Io e Pippo (Prima parte)

di
genere
gay

Eravamo una decina di amici sotto il tiepido sole di un tipico pomeriggio d'agosto Aldo e Carlo si guardarono intorno, l'idea di una potenziale partita di calcio che iniziava a farsi largo nella loro mente. "Chi ha voglia di fare due tiri?" chiese Carlo, la voce già carica di anticipazione. Aldo annuì, aggiungendo un "Dai, ragazzi, chi si unisce?". Io rifiutai e pure Pippo, che restammo soli vicino agli scogli all'ombra degli alberi non si stava male, non conoscevo bene Pippo, era freddo con me e restammo in silenzio, in lontananza si sentivano i ragazzi che urlavano. Poi, inaspettatamente, sentii un tocco leggero sulla schiena. Un formicolio delicato, quasi impercettibile all'inizio, proprio lì dove la pelle, scottata dal sole dei giorni precedenti, si stava staccando in piccole scaglie sottili. Mi irrigidii leggermente, sorpreso dal gesto improvviso.
La sua mano si mosse lenta, con una delicatezza inaspettata, a staccare quella pellicina secca. Non diceva nulla, concentrato in quel piccolo compito. Io sentivo il suo respiro leggero sulla mia nuca e un vago profumo di crema solare e salsedine che emanava dalla sua pelle. Mi eccitai e il cazzo balzò fuori dal mio costume, mi affrettai a rimetterlo dentro ma lui con una insolita normalità prese in mano il mio cazzo e mi sussurrò con una voce sensuale di lasciarlo fuori perché gli piaceva guardamelo mentre mi toglieva la pellicina dalla schiena. Un silenzio denso calò tra noi, rotto solo dal frangersi pigro delle onde sugli scogli e dalle urla lontane dei ragazzi che giocavano a calcio, mi chiedevo cosa le passasse per la testa. Era stato un gesto inconsapevole, un modo per ammazzare la noia, o c'era qualcosa di più?
Poco dopo la sua mano scese nuovamente giù, un brivido inaspettato percorse la mia schiena nel momento in cui me lo prese in mano e incominciò a masturbarmi, avrei dovuto fermarlo, la ragione urlava un imperativo categorico, ma c'era qualcosa di così inaspettatamente piacevole in quella trasgressione silenziosa e io, prigioniero di quella strana alchimia di proibito e piacere, mi arresi. Lasciai che le sue dita continuassero la loro esplorazione audace, abbandonandomi a una sensazione nuova, un piccolo peccato così stranamente, innegabilmente piacevole. Il confine tra il lecito e l'illecito si fece labile, sfumando in un piacere inatteso e sottile, e l'orgasmo arrivò subito dopo, sigillando quel momento di trasgressione. Restai steso sulla sabbia, i nostri sguardi si incrociarono, complici e sereni, riflettendo la pace di quell'istante. Un silenzio denso calò nuovamente tra di noi, quasi palpabile. L'unica increspatura in quella quiete fu la sua voce, un sussurro che ruppe l'immobilità dell'aria, Lo fai anche tu. Il silenzio persisteva, quasi a voler dare peso alle sue parole appena pronunciate. Non dissi nulla, ma dentro di me una decisione era già presa. Un assenso muto, forse un leggero cenno del capo, bastò come risposta e senza dire una parola, con un movimento lento e quasi rituale la mia mano cercò il suo cazzo, guidata da un'intuizione silenziosa. Lo sentii subito, una presenza calda e pulsante nel palmo della mia mano. Con un gesto semplice e diretto, iniziai a muovere la mano su e giù, ogni movimento della mia mano era una scoperta, un passo in un territorio inesplorato della mia sensualità e intimità che culminò con un rilascio potente e caldo. Il suo sperma riempì il palmo della mia mano, una sensazione densa e vischiosa che segnò l'apice di quel momento intimo.
scritto il
2025-05-09
1 . 8 K
visite
1 5
voti
valutazione
6.2
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Bugia a fin di pene

racconto sucessivo

Io e Pippo (Seconda parte)
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.