Dopo il tradimento
di
minkanku91
genere
gay
Walter è stato l'unico da cui mi sono lasciato scopare davvero, ma solo alle mie condizioni. Ho accettato subito il suo gioco, ma ho messo in chiaro: dentro le quattro mura facciamo quello che vuoi, ma fuori da qua ne baci ne mano nella mano, siamo solo due amici.
Non ci fu molto preambolo. La nostra intesa era chiara, un'attrazione fisica che superava ogni amicizia convenzionale. Eravamo già soli, l'aria era tesa. L'escalation fu rapida.
Mentre eravamo sdraiati, lui mi aveva infiammato con la sua mano, e poi, con la stessa calma con cui mi aveva fatto una domanda qualsiasi, mi aveva infilato un dito nel culo.
Mi ricordo il dialogo, breve e decisivo.
"Allora sei pronto?"
"Pronto a che?" risposi.
"A prendere il mio cazzo nel culo."
Mi sono messo in posizione e mi ha penetrato. Da lì è iniziata la nostra storia che ormai dura da due anni.
Però ero stato chiaro: dentro le quattro mura facciamo quello che vuoi, ma fuori da qua ne baci ne mano nella mano, siamo solo due amici.
Ogni tanto, a sua insaputa, mi concedevo ad altri ragazzi. Un giorno ha scoperto un mio tradimento, che poi non era un vero tradimento. Io mica ero legato a lui, non era il mio fidanzato, un compagno. Per me era solo sesso, non certo amore.
Lui era arrabbiato. Mi ha trovato nel salotto e mi ha chiesto se lo avessi solo preso nel culo o anche succhiato. Ho risposto incazzato che non ero di sua proprietà e soprattutto che questo ragazzo si faceva anche penetrare da me, cosa che lui poco mi concedeva.
La mia accusa ha scatenato una furia fredda. Walter ha scagliato il telefono sul divano e mi ha afferrato le braccia.
"Tu mi hai paragonato," ha sibilato. "Mi hai paragonato a quel pezzo di merda e hai detto che non ti 'concedo' abbastanza? Hai osato dirmi cosa devi prendere?"
Mi ha spinto contro il muro, inchiodandomi con il suo corpo.
"Tu non decidi quello che prendi, o quello che dai. Sono io che decido," ha ringhiato. "E per questa insolenza, e per aver cercato un altro per sfogare le tue voglie, oggi prenderai solo quello che voglio io, nel modo in cui lo voglio io."
Mi ha spinto via dal muro e mi ha buttato sul letto.
"Ebbene, oggi avrai quello che 'poco ti concedevo'. Ma sarà un ordine. Non è un piacere. È un servizio. Mi dimostri che sai farlo, che sei bravo, e lo farai solo per me, sotto il mio controllo."
Walter si è sdraiato sulla schiena, assumendo una posizione di passività sessuale, ma di dominio assoluto.
"Adesso," ha ordinato Walter, puntando un dito al suo cazzo. "Mi devi scopare. E devi farmi venire in un modo che quel fallito non potrà mai capire. In ginocchio, adesso. Muoviti!"
La sua richiesta era scioccante. Mi sono messo a cavalcioni su di lui, il mio cazzo era duro e pronto.
Ho afferrato il suo cazzo per stimolarlo con la mano, assecondando il suo desiderio prima di procedere. Poi ho allineato il mio, e ho iniziato a penetrare Walter.
Ho iniziato a muovermi su e giù, in un ritmo frenetico e rabbioso. Ogni spinta era per dimostrargli che ero bravo, ma ogni spinta era anche la conferma che stavo obbedendo al suo comando. Non stavo facendo sesso con lui; stavo eseguendo un ordine.
Walter mi teneva i fianchi, guidando il mio ritmo con una forza che non mi lasciava scampo.
"Sì," gemeva. "Sono io che ti permetto di fare questo. È solo mio. Sei solo mio."
Per settimane non mi ha penetrato, ha voluto solo essere penetrato. Mi usava per raggiungere l'orgasmo, lasciandomi poi lì, esausto e umiliato, con il mio cazzo teso e inascoltato.
Una sera, dopo aver raggiunto l'orgasmo, Walter non mi ha spinto via. Mi ha guardato.
"Sei stanco di comandare, vero? Dimmi cosa vuoi veramente."
"Non lo so," ho risposto, la mia voce roca. "Sono confuso."
"Non c'è confusione. C'è solo una cosa che vuoi, e io ti forzerò ad ammetterla."
Mi ha girato a pancia in giù sul materasso, mettendomi in una posizione di sottomissione assoluta. Mi ha afferrato i fianchi e li ha immobilizzati.
"Voglio farlo perché tu me lo supplicherai."
Non ho risposto a parole. Ho rinunciato a ogni pretesa di controllo e ho usato l'unica arma che mi era permessa: il mio corpo.
Ho inarcato la schiena, muovendo il bacino lentamente e sinuosamente contro il suo cazzo caldo che premeva. Era un implorare fisico, una preghiera silenziosa.
Walter ha risposto con un grugnito rauco.
"Adesso chiedi come si deve. Vuoi il mio cazzo nel tuo culo, non quello di un altro. È l'unica cosa che ti tocca qui dentro."
Con una spinta decisa, Walter mi ha penetrato.
Il suo cazzo caldo e duro è scivolato in profondità, e il sollievo mi ha fatto emettere un grido.
"Dillo," ha ansimato Walter. "Dillo che sono io il tuo unico, e che non uscirai mai più di qui a cercare quello che solo io posso darti!"
"Sei tu... Sei tu il mio unico..." ho gemuto.
La sua furia si è trasformata in un puro, animalesco piacere. Insieme, in un'unica, violenta spinta finale, siamo esplosi. Ho sentito il suo sperma caldo riempirmi, un sigillo liquido e definitivo sulla mia sottomissione.
Ero tornato al mio posto. L'episodio era chiuso, e Walter credeva di aver ristabilito il controllo e l'esclusività del nostro rapporto.
Così lo lasciavo credere.
Non ci fu molto preambolo. La nostra intesa era chiara, un'attrazione fisica che superava ogni amicizia convenzionale. Eravamo già soli, l'aria era tesa. L'escalation fu rapida.
Mentre eravamo sdraiati, lui mi aveva infiammato con la sua mano, e poi, con la stessa calma con cui mi aveva fatto una domanda qualsiasi, mi aveva infilato un dito nel culo.
Mi ricordo il dialogo, breve e decisivo.
"Allora sei pronto?"
"Pronto a che?" risposi.
"A prendere il mio cazzo nel culo."
Mi sono messo in posizione e mi ha penetrato. Da lì è iniziata la nostra storia che ormai dura da due anni.
Però ero stato chiaro: dentro le quattro mura facciamo quello che vuoi, ma fuori da qua ne baci ne mano nella mano, siamo solo due amici.
Ogni tanto, a sua insaputa, mi concedevo ad altri ragazzi. Un giorno ha scoperto un mio tradimento, che poi non era un vero tradimento. Io mica ero legato a lui, non era il mio fidanzato, un compagno. Per me era solo sesso, non certo amore.
Lui era arrabbiato. Mi ha trovato nel salotto e mi ha chiesto se lo avessi solo preso nel culo o anche succhiato. Ho risposto incazzato che non ero di sua proprietà e soprattutto che questo ragazzo si faceva anche penetrare da me, cosa che lui poco mi concedeva.
La mia accusa ha scatenato una furia fredda. Walter ha scagliato il telefono sul divano e mi ha afferrato le braccia.
"Tu mi hai paragonato," ha sibilato. "Mi hai paragonato a quel pezzo di merda e hai detto che non ti 'concedo' abbastanza? Hai osato dirmi cosa devi prendere?"
Mi ha spinto contro il muro, inchiodandomi con il suo corpo.
"Tu non decidi quello che prendi, o quello che dai. Sono io che decido," ha ringhiato. "E per questa insolenza, e per aver cercato un altro per sfogare le tue voglie, oggi prenderai solo quello che voglio io, nel modo in cui lo voglio io."
Mi ha spinto via dal muro e mi ha buttato sul letto.
"Ebbene, oggi avrai quello che 'poco ti concedevo'. Ma sarà un ordine. Non è un piacere. È un servizio. Mi dimostri che sai farlo, che sei bravo, e lo farai solo per me, sotto il mio controllo."
Walter si è sdraiato sulla schiena, assumendo una posizione di passività sessuale, ma di dominio assoluto.
"Adesso," ha ordinato Walter, puntando un dito al suo cazzo. "Mi devi scopare. E devi farmi venire in un modo che quel fallito non potrà mai capire. In ginocchio, adesso. Muoviti!"
La sua richiesta era scioccante. Mi sono messo a cavalcioni su di lui, il mio cazzo era duro e pronto.
Ho afferrato il suo cazzo per stimolarlo con la mano, assecondando il suo desiderio prima di procedere. Poi ho allineato il mio, e ho iniziato a penetrare Walter.
Ho iniziato a muovermi su e giù, in un ritmo frenetico e rabbioso. Ogni spinta era per dimostrargli che ero bravo, ma ogni spinta era anche la conferma che stavo obbedendo al suo comando. Non stavo facendo sesso con lui; stavo eseguendo un ordine.
Walter mi teneva i fianchi, guidando il mio ritmo con una forza che non mi lasciava scampo.
"Sì," gemeva. "Sono io che ti permetto di fare questo. È solo mio. Sei solo mio."
Per settimane non mi ha penetrato, ha voluto solo essere penetrato. Mi usava per raggiungere l'orgasmo, lasciandomi poi lì, esausto e umiliato, con il mio cazzo teso e inascoltato.
Una sera, dopo aver raggiunto l'orgasmo, Walter non mi ha spinto via. Mi ha guardato.
"Sei stanco di comandare, vero? Dimmi cosa vuoi veramente."
"Non lo so," ho risposto, la mia voce roca. "Sono confuso."
"Non c'è confusione. C'è solo una cosa che vuoi, e io ti forzerò ad ammetterla."
Mi ha girato a pancia in giù sul materasso, mettendomi in una posizione di sottomissione assoluta. Mi ha afferrato i fianchi e li ha immobilizzati.
"Voglio farlo perché tu me lo supplicherai."
Non ho risposto a parole. Ho rinunciato a ogni pretesa di controllo e ho usato l'unica arma che mi era permessa: il mio corpo.
Ho inarcato la schiena, muovendo il bacino lentamente e sinuosamente contro il suo cazzo caldo che premeva. Era un implorare fisico, una preghiera silenziosa.
Walter ha risposto con un grugnito rauco.
"Adesso chiedi come si deve. Vuoi il mio cazzo nel tuo culo, non quello di un altro. È l'unica cosa che ti tocca qui dentro."
Con una spinta decisa, Walter mi ha penetrato.
Il suo cazzo caldo e duro è scivolato in profondità, e il sollievo mi ha fatto emettere un grido.
"Dillo," ha ansimato Walter. "Dillo che sono io il tuo unico, e che non uscirai mai più di qui a cercare quello che solo io posso darti!"
"Sei tu... Sei tu il mio unico..." ho gemuto.
La sua furia si è trasformata in un puro, animalesco piacere. Insieme, in un'unica, violenta spinta finale, siamo esplosi. Ho sentito il suo sperma caldo riempirmi, un sigillo liquido e definitivo sulla mia sottomissione.
Ero tornato al mio posto. L'episodio era chiuso, e Walter credeva di aver ristabilito il controllo e l'esclusività del nostro rapporto.
Così lo lasciavo credere.
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