Il tagliando

di
genere
corna

Petra parcheggiò la sua Porsche Cayenne nel cortile dell’officina, i tacchi a spillo che ticchettavano sul cemento come un metronomo erotico. Indossava un tailleur rosso fuoco, così attillato che ogni curva del suo corpo sembrava sul punto di esplodere. La gonna, cortissima, le copriva a malapena il culo sodo, mentre la camicetta bianca era abbottonata fino al collo, ma il tessuto trasparente rivelava chiaramente i capezzoli duri come pietre. I capelli biondi, raccolti in una treccia perfetta, le ricadevano su una spalla, e gli occhi azzurri, freddi e provocanti, sembravano sfidare chiunque a guardarla.

I tre meccanici, sparsi tra macchinari arrugginiti e pneumatici, alzarono lo sguardo all’unisono. Il capo, un bestione con un giubbotto di pelle strappato e una barba ispida, fischiettò. "Cazzo, che figa… sembra uscita da un cazzo di calendario erotico!"

Petra si appoggiò alla sua macchina, il sedere che premeva contro il cofano. "La mia macchina perde olio. Potete controllarla?" chiese, la voce glaciale ma con un sorriso malizioso.

Il meccanico più giovane, un ragazzone con piercing alle sopracciglia e mani grandi come prosciutti, rise. "Controlliamo tutto, signora. Ma ti avviso: il nostro lavoretto costa caro… specialmente se ti piace il cazzo."

Prima che potesse rispondere, fu circondata. Il capo le strappò la camicetta con un solo strattone, ridendo mentre i bottoni schizzavano via. "Cazzo, che tette… sembrano fatte col silicone, ma ti assicuro che le rompiamo con le mani!"

Petra urlò, ma il terzo meccanico, un tipo magro con occhi da serpente, le tappò la bocca con una mano sporca di grasso. "Sta’ zitta, troia. Ti facciamo un lavoretto che non dimenticherai mai… e tuo marito non ti riconoscerà più."

Fu trascinata nel capannone, dove l’odore di benzina si mescolava a quello di sudore e paura. Il capo la gettò su un bancone lurido, le gambe divaricate con violenza. "Ecco qua… la fica di una signora! Vediamo se sei bagnata come una zoccola!"

Le dita callose le strapparono le mutandine, gettandole a terra. Petra cercò di divincolarsi, ma il ragazzone con i piercing le afferrò i fianchi, spingendola verso di lui. "Succhia, puttana… o ti rompo il culo con un cric." Le infilò in bocca un cazzo grosso e irregolare, con una vena sporgente che le graffiò il palato. Petra soffocò, ma lui pompò avanti e indietro senza pietà.

"Ficchiamo due cazzo in fica, ragazzi," ghignò il capo, slacciandosi i pantaloni e mostrando un cazzo spesso e lungo, con la testa rossa come un peperone. "E uno nel culo… così la facciamo urlare fino a domattina."

Il meccanico magro si inginocchiò dietro di lei, lubrificando il suo culo con saliva e grasso. "Rilassati, bellezza. Ti insegno io cos’è un cazzo nel culo." Il dolore fu lancinante quando entrò, il cazzo che le lacerava lo sfintere. Petra gridò, ma il suono fu attutito dal cazzo in bocca.

"Cazzo, sì… sento il suo culo che si stringe intorno a me!" grugnì il magro, pompando più forte.

Intanto, il capo e il ragazzone si posizionarono tra le sue gambe. "Doppio cazzo in fica, troia… sei la nostra pornostar personale." Entrambi entrarono contemporaneamente, i cazzi che si scontravano dentro di lei, dilaniandola. Petra urlò quando l’orgasmo la colpì, un uragano di piacere e dolore che le fece inarcare la schiena. "Cazzo, viene! La zoccola viene con tre cazzo dentro!"

Il capo aumentò il ritmo, il sudore che gli colava sulla fronte. "Ti riempio questa fica da troia col mio sperma… e poi ti facciamo un clistere!" Esplose, il suo sperma che schizzò dentro di lei come lava.

Ma non ebbe tregua. Il ragazzone si ritrasse e le infilò il cazzo nella bocca, pompando fino a sborrare. "Bevi, puttana… o ti rompo i denti." Il seme caldo le inondò la gola, il sapore acre che la faceva vomitare, ma lui non si fermò.

Proprio mentre il magro stava per venire nel culo, la porta del capannone si spalancò con un fragore metallico. Era suo marito, Marco, in giacca e cravatta, con in mano un mazzo di rose e un’espressione sconvolta. "Petra? Cosa… cosa cazzo succede qui?!"

La scena era apocalittica: Petra nuda, il corpo ricoperto di sperma, con il cazzo del capo nella fica, quello del ragazzone in bocca, e il magro che pompava nel culo. Marco rimase immobile, il sangue che gli defluiva dal viso.

"Allora? Non mi saluti, caro?" sussurrò Petra, con un sorriso oscuro, mentre il magro le sborrava nel culo. "Hai portato le rose… ma io ho già assaggiato qualcosa di più forte."

Marco indietreggiò, le rose che gli cadevano a terra. "Sei… sei una…!"

"Una troia? Sì, amore. E adoro ogni cazzo che mi spacca il culo."

Il capo rise, dandole un ceffone sulla guancia. "Tuo marito non sa quanto sei porca, eh? Vuoi che glielo mostriamo?"

Ma Marco era già scappato via, la porta che sbatteva alle sue spalle. Petra rise, un suono oscuro che riecheggiò nel capannone. "amore ci vediamo a casa.."
scritto il
2025-06-05
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