Dopo il tradimento

di
genere
gay

Walter è stato l'unico da cui mi sono lasciato scopare davvero, ma solo alle mie condizioni. Ho accettato subito il suo gioco, ma ho messo in chiaro: dentro le quattro mura facciamo quello che vuoi, ma fuori da qua ne baci ne mano nella mano, siamo solo due amici.
​Non ci fu molto preambolo. La nostra intesa era chiara, un'attrazione fisica che superava ogni amicizia convenzionale. Eravamo già soli, l'aria era tesa. L'escalation fu rapida.
​Mentre eravamo sdraiati, lui mi aveva infiammato con la sua mano, e poi, con la stessa calma con cui mi aveva fatto una domanda qualsiasi, mi aveva infilato un dito nel culo.
​Mi ricordo il dialogo, breve e decisivo.
​"Allora sei pronto?"
​"Pronto a che?" risposi.
​"A prendere il mio cazzo nel culo."
​Mi sono messo in posizione e mi ha penetrato. Da lì è iniziata la nostra storia che ormai dura da due anni.
​Però ero stato chiaro: dentro le quattro mura facciamo quello che vuoi, ma fuori da qua ne baci ne mano nella mano, siamo solo due amici.
​Ogni tanto, a sua insaputa, mi concedevo ad altri ragazzi. Un giorno ha scoperto un mio tradimento, che poi non era un vero tradimento. Io mica ero legato a lui, non era il mio fidanzato, un compagno. Per me era solo sesso, non certo amore.
​Lui era arrabbiato. Mi ha trovato nel salotto e mi ha chiesto se lo avessi solo preso nel culo o anche succhiato. Ho risposto incazzato che non ero di sua proprietà e soprattutto che questo ragazzo si faceva anche penetrare da me, cosa che lui poco mi concedeva.
​La mia accusa ha scatenato una furia fredda. Walter ha scagliato il telefono sul divano e mi ha afferrato le braccia.
​"Tu mi hai paragonato," ha sibilato. "Mi hai paragonato a quel pezzo di merda e hai detto che non ti 'concedo' abbastanza? Hai osato dirmi cosa devi prendere?"
​Mi ha spinto contro il muro, inchiodandomi con il suo corpo.
​"Tu non decidi quello che prendi, o quello che dai. Sono io che decido," ha ringhiato. "E per questa insolenza, e per aver cercato un altro per sfogare le tue voglie, oggi prenderai solo quello che voglio io, nel modo in cui lo voglio io."
​Mi ha spinto via dal muro e mi ha buttato sul letto.
​"Ebbene, oggi avrai quello che 'poco ti concedevo'. Ma sarà un ordine. Non è un piacere. È un servizio. Mi dimostri che sai farlo, che sei bravo, e lo farai solo per me, sotto il mio controllo."
​Walter si è sdraiato sulla schiena, assumendo una posizione di passività sessuale, ma di dominio assoluto.
​"Adesso," ha ordinato Walter, puntando un dito al suo cazzo. "Mi devi scopare. E devi farmi venire in un modo che quel fallito non potrà mai capire. In ginocchio, adesso. Muoviti!"
​La sua richiesta era scioccante. Mi sono messo a cavalcioni su di lui, il mio cazzo era duro e pronto.
​Ho afferrato il suo cazzo per stimolarlo con la mano, assecondando il suo desiderio prima di procedere. Poi ho allineato il mio, e ho iniziato a penetrare Walter.
​Ho iniziato a muovermi su e giù, in un ritmo frenetico e rabbioso. Ogni spinta era per dimostrargli che ero bravo, ma ogni spinta era anche la conferma che stavo obbedendo al suo comando. Non stavo facendo sesso con lui; stavo eseguendo un ordine.
​Walter mi teneva i fianchi, guidando il mio ritmo con una forza che non mi lasciava scampo.
​"Sì," gemeva. "Sono io che ti permetto di fare questo. È solo mio. Sei solo mio."
​Per settimane non mi ha penetrato, ha voluto solo essere penetrato. Mi usava per raggiungere l'orgasmo, lasciandomi poi lì, esausto e umiliato, con il mio cazzo teso e inascoltato.
​Una sera, dopo aver raggiunto l'orgasmo, Walter non mi ha spinto via. Mi ha guardato.
​"Sei stanco di comandare, vero? Dimmi cosa vuoi veramente."
​"Non lo so," ho risposto, la mia voce roca. "Sono confuso."
​"Non c'è confusione. C'è solo una cosa che vuoi, e io ti forzerò ad ammetterla."
​Mi ha girato a pancia in giù sul materasso, mettendomi in una posizione di sottomissione assoluta. Mi ha afferrato i fianchi e li ha immobilizzati.
​"Voglio farlo perché tu me lo supplicherai."
​Non ho risposto a parole. Ho rinunciato a ogni pretesa di controllo e ho usato l'unica arma che mi era permessa: il mio corpo.
​Ho inarcato la schiena, muovendo il bacino lentamente e sinuosamente contro il suo cazzo caldo che premeva. Era un implorare fisico, una preghiera silenziosa.
​Walter ha risposto con un grugnito rauco.
​"Adesso chiedi come si deve. Vuoi il mio cazzo nel tuo culo, non quello di un altro. È l'unica cosa che ti tocca qui dentro."
​Con una spinta decisa, Walter mi ha penetrato.
​Il suo cazzo caldo e duro è scivolato in profondità, e il sollievo mi ha fatto emettere un grido.
​"Dillo," ha ansimato Walter. "Dillo che sono io il tuo unico, e che non uscirai mai più di qui a cercare quello che solo io posso darti!"
​"Sei tu... Sei tu il mio unico..." ho gemuto.
​La sua furia si è trasformata in un puro, animalesco piacere. Insieme, in un'unica, violenta spinta finale, siamo esplosi. Ho sentito il suo sperma caldo riempirmi, un sigillo liquido e definitivo sulla mia sottomissione.
​Ero tornato al mio posto. L'episodio era chiuso, e Walter credeva di aver ristabilito il controllo e l'esclusività del nostro rapporto.
​Così lo lasciavo credere.
scritto il
2025-12-19
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