Io e Pippo (Seconda parte)

di
genere
gay

Il giorno dopo eravamo in spiaggia con gli amici. Io e Pippo ci guardavamo, e nei nostri occhi c'era la chiara eco del giorno prima. Nessun imbarazzo, anzi, una forte voglia di ripetere quel momento di intimità. Solo che, in mezzo alla confusione della spiaggia e alla presenza degli altri, sembrava impossibile sottrarci agli sguardi indiscreti per poterlo fare di nuovo. Poi, mentre la giornata volgeva al termine e ognuno si preparava per tornare a casa, Pippo mi diede un appuntamento inaspettato: un parcheggio isolato sulla statale, proprio sulla strada che avremmo entrambi percorso. Lì, nell'abitacolo della sua auto, l'atmosfera si fece subito elettrica. Senza dire una parola, Pippo si slacciò i pantaloni e tirò fuori il suo cazzo, già vibrante. La mia mano lo agguantò subito, muovendosi su e giù con un ritmo crescente. Sentivo il suo corpo teso sotto il mio tocco, e lui, con gli occhi chiusi, lasciava trasparire chiaramente il piacere che la mia mano gli stava procurando attraverso piccoli gemiti e un'espressione di abbandono sul volto. E nel culmine del piacere, quando raggiunse l'orgasmo, una calda goccia del suo sperma finì dritta sul naso, ridemmo entrambi in segno di un inequivocabile intimità ritrovata. Ma l'incontro nel parcheggio non poteva certo finire così. L'eccitazione fluttuava densa tra noi. Pippo si voltò, un'implorazione muta nei suoi occhi che brillavano di desiderio. Senza esitare, si sollevò sulle ginocchia, offrendomi il suo culo alla pecorina in un'offerta silenziosa, le mani strette al poggiatesta in un abbandono totale. Era un invito carnale a cui non potevo resistere.
La mia erezione pulsava, reclamando un immediato sfogo, eco di un desiderio inespresso che ci legava dal giorno prima. Mi slacciai i pantaloni con un gesto rapido e mi feci spazio tra le sue gambe. Prima di penetrarlo, il mio cazzo si poggiò sul suo ano. Sentii il buco del suo culo allargarsi docilmente sotto la mia pressione, in un'accoglienza inaspettata, quasi a dare forma a quel non detto tra noi. Poi lo spinsi in profondità nel suo corpo, sentendo subito la stretta umida e calda avvolgermi come un abbraccio desiderato. Un gemito rauco scappò dalle labbra di Pippo, la sua schiena si inarcava dopo ogni mio affondo, un tacito invito a possederlo completamente, a colmare quel vuoto di parole con la fisicità. Mi mossi dentro di lui, ogni spinta profonda era un disperato tentativo di placare la mia eccitazione, ma anche di dare voce a quel desiderio che non avevamo saputo esprimere a parole. Il suo corpo ondeggiava al mio ritmo frenetico, le mani strette al poggiatesta come a cercare un appiglio nel piacere che lo stava travolgendo, un piacere che sapeva di intima rivelazione. Lo scopai con un'urgenza quasi violenta, il suono dei nostri corpi che si univano l'unica colonna sonora in quel silenzio saturo di desiderio finalmente liberato, concretizzato in fisicità. Quando il mio cazzo sputò fuori lo sperma, fu quasi una liberazione per entrambi, lasciandomi ansimante e madido, e percependo in lui un abbandono totale. Mi separai lentamente da lui. Ci rivestimmo in un silenzio denso di un'eccitazione appena sopita, i nostri sguardi che si incrociavano con una nuova, inconfessata intensità, la consapevolezza di un confine superato, di un desiderio finalmente espresso. Poi mi quardae quasi sussurrandomi, con un'ombra di timore di un mio rifiuto negli occhi, Pippo propose: «Per domani... ho pensato a una spiaggia. Un posto isolato, intimo... raggiungibile solo via mare... dove saremo solo io e te, pronti a soddisfare ogni nostro desiderio... dove potremo stare nudi, senza che nessuno ci veda.» Il suo sguardo indugiò sul mio, in attesa di una risposta che la mia erezione incipiente rendeva fin troppo ovvia.
scritto il
2025-05-10
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