Mia cugina: Parte 41

di
genere
incesti

Tre giorni dopo sono al bar con gli amici. Oggi c'è poca gente e la musica stessa sembra non essere dell'umore giusto per suonare. Il mio amico è stato piantato per l'ennesima volta dalla sua ragazza. Stavolta l’ha sorpresa a letto con il suo amico di infanzia. Sempre lui. È solo lui. Se continuano così finiranno per mettersi insieme quei due. Inoltre, Paula ha piantato il mio altro amico la sera stessa in cui ho fatto l'amore con lei nel suo appartamento.
— Me la sono fatta un paio di volte — dice il mio amico alticcio seduto al tavolo, una pinta di birra in mano. — Non era male, ma c'è di meglio. E poi nemmeno mi piaceva.
A me pare tutt’altro. Il suo tono di voce non corrisponde alla durezza delle parole. Vuole solo fare il duro. È sempre stato così con le donne. E forse non l'ha nemmeno sfiorata con un dito.
I miei amici non lo stanno ascoltando. Sono presi dai loro discorsi sull’inizio del campionato di serie A, sul trasferimento dei giocatori e su chi potrebbe vincere lo scudetto. Le ragazze, invece, parlano di Temptation Island o robe del genere.
Guardo il mio amico. — A quante birre sei arrivato?
Mi sorride, le guance rosse. — Sei…
— Dovresti smetterla.
— Nah… Oggi voglio ubriacarmi.
— Sei già ubriaco.
— Nah…
Ilaria ci raggiunge con un vestitino blu che risalta il suo sedere, le cosce e le tette sode in vista. Mette una mano sulla mia spalla, ci affonda le dita e saluta gli altri. Loro ricambiano.
Il mio amico ci punta il dito. — Quella tua amica… Paula… È proprio stronza…
Ilaria sorride, si guarda in giro.
— Mi hai sentito…?
— Certo, tra simili è così — risponde disinteressata.
Smorzo una risata.
Il mio amico ride per un attimo, poi torna serio. — Pure tu sei una stronza…
— Infatti siamo amici.
Smorzo di nuovo un'altra risata.
Ilaria affonda ancora di più le dita nella mia spalla, le sue tette sfiorano la mia nuca.
— Ha ragione! — biascisca il mio amico. Sta per crollare. Punta di nuovo il dito contro Ilaria, biascica cose incomprensibili e si addormenta sul tavolo.
Come previsto.
Ilaria mi accarezza l'orecchio con un dito e appoggia i seni sulla mia spalla mentre si piega un po' in avanti. Mi giro. Lei mi fa voltare di nuovo e avvicina le labbra al mio orecchio. — Te la stai scopando ancora, vero?
Sospiro irritato. Ecco che ricomincia. La ignoro.
Affonda le dita con forza nella mia spalla. Smorzo un gemito di dolore e mi sposto un tanto per togliermi la sue mani di dosso. Lei me le pianta di nuovo e mi massaggia la spalla.
Mi alzo, guardo gli altri. — Io vado.
— Non è ancora mezzanotte — dice una mia amica.
— Domani devo alzarmi presto.
— Capisco. Allora, buonanotte.
Guardo i miei amici. — ‘Notte a tutti.
Mi salutano e vado via.
Ilaria mi segue alle spalle. Non ho proprio voglia di sorbirmi le sue stronzate, il suo solito copione aggressivo-passivo. Esco dal locale e m'incammino verso la mia auto a passo sostenuto. Ilaria fatica a starmi dietro con i tacchi alti, ma non fiata. Pigio il bottone del piccolo telecomando, le quattro frecce si illuminano per un istante. Apro la portiera, ma Ilaria mi blocca per un braccio.
Sospiro. — Vuoi ricominciare?
— Se Paula può averti quando vuole, perché non posso farlo anch’io?
Mi volto. — Non è così.
— No? Perché a me pare proprio di sì.
— Non essere gelosa.
— Non sono gelosa. Dire più… Invidiosa.
Faccio una smorfia seccata. — Non hai bisogno di un altro cazzo di riserva.
Serra gli occhi irritata. — Ehi! Non parlarmi così!
— Così come? Non ti piace essere trattata male quando lo facciamo? O hai cambiato idea?
— Non lo stiamo facendo. Stiamo parlando.
La ignoro. Apro di nuovo la portiera, ma lei la richiude con una mano. La guardo. — Che vuoi ancora?
Mi fissa torva. — Secondo te?
— Vai dal tuo ex, no?! Oppure oggi non te lo sei scopato?
Mi spinge con odio. — Non parlarmi così!
Sbuffo seccato e apro la portiera.
Lei fa per chiuderla di nuovo, ma la allontano dietro di me con un braccio. Mi tira in malo modo indietro per la giacca.
Mi volto. — La vuoi piantare, Cristo Santo!?
Il suo sguardo diventa sanguigno. — Perché dici che non mi ami più?
— Ancora!?
— Non ti credo. Non è per Sarah.
— E per chi, allora?
— Non è per lei.
Mi massaggio il viso tesissimo. — Senti…
Mi spinge contro la portiera con tutta la forza delle braccia. — Sei uno stronzo bastardo!
Sospiro frustrato.
Ilaria si copre il viso, scoppia a piangere. Ecco la parte passiva scendere in campo, dopo quella aggressiva. Si volta dall’altra parte e continua a piangere.
Apro ancora una volta la portiera.
Mi blocca un braccio. — Non andare…
Mi libero dalle sua presa in modo scorbutico. — Si può sapere che vuoi da me?
Smette di piangere e abbassa le mani dal viso lacrimato. — Lo sai cosa voglio. Lo sai benissimo...
Scuoto la testa con una smorfia divertita. — Lo sai così bene che ti scopi ancora il tuo ex. E poi perché? Perché ti piace? O c'è altro?
Mi fissa in cagnesco. Le prudono le mani, lo so. Vorrebbe picchiarmi, ma si trattiene. Non risponde.
— Visto? — dico. — Che parliamo a fare? Sei tanto brava a rompermi i coglioni, ma…
— Succede — risponde fredda mentre i suoi occhi tornano apatici. Ecco la Ilaria che conosco.
— Beh, buon per te, allora.
— Non è la stessa cosa con Paula? E anche quando ti facevi quella ragazzina, la tua ex assistente?
— È diverso. Completamente diverso.
— E cosa c'è di diverso? — chiede quasi con tono accusatorio. — Cosa cambia? Spiegamelo!
— Tutto! Tutto quanto. Non c'è nessun sentimento di mezzo. Nulla.
— Fare l’amore… — dice piano Ilaria — non nasce da un sentimento? Non c'è sempre qualcosa dietro che spinge due persona a…
— Tu ti scopi ancora il tuo ex! — dico ad alta voce spazientito. — Il tuo cazzo di ex! Il tipo che ti ha fatto le corna! Lo stronzo! Il figlio di puttana che odiavi! Come cazzo fai a paragonare quel coglione con…
Ilaria mi spinge con forza contro la portiera e mi bacia con la lingua.
La respingo. — Ma che cazzo fai!? — Fa per baciarmi di nuovo, ma la tengo lontana con le mani. — Non puoi fare ogni volta così!
Mi punta il dito con uno sguardo carico di sesso. — Tu sei solo geloso! Non vuoi che faccia l'amore con il mio ex! Ecco perché mi dici che non mi ami quando in realtà sei ancora innamorato di me.
Sbuffo irritato. — Tu sei tutta pazza!
Mi sorride. — Più ti arrabbi e più capisco che ci tieni a me. Falla finita e ammettilo.
Apro la portiera.
Ilaria la richiude ancora una volta, ci si appoggia contro con il fianco. — Smettila di fare il bambino.
— Ah, il bambino… — dico con una smorfia divertita. — Qui l'unico bambino sei tu. L’unica che non…
Mi bacia di nuovo mentre mi stringe con le braccia. Faccio per liberarmi, ma rafforza la presa.
Sposto la testa. — Cazzo, sei proprio fuori!
Le sue labbra cercano le mie, ma trovano solo il mio mento e le mie guance. Comincia a baciarmi il collo, a leccarlo.
— La vuoi piantare!? — domando mentre il mio uccello duro preme contro la sua pancia.
Lei ci pianta la mano, me lo stringe con delicatezza. — Ora voglio che tu faccia quella cosa per me.
— Non farò proprio niente.
Mi morde il lobo dell’orecchio. — Lo vuoi il mio di dietro?
Il sangue mi sale in testa di colpo, la faccia mi formicola. Scuoto la testa per riprendermi e la allontano con forza. — Smettila!
Un'auto passa lungo la strada. Mi accorgo solo adesso che non ho fatto caso intorno a me. Chissà se è passato qualcuno mentre litigavamo? Ma il marciapiede è deserto. La strada pure. Non ci sono nemmeno le luci dietro le finestre dei palazzi. Sembra che ci siamo solo noi due.
Ilaria mi fissa male. — Vuoi sapere perché faccio ancora l'amore con il mio ex?
La guardo. Non rispondo.
— Perché è l’unico modo che ho per tenerti lontano — dice con rabbia, gli occhi lucidi. — Quando sono con lui, non penso a te. Tu non esisti. In quel momento ci sono solo io… Io e il piacere. Nessun'altro.
Abbasso lo sguardo. — E ti serve il tuo ex per…
— Sì, mi serve. Mi serve calore. Un corpo. Qualcosa a cui aggrapparmi, su cui muovermi e sfogarmi. E lui… lui serve a questo. Solo a questo.
Cala il silenzio per un momento.
— Potevi farlo con un altro — dico. — Qualcuno che non sia il tuo ex. Qualcuno che…
— Non vado a letto con chiunque! Non sono quella che pensi.
Sollevo lo sguardo serio su di lei. — Non ho mai detto che sei così. Mai!
— Ma è quello che pensi!
— Affatto!
Altro silenzio. Più lungo e carico di rabbia.
Un grillo comincia a cantare sui rami sospesi sulle nostre teste.
— Sai cosa penso, in realtà? — dico ancora più serio. — Che tu provi ancora qualcosa per quel coglione. Dopotutto, l’odio non è l’altra faccia dell'amore?
Fa per dire qualcosa, ma si zittisce. Distoglie lo sguardo.
— Non è così? — chiedo. — Hai detto che quando sei con lui ti dimentichi di me. Secondo te cosa vuol dire? Te lo sei mai chiesta?
Ilaria pianta gli occhi arcigni su di me. — Non cercare di manipolarmi.
Sbuffo in un sorriso divertito. — Manipolarti? Bella questa. Sei tu che vai da quello stronzo per dimenticarmi. E da quanto mi hai detto, ci riesci. Non è amore, questo?
Avvicina il viso al mio, gli occhi infiammati. — Stai cercando di mandarmi in pappa il cervello, eh!? Vuoi farmi credere ciò che non penso?! Allora!? — Mi spinge con forza contro la portiera della mia macchia. — Cosa stai cercando di fare!?
Fa per spintonarmi di nuovo, ma la blocco per i polsi e la guardo dritta negli occhi. — Sono io o sei tu quella che sta cercando di manipolare i fatti? Perché per me…
Si libera dalla mia presa. — Tu non sai proprio un cazzo!
La guardo. Non parlo.
Due veicoli passano lungo la strada da ambo le corsie.
Ilaria sposto lo sguardo altrove. — Sono stanca di litigare.
— Anch’io.
— Bene.
— Ok.
Restiamo in silenzio per un lungo momento, il grillo che continua il suo concerto notturno sull'albero accanto a noi.
Mi giro, apro la portiera e salgo a bordo. Ilaria fa il giro e si siede accanto a me. La guardo. — Certo che stai diventando troppo prevedibile.
Non risponde. Nemmeno mi guarda, le braccia incrociate sui seni.
— Ogni volta finisce così — continuo. — Non sei stanca?
Sposta gli occhi su di me. — Sinceramente non so più cosa fare.
— Beh, nemmeno io.
— Quindi?
Accendo l’aria condizionata nell’abitacolo. Una ventata di aria fredda mi sfiora il viso. Sospiro contento. — Quindi niente.
Restiamo in silenzio per un momento.
— Paula ti ha detto qualcosa? — chiede.
— Tipo?
— Non lo so. Quella là parla sempre. Dice sempre un sacco di fesserie.
— Beh… — dico pensieroso — mi ha detto che ti scopi il tuo ex per i soldi?
— Soldi? — risponde sorpresa. — Vuoi dire per il suo patrimonio?
— Sì, per quello. Si sbaglia?
— Certo che si sbaglia! — dice con voce secca e decisa.
— Oh, ok. Nemmeno io ci credevo.
— Cosa me ne faccio dei suoi soldi? Sono già ricca, ho una carriera e sono la vicepresidente della compagnia di mio nonno. Perché dovrei… — Sbuffa irritata. — Quella stronza… L’ha fatto per farci litigare.
Chiudo gli occhi mentre l’aria fredda mi accarezza il viso. — Forse, ma non m'interessa. Ti conosco fin dal liceo, quindi so che non ti sposerai mai per soldi. Anzi, il matrimonio per te non è proprio contemplato. — Apro gli occhi e la guardo. — Oppure hai cambiato idea?
Mi sorride. — Mi conosci bene.
Poggio la testa sul poggiatesta e chiudo gli occhi. — Già.
Altro silenzio.
Un movimento. Apro gli occhi. Il viso di Ilaria è vicino al mio. Appena faccio per dire qualcosa, mi bacia. Sposto le labbra, ma le sue mani mi tengono ferma la testa. Ci infila la lingua. Il bacio si fa più passionale, più sessuale. Il mio uccello diventa duro. Lei ci poggia una mano, lo palpa. Mi abbassa la patta dei pantaloni e se lo mette in bocca.
Gemo mentre poso una mano sulla sua testa. I suoi capelli profumano di balsamo. Me lo fa diventare ancora più duro. La sua saliva cola sui miei genitali mentre mi risucchia anche l’anima. Spingo la sua testa verso il mio inguine, il mio pene affonda quasi tutto nella sua bocca. Rimane ferma per un paio di secondi e si stacca con un grosso respiro.
Mi guarda per un attimo, gli occhi lucidi e rossi, le labbra arrossate. Mi bacia con la lingua mentre mi sega per un minuto. Poi abbassa lo schienale del mio sedile, si mette sopra di me, sposta un po' le mutandine e guida il mio uccello nella sua vagina. È caldissima, oltre che bagnata fradicia. Spingo i fianchi contro il suo inguine mentre stringo il suo sedere. Lei abbassa il busto su di me e torna a baciarmi con passione, le tette pressate contro il mio petto. Cingo le sue spalle con un braccio e comincio a martellare la sua vagina. Anche lei si muove su di me e ogni tanto andiamo fuori sincrono.
Avvicina le labbra al mio orecchio. — Ti odio…
— Anche io…
I suoi movimenti si fanno più rapidi, quasi furenti. Mi ficca la lingua in bocca in modo selvaggio, mi bacia, mi morde il labbro.
Gemo dal dolore. — Cazzo, mi hai fatto male!
— Stai zitto, stronzo! — dice incazzata mentre mi fissa con occhi spiritati.
Mi acciglio turbato. — Fottuta psicopati…
Mi ficca di nuovo la lingua in bocca mentre ansima e si dimena su di me dal piacere. Mi afferra la testa con le mani e mi lecca la faccia come fossi un gelato.
— Ma che caz…
— Zitto, bastardo!
— Stron…
Mi tappa la bocca con una mano finché trema e si irrigidisce per l'orgasmo. Si affloscia su di me, toglie la mano dalla mia bocca e mi bacia lentamente, i fluidi del suo corpo che colano lungo il mio pene e poi sui miei genitali.
Circondo le sue spalle con entrambe le braccia per ingabbiarla a me e inizio a muovere i fianchi. Movimenti secchi e veloci. Ilaria ansima e mi abbraccia la testa. Sono troppo scomodo sul sedile, ma non m’interessa. Torna a baciarmi con la lingua per un po'.
Le vengo dentro.
Lei si aggrappa a me, le labbra che sfiorano il mio orecchio. — Ti odio…
— Anch’io…
— Sono seria.
— Pure io.
— Ti odio davvero.
— Idem.
Mi guarda negli occhi arcigna. — Smettila di prendermi in giro.
— Anche tu.
— Ma io sono seria! Ti odio!
Aggrotto le sopracciglia perplesso. Non sta scherzando. — Ok, ho capito.
— Vuoi solo scoparmi, non è così?
Mi massaggio le palpebre degli occhi frustrato. — No.
Mi allontana la mano dagli occhi in modo brusco. — Non mentirmi!
— Ma che cazzo ti è preso, ora?
Si abbassa la scollatura e tira fuori le tette. — Vuoi solo queste, no!?
Osservo le sue aureole un po' rosa scuro per un attimo. — Ma che cazzo fai!?
Non risponde.
Guardo fuori dal finestrino. Solo adesso mi rendo conto che qualcuno poteva averci visto mentre scopavamo. Ma fuori non c'è nessuno.
Mi prende una mano e se la mette su un seno. È morbidissimo. Il mio pene si ingrossa.
Ilaria si guarda la vagina. Il mio uccello è ancora dentro di lei. Solleva lo sguardo su di me e comincia a muovere il bacino. — Il tuo piccolo e inutile arnese mi ha risposto. Tu vuoi solo…
L’afferra per la nuca e avvicino il suo viso al mio. — Stai zitta e fatti scopare…
Lei si lascia scappare un gemito soffocato e mi bacia. Lingua contro lingua. Sento il rumore vischioso dei suoi liquidi sfregare lungo il mio pene. Affonda le dita nei miei capelli mentre mi bacia come se volesse mangiarmi. Muove i fianchi su di me, li sbatte in modo energico. E comincia a tremare per l’orgasmo finché si affloscia su di me a peso morto. Mi bacia il collo, la guancia, le labbra.
Continuo a martellare la sua vagina per un paio di minuti mentre schiaffeggio il suo sedere. Il suo corpo è talmente inerme che mi sembra di scoparmi una bambola gonfiabile. Non reagisce. Ansima e mi bacia. Nient’altro.
Le vengo di nuovo dentro. Poca roba.
Ilaria mi guarda torva. — Contento, ora?
Mi acciglio. — Si può sapere che cazzo ti prende?
— Te l’ho già detto…
— Certo, sono uno stronzo e tutto il resto…
— Tu mi vuoi solo per questo!? Sono buona solo come una scopa…
— Se mi odi così tanto, perché sei qui?
Serra gli occhi. — E tu perché fai l’amore con me? Non mi odi?!
— Cos’è che vuoi?
— Niente. Non voglio niente.
— Allora perché mi stai rompendo i coglioni?!
Mi fissa per un attimo. Non risponde. Si rimette i seni nella scollatura, scende da me e si mette seduta sul sedile. Prende i fazzoletti da sopra il cruscotto e si pulisce la vagina. Mi guarda. — Sono stufa. Stufa di tutto questo… Non fai che… — Sbuffa irritata. — Tu non mi capisci e nemmeno ci provi. Non sai quello che… Non sai niente!
— Ti rendi conto che finiamo sempre per litigare ogni volta che lo facciamo? — domando freddo mentre mi rimetto il pene nei pantaloni.
— Chiediti perché, allora.
— Sei tu quella che comincia.
— Tu mi fai incazzare!
— Perché? Che faccio?
Mi punta il dito infuriata — Tu… tu… — Sbuffa seccata e incrocia le braccia, lo sguardo fuori dal finestrino. — Lascia stare.
— Lo vedi? Non lo sai nemmeno tu.
— È colpa tua e basta!
— Ok, ho capito. È tutta colpa mia. — Metto in moto l'auto. — Ti accompagno alla macchina. Dove hai parcheggiato?
Mi guarda. — Non ho detto che sarei andata via.
— Vuoi restare qui tutta la notte?
Sposta gli occhi fuori dal finestrino. — Ti dà fastidio la mia presenza? Ah, giusto. Tu da me vuoi solo…
— Piantala con ‘sta storia del cazzo! Hai rotto i coglioni!
Si volta di scatto, pianta gli occhi sanguigni su di me. — Cosa!?
— Hai sentito bene. Piantala! Stai diventando insopportabile.
Mi fissa sorpresa per un momento. — Come ti permetti di…
— Ancora!?
— Tu…
— Dimmi che cazzo vuoi da me e finiamola di litigare. Sai benissimo che non mi piace.
Ilaria aggrotta la fronte pensierosa. — Torna con me e non scoparti nessun'altra.
— Tutto questo casino solo per dirmi che…
— Lo vedi?! Anche tu non sei da meno.
Sospiro seccato e mi immetto con la macchina sulla strada.
— Dove stai andando? — chiede Ilaria.
— Ti porto alla tua macchina. Dov'è?
— Non mi hai ancora risposto.
— La risposta la sai già.
— Sarah? — dice con tono acido. — Non me la bevo. Tu vuoi solo tenermi sulle spine e scopar…
— Sei proprio fissata, eh?
Mi guarda di traverso. — Non lo sono. Tu vuoi solo questo da me.
— Sicura di non essere tu a volerlo? Sai com’è, il tuo modo di fare lascia molto all’immaginazione.
— Sei proprio uno stronzo manipolatore! Ti ho appena detto di tornare con me e di non…
— Ricominci.
— Sei tu che mi fai incazzare!
— Dov'è la tua macchina?
Sposta lo sguardo fuori dal finestrino con il broncio. Non risponde.
— Non fare la bambina — dico. — Non mi va di litigare all'infinito sempre per le stesse cose. Mi stai esaurendo.
Si volta e pianta gli occhi su di me. — E lo stai dicendo a me!? Sei tu che… — Si zittisce e sospira. — Dammi una risposta.
— Te l’ho già data. Amo Sarah. Punto.
— Tu non ami proprio nessuno! — urla Ilaria infuriata quasi a squarciagola. — A te ti piace solo ficcare il tuo stupido uccello in tutto ciò che respira! Non sei in grado di amare nessuno! Nessuno!
Mi fermo al semaforo rosso. — Pensala come vuoi. Non m'interessa.
Mi molla un ceffone in faccia. È così forte che mi rincoglionisce per un momento.
— Oh, ma che cazzo fai!?
Me ne tira un altro. Poi un secondo, un terzo, un quarto. Diventano delle raffiche.
— Cristo, smettila!
— Stronzo! Ti faccio vedere io chi ami! Bastardo ingrato!
— Oh! Cazzo, piantala!
Ilaria smette di menarmi e incrocia le braccia sul petto, il viso in lacrime. — Tu non la ami!
— Devi smetterla di alzarmi le mani, ok?! — dico incazzato, la faccia rossa per gli schiaffi.
Sposta lo sguardo assassino su di me. — E tu devi smetterla di scopare in giro…
Scatta il verde.
Schiaccio il piede sull'acceleratore. — Si può sapere perché non mi lasci in pace?
Sbuffa irritata. — Tendi a ripeterti.
— Senti chi parla.
Alza una mano per picchiarmi, ma ci ripensa. Lo abbassa. — Lasciami vicino a quella macchia arancione.
Mi fermo.
Lei non scende, gli occhi corrucciati fissi in avanti.
— Allora? — chiedo spazientito. — Aspetti che ti apra la portiera per farti scendere?
Mi fulmina con lo sguardo. — Sei proprio un coglione!
Chino la testa con rispetto. — Ah, grazie, sua maestà.
I suoi occhi si restringono come una serpe. — Continui a prendermi in giro… Sei proprio…
— …uno stronzo.
Solleva gli occhi in aria stizzita. Fa per menarmi, ma mi dà una leggera spinta. Sorride compiaciuta. La sua espressione è cambiata di colpo. — Tanto non potrai mai starci con tua cugina, quindi… — Si allunga verso di me e mi dà un bacio a stampo sulle labbra. — Ce vediamo in ufficio. Buonanotte.
La guardo scendere dalla macchina, passarci davanti e camminare lungo il marciapiede deserto. È proprio fuori di testa. Ma proprio fuori. Come cazzo fa a mutare atteggiamento da un secondo all’altro?
scritto il
2025-08-21
5 8 5
visite
1 3
voti
valutazione
6.6
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Mia cugina: Parte 40
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.