Susanna: Timidezza e desiderio Cap 2

di
genere
dominazione

Alcune dovute premesse:
1) questo racconto non è frutto di fantasia, è assolutamente vero. Solo alcune circostanze sono state romanzate. Ma neanche troppo.
2) spero che questo racconto ecciti la fantasia di qualcuno, uomo o donna che sia, e che sia di ispirazione. Se così non fosse, potete dedicare la vostra lettura ad altri autori.
3) se qualcuno ha dei commenti da fare può contattarmi su b_bull_and_master@proton.me
Quella sera del 30 dicembre, Susanna arrivò da Luca con il cuore che le scoppiava nel petto. Aveva passato il pomeriggio a casa, fingendo di aiutare i genitori con i preparativi per Capodanno, ma in realtà non riusciva a pensare ad altro: al messaggio che gli aveva mandato dopo la sua riflessione allo specchio, alla decisione irreversibile di non tornare più indietro. Indossava il cappotto pesante sopra una gonna lunga castigata – per non destare sospetti – ma sotto era già pronta: niente mutandine, solo autoreggenti nere questa volta, il sesso rasato ancora sensibile e umido dal mattino, il rosario di nonna in borsa, macchiato e mai pulito del tutto.
Bussò alla porta alle otto in punto. Luca aprì subito, gli occhi scuri che la divoravano. Indossava solo i jeans slacciati, il petto tatuato in piena vista, i muscoli tesi come se avesse aspettato quel momento tutto il giorno.
«Entra, sposa mia», ringhiò piano, tirandola dentro e chiudendo la porta con un calcio. La baciò con urgenza animalistica, la lingua che le invadeva la bocca, le mani che già le strappavano il cappotto e la gonna lunga. «Cazzo, sei perfetta. Hai obbedito: nuda sotto, bagnata per me.»
Le sue dita callose scivolarono tra le cosce di Susanna, trovandola fradicia, gonfia, pronta. Lei gemette forte contro la sua bocca, inarcandosi, le cosce che si spalancavano istintivamente. «Luca… dimmi la sorpresa… ti prego…»
Lui rise basso, rauco, mordicchiandole il collo mentre la spingeva verso la camera. «Pazienza, troia santa. Ti ho preparato qualcosa di speciale. Per celebrare i tuoi nuovi voti.»
La camera era illuminata solo da candele nere – una dozzina, disposte intorno al letto come un altare pagano. L’incenso bruciava pesante, un odore denso e proibito che le riempì i polmoni. Sul letto, piegato con cura, c’era l’outfit: un abito da suora sexy, nero e aderente, corto fino a metà coscia, con il colletto alto bianco immacolato e una scollatura profonda che lasciava intravedere il décolleté. Accanto, un velo nero lungo, una croce grande d’argento appesa a una catena spessa, e un rosario nero – nuovo, comprato apposta – con perle grosse e lucide.
Susanna si bloccò, il respiro corto. «Luca… è… una bestemmia totale…»
«Esatto», mormorò lui, avvicinandosi da dietro, il corpo premuto contro il suo, il cazzo già duro che le sfregava contro il culo nudo. «Stasera prendi i voti, Susanna. Ma non a Dio. A me. Diventi la mia suora puttana. La mia monaca che prega con la figa piena e la bocca sul mio cazzo.»
Le tolse gli ultimi vestiti con lentezza deliberata, baciandole ogni centimetro di pelle esposta: i seni piccoli e sodi, i capezzoli duri che pizzicava fino a farla gemere, la pancia piatta, il sesso gonfio che leccò piano una volta sola, facendola tremare. Poi la vestì lui stesso.
Prima il velo nero, che le incorniciò il viso pallido e arrossato, scendendo morbido sulle spalle. Poi l’abito da suora: il tessuto aderente le stringeva i seni, accentuando i capezzoli turgidi contro il nero, la gonna corta che lasciava scoperte le cosce pallide e le autoreggenti. Il colletto alto bianco le dava un’aria di falsa castità, contrastando con la scollatura che mostrava il solco tra i seni.
Infine, la croce grande al collo – pesante, fredda contro la pelle calda – e il rosario nero avvolto intorno alla vita come una cintura profana.
Susanna si guardò allo specchio che Luca aveva spostato in camera. Era irriconoscibile: una suora erotica, blasfema, gli occhi verdi lucidi di desiderio, le labbra socchiuse, il corpo che tremava di eccitazione. Il sesso le pulsava visibile sotto la gonna corta, già bagnato al punto che un filo di umidità le colava lungo la coscia.
«Cazzo, sei la mia monaca perfetta», ringhiò Luca, sistemando il treppiede e il telefono. «In ginocchio, sorella Susanna. Inizia la cerimonia dei voti.»
Lei obbedì, inginocchiandosi sul pavimento davanti al letto-altare. Mani giunte, testa china, ma le cosce spalancate sotto l’abito corto, il sesso esposto e gocciolante.
Luca iniziò a scattare foto: lei in posa devota da suora, il velo nero che le accarezzava il viso, la croce grande tra i seni.
Poi le ordinò: «Recita i voti di castità… ma mentre ti tocchi come una troia.»
Susanna tremò, la voce rotta: «Giuro castità eterna… aaaah…», mentre alzava lentamente l’abito nero, mostrando il sesso nudo, rasato, gonfio. Le dita scivolarono dentro, tre subito, affondando nel calore umido. «…povertà… obbedienza… oh Luca… scopami…»
Luca registrava in video, avvicinandosi. Le tolse le dita di mano e le sostituì con il rosario nero: le perle grosse che entravano una per una dentro di lei, dilatandola, sfregando contro le pareti sensibili. Susanna urlò di piacere, il corpo che si inarcava, il velo nero che le cadeva sul viso sudato.
«Ora il voto di obbedienza», ringhiò lui, chinandosi sull’altare. Le alzò l’abito sui fianchi, esponendo il culo sodo. Le diede una sculacciata forte, sonora, lasciandole un segno rosso sul pallido. «Ochiedi a me, non a Dio. Dimmi che sono il tuo padrone.»
«Sei il mio padrone… il mio Dio… scopami, Luca… profanami…»
Lui la penetrò da dietro con un colpo brutale, riempiendola fino in fondo mentre tirava il rosario come un guinzaglio, le perle che sfregavano dentro di lei a ogni affondo. I corpi sbattevano con suoni umidi e osceni, i gemiti di Susanna che si mescolavano a preghiere spezzate: «Padre nostro… ma tu sei il padre… riempimi…»
La scopò forte, possessivo, una mano nei capelli sotto il velo, l’altra che pizzicava i capezzoli attraverso l’abito. Susanna venne due volte, urlando, il sesso che schizzava intorno a lui e alle perle, il corpo che tremava in estasi blasfema.
Alla fine, Luca la girò in ginocchio davanti a lui. Le tenne il velo nero sollevato come una tenda, la croce grande premuta contro la fronte.
«Ora il voto finale. Ricevi il mio sacramento, suora mia.»
Venne sul suo viso velato: getti densi e caldi che le schizzarono sulle labbra socchiuse, sul velo nero, sulla croce grande, colando lenti sul colletto bianco immacolato. Susanna aprì la bocca, la lingua fuori per catturare tutto, ingoiando avidamente mentre leccava la croce imbrattata, pulendola con la lingua in un atto di adorazione totale.
Quando finirono, sdraiati sul letto, corpi sudati e appiccicosi, Luca caricò tutto su @susanna_secret – ancora privato, solo per loro.
La serie era devastante: la suora inginocchiata devota, i voti recitati mentre si masturbava, le perle nere dentro di lei, la scopata sull’altare con il velo in testa, il sacramento finale sul viso e sulla croce.
Caption finale: «La mia suora prende i voti eterni: castità rotta, povertà di vergogna, obbedienza totale al mio cazzo. Amen.»
Susanna, l’abito da suora ancora addosso, macchiato e alzato, il viso segnato, lo guardò caricare.
Sorrise, accoccolandosi contro di lui.
«Grazie per la sorpresa… è stata perfetta. Non rendere pubblico niente… ancora. Voglio che resti nostro, per ora. Ma presto… quando sarò pronta del tutto.»
Luca le baciò la fronte umida, stringendola possessivo.
«Come vuoi tu, monaca mia. Ma la prossima volta… ti porto oltre.»
E Susanna, con il sapore di lui ancora in bocca e la croce imbrattata al collo, si addormentò serena.
Non voleva tornare indietro.
Voleva solo di più.
scritto il
2025-12-30
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