Una nuova famiglia - capitolo 4 (EXTRA)
di
ErosScritto
genere
tradimenti
Mentre Martina e Giulia si sono ingegnate e divertite ad organizzare la cena / orgia, pensando di agire indisturbate alle spalle di Andrea, lui negli USA per lavoro, non è che sia stato proprio con le mani in mano dedicandosi 24/7 al lavoro; Con lui c’era la sua segretaria personale assunta quest’estate, Luna, una meravigliosa ragazza diciannovenne dai lineamenti esotici e un corpo mozzafiato, frutto di un mix genetico sorprendente. Metà brasiliana e metà irlandese, Luna aveva la pelle ambrata che sembrava baciata dal sole tutto l'anno e una cascata di capelli castani scuri, quasi neri, che le scendevano in onde naturali fino alla vita. I suoi occhi, però, erano la vera anomalia, erano eterocromi, uno di un verde smeraldo intenso, l’altro di un meraviglioso nocciola incorniciati da ciglia folte e scure, che le conferivano uno sguardo penetrante e misterioso; Il suo fisico era scolpito: alta, con curve generose ma toniche, modellate da anni di danza. Il seno era pieno e sodo, il vitino sottile e i fianchi pronunciati che si aprivano su gambe lunghe e affusolate. Ogni vestito che indossava sembrava fatto su misura per esaltare la sua figura sinuosa. Un piccolo neo appena sopra il labbro superiore aggiungeva un tocco di malizia al suo sorriso sempre pronto. Era una presenza impossibile da ignorare; Andrea non solo è capitolato di fronte al fascino incredibile e magnetico di lei, una bellezza che lasciava senza fiato e che prometteva misteri da svelare, ma l'ha anche assunta per ragioni ben più concrete e professionali. Il colloquio, tenutosi pochi giorni dopo che lei aveva conseguito il diploma in lingue con il massimo dei voti, si era rivelato un momento di sorprendente rivelazione. Andrea, navigato uomo d'affari con un occhio infallibile per il talento, era rimasto profondamente colpito dalla sua straordinaria capacità dialettale, una padronanza della lingua che andava oltre la semplice competenza accademica, e dalla sua prontezza di riflessi. Questa acutezza mentale si era manifestata in maniera lampante quando, sottoposta a scenari problematici complessi e inaspettati, aveva dimostrato una lucidità e una rapidità nella soluzione dei problemi che superavano di gran lunga quelle di candidati con maggiore esperienza. Era chiaro che in lei non c'era solo l'apparenza, ma una mente brillante e versatile, una risorsa inestimabile per l'azienda.
La routine di Andrea e Luna a San Francisco, scandita dalle serrate trattative con potenziali investitori, seguiva un copione ben oliato, orchestrato con una precisione quasi militare da Luna.
La giornata iniziava presto, con una colazione leggera ma energizzante consumata mentre ripassavano l'agenda e le pitch deck. Luna non si limitava a distribuire i documenti; anticipava le possibili obiezioni e preparava Andrea con risposte affilate, spesso in lingue diverse a seconda della provenienza degli investitori.
Le riunioni mattutine, solitamente tre o quattro, si tenevano nelle sale conferenze scintillanti dei grattacieli del Financial District. L'obiettivo era duplice: impressionare con la visione strategica di Andrea e rassicurare con la meticolosa preparazione di Luna.
9:00 - 10:00: Incontro con Venture Capital "Alpha" (Focus su Scalabilità): Luna gestiva la logistica e cronometrava la presentazione. Quando un partner si spingeva su dettagli tecnici, Luna interveniva con grafici proiettati all'istante, citando metriche precise di crescita e previsioni di ritorno sull'investimento, trasformando un potenziale ostacolo in un punto di forza. La sua calma e la sua padronanza dei numeri erano un contrappunto perfetto all'energia carismatica di Andrea.
10:30 - 11:30: Incontro con Angel Investor "Beta" (Focus su Innovazione Disruptive): Questo incontro richiedeva un approccio più narrativo. Luna aveva preparato uno storytelling convincente sul potenziale di rottura dell'azienda, usando analogie vivide che rendevano concetti complessi immediatamente comprensibili. Andrea guidava la conversazione emotiva, mentre Luna si assicurava che ogni promessa fosse ancorata a un piano d'azione tangibile.
Il pranzo era spesso un power lunch in un ristorante esclusivo, un'estensione della trattativa in un contesto più rilassato. Durante un pranzo con un fondo di investimento giapponese, per esempio, Luna passava senza sforzo dal consigliare ad Andrea le sottigliezze del protocollo d'affari giapponese al tradurre simultaneamente sfumature linguistiche che avrebbero potuto essere perse in una traduzione letterale. La sua capacità di districarsi tra diverse culture e lingue era inestimabile, trasformando un pasto in un esercizio di diplomazia ad alta posta in gioco.
Il pomeriggio era dedicato agli incontri con investitori più esigenti o al deep dive su aspetti finanziari e legali.
15:00 - 16:30: Due Diligence con Private Equity "Gamma": Qui si entrava nel dettaglio. Andrea presentava il macro, ma erano le cartelle cliniche dell'azienda, meticolosamente organizzate da Luna, a fare la differenza. Domande aggressive sui flussi di cassa o sui rischi di mercato venivano disinnescate da Luna che, con un tablet in mano, accedeva immediatamente a dati verificati, dimostrando trasparenza e controllo assoluto.
17:00 - 18:00: Riunione Strategica (Interna): Una volta terminati gli impegni esterni, Andrea e Luna si ritiravano per un'ora critica. Luna prendeva appunti dettagliati delle reazioni degli investitori, identificando i loro hot buttons e i punti di debolezza percepiti. Creava immediatamente un piano d'azione per i follow-up, inclusa la personalizzazione delle proposte per ogni singolo fondo.
Queste giornate erano estenuanti ma esaltanti, un tango intellettuale dove la brillantezza analitica di Luna supportava e amplificava l'audacia di Andrea. E in ogni sala riunioni, in ogni stretta di mano, la presenza magnetica di Luna, sebbene rigorosamente professionale, non passava inosservata, aggiungendo un ulteriore strato di fascino e mistero al duo di successo.
La sera, le luci soffuse della lussuosissima villa in affitto sulla baia di San Francisco si trasformavano nel loro santuario privato, un palcoscenico per la loro sfrenata alchimia. Dimenticati i grafici e le presentazioni, Andrea e Luna si concedevano il meritato e ardente riposo.
La prima scintilla si accendeva non appena varcavano la soglia. Una sera, mentre Luna si versava un bicchiere di Sauvignon Blanc in cucina, Andrea le si avvicinò da dietro, le mani che le avvolgevano la vita sottile. Il vino cadde, non notato, mentre le loro bocche si univano in un bacio avido che sapeva di stanchezza liberata e desiderio inarrestabile.
Luna, ansimante, si lasciò sollevare e posizionare sul freddo e lucido bancone in marmo di Carrara. I suoi muscoli tesi dal rigore del giorno si rilassarono sotto il tocco impaziente di Andrea. Con movimenti rapidi, lui le sfilò la gonna a tubino, rivelando un pizzo audace. I loro vestiti cadevano a terra come inutili orpelli del giorno.
In quella posizione, Luna a cavalcioni sul bancone, Andrea in piedi tra le sue gambe, il sesso era una corsa senza freni. Lei si aggrappava alle sue spalle, le unghie che graffiavano leggermente la sua pelle mentre lui la penetrava con una forza che mescolava urgenza e adorazione. Il contrasto tra il calore della loro unione e la frescura del marmo sotto le sue natiche aggiungeva una dimensione sensoriale intensa. I gemiti sommessi si mescolavano al tintinnio di bicchieri lontani, ma lì, nel cuore della villa, esisteva solo il loro ritmo.
Dopo il primo assaggio, l'azione si spostava, frenetica, verso la suite padronale al piano superiore. Non c'era tempo per le lenzuola.
Andrea la spingeva contro il muro vicino al caminetto spento, i loro corpi illuminati solo dalle luci della città che filtravano attraverso le ampie vetrate. Luna si piegava in avanti, appoggiando le mani sul muro, il sedere perfettamente inarcato offerto in una sottomissione estatica. Questa volta, l'atto era più lento, più mirato, un'esplorazione della profondità. Andrea la guidava con le mani sui suoi fianchi pronunciati, godendosi la visione delle sue curve sinuose che si muovevano ritmicamente. Lei gridava il suo nome, la voce amplificata dall'acustica della stanza vuota.
Finalmente si accasciavano sul letto king-size, ma solo per un momento di respiro. Luna si girava, mettendo le gambe sulle spalle di Andrea (il classico missionario inverso), offrendogli un accesso totale e una prospettiva che esaltava la torsione del suo vitino e la pienezza dei suoi seni che oscillavano al movimento. Era un atto di completa fiducia, gli sguardi bloccati, leggendo l'uno nell'altra la stessa disperata necessità. Era qui che Andrea le sussurrava promesse e desideri, mentre il ritmo si intensificava fino al punto di rottura.
L'ultimo atto della notte si svolgeva sotto le stelle, nella vasca idromassaggio a sfioro sulla terrazza panoramica.
L'acqua calda e le bolle erano un balsamo per i muscoli doloranti, ma l'eccitazione era lungi dall'essere placata. Luna si sedeva di fronte ad Andrea, le gambe avvolte attorno alla sua vita, il petto premuto contro il suo, un bacio profondo che si mescolava al sapore salmastro del vapore.
In questa posizione, l'elemento acquatico rendeva l'unione fluida e quasi eterea. Andrea la teneva stretta, le mani che le accarezzavano la schiena bagnata mentre lei prendeva il controllo del movimento, alzandosi e abbassandosi ritmicamente, il piacere che si diffondeva in onde calde attraverso l'acqua. La luna, alta sopra la baia, era l'unica testimone del loro ultimo, potentissimo orgasmo condiviso, un finale esplosivo che sigillava la loro unione carnale, prima di crollare esausti, ma soddisfatti, sul letto bagnato, i sussurri notturni di San Francisco a far da sottofondo.
Mentre si baciavano teneramente, il ricordo della loro prima volta, un'esperienza sfrenata e audace, riemergeva vivido. Il jet privato che li aveva portati a San Francisco si era trasformato nel palcoscenico per un atto di passione irrefrenabile. Avevano ceduto al desiderio pochi minuti dopo il decollo, ignorando l'equipaggio in cabina.
Il lusso del jet, con i suoi sedili in pelle e gli inserti in radica, era stato lo sfondo della loro eccitazione. Luna aveva strisciato sulla moquette verso di lui, i suoi occhi eterocromi che brillavano di intenti proibiti. Andrea l'aveva sollevata, il suo vestito da lavoro stropicciato già in una pila disordinata. Si erano uniti lì, nel corridoio, il movimento dell'aereo che amplificava il loro ritmo, i gemiti sommessi soffocati dal rombo dei motori. Il pensiero che il personale, pur invisibile, potesse aver osservato ogni istante attraverso le telecamere di sicurezza della cabina aggiungeva un ulteriore, piccante strato di trasgressione al ricordo, rendendo quel volo non solo un viaggio d'affari, ma l'inizio di una dinamica carnale senza limiti.
Un'altra sera, dopo una vittoria particolarmente significativa in una trattativa, l'aria nella villa era carica di euforia e di una tensione quasi palpabile. Luna, avvolta solo in una vestaglia di seta color smeraldo che si abbinava al suo occhio più chiaro, si era seduta al piano a coda che Andrea aveva fatto portare per lei, lasciando che le sue dita sfiorassero i tasti in una melodia improvvisata, malinconica ma vibrante.
Andrea la osservava dal salotto, un bicchiere di Scotch in mano. Non era solo la sua bellezza a colpirlo, ma la profondità che emanava da quel gesto, dalla musica.
"Non sapevo suonassi," mormorò, avvicinandosi.
Luna smise di suonare, ma non si girò. "C'è molto che non sai di me, Andrea." La sua voce era un sussurro roca, carica di sottintesi.
Lui posò il bicchiere sul legno lucido. "E cosa dovrei scoprire stasera?" Le sue mani le sfiorarono le spalle nude, facendo scivolare la seta.
Lei si voltò, la vestaglia che si apriva rivelando la sua nudità. I suoi occhi eterocromi erano fissi nei suoi. "Dimmi tu. Qual è il tuo desiderio più nascosto, quello che non hai mai osato esprimere?"
Andrea sorrise, un sorriso che non raggiungeva gli occhi, ma che tradiva un'oscura intensità. "Il mio desiderio," rispose, la sua voce profonda e bassa, "sei tu. Completamente. Non solo la mente brillante che mi salva dalle trappole legali, ma la donna che trema sotto di me." Le sue dita le accarezzarono il basso ventre.
"Io non tremo, Andrea," ribatté Luna, ma la sua voce vacillò. "Io ardisco." Si sollevò in piedi sul sedile del pianoforte, spingendolo all'indietro fino a farlo sedere sullo sgabello. Con un gesto audace, si posizionò su di lui, le sue gambe a cavalcioni delle sue cosce, il suo bacino che si premeva contro il rigonfiamento dei suoi pantaloni.
"Insegnami i tuoi limiti, se ne hai," lo sfidò, piegandosi in avanti finché i suoi seni pieni sfiorarono la sua camicia.
"I miei limiti sono... fragili, con te," ammise Andrea, la sua razionalità che si dissolveva. Le mani le afferrarono i fianchi con forza. "Mi arrendo. Prendimi."
Fu un atto di completa inversione di ruoli. Luna prese il controllo, sfilandogli la cintura e sbottonando i pantaloni con una sicurezza disarmante. Lo costrinse a inginocchiarsi davanti a lei sul tappeto morbido. La luce soffusa evidenziava le sue curve perfette mentre lo guidava in sé, lentamente, assaporando ogni centimetro della sua penetrazione.
"Sento che mi stai leggendo," sussurrò Luna, il piacere che le increspava la fronte. "Ogni muscolo, ogni pensiero..."
"Non ti leggo," rispose Andrea, la sua voce rotta dall'eccitazione. "Ti assorbo. Voglio sapere tutto. Voglio sentire quanto puoi osare."
Luna si mosse con un ritmo ipnotico, i suoi gemiti che si fondevano con le note incompiute del pianoforte. La curiosità e la passione si mescolavano in una danza pericolosa. Era una sfida reciproca: Andrea voleva dominarla, ma Luna lo costringeva a sottomettersi al suo desiderio.
Quando l'orgasmo la travolse, si lasciò cadere sul suo petto, le lacrime miste al sudore. "Questo non è lavoro, Andrea," ansimò. "Questo è un campo di battaglia."
Lui le baciò la spalla bagnata. "Il nostro campo di battaglia, Luna. E non c'è mai un vincitore finale."
Ripresero fiato solo per breve tempo. La notte era ancora giovane e la loro esplorazione non era finita. Andrea la sollevò in braccio e la portò nella doccia walk-in di cristallo, dove l'acqua calda si mescolava ai loro corpi. La spinta di sapere, di sentire l'uno i segreti dell'altra, li rendeva inesauribili.
"Perché ti sei tinta i capelli così scuri?" chiese Andrea, accarezzandole le onde scure. Un dettaglio casuale, ma cruciale per lui.
"Per nascondere il sole," rispose Luna, il suo sorriso misterioso. "Ma tu... tu sei riuscito a farlo risorgere."
E in un turbine di schiuma e vapore, le loro mani esplorarono nuove zone, nuove sensibilità, spingendosi oltre i confini del prevedibile, in un crescendo di intimità che andava ben oltre il mero piacere fisico. Ogni notte era una nuova rivelazione, un capitolo ardente nel loro patto segreto.
Il giorno seguente portò con sé una nuova, inaspettata variabile. Dopo aver chiuso un accordo fondamentale che consolidava la loro posizione nel mercato del fintech, Andrea e Luna festeggiarono con un cocktail al St. Regis. Fu lì che incontrarono Madison.
Madison era l'incarnazione della California dream: capelli biondo platino che incorniciavano un viso da modella, occhi azzurri come l'Oceano Pacifico e un fisico statuario, scolpito e tonico, esaltato da un abito da cocktail rosso fuoco. Si presentò come una consulente legale per una delle startup che Andrea aveva appena acquisito.
La conversazione, inizialmente professionale, scivolò presto su binari più personali. Madison era disinvolta, con un umorismo affilato e un'energia vibrante. Andrea e Luna, pur mantenendo la loro intesa segreta, si scambiarono sguardi che parlavano di una possibilità eccitante e inesplorata. Madison, percependo la chimica intensa tra i due, giocava con gli sguardi, le sue risposte cariche di una promessa implicita.
La tensione crebbe quando, al momento di congedarsi, Andrea le propose un dopocena nella villa sulla baia. "Abbiamo qualcosa da festeggiare. E tu sembri la persona giusta per i festeggiamenti," disse Andrea con un sorriso ambiguo. Luna annuì, i suoi occhi eterocromi che brillavano di un'eccitazione contenuta. Madison accettò senza esitazione, i suoi occhi azzurri che danzavano tra i due con un misto di curiosità e audacia.
Madison arrivò alla villa quando le luci del tramonto avevano lasciato spazio a un cielo stellato. L'atmosfera era già carica: musica lounge soffusa, un camino acceso che creava ombre lunghe e un caraffa di Martini già preparata sul tavolino di vetro.
Il primo approccio fu un gioco di cortesia e seduzione incrociata. Madison si muoveva con una grazia felina, accettando il bicchiere da Andrea mentre i suoi occhi si posavano su Luna, che indossava un abito nero sottoveste che rivelava ogni curva.
Il punto di svolta arrivò quando Madison, in un gesto apparentemente innocuo, si avvicinò a Luna, complimentandosi per il suo abito e sfiorandole la schiena. Andrea, osservando l'interazione, si avvicinò e posò una mano sul fianco di Luna, in un gesto di possesso che non escludeva, ma invitava.
"Ci hai affascinato entrambi, Madison," mormorò Andrea. "E penso che tu lo sappia."
"Mi affascinate anche voi," rispose Madison, la sua voce bassa e sicura, mentre il suo sguardo indugiava sul piccolo neo di Luna.
Senza dire una parola in più, l'aria si fece elettrica. Andrea spinse Luna delicatamente contro il muro di vetro che dava sulla baia, iniziando a baciarla con una passione inaudita, come se volesse segnare il territorio. Ma il suo sguardo non lasciò Madison, che si avvicinava lentamente, come un predatore.
Madison raggiunse la coppia, le sue mani che sfioravano i pantaloni di Andrea e, contemporaneamente, accarezzavano il fianco di Luna.
Andrea si staccò dal bacio con Luna solo per afferrare Madison per la vita. Con una spinta, la fece sedere sul bancone della penisola della cucina, proprio dove si era consumato il primo assalto carnale con Luna.
Luna, riprendendo il controllo, si posizionò di fronte a Madison. La baciò dolcemente, un bacio che iniziava come una carezza e si trasformava in una fame che non aveva mai sperimentato. La presenza di un terzo corpo amplificava il suo desiderio, trasformando la sua timidezza in audacia. Andrea si mise in ginocchio, sfilando i vestiti delle due donne con una velocità che tradiva la sua impazienza.
Il gioco di sguardi era incessante: Luna su Madison, Madison su Andrea, Andrea su entrambe. Era un triangolo dinamico di desiderio, ogni tocco un'affermazione del piacere condiviso.
Luna si piegò in avanti sul bancone, permettendo ad Andrea di sollevarle leggermente i fianchi e penetrarla da dietro, mentre Madison, con un sorriso malizioso, prendeva la mano di Luna e la guidava sul proprio corpo, esplorando curve e sensazioni inattese. Il gemito di Luna non era più solo di piacere, ma di scoperta.
L'apice della notte fu raggiunto nella sontuosa vasca idromassaggio interna, un vero centro di gravità erotica. L'acqua bollente e il vapore creavano un'atmosfera ovattata e proibita.
Si posizionarono in modo da formare un intreccio perfetto: Madison si sedette sulle gambe di Andrea, le spalle appoggiate al suo petto, mentre Luna si inginocchiava di fronte a loro, il bacino di Madison a livello del suo viso.
In questa configurazione, Andrea poteva accarezzare contemporaneamente Luna e Madison, godendo della visione e della sensazione di entrambe. Luna, con un'intensità inattesa, si dedicava a Madison, esplorando la sua sensualità con una dedizione che accendeva Andrea oltre ogni misura.
Mentre Luna si perdeva nell'intimità con Madison, Andrea entrava in Madison, il suo sguardo fisso su Luna, in un atto che combinava la dominazione con l'assoluta sottomissione al momento. Era un ciclo di dare e ricevere, dove ogni piacere era riflesso e moltiplicato.
I gemiti di Madison, dapprima sommessi, si trasformarono in grida liberatorie, che si fondevano con i sussurri eccitati di Luna e i respiri affannosi di Andrea. L'acqua calda vibrava al ritmo del loro atto, i corpi bagnati che scivolavano l'uno sull'altro in una danza senza freni.
Quando l'onda d'urto del climax li raggiunse, furono tre corpi che si accasciarono nell'acqua, esausti e uniti. Madison sorrise ad Andrea, un sorriso di gratitudine e complicità, poi si voltò verso Luna.
"Non sapevo che le segretarie fossero così... multitasking," scherzò Madison, asciugandosi il viso.
Luna sorrise, gli occhi eterocromi che brillavano di trionfo. "Non è lavoro, Madison. È pura strategia."
Andrea, esausto e trionfante, le abbracciò entrambe. Quella notte, i confini tra affari e piacere, tra lealtà e lussuria, erano svaniti completamente, lasciando spazio solo alla loro sfrenata, triplice alchimia.
Dopo che Luna e Madison si furono addormentate, avvolte in lenzuola di seta bagnate dal vapore, Andrea sentì un'ultima, insopprimibile fiammata di desiderio, questa volta focalizzata su Madison.
Nonostante la stanchezza, il pensiero del corpo statuario della bionda, ancora vibrante per la notte appena trascorsa, lo spingeva. Con movimenti silenziosi, lasciò la suite padronale e si diresse verso la stanza degli ospiti.
Madison era sveglia, sdraiata supina in una posa che univa eleganza e abbandono, le coperte solo accennate sui fianchi. La luce fioca che filtrava dalla finestra definiva la linea tonica del suo ventre e la curva audace dei suoi fianchi. Quando vide Andrea sulla soglia, un sorriso lento e consapevole le increspò le labbra.
"Sapevo che non avresti resistito," sussurrò Madison, la sua voce rauca per l'eccitazione trattenuta.
Andrea non rispose con parole. Si mosse verso il letto con la determinazione di un predatore, il suo membro, già turgido e pesante, testimone della sua urgenza. Si inginocchiò sul materasso, sovrastandola.
"Voglio qualcosa che non ho ancora avuto stasera," mormorò Andrea, la sua voce profonda.
Madison si sollevò leggermente, gli occhi azzurri fissi nei suoi. "Dimmi di cosa hai bisogno."
"Te. Completamente sottomessa. E voglio il tuo culo teso attorno al mio cazzo."
L'audacia della richiesta accese un lampo di piacere negli occhi di Madison. Lei si girò senza esitazione, appoggiandosi sui gomiti, il sedere teso e invitante. Il suo fisico, modellato e tonico, si offriva in una sottomissione estatica.
Andrea non perse tempo in preliminari. Il suo membro era di dimensioni impressionanti, una massa pulsante che Madison osservò con un misto di anticipazione e timore eccitato.
Lui si mosse per prepararla, lubrificando generosamente con un olio profumato trovato sul comodino, le dita forti che esploravano il suo accesso più stretto con una pressione decisa e possessiva.
Quando fu pronto, Andrea la prese saldamente per i fianchi. La penetrazione fu lenta, ma inesorabile. Madison trattenne il respiro, un gemito soffocato che si trasformò rapidamente in un grido di sorpresa e intenso piacere mentre il membro enorme di Andrea la riempiva completamente.
"Sei stretta," ansimò Andrea, sentendo la resistenza calda che cedeva lentamente alla sua pressione. "Perfetta."
Iniziò un ritmo potente e misurato. Madison si aggrappava ai cuscini, le sue unghie che affondavano nel tessuto mentre le ondate di sensazione la travolgevano. Il contrasto tra l'intensità della penetrazione e la morbidezza del letto amplificava la sensazione di trasgressione e dominio.
Andrea intensificò la spinta. La schiena di Madison si inarcò, offrendo un accesso ancora più profondo. I suoi gemiti, ora più forti e liberatori, erano l'unica musica nella stanza.
"Guardami," ordinò Andrea, tirandole i capelli biondi per farle girare il viso.
Madison obbedì, i suoi occhi azzurri pieni di lacrime di piacere e sottomissione. Vederla in quel misto di vulnerabilità ed estasi era per Andrea il culmine della notte.
Ogni spinta era un'affermazione del suo potere, una demolizione dei confini. Il suo pene, nel suo punto più profondo, batteva contro un punto nevralgico, scatenando un piacere sordo e prolungato in Madison.
Quando l'orgasmo la colpì, fu un terremoto silenzioso. Il suo corpo si irrigidì, le gambe si tesero e il suo bacino premette indietro contro Andrea, stringendolo in una morsa violenta.
Andrea, sentendo la sua contrazione finale, cedette al proprio climax con un ruggito sommesso, liberando la sua pienezza con una forza che fece sobbalzare il letto.
Si accasciò su di lei, esausto, i loro corpi uniti dal sudore e dall'intensità.
"È stato... devastante," sussurrò Madison, ancora ansimante, la testa appoggiata sul materasso.
Andrea le baciò la spalla. "Lo so. Torna a dormire. Domani ci aspetta un altro giorno."
Lasciandola sola nella stanza silenziosa, Andrea tornò nella suite padronale, il cuore che batteva forte. Aveva sigillato il suo controllo su Madison e su quella notte, lasciando in lei un ricordo inesplicabile di sottomissione e piacere assoluto. La triplice alchimia aveva acquisito un nuovo, oscuro sapore.
Il mattino dopo, la sveglia suonò presto. Il jet privato era in attesa per riportare Andrea e Luna a Roma. Madison, dopo un rapido saluto professionale e un bacio rubato che prometteva un futuro ritorno, era già tornata al suo ufficio.
Il viaggio di ritorno non fu meno intenso dell'andata. Pochi minuti dopo aver raggiunto la quota di crociera, Andrea e Luna si ritirarono nella cabina padronale, un santuario di lusso insonorizzato.
"Sento che sei ancora pieno," sussurrò Luna, chiudendo la porta a chiave con un sorriso malizioso. Indossava un tailleur di lana leggero, ma la sua scollatura profonda suggeriva che sotto non c'era nulla.
"Il mio serbatoio si svuota solo con te, Luna," rispose Andrea, afferrandola per la vita e spingendola contro il sedile in pelle. "Dimostrami che questa strategia funziona ancora."
In un turbine di seta e lana, i loro vestiti vennero di nuovo abbandonati sul tappeto. Il rumore sordo dei motori era l'unico testimone del loro desiderio.
Luna si mise a carponi sul sedile, i suoi fianchi che si muovevano in un invito primordiale. Andrea la penetrò da dietro con una velocità che tradiva la sua astinenza prolungata, anche se erano passate solo poche ore dall'ultima volta.
"Gridami quanto sono bravo," ordinò Andrea, le sue mani che stringevano i suoi fianchi.
"Sei il mio padrone, Andrea," gemette Luna, la voce roca, "l'unico che può farmi sentire così... utilizzata."
In quel momento, un leggero bussare alla porta interruppe il loro ritmo. Era Sara, l'hostess di volo, una donna alta e snella, sui trent'anni, con un sorriso professionale ma occhi curiosi.
"Signore, desiderate un'altra bottiglia di Champagne?" chiese Sara, la sua voce composta, sebbene potesse sentire chiaramente i rumori attutiti provenienti dall'interno.
Luna e Andrea si scambiarono uno sguardo carico di intesa. La sera precedente aveva aperto una nuova porta, e l'audacia era ora il loro carburante.
"Sara," disse Andrea, la voce leggermente affannosa, "non abbiamo bisogno di Champagne. Abbiamo bisogno di... assistenza."
Luna si alzò dal sedile, coprendosi a malapena con il tailleur. Si avvicinò alla porta e la aprì quel tanto che bastava per rivelare Sara.
"Per favore, entra, Sara," sussurrò Luna, il suo occhio verde smeraldo che brillava di una luce predatrice. "Il Signor Andrea ha un desiderio, e tu sei perfetta per esaudirlo."
Sara, pur sorpresa, mantenne un controllo impeccabile, ma un lampo di eccitazione increspò i suoi occhi. "Non è nel mio contratto..."
"Lo sarà," interruppe Andrea, la sua voce autorevole. "Consideralo un bonus inaspettato. E un'esperienza indimenticabile."
Sara cedette. Chiuse la porta dietro di sé, la sua uniforme impeccabile che contrastava con l'aria di dissolutezza della cabina. Andrea la spinse gentilmente contro il pannello di radica.
"Spogliati," ordinò Andrea.
Sara obbedì con movimenti rapidi e nervosi. La sua uniforme da hostess cadde a terra, rivelando un corpo sodo, senza gli eccessi di Luna o Madison, ma ugualmente invitante.
Luna si avvicinò, un sorriso caldo sul viso. "Non essere nervosa, Sara. Ci divertiremo. Ma devi obbedire ad Andrea."
Andrea si sedette su un divanetto, afferrando Sara per un braccio e tirandola sulle sue ginocchia. Luna, con un movimento fluido, si inginocchiò di fronte a loro.
"Sara, dimmi cosa vuoi," disse Andrea, la sua mano che stringeva il sedere sodo di Sara.
"Voglio... soddisfare voi due," ansimò Sara, i suoi occhi fissi sulla bellezza esotica di Luna.
Luna, senza dire una parola, si chinò e iniziò a baciare Sara con una delicatezza inattesa, esplorando la sua bocca con una fame che fece dimenticare a Sara la sua riluttanza iniziale.
Mentre le due donne si baciavano, Andrea si posizionò per l'atto finale. Tirò giù i pantaloni, il suo membro turgido che si ergeva.
"Luna," ordinò Andrea, la sua voce profonda, "assaggia la tua nuova amica. Poi preparala per me."
Luna obbedì con un'obbedienza che accendeva Andrea. Si staccò dal bacio con Sara e si spostò, la sua attenzione ora focalizzata sulla hostess. La sua lingua esperta esplorò Sara con una passione che le fece inarcare la schiena sulle ginocchia di Andrea.
"Sei dolce," sussurrò Luna, "molto più dolce di quanto sembri nella tua uniforme."
Andrea, non potendo più aspettare, spinse in Sara. La penetrazione fu rapida e intensa. Sara gemette, il suono amplificato dalle pareti insonorizzate del jet.
"Siamo a diecimila metri, Sara," mormorò Andrea nel suo orecchio, spingendo con forza. "Nessuno può sentirti, quindi grida. Grida il mio nome."
Sara si aggrappò a lui, il suo corpo che vibrava sotto ogni spinta. Luna, nel frattempo, continuava il suo lavoro di adorazione, godendosi lo spettacolo e partecipando attivamente al piacere della hostess.
Quando il triplice orgasmo li colpì, l'aereo sembrò tremare. Si accasciò, stanchi e trionfanti, i loro corpi uniti dal sudore.
Sara, rossa e ansimante, si rivestì rapidamente, la professionalità tornata in un lampo, ma con uno sguardo che non era più lo stesso. "Spero di essermi dimostrata all'altezza, Signore."
"Eccellente, Sara. Eccellente," rispose Andrea con un sorriso soddisfatto.
L'aereo atterrò all'aeroporto di Ciampino. Luna, con un ultimo bacio carico di promesse non dette, scese per prima per occuparsi della logistica del rientro.
"Ci vediamo presto, mio audace capo," sussurrò Luna, il suo sguardo eterocromo che conteneva il mondo intero.
"Presto," rispose Andrea. Sapeva che non sarebbe passato molto prima di rivederla.
Andrea salì sull'auto che lo attendeva. Il viaggio verso casa a Roma fu breve ma pieno di anticipazione. Non vedeva l'ora di riabbracciare sua moglie, Maria, e sua figlia, Martina. Non sapeva che la sua casa era in realtà il nuovo campo di battaglia.
Quando Andrea varcò la soglia, l'atmosfera nella villa era sorprendentemente tranquilla. Le sue quattro donne erano lì, ad aspettarlo, ma non in un modo convenzionale.
Maria, sua moglie, era seduta sul divano, elegantissima, ma il suo sguardo era insolitamente intenso. Martina, sua figlia, era in piedi accanto a lei, i suoi occhi giovani che brillavano di una consapevolezza nuova e audace.
Accanto a Martina c'era Giulia, la sua amante, vestita con un abito cortissimo che esaltava il suo fisico muscoloso. E infine, Angelica, l'amica di Martina, ultima ma intensa scoperta di casa.
"Ben tornato, amore mio," dissero tutte in coro. "Ci sei mancato."
Andrea sentì un brivido di eccitazione mescolato a un sano timore. L'aria era carica, ma non di rabbia. Di attesa.
Maria si alzò e si avvicinò a lui, le sue mani che gli sfioravano la cintura. "Abbiamo capito che hai bisogno di più, Andrea. E noi siamo qui per darlo. Tutte noi."
Angelica si avvicinò e, in un gesto audace, si inginocchiò di fronte a lui. "Lascia che ti dia il benvenuto a casa, Andrea."
Mentre Angelica, inginocchiata, si dedicava ad Andrea con una passione che non ammetteva distrazioni, le altre tre donne si muovevano attorno a loro in un balletto di desiderio contenuto. Giulia si chinò su Martina, baciandola con foga, la lingua che esplorava la sua bocca mentre la sua mano afferrava il seno pieno e sodo dell'amica. Maria, la moglie, osservava la scena con un sorriso diabolico, la mano che le sfiorava la coscia, pronta per il suo turno.
Andrea, sentendo la pressione calda e umida di Angelica, spinse la sua testa dolcemente, il suo membro pulsante che rispondeva al tocco esperto di lei. La sua attenzione era divisa: il piacere immediato con Angelica, e la visione del desiderio crescente negli occhi delle altre tre.
Maria fece il primo passo. Si inginocchiò accanto ad Angelica, posando la mano sul braccio di lei in un gesto di passaggio. "Il mio turno," sussurrò, e Angelica si ritirò con grazia, il viso lucido ma soddisfatto, pronta a dedicarsi a Giulia e Martina che ora si baciavano con trasporto sul divano, le loro mani che si esploravano sotto i vestiti.
Maria prese il posto di Angelica. Senza esitazione, usò entrambe le mani per accarezzare e stimolare il totem della virilità di Andrea, poi si chinò, il suo respiro caldo che avvolgeva la punta turgida. La sua maestria era quella di una donna che conosceva il suo uomo da anni, ogni tocco mirato a massimizzare l'eccitazione. Andrea chiuse gli occhi, un gemito profondo che gli usciva dalla gola, godendosi la sottomissione inaspettata e totale di sua moglie.
Mentre Maria lo portava sull'orlo del piacere, Giulia e Martina, avvertendo il crescendo, si staccarono dal loro bacio e si avvicinarono. Giulia, la più audace, si inginocchiò di fronte ad Andrea, voltando le spalle a Maria.
"Ho bisogno di sentirti in me," ordinò Giulia, la sua voce rauca. Afferrò il membro di Andrea e, con un movimento deciso, lo guidò tra le sue labbra, unendosi all'atto di Maria. L'esplosione di sensazioni era troppo per Andrea.
"Fermi!" ordinò Andrea, la sua voce strozzata. Non poteva venire in quel modo, doveva possederle, sentirle.
Giulia si alzò, il suo sorriso invitante. Si voltò verso Martina. "E' il tuo turno, tesoro."
Martina, gli occhi che brillavano di un'innocenza ormai perduta, si avvicinò ad Andrea. Lo prese per mano e lo guidò verso il tavolo da pranzo, massiccio e lucido. Lo spinse gentilmente facendolo sedere sul bordo.
"Ti voglio tutto per me," sussurrò Martina, sedendosi sulle sue ginocchia, le sue gambe che avvolgevano la sua vita. Era l'unica a cui Andrea aveva concesso la penetrazione in quel momento.
Mentre Martina si alzava e abbassava su di lui con un ritmo lento e sensuale, le altre tre donne si accanirono su di loro. Maria baciò la spalla di Andrea, la sua mano che scendeva ad accarezzare la sua schiena. Angelica si posizionò dietro Martina, le mani che le accarezzavano il sedere e il ventre. Giulia si chinò e iniziò a baciare Martina, esplorando il suo corpo in un atto di pura lussuria.
Andrea si aggrappò a Martina, il suo corpo che vibrava sotto la spinta quadrupla di piacere. La sensazione di essere al centro di quel vortice lo travolse. Si sentiva un re, il padrone assoluto del piacere.
Quando il suo orgasmo lo colpì, fu un'esplosione di pura virilità. Martina gridò il suo nome, il suo corpo che si stringeva attorno al suo, le altre donne che gemevano in coro, il piacere di Andrea che si propagava in un'onda calda attraverso tutte e quattro.
Si accasciò sul tavolo, respirando affannosamente, Martina ancora avvinghiata a lui. Le quattro donne lo circondarono, i loro sorrisi carichi di una promessa: la cena era solo l'inizio.
"Bene," mormorò Andrea, la sua voce roca per l'eccitazione che montava. "Iniziamo la cena."
La routine di Andrea e Luna a San Francisco, scandita dalle serrate trattative con potenziali investitori, seguiva un copione ben oliato, orchestrato con una precisione quasi militare da Luna.
La giornata iniziava presto, con una colazione leggera ma energizzante consumata mentre ripassavano l'agenda e le pitch deck. Luna non si limitava a distribuire i documenti; anticipava le possibili obiezioni e preparava Andrea con risposte affilate, spesso in lingue diverse a seconda della provenienza degli investitori.
Le riunioni mattutine, solitamente tre o quattro, si tenevano nelle sale conferenze scintillanti dei grattacieli del Financial District. L'obiettivo era duplice: impressionare con la visione strategica di Andrea e rassicurare con la meticolosa preparazione di Luna.
9:00 - 10:00: Incontro con Venture Capital "Alpha" (Focus su Scalabilità): Luna gestiva la logistica e cronometrava la presentazione. Quando un partner si spingeva su dettagli tecnici, Luna interveniva con grafici proiettati all'istante, citando metriche precise di crescita e previsioni di ritorno sull'investimento, trasformando un potenziale ostacolo in un punto di forza. La sua calma e la sua padronanza dei numeri erano un contrappunto perfetto all'energia carismatica di Andrea.
10:30 - 11:30: Incontro con Angel Investor "Beta" (Focus su Innovazione Disruptive): Questo incontro richiedeva un approccio più narrativo. Luna aveva preparato uno storytelling convincente sul potenziale di rottura dell'azienda, usando analogie vivide che rendevano concetti complessi immediatamente comprensibili. Andrea guidava la conversazione emotiva, mentre Luna si assicurava che ogni promessa fosse ancorata a un piano d'azione tangibile.
Il pranzo era spesso un power lunch in un ristorante esclusivo, un'estensione della trattativa in un contesto più rilassato. Durante un pranzo con un fondo di investimento giapponese, per esempio, Luna passava senza sforzo dal consigliare ad Andrea le sottigliezze del protocollo d'affari giapponese al tradurre simultaneamente sfumature linguistiche che avrebbero potuto essere perse in una traduzione letterale. La sua capacità di districarsi tra diverse culture e lingue era inestimabile, trasformando un pasto in un esercizio di diplomazia ad alta posta in gioco.
Il pomeriggio era dedicato agli incontri con investitori più esigenti o al deep dive su aspetti finanziari e legali.
15:00 - 16:30: Due Diligence con Private Equity "Gamma": Qui si entrava nel dettaglio. Andrea presentava il macro, ma erano le cartelle cliniche dell'azienda, meticolosamente organizzate da Luna, a fare la differenza. Domande aggressive sui flussi di cassa o sui rischi di mercato venivano disinnescate da Luna che, con un tablet in mano, accedeva immediatamente a dati verificati, dimostrando trasparenza e controllo assoluto.
17:00 - 18:00: Riunione Strategica (Interna): Una volta terminati gli impegni esterni, Andrea e Luna si ritiravano per un'ora critica. Luna prendeva appunti dettagliati delle reazioni degli investitori, identificando i loro hot buttons e i punti di debolezza percepiti. Creava immediatamente un piano d'azione per i follow-up, inclusa la personalizzazione delle proposte per ogni singolo fondo.
Queste giornate erano estenuanti ma esaltanti, un tango intellettuale dove la brillantezza analitica di Luna supportava e amplificava l'audacia di Andrea. E in ogni sala riunioni, in ogni stretta di mano, la presenza magnetica di Luna, sebbene rigorosamente professionale, non passava inosservata, aggiungendo un ulteriore strato di fascino e mistero al duo di successo.
La sera, le luci soffuse della lussuosissima villa in affitto sulla baia di San Francisco si trasformavano nel loro santuario privato, un palcoscenico per la loro sfrenata alchimia. Dimenticati i grafici e le presentazioni, Andrea e Luna si concedevano il meritato e ardente riposo.
La prima scintilla si accendeva non appena varcavano la soglia. Una sera, mentre Luna si versava un bicchiere di Sauvignon Blanc in cucina, Andrea le si avvicinò da dietro, le mani che le avvolgevano la vita sottile. Il vino cadde, non notato, mentre le loro bocche si univano in un bacio avido che sapeva di stanchezza liberata e desiderio inarrestabile.
Luna, ansimante, si lasciò sollevare e posizionare sul freddo e lucido bancone in marmo di Carrara. I suoi muscoli tesi dal rigore del giorno si rilassarono sotto il tocco impaziente di Andrea. Con movimenti rapidi, lui le sfilò la gonna a tubino, rivelando un pizzo audace. I loro vestiti cadevano a terra come inutili orpelli del giorno.
In quella posizione, Luna a cavalcioni sul bancone, Andrea in piedi tra le sue gambe, il sesso era una corsa senza freni. Lei si aggrappava alle sue spalle, le unghie che graffiavano leggermente la sua pelle mentre lui la penetrava con una forza che mescolava urgenza e adorazione. Il contrasto tra il calore della loro unione e la frescura del marmo sotto le sue natiche aggiungeva una dimensione sensoriale intensa. I gemiti sommessi si mescolavano al tintinnio di bicchieri lontani, ma lì, nel cuore della villa, esisteva solo il loro ritmo.
Dopo il primo assaggio, l'azione si spostava, frenetica, verso la suite padronale al piano superiore. Non c'era tempo per le lenzuola.
Andrea la spingeva contro il muro vicino al caminetto spento, i loro corpi illuminati solo dalle luci della città che filtravano attraverso le ampie vetrate. Luna si piegava in avanti, appoggiando le mani sul muro, il sedere perfettamente inarcato offerto in una sottomissione estatica. Questa volta, l'atto era più lento, più mirato, un'esplorazione della profondità. Andrea la guidava con le mani sui suoi fianchi pronunciati, godendosi la visione delle sue curve sinuose che si muovevano ritmicamente. Lei gridava il suo nome, la voce amplificata dall'acustica della stanza vuota.
Finalmente si accasciavano sul letto king-size, ma solo per un momento di respiro. Luna si girava, mettendo le gambe sulle spalle di Andrea (il classico missionario inverso), offrendogli un accesso totale e una prospettiva che esaltava la torsione del suo vitino e la pienezza dei suoi seni che oscillavano al movimento. Era un atto di completa fiducia, gli sguardi bloccati, leggendo l'uno nell'altra la stessa disperata necessità. Era qui che Andrea le sussurrava promesse e desideri, mentre il ritmo si intensificava fino al punto di rottura.
L'ultimo atto della notte si svolgeva sotto le stelle, nella vasca idromassaggio a sfioro sulla terrazza panoramica.
L'acqua calda e le bolle erano un balsamo per i muscoli doloranti, ma l'eccitazione era lungi dall'essere placata. Luna si sedeva di fronte ad Andrea, le gambe avvolte attorno alla sua vita, il petto premuto contro il suo, un bacio profondo che si mescolava al sapore salmastro del vapore.
In questa posizione, l'elemento acquatico rendeva l'unione fluida e quasi eterea. Andrea la teneva stretta, le mani che le accarezzavano la schiena bagnata mentre lei prendeva il controllo del movimento, alzandosi e abbassandosi ritmicamente, il piacere che si diffondeva in onde calde attraverso l'acqua. La luna, alta sopra la baia, era l'unica testimone del loro ultimo, potentissimo orgasmo condiviso, un finale esplosivo che sigillava la loro unione carnale, prima di crollare esausti, ma soddisfatti, sul letto bagnato, i sussurri notturni di San Francisco a far da sottofondo.
Mentre si baciavano teneramente, il ricordo della loro prima volta, un'esperienza sfrenata e audace, riemergeva vivido. Il jet privato che li aveva portati a San Francisco si era trasformato nel palcoscenico per un atto di passione irrefrenabile. Avevano ceduto al desiderio pochi minuti dopo il decollo, ignorando l'equipaggio in cabina.
Il lusso del jet, con i suoi sedili in pelle e gli inserti in radica, era stato lo sfondo della loro eccitazione. Luna aveva strisciato sulla moquette verso di lui, i suoi occhi eterocromi che brillavano di intenti proibiti. Andrea l'aveva sollevata, il suo vestito da lavoro stropicciato già in una pila disordinata. Si erano uniti lì, nel corridoio, il movimento dell'aereo che amplificava il loro ritmo, i gemiti sommessi soffocati dal rombo dei motori. Il pensiero che il personale, pur invisibile, potesse aver osservato ogni istante attraverso le telecamere di sicurezza della cabina aggiungeva un ulteriore, piccante strato di trasgressione al ricordo, rendendo quel volo non solo un viaggio d'affari, ma l'inizio di una dinamica carnale senza limiti.
Un'altra sera, dopo una vittoria particolarmente significativa in una trattativa, l'aria nella villa era carica di euforia e di una tensione quasi palpabile. Luna, avvolta solo in una vestaglia di seta color smeraldo che si abbinava al suo occhio più chiaro, si era seduta al piano a coda che Andrea aveva fatto portare per lei, lasciando che le sue dita sfiorassero i tasti in una melodia improvvisata, malinconica ma vibrante.
Andrea la osservava dal salotto, un bicchiere di Scotch in mano. Non era solo la sua bellezza a colpirlo, ma la profondità che emanava da quel gesto, dalla musica.
"Non sapevo suonassi," mormorò, avvicinandosi.
Luna smise di suonare, ma non si girò. "C'è molto che non sai di me, Andrea." La sua voce era un sussurro roca, carica di sottintesi.
Lui posò il bicchiere sul legno lucido. "E cosa dovrei scoprire stasera?" Le sue mani le sfiorarono le spalle nude, facendo scivolare la seta.
Lei si voltò, la vestaglia che si apriva rivelando la sua nudità. I suoi occhi eterocromi erano fissi nei suoi. "Dimmi tu. Qual è il tuo desiderio più nascosto, quello che non hai mai osato esprimere?"
Andrea sorrise, un sorriso che non raggiungeva gli occhi, ma che tradiva un'oscura intensità. "Il mio desiderio," rispose, la sua voce profonda e bassa, "sei tu. Completamente. Non solo la mente brillante che mi salva dalle trappole legali, ma la donna che trema sotto di me." Le sue dita le accarezzarono il basso ventre.
"Io non tremo, Andrea," ribatté Luna, ma la sua voce vacillò. "Io ardisco." Si sollevò in piedi sul sedile del pianoforte, spingendolo all'indietro fino a farlo sedere sullo sgabello. Con un gesto audace, si posizionò su di lui, le sue gambe a cavalcioni delle sue cosce, il suo bacino che si premeva contro il rigonfiamento dei suoi pantaloni.
"Insegnami i tuoi limiti, se ne hai," lo sfidò, piegandosi in avanti finché i suoi seni pieni sfiorarono la sua camicia.
"I miei limiti sono... fragili, con te," ammise Andrea, la sua razionalità che si dissolveva. Le mani le afferrarono i fianchi con forza. "Mi arrendo. Prendimi."
Fu un atto di completa inversione di ruoli. Luna prese il controllo, sfilandogli la cintura e sbottonando i pantaloni con una sicurezza disarmante. Lo costrinse a inginocchiarsi davanti a lei sul tappeto morbido. La luce soffusa evidenziava le sue curve perfette mentre lo guidava in sé, lentamente, assaporando ogni centimetro della sua penetrazione.
"Sento che mi stai leggendo," sussurrò Luna, il piacere che le increspava la fronte. "Ogni muscolo, ogni pensiero..."
"Non ti leggo," rispose Andrea, la sua voce rotta dall'eccitazione. "Ti assorbo. Voglio sapere tutto. Voglio sentire quanto puoi osare."
Luna si mosse con un ritmo ipnotico, i suoi gemiti che si fondevano con le note incompiute del pianoforte. La curiosità e la passione si mescolavano in una danza pericolosa. Era una sfida reciproca: Andrea voleva dominarla, ma Luna lo costringeva a sottomettersi al suo desiderio.
Quando l'orgasmo la travolse, si lasciò cadere sul suo petto, le lacrime miste al sudore. "Questo non è lavoro, Andrea," ansimò. "Questo è un campo di battaglia."
Lui le baciò la spalla bagnata. "Il nostro campo di battaglia, Luna. E non c'è mai un vincitore finale."
Ripresero fiato solo per breve tempo. La notte era ancora giovane e la loro esplorazione non era finita. Andrea la sollevò in braccio e la portò nella doccia walk-in di cristallo, dove l'acqua calda si mescolava ai loro corpi. La spinta di sapere, di sentire l'uno i segreti dell'altra, li rendeva inesauribili.
"Perché ti sei tinta i capelli così scuri?" chiese Andrea, accarezzandole le onde scure. Un dettaglio casuale, ma cruciale per lui.
"Per nascondere il sole," rispose Luna, il suo sorriso misterioso. "Ma tu... tu sei riuscito a farlo risorgere."
E in un turbine di schiuma e vapore, le loro mani esplorarono nuove zone, nuove sensibilità, spingendosi oltre i confini del prevedibile, in un crescendo di intimità che andava ben oltre il mero piacere fisico. Ogni notte era una nuova rivelazione, un capitolo ardente nel loro patto segreto.
Il giorno seguente portò con sé una nuova, inaspettata variabile. Dopo aver chiuso un accordo fondamentale che consolidava la loro posizione nel mercato del fintech, Andrea e Luna festeggiarono con un cocktail al St. Regis. Fu lì che incontrarono Madison.
Madison era l'incarnazione della California dream: capelli biondo platino che incorniciavano un viso da modella, occhi azzurri come l'Oceano Pacifico e un fisico statuario, scolpito e tonico, esaltato da un abito da cocktail rosso fuoco. Si presentò come una consulente legale per una delle startup che Andrea aveva appena acquisito.
La conversazione, inizialmente professionale, scivolò presto su binari più personali. Madison era disinvolta, con un umorismo affilato e un'energia vibrante. Andrea e Luna, pur mantenendo la loro intesa segreta, si scambiarono sguardi che parlavano di una possibilità eccitante e inesplorata. Madison, percependo la chimica intensa tra i due, giocava con gli sguardi, le sue risposte cariche di una promessa implicita.
La tensione crebbe quando, al momento di congedarsi, Andrea le propose un dopocena nella villa sulla baia. "Abbiamo qualcosa da festeggiare. E tu sembri la persona giusta per i festeggiamenti," disse Andrea con un sorriso ambiguo. Luna annuì, i suoi occhi eterocromi che brillavano di un'eccitazione contenuta. Madison accettò senza esitazione, i suoi occhi azzurri che danzavano tra i due con un misto di curiosità e audacia.
Madison arrivò alla villa quando le luci del tramonto avevano lasciato spazio a un cielo stellato. L'atmosfera era già carica: musica lounge soffusa, un camino acceso che creava ombre lunghe e un caraffa di Martini già preparata sul tavolino di vetro.
Il primo approccio fu un gioco di cortesia e seduzione incrociata. Madison si muoveva con una grazia felina, accettando il bicchiere da Andrea mentre i suoi occhi si posavano su Luna, che indossava un abito nero sottoveste che rivelava ogni curva.
Il punto di svolta arrivò quando Madison, in un gesto apparentemente innocuo, si avvicinò a Luna, complimentandosi per il suo abito e sfiorandole la schiena. Andrea, osservando l'interazione, si avvicinò e posò una mano sul fianco di Luna, in un gesto di possesso che non escludeva, ma invitava.
"Ci hai affascinato entrambi, Madison," mormorò Andrea. "E penso che tu lo sappia."
"Mi affascinate anche voi," rispose Madison, la sua voce bassa e sicura, mentre il suo sguardo indugiava sul piccolo neo di Luna.
Senza dire una parola in più, l'aria si fece elettrica. Andrea spinse Luna delicatamente contro il muro di vetro che dava sulla baia, iniziando a baciarla con una passione inaudita, come se volesse segnare il territorio. Ma il suo sguardo non lasciò Madison, che si avvicinava lentamente, come un predatore.
Madison raggiunse la coppia, le sue mani che sfioravano i pantaloni di Andrea e, contemporaneamente, accarezzavano il fianco di Luna.
Andrea si staccò dal bacio con Luna solo per afferrare Madison per la vita. Con una spinta, la fece sedere sul bancone della penisola della cucina, proprio dove si era consumato il primo assalto carnale con Luna.
Luna, riprendendo il controllo, si posizionò di fronte a Madison. La baciò dolcemente, un bacio che iniziava come una carezza e si trasformava in una fame che non aveva mai sperimentato. La presenza di un terzo corpo amplificava il suo desiderio, trasformando la sua timidezza in audacia. Andrea si mise in ginocchio, sfilando i vestiti delle due donne con una velocità che tradiva la sua impazienza.
Il gioco di sguardi era incessante: Luna su Madison, Madison su Andrea, Andrea su entrambe. Era un triangolo dinamico di desiderio, ogni tocco un'affermazione del piacere condiviso.
Luna si piegò in avanti sul bancone, permettendo ad Andrea di sollevarle leggermente i fianchi e penetrarla da dietro, mentre Madison, con un sorriso malizioso, prendeva la mano di Luna e la guidava sul proprio corpo, esplorando curve e sensazioni inattese. Il gemito di Luna non era più solo di piacere, ma di scoperta.
L'apice della notte fu raggiunto nella sontuosa vasca idromassaggio interna, un vero centro di gravità erotica. L'acqua bollente e il vapore creavano un'atmosfera ovattata e proibita.
Si posizionarono in modo da formare un intreccio perfetto: Madison si sedette sulle gambe di Andrea, le spalle appoggiate al suo petto, mentre Luna si inginocchiava di fronte a loro, il bacino di Madison a livello del suo viso.
In questa configurazione, Andrea poteva accarezzare contemporaneamente Luna e Madison, godendo della visione e della sensazione di entrambe. Luna, con un'intensità inattesa, si dedicava a Madison, esplorando la sua sensualità con una dedizione che accendeva Andrea oltre ogni misura.
Mentre Luna si perdeva nell'intimità con Madison, Andrea entrava in Madison, il suo sguardo fisso su Luna, in un atto che combinava la dominazione con l'assoluta sottomissione al momento. Era un ciclo di dare e ricevere, dove ogni piacere era riflesso e moltiplicato.
I gemiti di Madison, dapprima sommessi, si trasformarono in grida liberatorie, che si fondevano con i sussurri eccitati di Luna e i respiri affannosi di Andrea. L'acqua calda vibrava al ritmo del loro atto, i corpi bagnati che scivolavano l'uno sull'altro in una danza senza freni.
Quando l'onda d'urto del climax li raggiunse, furono tre corpi che si accasciarono nell'acqua, esausti e uniti. Madison sorrise ad Andrea, un sorriso di gratitudine e complicità, poi si voltò verso Luna.
"Non sapevo che le segretarie fossero così... multitasking," scherzò Madison, asciugandosi il viso.
Luna sorrise, gli occhi eterocromi che brillavano di trionfo. "Non è lavoro, Madison. È pura strategia."
Andrea, esausto e trionfante, le abbracciò entrambe. Quella notte, i confini tra affari e piacere, tra lealtà e lussuria, erano svaniti completamente, lasciando spazio solo alla loro sfrenata, triplice alchimia.
Dopo che Luna e Madison si furono addormentate, avvolte in lenzuola di seta bagnate dal vapore, Andrea sentì un'ultima, insopprimibile fiammata di desiderio, questa volta focalizzata su Madison.
Nonostante la stanchezza, il pensiero del corpo statuario della bionda, ancora vibrante per la notte appena trascorsa, lo spingeva. Con movimenti silenziosi, lasciò la suite padronale e si diresse verso la stanza degli ospiti.
Madison era sveglia, sdraiata supina in una posa che univa eleganza e abbandono, le coperte solo accennate sui fianchi. La luce fioca che filtrava dalla finestra definiva la linea tonica del suo ventre e la curva audace dei suoi fianchi. Quando vide Andrea sulla soglia, un sorriso lento e consapevole le increspò le labbra.
"Sapevo che non avresti resistito," sussurrò Madison, la sua voce rauca per l'eccitazione trattenuta.
Andrea non rispose con parole. Si mosse verso il letto con la determinazione di un predatore, il suo membro, già turgido e pesante, testimone della sua urgenza. Si inginocchiò sul materasso, sovrastandola.
"Voglio qualcosa che non ho ancora avuto stasera," mormorò Andrea, la sua voce profonda.
Madison si sollevò leggermente, gli occhi azzurri fissi nei suoi. "Dimmi di cosa hai bisogno."
"Te. Completamente sottomessa. E voglio il tuo culo teso attorno al mio cazzo."
L'audacia della richiesta accese un lampo di piacere negli occhi di Madison. Lei si girò senza esitazione, appoggiandosi sui gomiti, il sedere teso e invitante. Il suo fisico, modellato e tonico, si offriva in una sottomissione estatica.
Andrea non perse tempo in preliminari. Il suo membro era di dimensioni impressionanti, una massa pulsante che Madison osservò con un misto di anticipazione e timore eccitato.
Lui si mosse per prepararla, lubrificando generosamente con un olio profumato trovato sul comodino, le dita forti che esploravano il suo accesso più stretto con una pressione decisa e possessiva.
Quando fu pronto, Andrea la prese saldamente per i fianchi. La penetrazione fu lenta, ma inesorabile. Madison trattenne il respiro, un gemito soffocato che si trasformò rapidamente in un grido di sorpresa e intenso piacere mentre il membro enorme di Andrea la riempiva completamente.
"Sei stretta," ansimò Andrea, sentendo la resistenza calda che cedeva lentamente alla sua pressione. "Perfetta."
Iniziò un ritmo potente e misurato. Madison si aggrappava ai cuscini, le sue unghie che affondavano nel tessuto mentre le ondate di sensazione la travolgevano. Il contrasto tra l'intensità della penetrazione e la morbidezza del letto amplificava la sensazione di trasgressione e dominio.
Andrea intensificò la spinta. La schiena di Madison si inarcò, offrendo un accesso ancora più profondo. I suoi gemiti, ora più forti e liberatori, erano l'unica musica nella stanza.
"Guardami," ordinò Andrea, tirandole i capelli biondi per farle girare il viso.
Madison obbedì, i suoi occhi azzurri pieni di lacrime di piacere e sottomissione. Vederla in quel misto di vulnerabilità ed estasi era per Andrea il culmine della notte.
Ogni spinta era un'affermazione del suo potere, una demolizione dei confini. Il suo pene, nel suo punto più profondo, batteva contro un punto nevralgico, scatenando un piacere sordo e prolungato in Madison.
Quando l'orgasmo la colpì, fu un terremoto silenzioso. Il suo corpo si irrigidì, le gambe si tesero e il suo bacino premette indietro contro Andrea, stringendolo in una morsa violenta.
Andrea, sentendo la sua contrazione finale, cedette al proprio climax con un ruggito sommesso, liberando la sua pienezza con una forza che fece sobbalzare il letto.
Si accasciò su di lei, esausto, i loro corpi uniti dal sudore e dall'intensità.
"È stato... devastante," sussurrò Madison, ancora ansimante, la testa appoggiata sul materasso.
Andrea le baciò la spalla. "Lo so. Torna a dormire. Domani ci aspetta un altro giorno."
Lasciandola sola nella stanza silenziosa, Andrea tornò nella suite padronale, il cuore che batteva forte. Aveva sigillato il suo controllo su Madison e su quella notte, lasciando in lei un ricordo inesplicabile di sottomissione e piacere assoluto. La triplice alchimia aveva acquisito un nuovo, oscuro sapore.
Il mattino dopo, la sveglia suonò presto. Il jet privato era in attesa per riportare Andrea e Luna a Roma. Madison, dopo un rapido saluto professionale e un bacio rubato che prometteva un futuro ritorno, era già tornata al suo ufficio.
Il viaggio di ritorno non fu meno intenso dell'andata. Pochi minuti dopo aver raggiunto la quota di crociera, Andrea e Luna si ritirarono nella cabina padronale, un santuario di lusso insonorizzato.
"Sento che sei ancora pieno," sussurrò Luna, chiudendo la porta a chiave con un sorriso malizioso. Indossava un tailleur di lana leggero, ma la sua scollatura profonda suggeriva che sotto non c'era nulla.
"Il mio serbatoio si svuota solo con te, Luna," rispose Andrea, afferrandola per la vita e spingendola contro il sedile in pelle. "Dimostrami che questa strategia funziona ancora."
In un turbine di seta e lana, i loro vestiti vennero di nuovo abbandonati sul tappeto. Il rumore sordo dei motori era l'unico testimone del loro desiderio.
Luna si mise a carponi sul sedile, i suoi fianchi che si muovevano in un invito primordiale. Andrea la penetrò da dietro con una velocità che tradiva la sua astinenza prolungata, anche se erano passate solo poche ore dall'ultima volta.
"Gridami quanto sono bravo," ordinò Andrea, le sue mani che stringevano i suoi fianchi.
"Sei il mio padrone, Andrea," gemette Luna, la voce roca, "l'unico che può farmi sentire così... utilizzata."
In quel momento, un leggero bussare alla porta interruppe il loro ritmo. Era Sara, l'hostess di volo, una donna alta e snella, sui trent'anni, con un sorriso professionale ma occhi curiosi.
"Signore, desiderate un'altra bottiglia di Champagne?" chiese Sara, la sua voce composta, sebbene potesse sentire chiaramente i rumori attutiti provenienti dall'interno.
Luna e Andrea si scambiarono uno sguardo carico di intesa. La sera precedente aveva aperto una nuova porta, e l'audacia era ora il loro carburante.
"Sara," disse Andrea, la voce leggermente affannosa, "non abbiamo bisogno di Champagne. Abbiamo bisogno di... assistenza."
Luna si alzò dal sedile, coprendosi a malapena con il tailleur. Si avvicinò alla porta e la aprì quel tanto che bastava per rivelare Sara.
"Per favore, entra, Sara," sussurrò Luna, il suo occhio verde smeraldo che brillava di una luce predatrice. "Il Signor Andrea ha un desiderio, e tu sei perfetta per esaudirlo."
Sara, pur sorpresa, mantenne un controllo impeccabile, ma un lampo di eccitazione increspò i suoi occhi. "Non è nel mio contratto..."
"Lo sarà," interruppe Andrea, la sua voce autorevole. "Consideralo un bonus inaspettato. E un'esperienza indimenticabile."
Sara cedette. Chiuse la porta dietro di sé, la sua uniforme impeccabile che contrastava con l'aria di dissolutezza della cabina. Andrea la spinse gentilmente contro il pannello di radica.
"Spogliati," ordinò Andrea.
Sara obbedì con movimenti rapidi e nervosi. La sua uniforme da hostess cadde a terra, rivelando un corpo sodo, senza gli eccessi di Luna o Madison, ma ugualmente invitante.
Luna si avvicinò, un sorriso caldo sul viso. "Non essere nervosa, Sara. Ci divertiremo. Ma devi obbedire ad Andrea."
Andrea si sedette su un divanetto, afferrando Sara per un braccio e tirandola sulle sue ginocchia. Luna, con un movimento fluido, si inginocchiò di fronte a loro.
"Sara, dimmi cosa vuoi," disse Andrea, la sua mano che stringeva il sedere sodo di Sara.
"Voglio... soddisfare voi due," ansimò Sara, i suoi occhi fissi sulla bellezza esotica di Luna.
Luna, senza dire una parola, si chinò e iniziò a baciare Sara con una delicatezza inattesa, esplorando la sua bocca con una fame che fece dimenticare a Sara la sua riluttanza iniziale.
Mentre le due donne si baciavano, Andrea si posizionò per l'atto finale. Tirò giù i pantaloni, il suo membro turgido che si ergeva.
"Luna," ordinò Andrea, la sua voce profonda, "assaggia la tua nuova amica. Poi preparala per me."
Luna obbedì con un'obbedienza che accendeva Andrea. Si staccò dal bacio con Sara e si spostò, la sua attenzione ora focalizzata sulla hostess. La sua lingua esperta esplorò Sara con una passione che le fece inarcare la schiena sulle ginocchia di Andrea.
"Sei dolce," sussurrò Luna, "molto più dolce di quanto sembri nella tua uniforme."
Andrea, non potendo più aspettare, spinse in Sara. La penetrazione fu rapida e intensa. Sara gemette, il suono amplificato dalle pareti insonorizzate del jet.
"Siamo a diecimila metri, Sara," mormorò Andrea nel suo orecchio, spingendo con forza. "Nessuno può sentirti, quindi grida. Grida il mio nome."
Sara si aggrappò a lui, il suo corpo che vibrava sotto ogni spinta. Luna, nel frattempo, continuava il suo lavoro di adorazione, godendosi lo spettacolo e partecipando attivamente al piacere della hostess.
Quando il triplice orgasmo li colpì, l'aereo sembrò tremare. Si accasciò, stanchi e trionfanti, i loro corpi uniti dal sudore.
Sara, rossa e ansimante, si rivestì rapidamente, la professionalità tornata in un lampo, ma con uno sguardo che non era più lo stesso. "Spero di essermi dimostrata all'altezza, Signore."
"Eccellente, Sara. Eccellente," rispose Andrea con un sorriso soddisfatto.
L'aereo atterrò all'aeroporto di Ciampino. Luna, con un ultimo bacio carico di promesse non dette, scese per prima per occuparsi della logistica del rientro.
"Ci vediamo presto, mio audace capo," sussurrò Luna, il suo sguardo eterocromo che conteneva il mondo intero.
"Presto," rispose Andrea. Sapeva che non sarebbe passato molto prima di rivederla.
Andrea salì sull'auto che lo attendeva. Il viaggio verso casa a Roma fu breve ma pieno di anticipazione. Non vedeva l'ora di riabbracciare sua moglie, Maria, e sua figlia, Martina. Non sapeva che la sua casa era in realtà il nuovo campo di battaglia.
Quando Andrea varcò la soglia, l'atmosfera nella villa era sorprendentemente tranquilla. Le sue quattro donne erano lì, ad aspettarlo, ma non in un modo convenzionale.
Maria, sua moglie, era seduta sul divano, elegantissima, ma il suo sguardo era insolitamente intenso. Martina, sua figlia, era in piedi accanto a lei, i suoi occhi giovani che brillavano di una consapevolezza nuova e audace.
Accanto a Martina c'era Giulia, la sua amante, vestita con un abito cortissimo che esaltava il suo fisico muscoloso. E infine, Angelica, l'amica di Martina, ultima ma intensa scoperta di casa.
"Ben tornato, amore mio," dissero tutte in coro. "Ci sei mancato."
Andrea sentì un brivido di eccitazione mescolato a un sano timore. L'aria era carica, ma non di rabbia. Di attesa.
Maria si alzò e si avvicinò a lui, le sue mani che gli sfioravano la cintura. "Abbiamo capito che hai bisogno di più, Andrea. E noi siamo qui per darlo. Tutte noi."
Angelica si avvicinò e, in un gesto audace, si inginocchiò di fronte a lui. "Lascia che ti dia il benvenuto a casa, Andrea."
Mentre Angelica, inginocchiata, si dedicava ad Andrea con una passione che non ammetteva distrazioni, le altre tre donne si muovevano attorno a loro in un balletto di desiderio contenuto. Giulia si chinò su Martina, baciandola con foga, la lingua che esplorava la sua bocca mentre la sua mano afferrava il seno pieno e sodo dell'amica. Maria, la moglie, osservava la scena con un sorriso diabolico, la mano che le sfiorava la coscia, pronta per il suo turno.
Andrea, sentendo la pressione calda e umida di Angelica, spinse la sua testa dolcemente, il suo membro pulsante che rispondeva al tocco esperto di lei. La sua attenzione era divisa: il piacere immediato con Angelica, e la visione del desiderio crescente negli occhi delle altre tre.
Maria fece il primo passo. Si inginocchiò accanto ad Angelica, posando la mano sul braccio di lei in un gesto di passaggio. "Il mio turno," sussurrò, e Angelica si ritirò con grazia, il viso lucido ma soddisfatto, pronta a dedicarsi a Giulia e Martina che ora si baciavano con trasporto sul divano, le loro mani che si esploravano sotto i vestiti.
Maria prese il posto di Angelica. Senza esitazione, usò entrambe le mani per accarezzare e stimolare il totem della virilità di Andrea, poi si chinò, il suo respiro caldo che avvolgeva la punta turgida. La sua maestria era quella di una donna che conosceva il suo uomo da anni, ogni tocco mirato a massimizzare l'eccitazione. Andrea chiuse gli occhi, un gemito profondo che gli usciva dalla gola, godendosi la sottomissione inaspettata e totale di sua moglie.
Mentre Maria lo portava sull'orlo del piacere, Giulia e Martina, avvertendo il crescendo, si staccarono dal loro bacio e si avvicinarono. Giulia, la più audace, si inginocchiò di fronte ad Andrea, voltando le spalle a Maria.
"Ho bisogno di sentirti in me," ordinò Giulia, la sua voce rauca. Afferrò il membro di Andrea e, con un movimento deciso, lo guidò tra le sue labbra, unendosi all'atto di Maria. L'esplosione di sensazioni era troppo per Andrea.
"Fermi!" ordinò Andrea, la sua voce strozzata. Non poteva venire in quel modo, doveva possederle, sentirle.
Giulia si alzò, il suo sorriso invitante. Si voltò verso Martina. "E' il tuo turno, tesoro."
Martina, gli occhi che brillavano di un'innocenza ormai perduta, si avvicinò ad Andrea. Lo prese per mano e lo guidò verso il tavolo da pranzo, massiccio e lucido. Lo spinse gentilmente facendolo sedere sul bordo.
"Ti voglio tutto per me," sussurrò Martina, sedendosi sulle sue ginocchia, le sue gambe che avvolgevano la sua vita. Era l'unica a cui Andrea aveva concesso la penetrazione in quel momento.
Mentre Martina si alzava e abbassava su di lui con un ritmo lento e sensuale, le altre tre donne si accanirono su di loro. Maria baciò la spalla di Andrea, la sua mano che scendeva ad accarezzare la sua schiena. Angelica si posizionò dietro Martina, le mani che le accarezzavano il sedere e il ventre. Giulia si chinò e iniziò a baciare Martina, esplorando il suo corpo in un atto di pura lussuria.
Andrea si aggrappò a Martina, il suo corpo che vibrava sotto la spinta quadrupla di piacere. La sensazione di essere al centro di quel vortice lo travolse. Si sentiva un re, il padrone assoluto del piacere.
Quando il suo orgasmo lo colpì, fu un'esplosione di pura virilità. Martina gridò il suo nome, il suo corpo che si stringeva attorno al suo, le altre donne che gemevano in coro, il piacere di Andrea che si propagava in un'onda calda attraverso tutte e quattro.
Si accasciò sul tavolo, respirando affannosamente, Martina ancora avvinghiata a lui. Le quattro donne lo circondarono, i loro sorrisi carichi di una promessa: la cena era solo l'inizio.
"Bene," mormorò Andrea, la sua voce roca per l'eccitazione che montava. "Iniziamo la cena."
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