Di nuovo, finalmente, martedì

di
genere
etero

È ora di pranzo, finalmente. E oggi è martedì, il giorno in cui, se sono fortunata, riuscirò a incontrarti di nuovo!

Ancora non mi capacito di quanto possa essere surreale questo irrefrenabile desiderio che nutro verso un mezzo sconosciuto.

Da una parte perché conosco appena il tuo nome, e non perché ci sia stata una presentazione ufficiale, ma solo perché, drizzando le orecchie, sono riuscita a intercettarlo quando ti chiamano i tuoi colleghi.

Perché, fin dal nostro primo incontro/scontro, nel bagno del bar, la mancanza di parole ha lasciato incredibilmente spazio a una passione irrefrenabile, guidata esclusivamente da un istinto primordiale e inarrestabile.

Ancora me lo ricordo, quel giorno di qualche mese fa, quando ero passata, in una frazione di secondo, dall'essere infastidita per quell'intrusione improvvisa mentre mi stavo tirando su le mutandine, dopo aver fatto pipì, alla travolgente sfrontatezza con cui mi avevi assalita, quasi a strapparmele di dosso, quelle stesse mutandine, e la foga con cui mi avevi messo a freddo due dita nella figa, facendomi uscire dalla bocca un gemito sordo, prima di infilarmici violentemente la tua lingua.

Ecco, mentre cammino, quasi trotterellando come un'adolescente emozionata, con le mie due colleghe verso il bar, ripercorro ogni volta con la mente questo e altri fotogrammi, di altri martedì random che si sono susseguiti, e il solo pensiero mi provoca una sorta di autoeccitazione mentale, per preparare la strada a quello che spero accada di nuovo, a breve.

E nel momento in cui varco la soglia, il mio sguardo, con solo apparente indifferenza, inizia a sondare tutti i presenti, finché sento le mie guance prendere colore, e calore, quando, come una calamita, incrocio il tuo, di sguardo, che mi penetra dentro, quasi già a spogliarmi, a distanza ravvicinata.

Le chiacchiere delle colleghe, la scelta del pasto dal menù, tutto diventa come di contorno, un sottofondo che sa di attesa spasmodica, di qualcosa che ormai è già scritto in modo indelebile nel mio destino, che è diventato nostro.

E così, anche questo martedì, ripercorro con i gesti lo stesso inesorabile copione. Appena terminato l'ultimo boccone, con una scusa sempre diversa, mi alzo e raggiungo ancheggiando il bagno, non senza lanciarti un fugace sguardo d'intesa mentre ti passo di fianco, facendo in modo che la mia gonnellina svolazzante (che - lo ammetto - ho comprato lo scorso weekend pensando proprio a te, a quando me la solleverai) ti sfiori appena il braccio, e il mio profumo inebriante, al mio passaggio, ti serva come una scia da seguire.

Entro in bagno che le gambe già mi tremano come fossi una ragazzina; non faccio in tempo a specchiarmi, per un breve istante, che compari già tu, prepotentemente,nel mio campo visivo. E da quel momento perdo completamente, e volontariamente, come sempre, potere decisionale, affidandomi ciecamente a quelle che sono le tue intransigenti volontà.

Mi volto che già ti stai sganciando i pantaloni, con uno sguardo che traduce tutta la tua fermezza, e l'obiettivo di non volermi lasciare di nuovo scampo.

Non c'è bisogno neanche che abbassi gli occhi per constatarne la tua smisurata erezione: so che sei eccitato quando me in questo momento, lo sei sempre, e la cosa mi gratifica così tanto che se potessi lo urlerei ai quattro venti.

E quell'ordine, così perentorio, di inginocchiarmi e succhiartelo, per me è già come il raggiungimento di un orgasmo, tanto mi dà soddisfazione in quel momento essere colei che ti farà raggiungere il culmine del piacere.

In quell'atto mi sento succube delle tue volontà e al tempo stesso padrona del tuo destino.

E' musica per le mie orecchie sentirti ansimare sommessamente, mentre con maestria dapprima uso la lingua, per leccarti le palle e risalire lentamente ma inesorabilmente lungo l'asta eretta, per poi utilizzare le labbra già inumidite dal tuo sapore per succhiarti avidamente la cappella, e infine farmi assalire e soccombere al desiderio di farlo sparire dentro la mia bocca, facendomela letteralmente scopare, come piace tanto a te. Percepisco sempre più distintamente la foga con cui accompagni i movimenti della mia testa, spingendola con decisione con le tue forti mani contro il tuo pube, quasi a provocarmi dei conati, ma mi impongo ogni volta di resistere, perché mi gratifica tanto sentirti arrivare fino al limite, fino a dare quell'ultimo colpo di coda prima di riempirmi la gola di quel liquido caldo, che ingoio anche stavolta senza alcuna vergogna, ripulendomi poi la bocca mentre mi guardo e ti guardo - di nuovo - dallo specchio, ,a stavolta con un sorrisetto condiviso, complice, stampato sul volto.

Non so quanti anni hai, che lavoro fai, se sei sposato, ma di una cosa ho tuttavia piena consapevolezza e certezza: che non riesci a resistermi, così come io non so resistere a te. E il poter godere l'uno dell'altra, anche se per pochi minuti, ogni martedì, è un privilegio proprio perché è e rimarrà soltanto nostro, lontano dalla realtà quotidiana, finché avremo così voglia l'uno dell'altra.
scritto il
2025-09-09
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