I militari - cap.2
di
Petulka
genere
orge
Petra avanzò barcollante verso l’uscita del bunker, le cosce appiccicose di sperma e sudore, il viso lucido di sborra secca. Non aveva ancora finito di riprendersi quando sentì un rombo di motore e una jeep militare sbucò dal fogliame, fermandosi a un metro da lei. A bordo c’erano altri tre soldati, occhi fissi sul suo corpo stravolto.
“Cazzo, ragazzi, guardate qua. La troia è ancora calda,” disse il più giovane, un soldato con i capelli rasati e una cicatrice sul collo. Saltò giù dal veicolo, afferrandola per i fianchi. “Sergente, la teniamo con noi stanotte? Io non ho ancora scopato.”
Il sergente, che l’aveva appena violentata, rise. “Fai un po’, ma non farla scappare. È un regalo dell’esercito.”
Petra sentì le mani del nuovo soldato strapparle la maglietta, lasciandola con il reggiseno a brandelli. Lui la spinse a terra, facendole sbattere la schiena sul cemento freddo. “Apri bene quelle cosce, puttana. Voglio sentire il tuo culo che si contrae attorno al cazzo.”
Lei obbedì, ansimando mentre lui entrava con un colpo secco. Le sue urla furono soffocate da un altro soldato che le ficcò in bocca un fazzoletto sporco di grasso per motori. “Succhia, troia. Voglio che il tuo naso si riempia di merda prima ancora che ti fotta.”
Il dolore si mescolava al piacere. Ogni spinta del soldato rasato le faceva sbattere la testa contro il pavimento, ma il suo corpo rispondeva con spasmi. Quando venne, le inondò l’interno cosce con un fiotto caldo, e Petra sentì un altro cazzo premere contro le labbra.
“Apri la bocca, cagna,” disse un uomo con un anello al glande. “Voglio che ingoi fino all’ultimo cazzo, stasera. Se ti azzardi a chiuderla, ti spacchiamo i denti.”
La costrinsero a inginocchiarsi, con il culo ancora aperto dal precedente assalto. Un soldato con un cazzo enorme, quasi deforme, si piazzò dietro di lei. “Hai un culo stretto come un pugno, troia. Vediamo se reggi il calibro grosso.”
Quando la penetrò, Petra urlò intorno al cazzo che stava succhiando. Il dolore era lancinante, ma non si fermò. Succhiava, gemeva, leccava, mentre l’altro pompava con violenza, strappandole gemiti che riecheggiavano nel bunker. Il sergente, nel frattempo, le strinse i seni fino a farle male, mordendole un capezzolo. “Sei una cazzo di pornostar, eh? Guarda come godi mentre ti spacano in due.”
Un altro soldato, con un accento straniero, si inginocchiò tra le sue gambe. “Voglio il cazzo dentro la figa e il culo insieme. Portatemi un altro cazzo, cazzo!”
Due soldati si affrettarono. Il sergente, ancora eccitato, si mise dietro di lei, mentre il rasato le entrava in bocca. Il soldato con l’accento le allargò le natiche con le mani. “Ora ti insegno cosa vuol dire essere una troia a tutti gli effetti.”
La doppia penetrazione fu brutale. Petra sentì i due cazzi spingersi dentro di lei, uno nella figa e uno nel culo, in un ritmo sincopato che la faceva sbattere contro il pavimento. Le sborravano addosso ogni volta che si fermavano per riprendere fiato, inondandole il viso e i capelli.
“Guarda come trema, cazzo,” disse il rasato, schiaffeggiandole una natica. “Vuole altro. Voglio che mi succhi le palle dopo che ti ho riempito di merda.”
Petra, in preda a un orgasmo violento, sputò il cazzo che aveva in bocca e urlò: “Sì! Sì! Sbottatemi in faccia, cazzo! Voglio ingoiare ogni goccia!”
I soldati risero, ma non si fermarono. Un altro la prese per i capelli, costringendola a inginocchiarsi. “Ora ti facciamo un plotone completo, troia. E se non reggi, ti lasciamo qua per i cani.”
La portarono in una stanza buia, dove il muro era tappezzato di foto di altre donne violentate. Petra, ormai completamente fuori controllo, si strappò i resti di vestiti e si mise a quattro zampe. “Prendetemi tutti! Voglio sentirvi dentro! Voglio essere la vostra cagna!”
I soldati si avventarono su di lei come belve. Uno le infilò un vibratore rotante nell’ano, un altro le ficcò in bocca un cazzo finto sporco di lubrificante. Il sergente la penetrò di nuovo, con il cazzo ormai arrossato dallo sforzo. “Cazzo, sei una spugna. Ti inondo, troia, e tu non ti svuoti mai.”
Quando il vibratore aumentò di potenza, Petra ebbe un orgasmo così intenso che lo sperma le schizzò fino al soffitto. “Squirta come una cazzo di fontana!” urlò uno, riprendendo con il cellulare. “Mandiamo il video al comando. Magari ci danno una medaglia per averci ripulito il campo da questa merda.”
La notte si trasformò in un incubo erotico. Petra fu costretta a leccare i loro stivali sporchi, a mangiare sperma a mani nude, a urlare “Sono vostra” ogni volta che venivano dentro di lei. Alla fine, quando l’alba tingeva il cielo di rosso, i soldati la lasciarono in un angolo, nuda e tremante.
“Ricordati, troia,” disse il sergente, sputandole addosso. “Se torni qua, non ci limitiamo a scoparti. Ti marchiamo a fuoco con il nostro cazzo.”
Petra, con gli occhi annebbiati e il corpo esausto, sorrise. “Tornerò. Tornerò e mi prenderete tutta. Ancora. Sempre.”
E mentre la jeep si allontanava, si inginocchiò, leccando dal pavimento ogni residuo di sperma. Era solo l’inizio.
“Cazzo, ragazzi, guardate qua. La troia è ancora calda,” disse il più giovane, un soldato con i capelli rasati e una cicatrice sul collo. Saltò giù dal veicolo, afferrandola per i fianchi. “Sergente, la teniamo con noi stanotte? Io non ho ancora scopato.”
Il sergente, che l’aveva appena violentata, rise. “Fai un po’, ma non farla scappare. È un regalo dell’esercito.”
Petra sentì le mani del nuovo soldato strapparle la maglietta, lasciandola con il reggiseno a brandelli. Lui la spinse a terra, facendole sbattere la schiena sul cemento freddo. “Apri bene quelle cosce, puttana. Voglio sentire il tuo culo che si contrae attorno al cazzo.”
Lei obbedì, ansimando mentre lui entrava con un colpo secco. Le sue urla furono soffocate da un altro soldato che le ficcò in bocca un fazzoletto sporco di grasso per motori. “Succhia, troia. Voglio che il tuo naso si riempia di merda prima ancora che ti fotta.”
Il dolore si mescolava al piacere. Ogni spinta del soldato rasato le faceva sbattere la testa contro il pavimento, ma il suo corpo rispondeva con spasmi. Quando venne, le inondò l’interno cosce con un fiotto caldo, e Petra sentì un altro cazzo premere contro le labbra.
“Apri la bocca, cagna,” disse un uomo con un anello al glande. “Voglio che ingoi fino all’ultimo cazzo, stasera. Se ti azzardi a chiuderla, ti spacchiamo i denti.”
La costrinsero a inginocchiarsi, con il culo ancora aperto dal precedente assalto. Un soldato con un cazzo enorme, quasi deforme, si piazzò dietro di lei. “Hai un culo stretto come un pugno, troia. Vediamo se reggi il calibro grosso.”
Quando la penetrò, Petra urlò intorno al cazzo che stava succhiando. Il dolore era lancinante, ma non si fermò. Succhiava, gemeva, leccava, mentre l’altro pompava con violenza, strappandole gemiti che riecheggiavano nel bunker. Il sergente, nel frattempo, le strinse i seni fino a farle male, mordendole un capezzolo. “Sei una cazzo di pornostar, eh? Guarda come godi mentre ti spacano in due.”
Un altro soldato, con un accento straniero, si inginocchiò tra le sue gambe. “Voglio il cazzo dentro la figa e il culo insieme. Portatemi un altro cazzo, cazzo!”
Due soldati si affrettarono. Il sergente, ancora eccitato, si mise dietro di lei, mentre il rasato le entrava in bocca. Il soldato con l’accento le allargò le natiche con le mani. “Ora ti insegno cosa vuol dire essere una troia a tutti gli effetti.”
La doppia penetrazione fu brutale. Petra sentì i due cazzi spingersi dentro di lei, uno nella figa e uno nel culo, in un ritmo sincopato che la faceva sbattere contro il pavimento. Le sborravano addosso ogni volta che si fermavano per riprendere fiato, inondandole il viso e i capelli.
“Guarda come trema, cazzo,” disse il rasato, schiaffeggiandole una natica. “Vuole altro. Voglio che mi succhi le palle dopo che ti ho riempito di merda.”
Petra, in preda a un orgasmo violento, sputò il cazzo che aveva in bocca e urlò: “Sì! Sì! Sbottatemi in faccia, cazzo! Voglio ingoiare ogni goccia!”
I soldati risero, ma non si fermarono. Un altro la prese per i capelli, costringendola a inginocchiarsi. “Ora ti facciamo un plotone completo, troia. E se non reggi, ti lasciamo qua per i cani.”
La portarono in una stanza buia, dove il muro era tappezzato di foto di altre donne violentate. Petra, ormai completamente fuori controllo, si strappò i resti di vestiti e si mise a quattro zampe. “Prendetemi tutti! Voglio sentirvi dentro! Voglio essere la vostra cagna!”
I soldati si avventarono su di lei come belve. Uno le infilò un vibratore rotante nell’ano, un altro le ficcò in bocca un cazzo finto sporco di lubrificante. Il sergente la penetrò di nuovo, con il cazzo ormai arrossato dallo sforzo. “Cazzo, sei una spugna. Ti inondo, troia, e tu non ti svuoti mai.”
Quando il vibratore aumentò di potenza, Petra ebbe un orgasmo così intenso che lo sperma le schizzò fino al soffitto. “Squirta come una cazzo di fontana!” urlò uno, riprendendo con il cellulare. “Mandiamo il video al comando. Magari ci danno una medaglia per averci ripulito il campo da questa merda.”
La notte si trasformò in un incubo erotico. Petra fu costretta a leccare i loro stivali sporchi, a mangiare sperma a mani nude, a urlare “Sono vostra” ogni volta che venivano dentro di lei. Alla fine, quando l’alba tingeva il cielo di rosso, i soldati la lasciarono in un angolo, nuda e tremante.
“Ricordati, troia,” disse il sergente, sputandole addosso. “Se torni qua, non ci limitiamo a scoparti. Ti marchiamo a fuoco con il nostro cazzo.”
Petra, con gli occhi annebbiati e il corpo esausto, sorrise. “Tornerò. Tornerò e mi prenderete tutta. Ancora. Sempre.”
E mentre la jeep si allontanava, si inginocchiò, leccando dal pavimento ogni residuo di sperma. Era solo l’inizio.
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