino, discretamente affacciato a una finestra laterale, velata da una tenda semitrasparente. E in quel momento, quello sguardo curioso e avvolgente, invece di provocarmi imbarazzo e farmi desistere, mi aveva altresì internamente incitata a esagerare ancora di più la posa, inarcando vistosamente la schiena, facendomi dondolare lentamente le natiche, protese verso quella direzione, strusciando sotto, maliziosamente, tra loro le cosce, l'una contro l'altra.
Il pensiero di uno sconosciuto che mi osserva bramoso da lontano mi ha sempre provocato questo tipo di eccitazione, e la strabiliante coincidenza che succedesse proprio in quel momento, in quella location così suggestiva, mi faceva letteralmente andare fuori di testa.
Con sommo stupore misto piacere avevo riconosciuto quegli stessi occhi, fissi e penetrarti, un'ora dopo, a un tavolo poco distante, a cena. Ammetto che quella sera mi ero vestita e truccata con cura, con la segreta speranza di continuare questo gioco di seduzione discreto ma accattivante, seppur a distanza.
Tornati poi al nostro alloggio avevo cercato invano di prendere sonno, tanto ancora la mia mente e il mio corpo erano pervasi dall'emozione di passare la notte in quel luogo così silenzioso e incontaminato, all'altro capo del mondo. E visto che mio marito e mio figlio, ancora scombussolati dal jetlag, erano crollati subito, avevo deciso, per non disturbarli, di spostarmi in veranda col kindle, nella speranza di stancarmi leggendo.
Per predispormi a una posizione rilassante, mi ero seduta comoda, facendo scivolare il sedere in avanti, fino al bordo della sedia, allungando e incrociando gambe nude in alto, appoggiando le caviglie alla ringhiera, con il kindle appoggiato sulle cosce. Una posa, se ci ripenso, provocante, ma che in quel momento era del tutto naturale, inconsapevole di cosa invece avrebbe provocato di lì a poco.
Non era passato molto tempo infatti che avevo sentito, in quel silenzio assordante, il rumore di passi sommessi, provenire dal bungalow vicino, e distogliendo lo sguardo dallo schermo, girando la testa verso destra, ti avevo visto, seppur nella penombra, finalmente in piedi, nella tua interezza.
Stavi cercando di immortalare, con una macchina fotografica che aveva tutta l'impressione di essere molto professionale, la luna piena e le stelle, che in quel momento ammetto di aver invidiato, da come ti vedevo rapito nel farlo. Eri difatti talmente preso da quel cielo stellato da non avermi minimamente notato, incredibile ma vero!
Mi affascinava tuttavia talmente tanto vederti così impegnato che ho preferito rimanere a contemplarti, aspettando che tu terminassi. E proprio nell'attimo in cui hai abbassato la fotocamera, ho deciso di rompere quel silenzio solenne con un "difficile prendere sonno di fronte a questo spettacolo eh?!"
La mia voce, sbucata dal nulla, ti aveva scosso come uno scoppio improvviso: ti eri girato, di scatto, verso di me, fissandomi stupito, come se avessi interrotto un tuo momento di profonda intimità. Ma poi, subito dopo, riconoscendomi, il tuo sguardo si era come disciolto, facendosi incredibilmente languido.E i tuoi occhi, come calamitati da una forza inesorabile, si erano piantati sulle mie cosce in bella mostra, appoggiate alla ringhiera.
E subito dopo avevo sentito, per la prima e l'ultima volta quella sera, la tua voce calda dire perentoria "sì, è uno spettacolo che non lascia scampo!", continuando a fissarmi prepotentemente le gambe.
Quello che è accaduto subito dopo è avvolto ancora adesso, se ci ripenso, in un'atmosfera onirica, sensazionale. Ricordo solo di aver appoggiato il kindle sul tavolo, e di aver iniziato, in modo del tutto naturale, ad accarezzarmi le cosce con la punta delle dita, con te che seguivi attento e rapito quei miei movimenti così leggeri, quasi fossero una danza. Ricordo di aver dapprima stretto e sfregato le cosce, l'una contro l'altra, fingendo pudore, per poi aprirle e allargarle lentamente, senza smettere di toccarmele, risalendo con le dita piano l'interno della coscia, fino a raggiungere l'inguine. Sempre fissando te, mentre tu, inchiodato, fissavi loro.
Non mi rendo ancora conto se quel mio gioco di seduzione sia durato pochi attimi e diversi minuti, tanto è stato improvvisato quanto normale farlo, in quel momento.
So solo che all'improvviso, come teletrasportata, mi sono come risvegliata non più seduta in quella veranda, ma appoggiata di schiena in un angolo riparato, nel retro del mio bungalow, e le tue mani si erano sostituite alle mie nell'accarezzare, scoprire, esplorare le mie lunghe cosce lisce. E mentre con cura ti applicavi in questa pratica,i nostri sguardi si erano finalmente ritrovati, pieni di una carica erotica che di lì a poco sarebbe esplosa, nel silenzio della Monument Valley.
Un'onda di entusiasmo mista commozione mi aveva pervaso quando, scendendo dall'auto, avevo scoperto che ci avevano assegnato un bungalow che si affacciava in prima fila di fronte allo spettacolo delle Three Sisters, uno dei monumenti naturali più iconici di sempre. Il pensiero di trascorrere la notte al loro cospetto mi riempiva corpo e mente di un'impellente eccitazione, che non sapevo come placare.
Già prima di cena, approfittando dell'assenza di mio figlio, indaffarato in bagno sotto la doccia, avevo incitato maliziosamente mio marito a immortalarmi in veranda, ricoperta soltanto da sottile biancheria intima, dandogli le spalle, appoggiata alla ringhiera, ammirando quello spettacolo della natura al tramonto.
Il clima desertico, all'imbrunire, si stava facendo da torrido a frizzantino, tanto che avvertivo sulla pelle quella leggera brezza, che oltre a farmi venire la pelle d'oca, mi aveva fatto drizzare i capezzoli, che sentivo premere turgidi sotto il sottile strato del reggiseno sportivo, che appena ricopriva i miei seni. E proprio in quegli attimi, mentre venivo investita da questo repentino mutamento climatico e di conseguenza corporeo, mentre mio marito scattava ubbidiente le foto richieste, mi ero resa conto che non soltanto la fotocamera stava fissando per sempre nella memoria quei fotogrammi unici, ma anche un paio di occhi curiosi, estasiati, a breve distanza, stavano contemplando altrettanto rapiti quello spettacolo nello spettacolo.
Con la coda dell'occhio avevo percepito la tua presenza, nel bungalow vicino, discretamente affacciato a una finestra laterale, velata da una tenda semitrasparente. E in quel momento, quello sguardo curioso e avvolgente, invece di provocarmi imbarazzo e farmi desistere, mi aveva altresì internamente incitata a esagerare ancora di più la posa, inarcando vistosamente la schiena, facendomi dondolare lentamente le natiche, protese verso quella direzione, strusciando sotto, maliziosamente, tra loro le cosce, l'una contro l'altra.
Il pensiero di uno sconosciuto che mi osserva bramoso da lontano mi ha sempre provocato questo tipo di eccitazione, e la strabiliante coincidenza che succedesse proprio in quel momento, in quella location così suggestiva, mi faceva letteralmente andare fuori di testa.
Con sommo stupore misto piacere avevo riconosciuto quegli stessi occhi, fissi e penetrarti, un'ora dopo, a un tavolo poco distante, a cena. Ammetto che quella sera mi ero vestita e truccata con cura, con la segreta speranza di continuare questo gioco di seduzione discreto ma accattivante, seppur a distanza.
Tornati poi al nostro alloggio avevo cercato invano di prendere sonno, tanto ancora la mia mente e il mio corpo erano pervasi dall'emozione di passare la notte in quel luogo così silenzioso e incontaminato, all'altro capo del mondo. E visto che mio marito e mio figlio, ancora scombussolati dal jetlag, erano crollati subito, avevo deciso, per non disturbarli, di spostarmi in veranda col kindle, nella speranza di stancarmi leggendo.
Per predispormi a una posizione rilassante, mi ero seduta comoda, facendo scivolare il sedere in avanti, fino al bordo della sedia, allungando e incrociando gambe nude in alto, appoggiando le caviglie alla ringhiera, con il kindle appoggiato sulle cosce. Una posa, se ci ripenso, provocante, ma che in quel momento era del tutto naturale, inconsapevole di cosa invece avrebbe provocato di lì a poco.
Non era passato molto tempo infatti che avevo sentito, in quel silenzio assordante, il rumore di passi sommessi, provenire dal bungalow vicino, e distogliendo lo sguardo dallo schermo, girando la testa verso destra, ti avevo visto, seppur nella penombra, finalmente in piedi, nella tua interezza.
Stavi cercando di immortalare, con una macchina fotografica che aveva tutta l'impressione di essere molto professionale, la luna piena e le stelle, che in quel momento ammetto di aver invidiato, da come ti vedevo rapito nel farlo. Eri difatti talmente preso da quel cielo stellato da non avermi minimamente notato, incredibile ma vero!
Mi affascinava tuttavia talmente tanto vederti così impegnato che ho preferito rimanere a contemplarti, aspettando che tu terminassi. E proprio nell'attimo in cui hai abbassato la fotocamera, ho deciso di rompere quel silenzio solenne con un "difficile prendere sonno di fronte a questo spettacolo eh?!"
La mia voce, sbucata dal nulla, ti aveva scosso come uno scoppio improvviso: ti eri girato, di scatto, verso di me, fissandomi stupito, come se avessi interrotto un tuo momento di profonda intimità. Ma poi, subito dopo, riconoscendomi, il tuo sguardo si era come disciolto, facendosi incredibilmente languido.E i tuoi occhi, come calamitati da una forza inesorabile, si erano piantati sulle mie cosce in bella mostra, appoggiate alla ringhiera.
E subito dopo avevo sentito, per la prima e l'ultima volta quella sera, la tua voce calda dire perentoria "sì, è uno spettacolo che non lascia scampo!", continuando a fissarmi prepotentemente le gambe.
Quello che è accaduto subito dopo è avvolto ancora adesso, se ci ripenso, in un'atmosfera onirica, sensazionale. Ricordo solo di aver appoggiato il kindle sul tavolo, e di aver iniziato, in modo del tutto naturale, ad accarezzarmi le cosce con la punta delle dita, con te che seguivi attento e rapito quei miei movimenti così leggeri, quasi fossero una danza. Ricordo di aver dapprima stretto e sfregato le cosce, l'una contro l'altra, fingendo pudore, per poi aprirle e allargarle lentamente, senza smettere di toccarmele, risalendo con le dita piano l'interno della coscia, fino a raggiungere l'inguine. Sempre fissando te, mentre tu, inchiodato, fissavi loro.
Non mi rendo ancora conto se quel mio gioco di seduzione sia durato pochi attimi e diversi minuti, tanto è stato improvvisato quanto normale farlo, in quel momento.
So solo che all'improvviso, come teletrasportata, mi sono come risvegliata non più seduta in quella veranda, ma appoggiata di schiena in un angolo riparato, nel retro del mio bungalow, e le tue mani si erano sostituite alle mie nell'accarezzare, scoprire, esplorare le mie lunghe cosce lisce. E mentre con cura ti applicavi in questa pratica,i nostri sguardi si erano finalmente ritrovati, pieni di una carica erotica che di lì a poco sarebbe esplosa, nel silenzio della Monument Valley.
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