La nipote (parte 4)
di
Kugher
genere
sadomaso
Fu Eleonora ad alzarsi e ad avvicinarsi a Matteo. Gli mise la mano in corrispondenza del cazzo che trovò, come si immaginava, molto duro.
Lo baciò in bocca con la lingua, per cominciare a prendersi il piacere fisico che da tempo premeva.
Matteo estrasse un telecomando.
“Ciò che non vi ho detto, è che nel culo ha un ovetto vibratore che, prima di inserirglielo, gliel’ho fatto lubrificare bene con la sua saliva mettendoglielo in bocca e poi in figa, per provarlo. Appena lo azionerò, sarà per la schiava il segnale di scuotere la testa per spostare i capelli e, così, finalmente rivelare il suo viso e la sua bocca che ci donerà tanti piaceri e che, almeno per quello che mi riguarda, ingoierà il mio orgasmo”.
“Fallo premere a me”.
Eleonora accompagnò la richiesta con una stretta al cazzo che nel frattempo gli aveva fatto uscire dai pantaloni.
“A te, amica mia”.
Eleonora schiacciò il pulsante che inviò l’impulso.
La schiava ebbe un sussulto evidentemente provocato dalla vibrazione nel culo.
Alzò il capo e scosse la testa per spostare i capelli.
Eleonora e Filippo rimasero impietriti.
La donna mollò il cazzo di Matteo e si fece cadere sulla poltrona.
“Cazzo, ma è Monica, mia nipote adottiva!!!”.
Benchè sapessero che il vetro impediva la visione dell’interno a chi stava in cortile, ebbero l’istinto di proteggersi il viso, girandosi appena su loro stessi, in un gesto non concordato ma compiuto contemporaneamente.
Il gelo era l’unica cosa viva in stanza, controbilanciata dal sorriso divertito di Matteo.
“Ma sei scemo?!?! Ci porti come schiava nostra nipote? Ma come cazzo ragioni?”.
L’espressione del padrone di casa, non mutata a seguito dell’aggressione verbale, fu calma, tipica di chi sta governando gli eventi, diversamente da coloro che sono invece sopraffatti da sensazioni emotive.
“Voi avrete a disposizione maschere e la schiava non vi riconoscerà. A questa ho messo nelle orecchie piccoli strumenti come le cuffiette dei telefoni che filtrano rumori e, soprattutto, alterano le voci. Quindi voi saprete che avrete come schiava vostra nipote, seppur adottiva. lei non saprà che verrà usata dai suoi zii”.
Matteo non aspettò risposta. Lasciò attoniti i suoi ospiti che, recuperata una parte di lucidità, si ricordarono che mentre loro potevano vedere la schiava inginocchiata legata al palo, questa non aveva pari possibilità nei loro confronti.
L’uomo, osservato dagli amici ancora attoniti, si diresse verso la schiava impugnando un frustino.
Dalla tasca estrasse una catenella alle cui estremità erano attaccati due morsetti che appose ai capezzoli della ragazza.
Monica ebbe la tipica reazione di chi subisce quel dolore e si piegò su sé stessa, nell’inutile istintiva speranza che quel movimento potesse assorbire o lenire il dolore, così come quando si posa la mano su un arto nel punto in cui è stato urtato uno spigolo.
Matteo prese per i capelli la ragazza e le tirò indietro la testa, facendole recuperare la posizione dritta della schiena. Tirò più di quanto fosse utile per la schiena e la testa le venne reclinata indietro.
La posa ebbe l’effetto di farle aprire la bocca, così da consentire al Padrone di inserirvi il cazzo che si era denudato.
Ancora con la testa bloccata dalla mano, le governò il movimento a suo piacere, muovendole il capo e tenendo fermo il bacino oppure, poco dopo, al contrario, con la testa ferma simulando la scopata.
Mentre le penetrava la bocca, utilizzò la mano libera per frustarla sulla schiena o sulla coscia, a piacimento per sé e a beneficio di coloro che, nascosti, stavano osservando la scena.
Successivamente, tenendole il cazzo in bocca, le tirò la catenella ai capezzoli, mentre la schiava cercava di recuperare l’inutile posizione a protezione piegandosi in avanti e tentando di muovere inutilmente le braccia, incatenate dietro la schiena da manette ai polsi.
Matteo non era dimentico della presenza degli amici in sala, quali spettatori della sua eccitazione.
L’aumento del piacere cominciava ad avvicinarsi troppo al punto di non ritorno, quando diviene impossibile fermare l’orgasmo.
A malincuore dovette smettere, in quanto il divertimento della serata era solo all’inizio, sia che gli ospiti si fossero fermati, sia che se ne fossero andati spaventati dalla situazione.
Tolse il cazzo dalla bocca e si fermò ad ammirare la giovane inginocchiata, ancora tormentata dal dolore procurato dalle pinzette.
La bellezza del corpo e delle posizioni sono di per sé stesse erotizzanti.
Tornò verso la casa per raggiungere i suoi passivi spettatori.
Lo baciò in bocca con la lingua, per cominciare a prendersi il piacere fisico che da tempo premeva.
Matteo estrasse un telecomando.
“Ciò che non vi ho detto, è che nel culo ha un ovetto vibratore che, prima di inserirglielo, gliel’ho fatto lubrificare bene con la sua saliva mettendoglielo in bocca e poi in figa, per provarlo. Appena lo azionerò, sarà per la schiava il segnale di scuotere la testa per spostare i capelli e, così, finalmente rivelare il suo viso e la sua bocca che ci donerà tanti piaceri e che, almeno per quello che mi riguarda, ingoierà il mio orgasmo”.
“Fallo premere a me”.
Eleonora accompagnò la richiesta con una stretta al cazzo che nel frattempo gli aveva fatto uscire dai pantaloni.
“A te, amica mia”.
Eleonora schiacciò il pulsante che inviò l’impulso.
La schiava ebbe un sussulto evidentemente provocato dalla vibrazione nel culo.
Alzò il capo e scosse la testa per spostare i capelli.
Eleonora e Filippo rimasero impietriti.
La donna mollò il cazzo di Matteo e si fece cadere sulla poltrona.
“Cazzo, ma è Monica, mia nipote adottiva!!!”.
Benchè sapessero che il vetro impediva la visione dell’interno a chi stava in cortile, ebbero l’istinto di proteggersi il viso, girandosi appena su loro stessi, in un gesto non concordato ma compiuto contemporaneamente.
Il gelo era l’unica cosa viva in stanza, controbilanciata dal sorriso divertito di Matteo.
“Ma sei scemo?!?! Ci porti come schiava nostra nipote? Ma come cazzo ragioni?”.
L’espressione del padrone di casa, non mutata a seguito dell’aggressione verbale, fu calma, tipica di chi sta governando gli eventi, diversamente da coloro che sono invece sopraffatti da sensazioni emotive.
“Voi avrete a disposizione maschere e la schiava non vi riconoscerà. A questa ho messo nelle orecchie piccoli strumenti come le cuffiette dei telefoni che filtrano rumori e, soprattutto, alterano le voci. Quindi voi saprete che avrete come schiava vostra nipote, seppur adottiva. lei non saprà che verrà usata dai suoi zii”.
Matteo non aspettò risposta. Lasciò attoniti i suoi ospiti che, recuperata una parte di lucidità, si ricordarono che mentre loro potevano vedere la schiava inginocchiata legata al palo, questa non aveva pari possibilità nei loro confronti.
L’uomo, osservato dagli amici ancora attoniti, si diresse verso la schiava impugnando un frustino.
Dalla tasca estrasse una catenella alle cui estremità erano attaccati due morsetti che appose ai capezzoli della ragazza.
Monica ebbe la tipica reazione di chi subisce quel dolore e si piegò su sé stessa, nell’inutile istintiva speranza che quel movimento potesse assorbire o lenire il dolore, così come quando si posa la mano su un arto nel punto in cui è stato urtato uno spigolo.
Matteo prese per i capelli la ragazza e le tirò indietro la testa, facendole recuperare la posizione dritta della schiena. Tirò più di quanto fosse utile per la schiena e la testa le venne reclinata indietro.
La posa ebbe l’effetto di farle aprire la bocca, così da consentire al Padrone di inserirvi il cazzo che si era denudato.
Ancora con la testa bloccata dalla mano, le governò il movimento a suo piacere, muovendole il capo e tenendo fermo il bacino oppure, poco dopo, al contrario, con la testa ferma simulando la scopata.
Mentre le penetrava la bocca, utilizzò la mano libera per frustarla sulla schiena o sulla coscia, a piacimento per sé e a beneficio di coloro che, nascosti, stavano osservando la scena.
Successivamente, tenendole il cazzo in bocca, le tirò la catenella ai capezzoli, mentre la schiava cercava di recuperare l’inutile posizione a protezione piegandosi in avanti e tentando di muovere inutilmente le braccia, incatenate dietro la schiena da manette ai polsi.
Matteo non era dimentico della presenza degli amici in sala, quali spettatori della sua eccitazione.
L’aumento del piacere cominciava ad avvicinarsi troppo al punto di non ritorno, quando diviene impossibile fermare l’orgasmo.
A malincuore dovette smettere, in quanto il divertimento della serata era solo all’inizio, sia che gli ospiti si fossero fermati, sia che se ne fossero andati spaventati dalla situazione.
Tolse il cazzo dalla bocca e si fermò ad ammirare la giovane inginocchiata, ancora tormentata dal dolore procurato dalle pinzette.
La bellezza del corpo e delle posizioni sono di per sé stesse erotizzanti.
Tornò verso la casa per raggiungere i suoi passivi spettatori.
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