Inferno o paradiso Ventitreesimo episodio

di
genere
dominazione

Quanto tempo era passato? Aveva perso la cognizione del tempo stesso. Quella
donna sembrava insaziabile ma ora anche lei sembrava stanca e dopo l'ultimo
orgasmo che aveva avuto, si era messa con le gambe e le braccia aperte a
riposare. Filippo la osservò beandosi ancora una volta di quel fisico
stratosferico, ma cominciava ad essere preoccupato. E se dopo aver fatto
l'amore aveva intenzione di ucciderlo? Probabilmente si era comportata proprio
in questa maniera con gli altri uomini che aveva ucciso. Non sapeva neanche
cosa fare. Poteva continuare a fingere oppure aspettare che lei
prendesse la sua decisione? La donna era comunque stravolta. Aveva i capelli
biondi che le andavano di continuo davanti agli occhi e che lei ricacciava
sistematicamente indietro ed era chiaramente pensierosa. Ad ogni caso il sesso
appena fatto era stato meraviglioso per entrambi. La donna aveva avuto diversi
orgasmi, ma anche il ragazzo aveva goduto dell'amplesso riuscendo ad avere tre
eiaculazioni. Quando Filippo aveva avuto il primo orgasmo e il suo pene era
tornato nelle dimensioni abituali, la donna si era arrabbiata molto e lo aveva
percosso duramente con diversi ceffoni. Non era stato facile farle capire come
funzionasse il suo organo maschile, abituata com'era a un sesso meccanico di
un'ora esatta, la durata del farmaco, ma poi aveva cominciato a comprendere e
a prenderci gusto. L'ultima volta si era addirittura divertita a stimolarlo
affinché potesse avere una nuova erezione. Fu Filippo a spezzare il silenzio
che si era creato
“ Come si chiama signora? Non conosco neanche il suo nome”
“Patrizia” rispose laconicamente la donna
“ La prego signora Patrizia non mi uccida, mi faccia restare con lei”
La donna si sollevò mettendosi seduta sul letto
“ Veramente vuoi rimanere con me? Chi mi dice che stai facendo tutto questo
per salvarti la vita? E quella donna allora? La poliziotta? Scommetto che
anche con lei hai fatto la parte dell'innamorato per non essere mandato in un
istituto, se è vera la storia dell'incidente. Oppure la ami davvero? Vi ho
visto mentre vi baciavate e non sembravi affatto dispiaciuto. Anzi”
“ Glie l'ho detto. Mi ha minacciato. Sono stato costretto a fare quello che
lei voleva. Adesso con lei sono sincero. Mi creda, non avrei potuto fare
l'amore per tutto questo tempo se non provassi una grande attrazione per lei”
Filippo respirò profondamente. Quello era il momento topico. Se quella
femmina non gli avesse creduto poteva dire addio alla sua vita. Poggiò la sua
testa sul seno della donna duro come il marmo e restò in attesa speranzoso.
Aveva fatto tutto quello che poteva fare, aveva sempre usato un tono
rispettoso come era in uso fare verso le donne, aveva fatto l'amore fingendosi
appassionato per cercare di confonderla e ora si era completamente accucciato
a lei guardandola negli occhi sperando che il suo sguardo potesse almeno farla
recedere dai suoi istinti omicidi.

Patrizia sentiva il caldo respiro del giovane che teneva la sua testa proprio
sul suo seno. Stava provando una strana sensazione che non era riuscita ancora
a definire bene. Nelle sue intenzioni originali era arrivato il momento di
prendere il corpo del suo prigioniero e cominciare a demolirlo con le sue
potenti braccia, con i suoi pugni che rompevano le ossa come fossero di burro
e che rendevano i volti dei malcapitati praticamente irriconoscibili. Ma era
veramente questo ciò che voleva in quel momento? Provava una sensazione
inspiegabile quando uccideva un uomo che aveva appena violentato, ma ora la
situazione era di gran lunga differente. Per prima cosa si trovava a casa sua
e non aveva alcuna urgenza di completare l'opera prima che tornasse qualcuna.
Ma soprattutto c'era la volontà di continuare a fare del sesso con quel
ragazzo e riprovare quelle sensazioni così nuove e stupefacenti. Avrebbe
avuto comunque tutto il tempo di ucciderlo se e quando si fosse stancata di
lui
“ E così tu vorresti rimanere con me” riprese Patrizia dopo alcuni secondi di
attesa
“ Si signora!” fu la semplice risposta
“ E per quale motivo dovrei crederti?”
“ Glie l’ho detto, signora. Perché altrimenti non avrei potuto fare l'amore con lei nel modo in cui l'abbiamo fatto senza l'aiuto del farmaco”
Patrizia osservò il giovane compiaciuta. Aveva a disposizione un ragazzo
bellissimo che faceva sesso in maniera strana ma eccezionale e lei avrebbe
potuto averlo ogni qualvolta ne avrebbe avuto desiderio. Aveva anche voglia di
risentire su di lei la sua lingua che tanto l'aveva entusiasmata, di assistere
alla crescita del suo pene dovuta solo anche allo sfioramento di una mano, di
baciarlo con passione mentre lui contraccambiava facendo altrettanto. Si, per
il momento non le conveniva proprio ucciderlo. Guardò l'orologio e si rese
conto che erano le 15.10 e aveva una fame pazzesca. Prese con le mani il
volto del ragazzo guardandolo in modo minaccioso
“ E sia! Per il momento non ti ucciderò. Ma sappi che se non ti comporterai
con me nel modo che desidero, la tua morte sarà lenta e molto dolorosa, a
cominciare da questo bel visetto che schiaccerò come se fosse un insetto
fastidioso. Ed ora vai in cucina a prepararmi il pranzo”
“ Subito signora” fece Filippo tirando un sospiro di sollievo. Mentre aveva il
viso tra le mani di quella donna aveva sentito il cuore sobbalzargli nel petto
per il timore di quello che avrebbe potuto fargli e, appena Patrizia lo
lasciò, si alzò dal letto e si diresse in cucina per obbedire all'ordine
impartitogli. Stava andando tutto nella maniera migliore ed era felice di
constatare che la sua tattica stava funzionando. Ma per quanto tempo sarebbe
potuto andare avanti così? La sua vita dipendeva dagli umori di quella donna
anche se ora la flebile fiammella della speranza cominciava ad illuminarsi
sempre di più. Ed in cuor suo sapeva che Marzia avrebbe fatto del tutto per
ritrovarlo. Era una donna di grande intelligenza per di più perdutamente
innamorata di lui e, ne era sicuro, avrebbe trovato la pista giusta che
l'avrebbe condotta nella casa della sua carceriera.
di
scritto il
2023-06-14
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