Ancora Daniela, la cugina troia della mia ragazza
di
minkanku91
genere
etero
Era passato un bel po' di tempo, due anni per la precisione, da quel giorno strano e decisamente proibito. Daniela, la cugina della mia ragazza, con la sua reputazione di "troia" – un soprannome che le stava addosso come una seconda pelle, tra sussurri e sguardi maliziosi – era stata la protagonista di un episodio che non avevo mai del tutto rimosso dalla mente.
Era successo durante il matrimonio di un parente. Una festa caotica, in un salone pieno di gente che ballava e beveva. Lei era lì, con quell'aria sfrontata e un vestito che le fasciava le curve in modo indecente. A un certo punto, mi aveva preso da parte, gli occhi sgranati in un misto di disagio e furbizia. "Mi è venuto il ciclo, all'improvviso," aveva sussurrato, quasi implorante. "Mi accompagni a casa mia? Devo cambiarmi, non posso stare qui così."
Non mi ero tirato indietro, perché, in fondo, era un favore, no? L'avevo accompagnata, e una volta a casa sua, la scena era stata quasi teatrale. Si era mezzo denudata davanti a me, con una disinvoltura che mi aveva lasciato senza fiato. I suoi movimenti, il modo in cui i suoi vestiti scivolavano via, la sua pelle esposta... mi ero eccitato, non potevo negarlo. E lei, con un sorriso malizioso, lo aveva notato.
Quello che era successo dopo era stato rapido e intenso. Aveva preso il mio cazzo tra le mani, con una familiarità sorprendente per una prima volta, e aveva iniziato a succhiarlo, lentamente, con abilità. Poi, il suo sguardo era sceso, e aveva capito. Con il ciclo, la scelta era ovvia. Senza una parola, o quasi, aveva girato il sedere e mi aveva invitato con un movimento del capo. Non c'era bisogno di chiedere due volte. Glielo avevo infilato nel culo, con una spinta decisa, sentendo il calore e la stretta.
Era stata una scopata animalesca, una liberazione di tensioni accumulate. Ricordo chiaramente le sue parole, ansimanti tra le spinte: "Dovremo rifarlo. Non posso sopportare di aver fatto solo sesso anale con te."
Poi, il silenzio. Il tempo era passato, la vita era andata avanti, e quel ricordo era rimasto lì, un segreto tra noi, un'eco lontana di un desiderio inconfessato. Fino ad ora.
Due anni. Sembrava un'eternità, eppure le parole di Daniela erano tornate a galla, come se fossero state pronunciate ieri. Forse un messaggio inaspettato, un incontro casuale in città, uno sguardo un po' troppo lungo. Non importava il come, ma la sostanza: lei si ricordava. E se lei si ricordava, significava che quel desiderio, quel "non posso sopportare di aver fatto solo sesso anale con te," era ancora vivo in lei.
Un brivido mi ha percorso la schiena, un misto di eccitazione e un pizzico di ansia. Cosa significava questo richiamo? Era solo una reminiscenza nostalgica di un momento proibito, o il desiderio di completare ciò che era rimasto in sospeso?
La domanda aleggiava nell'aria, silenziosa ma inequivocabile: Daniela era tornata, e la sua vecchia affermazione era un invito esplicito a riprendere da dove avevamo lasciato. O, meglio, a iniziare qualcosa di nuovo, che andasse oltre quel confine anale che l'aveva lasciata insoddisfatta. Il suo desiderio di scoparmi in altri modi era palese.
Il suo sguardo era una sfida, un invito esplicito a varcare un confine che, per due anni, era rimasto intoccabile. Daniela, la cugina della mia ragazza, con quel suo sorriso da "troia" che prometteva guai e piacere in egual misura. La sua affermazione, "abbiamo un conto in sospeso," risuonava nella mia testa, un'eco di quella notte proibita e della sua insoddisazione per il solo sesso anale.
Il mio cuore batteva forte. La mente mi urlava "pericolo", ma il corpo, traditore, rispondeva con un'eccitazione crescente. Era la cugina della mia ragazza, un legame di sangue che rendeva tutto più sporco, più eccitante, più rischioso. Ma il suo sguardo, così diretto, così famelico, era difficile da ignorare.
Ho cercato di mantenere un'espressione neutra, ma i miei occhi dovevano aver tradito qualcosa. "Un conto in sospeso, dici?" ho risposto, la voce un po' più roca del solito. Ho preso un sorso del mio spritz, cercando di guadagnare tempo. "E come pensi di saldarlo?"
Lei ha riso, una risata bassa e sensuale che mi ha fatto venire i brividi. Si è avvicinata ancora, il suo corpo quasi a sfiorarmi. "Oh, credo che tu abbia già un'idea," ha sussurrato, e la sua mano è scivolata con discrezione sulla mia schiena, le sue dita che si sono attardate un attimo sul bordo dei miei pantaloni. Era un tocco leggero, quasi impercettibile, ma carico di una promessa. "Non è una cosa da discutere qui, non credi?"
Il messaggio era chiaro. Non era un invito a cena, ma a un'altra notte. Una notte in cui quel "conto in sospeso" sarebbe stato saldato, e non solo con il sesso anale. Il rischio era enorme, ma l'adrenalina che mi scorreva nelle vene era un richiamo irresistibile.
"Hai ragione," ho risposto, la mia decisione presa. "Non qui." Ho cercato il suo sguardo, e ho visto una scintilla di trionfo nei suoi occhi. "Dove e quando?"
La risposta è arrivata con un messaggio sul mio telefono, poche ore dopo: un indirizzo, e l'ora. La sua casa, di nuovo. Il luogo del nostro primo, proibito, incontro.
Quando sono arrivato, l'aria era tesa, carica di anticipazione. Lei mi ha aperto la porta, i capelli sciolti, un vestito leggero che lasciava intravedere le curve. I suoi occhi, famelici, mi hanno accolto. Non c'è stato bisogno di parole.
Mi ha preso per mano e mi ha trascinato in camera da letto. Le luci erano soffuse, creando un'atmosfera intima e complice. Senza preamboli, ha iniziato a sfilare il mio vestito, un capo alla volta, i suoi occhi fissi sui miei. Ogni bottone sbottonato, ogni cerniera abbassata, aumentava la tensione. Quando sono rimasto nudo, mi ha spinto delicatamente sul letto.
Poi è stato il suo turno. I suoi vestiti sono scivolati via con una lentezza esasperante, rivelando un corpo che ricordavo, ma che ora era ancora più desiderabile. Quando è stata nuda, si è messa a cavalcioni su di me, i suoi occhi che brillavano di un desiderio che non ammetteva repliche.
"Il conto in sospeso," ha sussurrato, la sua voce roca. E poi, senza aspettare, ha preso il mio cazzo tra le mani, guidandolo lentamente verso la sua fica, che era già bagnata e pronta. Ho sentito la sua stretta calda e umida avvolgermi, una sensazione che avevo desiderato per due anni.
Ha iniziato a muoversi, lentamente all'inizio, poi con un ritmo sempre più incalzante. I suoi gemiti si sono fatti più forti, e io ho affondato le mani nei suoi fianchi, spingendo per sentirla ancora di più. Era la scopata che lei aveva desiderato, che avevamo entrambi desiderato, per così tanto tempo. Non c'era più il limite del ciclo, solo la pura, sfrenata, soddisfazione.
Ho continuato a spingere, e lei gemeva e si contorceva sopra di me. Potevo sentire il suo piacere crescere, le sue spinte diventare più frenetiche. Le sue mani stringevano i miei capelli, e i suoi baci, sempre più appassionati, si posavano sul mio collo. Ho sentito il suo corpo irrigidirsi, e un grido strozzato le è sfuggito dalle labbra mentre veniva, abbondantemente. E poi un'altra volta, e un'altra ancora. L'ho fatta venire diverse volte, sentendo il suo corpo tremare e rilasciare la tensione ogni volta.
Dopo averla fatta venire ripetutamente, il suo corpo era esausto e ansimante, ma un sorriso soddisfatto le incorniciava le labbra. Si è spostata dal mio bacino, il suo sguardo ancora intriso di piacere. Era evidente che la posizione a cavalcioni l'aveva stancata, ma il desiderio nei suoi occhi non si era affievolito.
Senza dire una parola, con un movimento che era ormai familiare tra noi, si è messa a pecorina davanti a me. Ho visto il suo culo tondo e invitante, ma ho anche notato la sua fica che pulsava, ancora tesa per i recenti orgasmi.
Non c'era bisogno di decidere. Ho prima spinto di nuovo il cazzo nella sua fica, facendola gemere di piacere. Ho dato qualche spinta, lenta e profonda, godendomi ancora la sua stretta calda. Poi, con un movimento fluido, ho sfilato il mio cazzo dalla sua fica e, con la stessa lubrificazione, l'ho guidato verso il suo culo.
Ho sentito la sua entrata stretta e accogliente, e ho spinto lentamente, con decisione. Un gemito soffocato le è sfuggito, un misto di anticipazione e accettazione. Ho iniziato a muovermi, le mie spinte lente e profonde, godendomi la sensazione del suo culo che mi stringeva in un modo così diverso e proibito. Il piacere saliva, costante, inarrestabile. Mi sono aggrappato ai suoi fianchi, la testa reclinata, assaporando ogni spinta.
Quando il mio corpo ha raggiunto il suo limite, ho sentito il mio sborrato liberarsi con un'ondata calda e potente all'interno del suo culetto, riempiendola completamente. Un'onda di piacere si è riversata su di me, lasciandomi tremante ed esausto.
Siamo rimasti in quella posizione per un momento, i nostri respiri affannosi, i nostri corpi ancora uniti dal calore dell'orgasmo appena raggiunto. Poi, lentamente, mi sono sfilato da lei. Non ci sono state parole, solo un'intesa silenziosa, un senso di completamento. Il "conto in sospeso" era stato saldato, in un modo che aveva superato ogni aspettativa, esplorando pienamente sia il suo desiderio più profondo che il nostro passato proibito.
Era successo durante il matrimonio di un parente. Una festa caotica, in un salone pieno di gente che ballava e beveva. Lei era lì, con quell'aria sfrontata e un vestito che le fasciava le curve in modo indecente. A un certo punto, mi aveva preso da parte, gli occhi sgranati in un misto di disagio e furbizia. "Mi è venuto il ciclo, all'improvviso," aveva sussurrato, quasi implorante. "Mi accompagni a casa mia? Devo cambiarmi, non posso stare qui così."
Non mi ero tirato indietro, perché, in fondo, era un favore, no? L'avevo accompagnata, e una volta a casa sua, la scena era stata quasi teatrale. Si era mezzo denudata davanti a me, con una disinvoltura che mi aveva lasciato senza fiato. I suoi movimenti, il modo in cui i suoi vestiti scivolavano via, la sua pelle esposta... mi ero eccitato, non potevo negarlo. E lei, con un sorriso malizioso, lo aveva notato.
Quello che era successo dopo era stato rapido e intenso. Aveva preso il mio cazzo tra le mani, con una familiarità sorprendente per una prima volta, e aveva iniziato a succhiarlo, lentamente, con abilità. Poi, il suo sguardo era sceso, e aveva capito. Con il ciclo, la scelta era ovvia. Senza una parola, o quasi, aveva girato il sedere e mi aveva invitato con un movimento del capo. Non c'era bisogno di chiedere due volte. Glielo avevo infilato nel culo, con una spinta decisa, sentendo il calore e la stretta.
Era stata una scopata animalesca, una liberazione di tensioni accumulate. Ricordo chiaramente le sue parole, ansimanti tra le spinte: "Dovremo rifarlo. Non posso sopportare di aver fatto solo sesso anale con te."
Poi, il silenzio. Il tempo era passato, la vita era andata avanti, e quel ricordo era rimasto lì, un segreto tra noi, un'eco lontana di un desiderio inconfessato. Fino ad ora.
Due anni. Sembrava un'eternità, eppure le parole di Daniela erano tornate a galla, come se fossero state pronunciate ieri. Forse un messaggio inaspettato, un incontro casuale in città, uno sguardo un po' troppo lungo. Non importava il come, ma la sostanza: lei si ricordava. E se lei si ricordava, significava che quel desiderio, quel "non posso sopportare di aver fatto solo sesso anale con te," era ancora vivo in lei.
Un brivido mi ha percorso la schiena, un misto di eccitazione e un pizzico di ansia. Cosa significava questo richiamo? Era solo una reminiscenza nostalgica di un momento proibito, o il desiderio di completare ciò che era rimasto in sospeso?
La domanda aleggiava nell'aria, silenziosa ma inequivocabile: Daniela era tornata, e la sua vecchia affermazione era un invito esplicito a riprendere da dove avevamo lasciato. O, meglio, a iniziare qualcosa di nuovo, che andasse oltre quel confine anale che l'aveva lasciata insoddisfatta. Il suo desiderio di scoparmi in altri modi era palese.
Il suo sguardo era una sfida, un invito esplicito a varcare un confine che, per due anni, era rimasto intoccabile. Daniela, la cugina della mia ragazza, con quel suo sorriso da "troia" che prometteva guai e piacere in egual misura. La sua affermazione, "abbiamo un conto in sospeso," risuonava nella mia testa, un'eco di quella notte proibita e della sua insoddisazione per il solo sesso anale.
Il mio cuore batteva forte. La mente mi urlava "pericolo", ma il corpo, traditore, rispondeva con un'eccitazione crescente. Era la cugina della mia ragazza, un legame di sangue che rendeva tutto più sporco, più eccitante, più rischioso. Ma il suo sguardo, così diretto, così famelico, era difficile da ignorare.
Ho cercato di mantenere un'espressione neutra, ma i miei occhi dovevano aver tradito qualcosa. "Un conto in sospeso, dici?" ho risposto, la voce un po' più roca del solito. Ho preso un sorso del mio spritz, cercando di guadagnare tempo. "E come pensi di saldarlo?"
Lei ha riso, una risata bassa e sensuale che mi ha fatto venire i brividi. Si è avvicinata ancora, il suo corpo quasi a sfiorarmi. "Oh, credo che tu abbia già un'idea," ha sussurrato, e la sua mano è scivolata con discrezione sulla mia schiena, le sue dita che si sono attardate un attimo sul bordo dei miei pantaloni. Era un tocco leggero, quasi impercettibile, ma carico di una promessa. "Non è una cosa da discutere qui, non credi?"
Il messaggio era chiaro. Non era un invito a cena, ma a un'altra notte. Una notte in cui quel "conto in sospeso" sarebbe stato saldato, e non solo con il sesso anale. Il rischio era enorme, ma l'adrenalina che mi scorreva nelle vene era un richiamo irresistibile.
"Hai ragione," ho risposto, la mia decisione presa. "Non qui." Ho cercato il suo sguardo, e ho visto una scintilla di trionfo nei suoi occhi. "Dove e quando?"
La risposta è arrivata con un messaggio sul mio telefono, poche ore dopo: un indirizzo, e l'ora. La sua casa, di nuovo. Il luogo del nostro primo, proibito, incontro.
Quando sono arrivato, l'aria era tesa, carica di anticipazione. Lei mi ha aperto la porta, i capelli sciolti, un vestito leggero che lasciava intravedere le curve. I suoi occhi, famelici, mi hanno accolto. Non c'è stato bisogno di parole.
Mi ha preso per mano e mi ha trascinato in camera da letto. Le luci erano soffuse, creando un'atmosfera intima e complice. Senza preamboli, ha iniziato a sfilare il mio vestito, un capo alla volta, i suoi occhi fissi sui miei. Ogni bottone sbottonato, ogni cerniera abbassata, aumentava la tensione. Quando sono rimasto nudo, mi ha spinto delicatamente sul letto.
Poi è stato il suo turno. I suoi vestiti sono scivolati via con una lentezza esasperante, rivelando un corpo che ricordavo, ma che ora era ancora più desiderabile. Quando è stata nuda, si è messa a cavalcioni su di me, i suoi occhi che brillavano di un desiderio che non ammetteva repliche.
"Il conto in sospeso," ha sussurrato, la sua voce roca. E poi, senza aspettare, ha preso il mio cazzo tra le mani, guidandolo lentamente verso la sua fica, che era già bagnata e pronta. Ho sentito la sua stretta calda e umida avvolgermi, una sensazione che avevo desiderato per due anni.
Ha iniziato a muoversi, lentamente all'inizio, poi con un ritmo sempre più incalzante. I suoi gemiti si sono fatti più forti, e io ho affondato le mani nei suoi fianchi, spingendo per sentirla ancora di più. Era la scopata che lei aveva desiderato, che avevamo entrambi desiderato, per così tanto tempo. Non c'era più il limite del ciclo, solo la pura, sfrenata, soddisfazione.
Ho continuato a spingere, e lei gemeva e si contorceva sopra di me. Potevo sentire il suo piacere crescere, le sue spinte diventare più frenetiche. Le sue mani stringevano i miei capelli, e i suoi baci, sempre più appassionati, si posavano sul mio collo. Ho sentito il suo corpo irrigidirsi, e un grido strozzato le è sfuggito dalle labbra mentre veniva, abbondantemente. E poi un'altra volta, e un'altra ancora. L'ho fatta venire diverse volte, sentendo il suo corpo tremare e rilasciare la tensione ogni volta.
Dopo averla fatta venire ripetutamente, il suo corpo era esausto e ansimante, ma un sorriso soddisfatto le incorniciava le labbra. Si è spostata dal mio bacino, il suo sguardo ancora intriso di piacere. Era evidente che la posizione a cavalcioni l'aveva stancata, ma il desiderio nei suoi occhi non si era affievolito.
Senza dire una parola, con un movimento che era ormai familiare tra noi, si è messa a pecorina davanti a me. Ho visto il suo culo tondo e invitante, ma ho anche notato la sua fica che pulsava, ancora tesa per i recenti orgasmi.
Non c'era bisogno di decidere. Ho prima spinto di nuovo il cazzo nella sua fica, facendola gemere di piacere. Ho dato qualche spinta, lenta e profonda, godendomi ancora la sua stretta calda. Poi, con un movimento fluido, ho sfilato il mio cazzo dalla sua fica e, con la stessa lubrificazione, l'ho guidato verso il suo culo.
Ho sentito la sua entrata stretta e accogliente, e ho spinto lentamente, con decisione. Un gemito soffocato le è sfuggito, un misto di anticipazione e accettazione. Ho iniziato a muovermi, le mie spinte lente e profonde, godendomi la sensazione del suo culo che mi stringeva in un modo così diverso e proibito. Il piacere saliva, costante, inarrestabile. Mi sono aggrappato ai suoi fianchi, la testa reclinata, assaporando ogni spinta.
Quando il mio corpo ha raggiunto il suo limite, ho sentito il mio sborrato liberarsi con un'ondata calda e potente all'interno del suo culetto, riempiendola completamente. Un'onda di piacere si è riversata su di me, lasciandomi tremante ed esausto.
Siamo rimasti in quella posizione per un momento, i nostri respiri affannosi, i nostri corpi ancora uniti dal calore dell'orgasmo appena raggiunto. Poi, lentamente, mi sono sfilato da lei. Non ci sono state parole, solo un'intesa silenziosa, un senso di completamento. Il "conto in sospeso" era stato saldato, in un modo che aveva superato ogni aspettativa, esplorando pienamente sia il suo desiderio più profondo che il nostro passato proibito.
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