Mia cugina: Parte 14

di
genere
incesti

Il giorno dopo sono in ufficio. Non ho chiuso occhio. Sono rimasto in dormiveglia sul divano. Non mi andava per niente di ritornare nella mia stanza. Quando mi sono svegliato stamattina, mi sono ritrovato davanti la mia ex assistente che mi fissava. Ha continuato a farlo anche quando le ho detto di smetterla. Quella donna è inquietante.
Federica entra nel mio ufficio e mi lascia alcuni documenti sulla scrivania. — Oggi c'è la riunione con i dipendenti.
— Sì, lo so. Grazie per avermelo ricordato.
Annuisce e va via.
Esamino i documenti. Sono tutti clienti facoltosi. In uno scovo il nome di una cliente che avevo seguito per anni nella mia vecchia azienda. Una donna matura con cui avevo fatto sesso per un periodo. È andata via dopo che mi ero rifiutato di mettermi con lei. Mi ha offerto un cospicuo stipendio settimanale per convincermi a starci insieme. Non è servito. Se avessi accettato, ora indosserei abito firmati di migliaia di euro e vivrei in una villa lussuosa in cima alla collina. Ma non sono quel tipo.
Poco dopo sono seduto lungo il tavolo in sala riunione. Ilaria parla dell’andamento del mercato finanziario statunitense. Ci mostra alcune slide, commenta diversi profitti semestrali generati da alcune nostre start-up. Poi si siede a raccogliere alcune domande.
Io non parlo. Mi limito a guardarla. Mi sembra un’altra persona. Non perché è la vicepresidente della compagnia, ma per ciò che è successo tra di noi. Inoltre, il suo viso è diverso. Non radioso, ma qualcosa del genere. Forse è felice perché è tornata con l'ex. Poco probabile. Oppure devo semplicemente lasciar stare le cose tra di noi così come sono.
La riunione finisce. Tutti vanno via. Mi dirigo verso la porta.
— Valeriano — dice Ilaria.
Mi volto. Odio essere chiamato per cognome, specialmente da lei. Mi fa sembrare un estraneo. — Sì?
— Parliamo.
Mi siedo accanto a lei. Ci guardiamo per un momento, il sole del tardo pomeriggio che invade la stanza dall'ampia vetrata che dà sulla città sottostante.
Lei accavalla le gambe. — Sei serio?
Mi acciglio confuso. — Serio? In che senso?
— Mi hai detto che mi ami.
Distolgo lo sguardo. — Ah… sì, ero serio.
— Eri?
— Lo sono ancora.
— Che mi dici di tua cugina?
— Beh… non ci parliamo.
— Non intendevo questo. La ami?
Non rispondo.
Ilaria fa una smorfia impercettibile. — Bene. Non penso ci sia altro da aggiungere.
La guardo. — Tu mi ami?
Mi fissa. — Conosci già la risposta.
— E il tuo ex? Provi ancora qualcosa per lui?
— Questo cosa c'entra?
— Provi ancora qualcosa?
Sposta lo sguardo sulla finestra. — No.
— Sei sicura?
— Ho rifiutato di tornarci insieme. Ti basta?
— Questo lo so già.
Mi guarda. — Allora cosa vuoi?
— Tu cosa vuoi?
— Non girarci intorno come sempre.
— Ci mettiamo insieme?
Ilaria sbarra leggermente gli occhi sorpresa. — Non scherzare.
— Non sto scherzando. Ci mettiamo insieme?
Il suo viso si fa teso, acido. — Che mi dici di quella tua assistente? Ora vive da te?
— No. Era solo… È venuta a trovarmi.
— Non mentirmi. Ti conosco troppo bene.
Abbasso lo sguardo per un attimo. — Abbiamo solo fatto sesso. Solo questo. Non è importante.
— Anche noi l’abbiamo fatto.
— È diverso. Io… ti amo.
Ilaria resta impassibile. — Non usare quella parola alla leggera.
— È così… ti amo.
— Ma non ami solo me. C'è anche tua cugina.
Sospiro frustrato. — Quindi? Cosa facciamo?
— Niente. Non facciamo niente.
— Lei è mia cugina. Non ci potrà mai essere nulla tra noi.
Ilaria mi fissa fredda. — Odio girare intorno alle cose. E odio ancor di più perdere tempo.
— Che vuoi dire? Che ora stai perdendo tempo?
Annuisce. — Ho sperato che parlando qualcosa sarebbe cambiato, ma… Non è cambiato nulla. Sei il solito indeciso. Ami me, ami tua cugina e forse anche la tua ex assistente. — Smorza un sorriso nervoso. — Non so nemmeno perché sto ancora qui a perdere tempo. Sai che c'è? Il discorso è chiuso. Non ci sarà mai più nulla tra di noi. — Si alza e va verso la porta.
Mi alzo e la trattengo per un braccio. — Mi ami davvero?
Lei non si volta. — Che importanza ha ora?
— Hai detto di esserti innamorata di me alle superiori. Allora perché sembra che non sia così? Perché…
Si gira di scatto verso di me, lo sguardo serio. — Sei tu qui l'unico a non sapere cosa vuole, non io.
La tiro verso di me e la bacio.
Lei mi spinge via incredula. — Sei impazzito?!
— Non mi ami — dico. Ed esco dalla sala riunioni.
Torno nel mio ufficio e mi siedo alla mia scrivania. Ho la mente completamente svuotata. Non riesco a pensare a nulla. Quel bacio è stato come una folata di vento che ha spazzato via le nubi.
Federica entra nell'ufficio e mi raggiunge. Posa il fascicolo sul tavolo. — Questo è il rapporto della Black Rhino, la nuova start-up videoludica promossa dal vicepresidente Neri. Desidera che…
— Me ne devo occupare io?
— Sì.
— Puoi andare.
Federica esce dalla porta. Mi è sembrata un po' giù di corda. Questa mattina non stava così. Forse le è successo qualcosa.
Esamino il fascicolo della nuova start-up. Sembra un fallimento. Hanno prodotto tre giochi che hanno floppato e ora ne stanno sviluppando un quarto. Perché Ilaria continua a finanziarli? E perché l’ha passato a me? Cosa dovrei farci?

La sera torno a casa. La mia ex assistente è seduta sul divano nel soggiorno a scrollare sul cellulare. È ancora qui. Lei mi fissa con uno sguardo carico di sfida. Sospiro. Sono troppo stanco per litigare, quindi la ignoro e vado a farmi una doccia. Quando esco dal bagno, lei è ancora lì e mi fissa di nuovo. La ignoro e vado a dormire.
L'indomani mi sveglio con lei distesa accanto a me. La osservo per un momento e mi siedo al bordo del letto. Ha ragione nel dire che non la caccerò mai. Sono troppo buono. Oppure sono solo un coglione.
— Scusami per ieri — dice la mia ex assistente con la voce assonnata alle mie spalle.
— Lascia stare.
— Ti sono fedele.
— Non cominciare — dico. Mi alzo e vado in bagno a farmi una doccia.
Poco dopo una mano si posa sulla mia spalla bagnata.
Mi volto. — Che ci fai qui? Esci!
La mia ex assistente mi bacia il collo, la mano stretta sul mio pene. Faccio per respingerla, ma non ci riesco. Sono eccitato. Lei comincia a masturbarmi, a baciarmi la mascella e le labbra. Mi infila la lingua in bocca. Devo smetterla, ma il mio corpo si rifiuta. Oppure sono io che mi sto lasciando andare?
La metto di spalle contro le piastrelle del bagno, le sollevo una gamba e faccio scivolare il mio pene dentro la sua vagina. Lei geme e mi stringe a sé. Mi bacia. Sbatto con forza i miei fianchi contro il suo inguine, l'acqua calda che rivola sui nostri corpi. La mia ex assistente ansima, mi stringe ancora più forte.
Tiro fuori il mio pene e vengo sulla sua pancia.
Lei fissa lo sperma che le cola lungo la pelle assieme alle gocce d'acqua, poi me. — Potevi venirmi dentro.
— No.
— Perché no?
— Come perché no?
Si abbassa con aria torva e si mette in bocca il mio pene.
Cerco di allontanarle la testa. — Che stai facendo?
— Te lo pulisco — biascica con il mio coso in bocca. — E voglio assaggiare il tuo sperma.
La guardo turbato. Non ho le forze per fare qualcosa. Anzi, non voglio fare proprio niente. Ma sono un bugiardo. Tutto quello che voglio è che lei continui a muovere la bocca e la lingua.
scritto il
2025-05-31
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