Mia cugina: Parte 15
di
Catartico
genere
incesti
Mezz’ora dopo entro in ufficio. Federica è seduta di spalle sul divano. Non si è accorta di me. Sembra che stia piangendo in silenzio.
Fingo di non vedere e vado dritto alla mia scrivania. — Buongiorno.
Lei si alza in tutta fretta, si asciuga le lacrime con la mano e si ricompone. — Buongiorno.
— Oggi è una bella giornata.
— Sì…
Sollevo lo sguardo su di lei. Ha gli occhi rossissimi, il viso gonfio per aver pianto a lungo. Si accarezza l’anulare. Non ha più l’anello. Ribasso gli occhi sui documenti. — Riguardo alla Black Rhino, ho bisogno di vedere i dati di acquisizione della società.
— Certo. Li porto subito.
— Fai con calma. Non c'è fretta.
Annuisce e va via.
Per lei dev'essere proprio una giornata di merda. Poteva anche non venire a lavorare.
Verso l’una vado al distributore automatico per prendere un caffè. Federica è seduta sulla panca in terrazza, le mani sulla faccia. Prendo due caffè, la raggiungo e ne porgo uno. — Tieni.
Lei solleva lo sguardo, le lacrime nei suoi occhi che brillano alla luce del sole. Se li asciuga in tutta fretta e prende piano il bicchierino di caffè.
— Scotta — dico.
Annuisce.
Soffio sul caffè. — Tutto bene?
— Sì…
— Non sono bravo in queste cose, ma… Non sembri stare bene. Se… se ti va di parlarne, ti ascolto.
— Grazie.
Un breve silenzio.
Bevo un sorso di caffè. — Sai, una volta stavo per sposarmi. Frequentavo questa donna più grande di me. Ma venivamo da due ambienti completamente differenti. La sua famiglia era ricca e molto nota. La mia tutto l’opposto. Mi ha chiesto lei di sposarla. Io non la frequentavo seriamente. Lei lo sapeva, ma non le importava. — Faccio un altro sorso. — Alla fine ho dovuto troncare di netto. Si stava facendo del male a insistere. Meritava di meglio. Qualcuno che l’amasse per davvero. Non uno come me.
Federica mi guarda di sottecchi. — Perché mi stai dicendo questo?
Arriccio un mezzo sorriso. — Così. La vita ci pone delle scelte. A volte c'è le sbatte davanti agli occhi. Quella volta ho scelto di non essere egoista. Quella donna ora è sposata con un altro. In seguito ho scoperto che stava con quest’uomo fin da quando ci frequentavamo. Era sposato con figli. Non me la sono presa più di tanto. Alla fine non ero innamorato di lei e nemmeno lei di me. — Sollevo lo sguardo verso il cielo limpido. — Ancora adesso mi chiedo perché mi volesse sposare. Se ci pensi, non ha molto senso. — Sorrido. — La mia intera vita non ha senso, se vogliamo metterla così.
Federica resta impassibile, beve un sorso di caffè.
Restiamo in silenzio per un momento.
— Mi ha lasciata… — dice.
La guardo. Non rispondo.
— L’ho sorpreso a letto con mia sorella…
— Mi dispiace.
— Pensavo mi amasse, invece… — Si mette una mano sul viso arrossato, trattiene il pianto. — Stavamo insieme da nove anni. E per tutti questi nove anni mia sorella e lui… Ancora non ci credo.
Cala un lungo silenzio.
Si toglie la mano dal viso, gli occhi carichi di rabbia. — Stamattina abbiamo parlato. Mi ha detto che ama mia sorella, che l’ha sempre amata per tutto questo tempo. Allora gli ho chiesto perché mi ha sposata se ama lei. — Mi guarda incredula. — E sai cosa mi ha risposto? Perché tua sorella non mi ama e non vuole sposarmi. — Sbuffa in una risata nervosa. — Cose da non crederci. Mia sorella… La odio. L’ho sempre odiata! Fin da bambine mi ha reso la vita un inferno. Ci provava con i miei fidanzati e se li portava a letto. Mi metteva contro i miei genitori e… — Sospira irata. — Scusa, sto divagando.
— Va tutto bene. Ti ascolto.
Non risponde. Beve un altro sorso di caffè.
Due dipendenti escono sul terrazzo e ci passano accanto mentre ci salutano.
Federica si alza. — Grazie per il caffè e per avermi ascoltata.
— Figurati.
Rientra dentro.
Guardo i due dipendenti appoggiati al parapetto del terrazzo. Sono molto vicini e si sfiorano molto. Credo stiano insieme. Non so perché lì sto osservando. Come non so il perché di parecchie cose che faccio. E che dire di Federica? Un’altra vittima della follia chiamata amore.
Passa un mese. La mia ex assistente non si schioda da casa. Non so proprio cosa fare. Non riesco a cacciarla. Non me la sento. Ogni sera finiamo per fare l’amore. Torno dal lavoro, mi faccio una doccia e lei mi raggiunge. È sempre così. Ormai mi sono abituato come la tazza di caffè al mattino. Se tarda a venire in doccia, divento irrequieto.
C'è qualcosa che non va in me. Sono tutto sbagliato. Perché mi lascio andare così quando vorrei stare con Ilaria e mia cugina? So già che non riesco a scegliere. E se dovessi, sceglierei di stare con entrambe. Ma è impossibile.
Entro nel mio ufficio e mi siedo alla scrivania. Federica bussa sulla porta, entra e mi porge il resoconto trimestrale di un mio cliente. Non sembra stare bene. Da quando ci siamo parlati quella volta sulla terrazza, il suo umore è peggiorato. Parla poco, spesso salta la pausa pranzo e la sento piangere quando non c'è nessuno. Le prime volte ho cercato di consolarla, ma sembrava esserne infastidita e ho lasciato perdere. Così mi sono limitato a lasciarle sulle scrivania qualcosa da mangiare nelle pause pranzo.
— Il vicepresidente vuole vederti nel suo ufficio — dice Federica.
— Va bene. Grazie.
Se ne va.
Esamino il resoconto del cliente. L'investimento è cresciuto quasi dell’un percento. Se continua così, balzerà al tre percento tra otto mesi.
Poco dopo entro nell'ufficio di Ilaria. Lei è seduta sulla poltrona, gli occhi fissi su alcuni documenti. Solleva lo sguardo e mi indica il divano.
Mi siedo. — Volevi vedermi?
— La Black Rhino. Hai fatto un ottimo lavoro.
— Grazie, ma non ho fatto granché.
— Non essere modesto. Lo sai meglio di me che quella start-up stava per fallire.
— Non sarebbe fallita. Aveva del potenziale inespresso.
Mi guarda per un attimo. — Cerchi sempre di evitare i complimenti. Tipico di te.
— È la verità.
— Senza il tuo tocco sarebbero falliti. Sapevo che li avresti risollevati. Per questo ti ho affidato l’incarico. — Lascia i documenti sul basso tavolino e accavalla le gambe lisce. Ha delle belle cosce sode. Sicuramente ha ricominciato ad andare in palestra. Mi fissa. — Comunque, che stai combinando con la tua assistente? Parlo di Federica.
— Niente. Che sto combinando?
— Sembra molto depressa. Sicuro di non centrare nulla?
— Pensi che mi faccia tutte le mie assistenti?
— Conoscendoti sì.
— Allora mi conosci male.
Il suo sguardo si fa glaciale. — Sei sicuro? Quella tua assistente… quella che ho beccato a casa tua, vive ancora da te?
Distolgo lo sguardo. — Sono qui per parlare della mia vita privata?
Ilaria abbozza un sorrisetto acido. — Quindi è ancora da te… Suppongo che stiate insieme. Beh, non mi sorprende. Dopotutto, è giovane, carina e sveglia.
— Non è come pensi.
— Con te non è mai così.
Sbuffo irritato. — E tu, allora!? Che mi dici? Ti frequenti con qualcuno? O sei tornata col tuo ex?
Sorride compiaciuta. — Sei proprio fissato con il mio ex. — Mi guarda per un momento. — Anche se frequentassi qualcuno, a te che importa?
— Già. Non mi frega niente.
— Sei geloso?
— Geloso!? Di cosa?
— Che potrei frequentare qualcuno che non sia tu.
Mi alzo, la mascella serrata dal nervoso. — Fai quello che vuoi. Non m'interessa. Se abbiamo finito, io vado. — Mi dirigo verso la porta.
Fingo di non vedere e vado dritto alla mia scrivania. — Buongiorno.
Lei si alza in tutta fretta, si asciuga le lacrime con la mano e si ricompone. — Buongiorno.
— Oggi è una bella giornata.
— Sì…
Sollevo lo sguardo su di lei. Ha gli occhi rossissimi, il viso gonfio per aver pianto a lungo. Si accarezza l’anulare. Non ha più l’anello. Ribasso gli occhi sui documenti. — Riguardo alla Black Rhino, ho bisogno di vedere i dati di acquisizione della società.
— Certo. Li porto subito.
— Fai con calma. Non c'è fretta.
Annuisce e va via.
Per lei dev'essere proprio una giornata di merda. Poteva anche non venire a lavorare.
Verso l’una vado al distributore automatico per prendere un caffè. Federica è seduta sulla panca in terrazza, le mani sulla faccia. Prendo due caffè, la raggiungo e ne porgo uno. — Tieni.
Lei solleva lo sguardo, le lacrime nei suoi occhi che brillano alla luce del sole. Se li asciuga in tutta fretta e prende piano il bicchierino di caffè.
— Scotta — dico.
Annuisce.
Soffio sul caffè. — Tutto bene?
— Sì…
— Non sono bravo in queste cose, ma… Non sembri stare bene. Se… se ti va di parlarne, ti ascolto.
— Grazie.
Un breve silenzio.
Bevo un sorso di caffè. — Sai, una volta stavo per sposarmi. Frequentavo questa donna più grande di me. Ma venivamo da due ambienti completamente differenti. La sua famiglia era ricca e molto nota. La mia tutto l’opposto. Mi ha chiesto lei di sposarla. Io non la frequentavo seriamente. Lei lo sapeva, ma non le importava. — Faccio un altro sorso. — Alla fine ho dovuto troncare di netto. Si stava facendo del male a insistere. Meritava di meglio. Qualcuno che l’amasse per davvero. Non uno come me.
Federica mi guarda di sottecchi. — Perché mi stai dicendo questo?
Arriccio un mezzo sorriso. — Così. La vita ci pone delle scelte. A volte c'è le sbatte davanti agli occhi. Quella volta ho scelto di non essere egoista. Quella donna ora è sposata con un altro. In seguito ho scoperto che stava con quest’uomo fin da quando ci frequentavamo. Era sposato con figli. Non me la sono presa più di tanto. Alla fine non ero innamorato di lei e nemmeno lei di me. — Sollevo lo sguardo verso il cielo limpido. — Ancora adesso mi chiedo perché mi volesse sposare. Se ci pensi, non ha molto senso. — Sorrido. — La mia intera vita non ha senso, se vogliamo metterla così.
Federica resta impassibile, beve un sorso di caffè.
Restiamo in silenzio per un momento.
— Mi ha lasciata… — dice.
La guardo. Non rispondo.
— L’ho sorpreso a letto con mia sorella…
— Mi dispiace.
— Pensavo mi amasse, invece… — Si mette una mano sul viso arrossato, trattiene il pianto. — Stavamo insieme da nove anni. E per tutti questi nove anni mia sorella e lui… Ancora non ci credo.
Cala un lungo silenzio.
Si toglie la mano dal viso, gli occhi carichi di rabbia. — Stamattina abbiamo parlato. Mi ha detto che ama mia sorella, che l’ha sempre amata per tutto questo tempo. Allora gli ho chiesto perché mi ha sposata se ama lei. — Mi guarda incredula. — E sai cosa mi ha risposto? Perché tua sorella non mi ama e non vuole sposarmi. — Sbuffa in una risata nervosa. — Cose da non crederci. Mia sorella… La odio. L’ho sempre odiata! Fin da bambine mi ha reso la vita un inferno. Ci provava con i miei fidanzati e se li portava a letto. Mi metteva contro i miei genitori e… — Sospira irata. — Scusa, sto divagando.
— Va tutto bene. Ti ascolto.
Non risponde. Beve un altro sorso di caffè.
Due dipendenti escono sul terrazzo e ci passano accanto mentre ci salutano.
Federica si alza. — Grazie per il caffè e per avermi ascoltata.
— Figurati.
Rientra dentro.
Guardo i due dipendenti appoggiati al parapetto del terrazzo. Sono molto vicini e si sfiorano molto. Credo stiano insieme. Non so perché lì sto osservando. Come non so il perché di parecchie cose che faccio. E che dire di Federica? Un’altra vittima della follia chiamata amore.
Passa un mese. La mia ex assistente non si schioda da casa. Non so proprio cosa fare. Non riesco a cacciarla. Non me la sento. Ogni sera finiamo per fare l’amore. Torno dal lavoro, mi faccio una doccia e lei mi raggiunge. È sempre così. Ormai mi sono abituato come la tazza di caffè al mattino. Se tarda a venire in doccia, divento irrequieto.
C'è qualcosa che non va in me. Sono tutto sbagliato. Perché mi lascio andare così quando vorrei stare con Ilaria e mia cugina? So già che non riesco a scegliere. E se dovessi, sceglierei di stare con entrambe. Ma è impossibile.
Entro nel mio ufficio e mi siedo alla scrivania. Federica bussa sulla porta, entra e mi porge il resoconto trimestrale di un mio cliente. Non sembra stare bene. Da quando ci siamo parlati quella volta sulla terrazza, il suo umore è peggiorato. Parla poco, spesso salta la pausa pranzo e la sento piangere quando non c'è nessuno. Le prime volte ho cercato di consolarla, ma sembrava esserne infastidita e ho lasciato perdere. Così mi sono limitato a lasciarle sulle scrivania qualcosa da mangiare nelle pause pranzo.
— Il vicepresidente vuole vederti nel suo ufficio — dice Federica.
— Va bene. Grazie.
Se ne va.
Esamino il resoconto del cliente. L'investimento è cresciuto quasi dell’un percento. Se continua così, balzerà al tre percento tra otto mesi.
Poco dopo entro nell'ufficio di Ilaria. Lei è seduta sulla poltrona, gli occhi fissi su alcuni documenti. Solleva lo sguardo e mi indica il divano.
Mi siedo. — Volevi vedermi?
— La Black Rhino. Hai fatto un ottimo lavoro.
— Grazie, ma non ho fatto granché.
— Non essere modesto. Lo sai meglio di me che quella start-up stava per fallire.
— Non sarebbe fallita. Aveva del potenziale inespresso.
Mi guarda per un attimo. — Cerchi sempre di evitare i complimenti. Tipico di te.
— È la verità.
— Senza il tuo tocco sarebbero falliti. Sapevo che li avresti risollevati. Per questo ti ho affidato l’incarico. — Lascia i documenti sul basso tavolino e accavalla le gambe lisce. Ha delle belle cosce sode. Sicuramente ha ricominciato ad andare in palestra. Mi fissa. — Comunque, che stai combinando con la tua assistente? Parlo di Federica.
— Niente. Che sto combinando?
— Sembra molto depressa. Sicuro di non centrare nulla?
— Pensi che mi faccia tutte le mie assistenti?
— Conoscendoti sì.
— Allora mi conosci male.
Il suo sguardo si fa glaciale. — Sei sicuro? Quella tua assistente… quella che ho beccato a casa tua, vive ancora da te?
Distolgo lo sguardo. — Sono qui per parlare della mia vita privata?
Ilaria abbozza un sorrisetto acido. — Quindi è ancora da te… Suppongo che stiate insieme. Beh, non mi sorprende. Dopotutto, è giovane, carina e sveglia.
— Non è come pensi.
— Con te non è mai così.
Sbuffo irritato. — E tu, allora!? Che mi dici? Ti frequenti con qualcuno? O sei tornata col tuo ex?
Sorride compiaciuta. — Sei proprio fissato con il mio ex. — Mi guarda per un momento. — Anche se frequentassi qualcuno, a te che importa?
— Già. Non mi frega niente.
— Sei geloso?
— Geloso!? Di cosa?
— Che potrei frequentare qualcuno che non sia tu.
Mi alzo, la mascella serrata dal nervoso. — Fai quello che vuoi. Non m'interessa. Se abbiamo finito, io vado. — Mi dirigo verso la porta.
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