La nipote (parte 3)
di
Kugher
genere
sadomaso
“Aspetta, prima finisco l’aperitivo. Intanto guarda questo”.
Matteo accese il televisore che era collegato al telefono dal quale fece partire il video.
Si vide la ex stalla e ciò che Matteo aveva appena descritto.
“L’ho registrato poco prima che arrivaste. Era così già da mezz’ora”.
I due ospiti poterono ammirare una bella ragazza, alta come Matteo aveva loro anticipato nelle conversazioni e nei messaggi per cominciare a stimolare l’eccitazione.
A differenza della descrizione, il video poteva consegnare ai presenti la testimonianza del rumore della catena e del movimento della schiava incatenata.
Nel video si potevano vedere le mani di Matteo che accarezzavano le natiche, subito colpite da due sculacciate. Il sonoro ebbe l’effetto di anticipare il potere che avrebbero avuto su di lei.
La catena era abbastanza corta da costringere la ragazza a stare in piedi.
In aggiunta alla descrizione, fu possibile vedere che i polsi erano ammanettati dietro alla schiena.
Il video proseguì con la carezza delle mani del Padrone sulle cosce della ragazza, la stessa mano che si insinuò tra esse con l’ordine di aprirle, arretrando di qualche passo e piegandosi in avanti, in modo da fare bene vedere la merce della quale si stava trattando.
Matteo infilò il dito medio nella figa e, estrattolo, inquadrò l’umore raccolto che finì nella sua stessa bocca.
“E’ bellissima!!!”.
La voce di Eleonora tradiva eccitazione.
“Non si vede il viso”.
Matteo si avvicinò ad Eleonora e le passò la mano, quella che prima aveva sculacciato la schiava, sui suoi seni, con ben altro tipo di carezza. Si chinò per baciarla sulle labbra e sulla lingua.
“A tempo debito, amica mia”.
Senza aspettare ulteriori repliche, terminò l’aperitivo ed uscì.
Gli ospiti restarono seduti in poltrona, osservando dalla finestra il cortile nel quale sarebbe apparsa la schiava all’uscita dalla ex stalla.
Ci volle più tempo del dovuto, prima che Matteo uscisse dalla porta recando con sé l’oggetto della serata.
Evidentemente voleva tenere sulle spine i suoi amici. Gli era sempre piaciuto il tempo, assaporarlo, goderlo, enfatizzare l’attimo perchè è in esso che risiede il piacere, anche nel tempo dell’attesa che è esso stesso tempo di eccitazione, quando il desiderio si sente sempre più vicino ma che la soddisfazione viene ritardata, pur immaginandola imminente mentre quegli istante diventano ore.
Il piacere risiede in particolari e, questi, vanno goduti.
Uscì dalla porta della stalla tenendo al guinzaglio la schiava che, passivamente, come una docile cavalla, lo stava seguendo. La catena era più lunga di quella che l’aveva tenuta prigioniera al muro.
Il controluce del sole, che sembrava costruito ad hoc per nascondere ciò che presto sarebbe stato rivelato, non impediva di apprezzare le braccia che andavano dietro la schiena, lasciando immaginare le manette che univano i polsi.
L’immagine era proprio quello della cavalla, vista la sua altezza che, con i tacchi, era quasi pari a quella di Matteo.
La schiava aveva la testa china, denunziando la sua sottomissione mentre seguiva docilmente il Padrone. I capelli lunghi, biondi, le coprivano il volto.
Matteo si avvicinò alla casa, ma si fermò qualche metro dalla finestra.
Solo allora gli ospiti notarono il palo infisso nel terreno, in corrispondenza della sosta dell’avvicinamento alla casa.
Ora era possibile vedere bene il corpo alto, giovane e magro della schiava. Il viso era ancora celato. Matteo fece fare la giravolta alla ragazza così che coloro che stavano in attesa potessero ammirare la schiena, le manette che univano i polsi, le belle natiche che sarebbero state al centro di attenzioni sessuali e di colpi di frustino.
Matteo, riportandola di fronte, la fece inginocchiare vicinissima al palo, al quale attaccò la catena lasciandola corta, così che la schiava non potesse muoversi ma solo restare lì, ferma, in ulteriore attesa.
Entrò in casa osservando, eccitato, la frustrazione dei suoi amici. Era stato loro anticipato l'oggetto del divertimento che era stato mostrato in tutta la sua docile sottomissione, lasciata inginocchiata all'aperto, mentre loro, comodi in poltrona, la stavano osservando come fosse in un monitor, con la sola, e non irrilevante differenza, che avrebbero potuto attraversarlo e prenderla.
“E’ bellissima”.
“Certo Ele, ed è nostra”.
Matteo accese il televisore che era collegato al telefono dal quale fece partire il video.
Si vide la ex stalla e ciò che Matteo aveva appena descritto.
“L’ho registrato poco prima che arrivaste. Era così già da mezz’ora”.
I due ospiti poterono ammirare una bella ragazza, alta come Matteo aveva loro anticipato nelle conversazioni e nei messaggi per cominciare a stimolare l’eccitazione.
A differenza della descrizione, il video poteva consegnare ai presenti la testimonianza del rumore della catena e del movimento della schiava incatenata.
Nel video si potevano vedere le mani di Matteo che accarezzavano le natiche, subito colpite da due sculacciate. Il sonoro ebbe l’effetto di anticipare il potere che avrebbero avuto su di lei.
La catena era abbastanza corta da costringere la ragazza a stare in piedi.
In aggiunta alla descrizione, fu possibile vedere che i polsi erano ammanettati dietro alla schiena.
Il video proseguì con la carezza delle mani del Padrone sulle cosce della ragazza, la stessa mano che si insinuò tra esse con l’ordine di aprirle, arretrando di qualche passo e piegandosi in avanti, in modo da fare bene vedere la merce della quale si stava trattando.
Matteo infilò il dito medio nella figa e, estrattolo, inquadrò l’umore raccolto che finì nella sua stessa bocca.
“E’ bellissima!!!”.
La voce di Eleonora tradiva eccitazione.
“Non si vede il viso”.
Matteo si avvicinò ad Eleonora e le passò la mano, quella che prima aveva sculacciato la schiava, sui suoi seni, con ben altro tipo di carezza. Si chinò per baciarla sulle labbra e sulla lingua.
“A tempo debito, amica mia”.
Senza aspettare ulteriori repliche, terminò l’aperitivo ed uscì.
Gli ospiti restarono seduti in poltrona, osservando dalla finestra il cortile nel quale sarebbe apparsa la schiava all’uscita dalla ex stalla.
Ci volle più tempo del dovuto, prima che Matteo uscisse dalla porta recando con sé l’oggetto della serata.
Evidentemente voleva tenere sulle spine i suoi amici. Gli era sempre piaciuto il tempo, assaporarlo, goderlo, enfatizzare l’attimo perchè è in esso che risiede il piacere, anche nel tempo dell’attesa che è esso stesso tempo di eccitazione, quando il desiderio si sente sempre più vicino ma che la soddisfazione viene ritardata, pur immaginandola imminente mentre quegli istante diventano ore.
Il piacere risiede in particolari e, questi, vanno goduti.
Uscì dalla porta della stalla tenendo al guinzaglio la schiava che, passivamente, come una docile cavalla, lo stava seguendo. La catena era più lunga di quella che l’aveva tenuta prigioniera al muro.
Il controluce del sole, che sembrava costruito ad hoc per nascondere ciò che presto sarebbe stato rivelato, non impediva di apprezzare le braccia che andavano dietro la schiena, lasciando immaginare le manette che univano i polsi.
L’immagine era proprio quello della cavalla, vista la sua altezza che, con i tacchi, era quasi pari a quella di Matteo.
La schiava aveva la testa china, denunziando la sua sottomissione mentre seguiva docilmente il Padrone. I capelli lunghi, biondi, le coprivano il volto.
Matteo si avvicinò alla casa, ma si fermò qualche metro dalla finestra.
Solo allora gli ospiti notarono il palo infisso nel terreno, in corrispondenza della sosta dell’avvicinamento alla casa.
Ora era possibile vedere bene il corpo alto, giovane e magro della schiava. Il viso era ancora celato. Matteo fece fare la giravolta alla ragazza così che coloro che stavano in attesa potessero ammirare la schiena, le manette che univano i polsi, le belle natiche che sarebbero state al centro di attenzioni sessuali e di colpi di frustino.
Matteo, riportandola di fronte, la fece inginocchiare vicinissima al palo, al quale attaccò la catena lasciandola corta, così che la schiava non potesse muoversi ma solo restare lì, ferma, in ulteriore attesa.
Entrò in casa osservando, eccitato, la frustrazione dei suoi amici. Era stato loro anticipato l'oggetto del divertimento che era stato mostrato in tutta la sua docile sottomissione, lasciata inginocchiata all'aperto, mentre loro, comodi in poltrona, la stavano osservando come fosse in un monitor, con la sola, e non irrilevante differenza, che avrebbero potuto attraversarlo e prenderla.
“E’ bellissima”.
“Certo Ele, ed è nostra”.
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