Dominato da mia moglie. La storia di Karen e Mike Primo episodio
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Questo racconto è molto lungo e affronterà il tema del femdom all'interno di un rapporto di coppia. Il sesso ci sarà e sarà descitto fra qualche episodio. Insomma, il sesso fa parte della storia, ma NON è il tema portante. Però credo che la lettura si possa definire piacevole, almeno a giudicare dall'accoglienza che ha avuto questa storia su altri siti. Spero che possa piacere anche a tutti voi.
Primo episodio
Mi chiedevo quando fosse cominciato tutto. Un anno fa? O forse quando io e Karen ci incontrammo la prima volta all’università? Beh, propendo per la prima ipotesi, anche se era abbastanza ovvio che, in realtà, il nostro incontro fu alla base di tutto ciò che accadde in seguito. L’incontro e, soprattutto, lo sbocciare del nostro amore. Il fatto che io mi innamorassi di lei era scontato. Tremendamente carina anche se molto semplice nei modi, nel proporsi e nel suo abbigliamento, un’intelligenza vivace che l’aveva portata a dare esami brillantissimi e, dulcis in fundo, il fatto che lei si fosse innamorata perdutamente di me. Forse però sarebbe meglio iniziare a presentarci. E comincio da lei, Karen Rossini, viso incantevole, occhi nerissimi e carnagione ambrata, ovale delizioso contornato da lunghi capelli neri, e una bocca che mi veniva voglia di baciare ogni qualvolta che il mio sguardo si posava su di lei. Il tutto sopra un corpo da sballo che faceva denotare un’intensa attività sportiva. E poi il sottoscritto, Michele Gentili, da tutti conosciuto come Mike, ultimo anno di lettere quando la conobbi, idea fissa di diventare scrittore, con migliaia di idee che avrebbero dovuto poi partorire il best seller del secolo. Leggermente in carne, ma niente di particolare. Quattro o cinque chili in più che non riuscivo a togliere a causa della mia pigrizia e per la mia totale antipatia verso ogni tipo di sport. In compenso, avevo un bel viso che fino a quel momento aveva attirato diverse ragazze. Avevo capelli castani molto chiari, quasi biondi, un po’ lunghi fino a toccare le spalle ed ero alto 1.78, la stessa altezza di Karen che, per fortuna, evitava accuratamente di mettermi in difficoltà mettendo scarpe coi tacchi. Un po’ per la sua già vistosa altezza, e un po’ perché in contrasto con il suo look tutto incentrato sulla semplicità.
Pertanto, innamorarmi di Karen fu semplice. E lei perché si innamorò di me? Non si tratta del terzo mistero di Fatima. Lei fu subito intrigata dalla mia aria da intellettuale. Ad esempio, era affascinata dalla mia passione per il cinema d’autore, ed era fermamente convinta che sarei diventato il più grande scrittore del millennio quando le raccontai alcune delle innumerevoli cose che avrei voluto inserire nel libro. Talmente convinta che, alcuni anni più tardi, dopo che lei si laureò con lode in giurisprudenza ottenendo subito un lavoro in un rinomato ufficio legale della città, volle sposarsi malgrado io non possedessi un lavoro fisso. Mi ero laureato due anni prima di lei, e avevo intenzione di diventare insegnante, cosa che, ovviamente, non sarebbe stata semplice, ma la mia ambizione primaria era quella di diventare uno scrittore. Avevo infatti iniziato a scrivere quello che sarebbe dovuto diventare il mio capolavoro ma, nel frattempo, mi davo da fare facendo delle ripetizioni a ragazzi delle medie e del liceo che venivano direttamente a casa mia, e avevo trovato un lavoro part- time elaborando parole crociate. Si, proprio quelle che poi i solutori cercano di risolvere sui settimanali. Insomma, provavo a non lasciare tutto sulle spalle di Karen, ma lei sembrava non essere minimamente interessata ai soldi. Quelli sarebbero arrivati in seguito, mi diceva. Per il momento, il suo lavoro bastava per farci vivere dignitosamente. Addirittura, avevamo dato un anticipo e avevamo fatto il grande passo: comprare casa. E quello che guadagnavo io integrava ciò che invece guadagnava Karen che, per fortuna, si stava facendo largo velocemente, tanto da diventare insostituibile per il proprietario dello studio legale. Cosa che ovviamente mi riempiva di orgoglio e che ci permetteva di vivere in modo tranquillo malgrado l’onere del mutuo da pagare.
Ma, se la sua professione proseguiva spedita, non altrettanto si poteva dire del mio libro. Dopo l’inizio sfolgorante, faticavo a trovare un proseguimento adeguato al mio romanzo. E dopo due anni di matrimonio, quando io avevo ormai 29 anni e lei 27, la nostra vita cambiò del tutto. E cambiò in modo assolutamente imprevedibile.
Torniamo quindi a un anno fa, esattamente a quella sera dove tutto cambiò. Avevamo organizzato un’uscita con una coppia di amici. Ogni tanto ci prendevamo una serata di divertimento come tutti i giovani della nostra età. Io, Karen, Gianluca, il mio migliore amico fin dai tempi del liceo, e sua moglie Laura. Una serata che in tre avremmo voluto proseguire anche dopo la cena, magari andando ad ascoltare musica o a fare due salti in discoteca, ma che invece Laura aveva voluto interrompere dicendo che era stanca e che voleva andare a casa. Gianluca non provò nemmeno ad opporsi, mentre io e Karen decidemmo di comune accordo di andarci a comprare una bottiglia di vino per berci un paio di bicchieri in tranquillità. Certo, mi ero innervosito dal comportamento di Laura e dell’ossequiosità di Gianluca nei suoi confronti, ma non mi interessava tanto andare a fare le ore piccole quanto a trascorrere una bella serata con gli amici e, mancando questo presupposto, tanto valeva tornarsene a casa, con la speranza di fare qualcosa con la mia adorata mogliettina.
Appena entrammo a casa, Karen si tolse il bel vestitino che aveva indossato, cosa abbastanza rara per lei che aveva sempre preferito la semplicità alla sensualità nel suo look, per lasciarsi con una magliettina molto aderente e con un minuscolo slippino. Un gran bel vedere che rinforzò in me la voglia di terminare la serata con tanto sesso e coccole. Andò in cucina a prendere due bicchieri, si riempì il suo e fece altrettanto con il mio, dopodiché si sdraiò sul divano accanto a me, inarcò la schiena e distese le sue lunghissime gambe sulle mie, iniziando a sorseggiare il vino. Non potei non pensare che mia moglie fosse veramente bella. L’ovale del viso era perfetto, con i capelli neri e lunghi che scendevano morbidi sulle spalle, una bocca perfetta, lievemente carnosa, e occhi nerissimi. La sua carnagione era ambrata e la facevano assomigliare a una sudamericana. Ma, il pezzo forte del suo repertorio, malgrado avesse un viso bellissimo, era il suo corpo. Aveva le spalle un po’ più larghe del normale, ma la vita era stretta, le sue tette erano una delizia per gli occhi, le gambe lunghe e i suoi addominali ben definiti, merito della sua fissazione con lo sport. Appena usciva dallo studio infatti, trascorreva un paio d’ore in palestra e, durante i giorni festivi, il sabato e la domenica, era capace di farsi una decina di chilometri di corsa o di prendere la bicicletta per farsi almeno due ore ad andatura sostenuta. Inutile sottolineare come lei avesse sempre cercato di spronarmi, ma io e lo sport eravamo due linee parallele che mai si sarebbero incontrate. Avere però gusti diversi non pregiudicava il nostro amore. Stavamo bene insieme, parlavamo di tutto e soprattutto facevamo l’amore spesso e con molto desiderio.
Finito di sorseggiare il vino, Karen si accese due sigarette e me ne porse una
“Bella cena, non credi?” Esordì lei tirando una boccata alla sua sigaretta.
Sorrisi. “Già, ho visto che l’hai apprezzata particolarmente.”
Mia moglie mi fece una smorfia. “Non sono stata la sola. Tutti e quattro abbiamo spazzolato i piatti,” ammise.
“Si ma tu sei stata la prima a finire,” feci rincarando la dose. “E sei la più magra di tutti noi. Vorrei sapere dove diavolo metti tutto ciò che ingoi.”
Stavolta fu lei a ridere anche se poi finse di mettermi il muso. “Oh, scusa tanto se ho un metabolismo rapido. E se quello che mangio lo consumo allenandomi.”
“Ti prego, amore, non ritorniamo su questo tema. Io alleno la mia mente e non il corpo.”
“E io alleno tutti e due. Una cosa non esclude l’altra. Mens sana in corpore sano dicevano i romani, e io sono d’accordo. E comunque, sì, mi piace mantenere il mio corpo in perfetta forma. Non credo che tu possa lamentarti del mio corpo.”
“Certo che no. Lo sai che mi piaci molto.”
Fece una smorfia. “Vorrei ben vedere che non ti piacesse dopo tutta la fatica che faccio, ciccio.”
Sobbalzai. Ogni tanto mi chiamava con quel nomignolo che non sopportavo, forse perché mi ricordava quei pochi chili in più che avevo. “Karen, ti ho detto un sacco di volte che non voglio che tu mi chiami ciccio. Non lo sopporto.”
Mia moglie sorrise come una ragazzina. “Uffa! E’ un vezzeggiativo. Va beh, agli ordini, capo.”
Mi calmai immediatamente. “Stavamo dicendo?”
“Stavamo parlando di Laura che ha deciso di andarsene a casa. Peccato, non mi sarebbe dispiaciuto andare a ballare e a bruciare immediatamente quello che ho mangiato.”
“Pazienza, dai. Ci andremo un’altra volta. Piuttosto, cosa ne pensi di Laura?”
Karen alzò le spalle. “Penso che sia una bella ragazza. E anche dolce e simpatica. Il tuo amico Gianluca è un ragazzo fortunato.”
“Tu dici? Io sinceramente tutta questa simpatia non l’ho mai notata. A me ha sempre dato la sensazione di essere arrogante e autoritaria. E non è la prima volta che ho questa sensazione,” ribattei un po’ stizzito.
“Ma no, Mike. Era solo stanca e voleva andarsene a casa. Non ci vedo niente di strano. Io poi non ho notato tutta questa arroganza. E, tantomeno, mi ha dato la sensazione di essere autoritaria.”
Scossi di nuovo la testa. Non riuscivo a trovare le parole, e per uno come me che voleva a tutti i costi diventare uno scrittore di successo, era alquanto anomalo. “Non so, ho questa sensazione. E comunque, mi dà fastidio vedere Gianluca così sottomesso. Ci conosciamo dai tempi del liceo e sai quanto io gli voglia bene.”
“Gianluca sottomesso?” ridacchiò Karen.
“Esatto! Non c’è bisogno che sorridi ironicamente. Ho la netta sensazione che Gianluca ricopra il ruolo di uomo zerbino. Non so se hai capito quello che voglio dire.”
Mia moglie roteò gli occhi. “Tesoro, ho capito quello che vuoi dire. So perfettamente cosa voglia dire uomo zerbino, ma non sono d’accordo con te.”
“No? Ma non ti accorgi che Gianluca fa di tutto per acconsentire a tutto ciò che dice Laura? Ogni cosa che lei dice, lui l’approva, e a me sinceramente mi sembra una cosa patetica.”
Mi stavo accalorando su quel discorso, e finalmente potevo dire quello che pensavo su di loro.
Karen però sorrise. “Ma dai, mi sembra che tu stia esagerando. Guarda stasera. Laura era semplicemente stanca. Gianluca era d’accordo e ha sostenuto le sue ragioni. Secondo te questo significa essere lo zerbino della moglie?”
“Esatto! Significa fare lo zerbino della propria moglie.”
Karen continuò a sorridere. “Non riesco a credere che tu possa pensarla così. E se ad essere stanca fossi stata io? Non mi avresti appoggiato?”
“Tu stanca? Ma quando mai? Da quando ti conosco non ti ho mai vista stanca. Sei sempre in movimento. Hai le batterie perennemente cariche,”
Mia moglie però si fece seria. “Ipotizziamo però che io non avessi voluto proseguire la serata. Per un motivo qualsiasi. Perché avevo mal di testa o perché avevo le mie cose. Cosa avresti fatto?”
Ci riflettei. Era sicuramente una situazione possibile. “Non so, forse avrei provato a convincerti,” risposi dopo qualche secondo.
“Ah, di questo ne sono certa. Tu avresti provato a convincermi. Ma quello che non capisco è il motivo. Perché avresti dovuto convincermi a fare una cosa che non avrei gradito?” Rimasi immobile a guardarla aggrottando la fronte. “Non capisco. Cosa vuoi dire?”
“Non mi sembra una cosa molto complicata. Vorrei sapere perché tu avresti dovuto convincermi a fare una cosa che non avevo intenzione di fare.”
“No, aspetta. Non avevo detto che avrei avuto voglia di proseguire la serata? Ascoltando musica o a fare quattro salti? E Gianluca non aveva sostenuto la mia stessa idea?" Stavolta Karen rimase un po’ perplessa. “Ehm… Sì, mi pare di sì.”
“Ecco! Sei arrivata alla conclusione di questo discorso. Gianluca voleva fare una cosa, Laura non voleva, e alla fine se ne sono andati a casa, a dimostrazione che chi comanda tra i due è lei. E te lo ripeto, amore. Gianluca è succube di sua moglie, ne è sottomesso. E siccome non voglio che gli altri pensino la stessa cosa di me, avrei provato in tutti i modi a convincerti.”
Sorrisi soddisfatto della mia risposta, anche se sinceramente non riuscivo a comprendere nemmeno io per quale motivo mi stessi accalorando tanto. In fondo, ero tutt’altro che un marito padrone. In primis perché non era nel mio carattere, ma anche perché eravamo una coppia giovane e ci aiutavamo l’un l’altro nelle faccende domestiche. Anzi, considerando che Karen lavorava e poi andava in palestra, non era raro che fossi io a preparare la cena, considerando che rimanevo quasi sempre in casa. Ma lo facevo quasi come se fosse un sottile gioco di seduzione. E anche le altre faccende le facevamo insieme. Insomma, ero tutt’altro che l’uomo che comanda in casa, ma avevo comunque l’idea che in una coppia l’elemento dominante, sia pure in una dominanza appena accennata, dovesse essere il maschio. Ma anche Karen, all’inizio del discorso ironica e sorridente, stava iniziando ad inquietarsi. In quel momento non avevo idea di cosa avevo scatenato con quel discorso.
Fine primo episodio.
Se avete voglia di commentare, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
Primo episodio
Mi chiedevo quando fosse cominciato tutto. Un anno fa? O forse quando io e Karen ci incontrammo la prima volta all’università? Beh, propendo per la prima ipotesi, anche se era abbastanza ovvio che, in realtà, il nostro incontro fu alla base di tutto ciò che accadde in seguito. L’incontro e, soprattutto, lo sbocciare del nostro amore. Il fatto che io mi innamorassi di lei era scontato. Tremendamente carina anche se molto semplice nei modi, nel proporsi e nel suo abbigliamento, un’intelligenza vivace che l’aveva portata a dare esami brillantissimi e, dulcis in fundo, il fatto che lei si fosse innamorata perdutamente di me. Forse però sarebbe meglio iniziare a presentarci. E comincio da lei, Karen Rossini, viso incantevole, occhi nerissimi e carnagione ambrata, ovale delizioso contornato da lunghi capelli neri, e una bocca che mi veniva voglia di baciare ogni qualvolta che il mio sguardo si posava su di lei. Il tutto sopra un corpo da sballo che faceva denotare un’intensa attività sportiva. E poi il sottoscritto, Michele Gentili, da tutti conosciuto come Mike, ultimo anno di lettere quando la conobbi, idea fissa di diventare scrittore, con migliaia di idee che avrebbero dovuto poi partorire il best seller del secolo. Leggermente in carne, ma niente di particolare. Quattro o cinque chili in più che non riuscivo a togliere a causa della mia pigrizia e per la mia totale antipatia verso ogni tipo di sport. In compenso, avevo un bel viso che fino a quel momento aveva attirato diverse ragazze. Avevo capelli castani molto chiari, quasi biondi, un po’ lunghi fino a toccare le spalle ed ero alto 1.78, la stessa altezza di Karen che, per fortuna, evitava accuratamente di mettermi in difficoltà mettendo scarpe coi tacchi. Un po’ per la sua già vistosa altezza, e un po’ perché in contrasto con il suo look tutto incentrato sulla semplicità.
Pertanto, innamorarmi di Karen fu semplice. E lei perché si innamorò di me? Non si tratta del terzo mistero di Fatima. Lei fu subito intrigata dalla mia aria da intellettuale. Ad esempio, era affascinata dalla mia passione per il cinema d’autore, ed era fermamente convinta che sarei diventato il più grande scrittore del millennio quando le raccontai alcune delle innumerevoli cose che avrei voluto inserire nel libro. Talmente convinta che, alcuni anni più tardi, dopo che lei si laureò con lode in giurisprudenza ottenendo subito un lavoro in un rinomato ufficio legale della città, volle sposarsi malgrado io non possedessi un lavoro fisso. Mi ero laureato due anni prima di lei, e avevo intenzione di diventare insegnante, cosa che, ovviamente, non sarebbe stata semplice, ma la mia ambizione primaria era quella di diventare uno scrittore. Avevo infatti iniziato a scrivere quello che sarebbe dovuto diventare il mio capolavoro ma, nel frattempo, mi davo da fare facendo delle ripetizioni a ragazzi delle medie e del liceo che venivano direttamente a casa mia, e avevo trovato un lavoro part- time elaborando parole crociate. Si, proprio quelle che poi i solutori cercano di risolvere sui settimanali. Insomma, provavo a non lasciare tutto sulle spalle di Karen, ma lei sembrava non essere minimamente interessata ai soldi. Quelli sarebbero arrivati in seguito, mi diceva. Per il momento, il suo lavoro bastava per farci vivere dignitosamente. Addirittura, avevamo dato un anticipo e avevamo fatto il grande passo: comprare casa. E quello che guadagnavo io integrava ciò che invece guadagnava Karen che, per fortuna, si stava facendo largo velocemente, tanto da diventare insostituibile per il proprietario dello studio legale. Cosa che ovviamente mi riempiva di orgoglio e che ci permetteva di vivere in modo tranquillo malgrado l’onere del mutuo da pagare.
Ma, se la sua professione proseguiva spedita, non altrettanto si poteva dire del mio libro. Dopo l’inizio sfolgorante, faticavo a trovare un proseguimento adeguato al mio romanzo. E dopo due anni di matrimonio, quando io avevo ormai 29 anni e lei 27, la nostra vita cambiò del tutto. E cambiò in modo assolutamente imprevedibile.
Torniamo quindi a un anno fa, esattamente a quella sera dove tutto cambiò. Avevamo organizzato un’uscita con una coppia di amici. Ogni tanto ci prendevamo una serata di divertimento come tutti i giovani della nostra età. Io, Karen, Gianluca, il mio migliore amico fin dai tempi del liceo, e sua moglie Laura. Una serata che in tre avremmo voluto proseguire anche dopo la cena, magari andando ad ascoltare musica o a fare due salti in discoteca, ma che invece Laura aveva voluto interrompere dicendo che era stanca e che voleva andare a casa. Gianluca non provò nemmeno ad opporsi, mentre io e Karen decidemmo di comune accordo di andarci a comprare una bottiglia di vino per berci un paio di bicchieri in tranquillità. Certo, mi ero innervosito dal comportamento di Laura e dell’ossequiosità di Gianluca nei suoi confronti, ma non mi interessava tanto andare a fare le ore piccole quanto a trascorrere una bella serata con gli amici e, mancando questo presupposto, tanto valeva tornarsene a casa, con la speranza di fare qualcosa con la mia adorata mogliettina.
Appena entrammo a casa, Karen si tolse il bel vestitino che aveva indossato, cosa abbastanza rara per lei che aveva sempre preferito la semplicità alla sensualità nel suo look, per lasciarsi con una magliettina molto aderente e con un minuscolo slippino. Un gran bel vedere che rinforzò in me la voglia di terminare la serata con tanto sesso e coccole. Andò in cucina a prendere due bicchieri, si riempì il suo e fece altrettanto con il mio, dopodiché si sdraiò sul divano accanto a me, inarcò la schiena e distese le sue lunghissime gambe sulle mie, iniziando a sorseggiare il vino. Non potei non pensare che mia moglie fosse veramente bella. L’ovale del viso era perfetto, con i capelli neri e lunghi che scendevano morbidi sulle spalle, una bocca perfetta, lievemente carnosa, e occhi nerissimi. La sua carnagione era ambrata e la facevano assomigliare a una sudamericana. Ma, il pezzo forte del suo repertorio, malgrado avesse un viso bellissimo, era il suo corpo. Aveva le spalle un po’ più larghe del normale, ma la vita era stretta, le sue tette erano una delizia per gli occhi, le gambe lunghe e i suoi addominali ben definiti, merito della sua fissazione con lo sport. Appena usciva dallo studio infatti, trascorreva un paio d’ore in palestra e, durante i giorni festivi, il sabato e la domenica, era capace di farsi una decina di chilometri di corsa o di prendere la bicicletta per farsi almeno due ore ad andatura sostenuta. Inutile sottolineare come lei avesse sempre cercato di spronarmi, ma io e lo sport eravamo due linee parallele che mai si sarebbero incontrate. Avere però gusti diversi non pregiudicava il nostro amore. Stavamo bene insieme, parlavamo di tutto e soprattutto facevamo l’amore spesso e con molto desiderio.
Finito di sorseggiare il vino, Karen si accese due sigarette e me ne porse una
“Bella cena, non credi?” Esordì lei tirando una boccata alla sua sigaretta.
Sorrisi. “Già, ho visto che l’hai apprezzata particolarmente.”
Mia moglie mi fece una smorfia. “Non sono stata la sola. Tutti e quattro abbiamo spazzolato i piatti,” ammise.
“Si ma tu sei stata la prima a finire,” feci rincarando la dose. “E sei la più magra di tutti noi. Vorrei sapere dove diavolo metti tutto ciò che ingoi.”
Stavolta fu lei a ridere anche se poi finse di mettermi il muso. “Oh, scusa tanto se ho un metabolismo rapido. E se quello che mangio lo consumo allenandomi.”
“Ti prego, amore, non ritorniamo su questo tema. Io alleno la mia mente e non il corpo.”
“E io alleno tutti e due. Una cosa non esclude l’altra. Mens sana in corpore sano dicevano i romani, e io sono d’accordo. E comunque, sì, mi piace mantenere il mio corpo in perfetta forma. Non credo che tu possa lamentarti del mio corpo.”
“Certo che no. Lo sai che mi piaci molto.”
Fece una smorfia. “Vorrei ben vedere che non ti piacesse dopo tutta la fatica che faccio, ciccio.”
Sobbalzai. Ogni tanto mi chiamava con quel nomignolo che non sopportavo, forse perché mi ricordava quei pochi chili in più che avevo. “Karen, ti ho detto un sacco di volte che non voglio che tu mi chiami ciccio. Non lo sopporto.”
Mia moglie sorrise come una ragazzina. “Uffa! E’ un vezzeggiativo. Va beh, agli ordini, capo.”
Mi calmai immediatamente. “Stavamo dicendo?”
“Stavamo parlando di Laura che ha deciso di andarsene a casa. Peccato, non mi sarebbe dispiaciuto andare a ballare e a bruciare immediatamente quello che ho mangiato.”
“Pazienza, dai. Ci andremo un’altra volta. Piuttosto, cosa ne pensi di Laura?”
Karen alzò le spalle. “Penso che sia una bella ragazza. E anche dolce e simpatica. Il tuo amico Gianluca è un ragazzo fortunato.”
“Tu dici? Io sinceramente tutta questa simpatia non l’ho mai notata. A me ha sempre dato la sensazione di essere arrogante e autoritaria. E non è la prima volta che ho questa sensazione,” ribattei un po’ stizzito.
“Ma no, Mike. Era solo stanca e voleva andarsene a casa. Non ci vedo niente di strano. Io poi non ho notato tutta questa arroganza. E, tantomeno, mi ha dato la sensazione di essere autoritaria.”
Scossi di nuovo la testa. Non riuscivo a trovare le parole, e per uno come me che voleva a tutti i costi diventare uno scrittore di successo, era alquanto anomalo. “Non so, ho questa sensazione. E comunque, mi dà fastidio vedere Gianluca così sottomesso. Ci conosciamo dai tempi del liceo e sai quanto io gli voglia bene.”
“Gianluca sottomesso?” ridacchiò Karen.
“Esatto! Non c’è bisogno che sorridi ironicamente. Ho la netta sensazione che Gianluca ricopra il ruolo di uomo zerbino. Non so se hai capito quello che voglio dire.”
Mia moglie roteò gli occhi. “Tesoro, ho capito quello che vuoi dire. So perfettamente cosa voglia dire uomo zerbino, ma non sono d’accordo con te.”
“No? Ma non ti accorgi che Gianluca fa di tutto per acconsentire a tutto ciò che dice Laura? Ogni cosa che lei dice, lui l’approva, e a me sinceramente mi sembra una cosa patetica.”
Mi stavo accalorando su quel discorso, e finalmente potevo dire quello che pensavo su di loro.
Karen però sorrise. “Ma dai, mi sembra che tu stia esagerando. Guarda stasera. Laura era semplicemente stanca. Gianluca era d’accordo e ha sostenuto le sue ragioni. Secondo te questo significa essere lo zerbino della moglie?”
“Esatto! Significa fare lo zerbino della propria moglie.”
Karen continuò a sorridere. “Non riesco a credere che tu possa pensarla così. E se ad essere stanca fossi stata io? Non mi avresti appoggiato?”
“Tu stanca? Ma quando mai? Da quando ti conosco non ti ho mai vista stanca. Sei sempre in movimento. Hai le batterie perennemente cariche,”
Mia moglie però si fece seria. “Ipotizziamo però che io non avessi voluto proseguire la serata. Per un motivo qualsiasi. Perché avevo mal di testa o perché avevo le mie cose. Cosa avresti fatto?”
Ci riflettei. Era sicuramente una situazione possibile. “Non so, forse avrei provato a convincerti,” risposi dopo qualche secondo.
“Ah, di questo ne sono certa. Tu avresti provato a convincermi. Ma quello che non capisco è il motivo. Perché avresti dovuto convincermi a fare una cosa che non avrei gradito?” Rimasi immobile a guardarla aggrottando la fronte. “Non capisco. Cosa vuoi dire?”
“Non mi sembra una cosa molto complicata. Vorrei sapere perché tu avresti dovuto convincermi a fare una cosa che non avevo intenzione di fare.”
“No, aspetta. Non avevo detto che avrei avuto voglia di proseguire la serata? Ascoltando musica o a fare quattro salti? E Gianluca non aveva sostenuto la mia stessa idea?" Stavolta Karen rimase un po’ perplessa. “Ehm… Sì, mi pare di sì.”
“Ecco! Sei arrivata alla conclusione di questo discorso. Gianluca voleva fare una cosa, Laura non voleva, e alla fine se ne sono andati a casa, a dimostrazione che chi comanda tra i due è lei. E te lo ripeto, amore. Gianluca è succube di sua moglie, ne è sottomesso. E siccome non voglio che gli altri pensino la stessa cosa di me, avrei provato in tutti i modi a convincerti.”
Sorrisi soddisfatto della mia risposta, anche se sinceramente non riuscivo a comprendere nemmeno io per quale motivo mi stessi accalorando tanto. In fondo, ero tutt’altro che un marito padrone. In primis perché non era nel mio carattere, ma anche perché eravamo una coppia giovane e ci aiutavamo l’un l’altro nelle faccende domestiche. Anzi, considerando che Karen lavorava e poi andava in palestra, non era raro che fossi io a preparare la cena, considerando che rimanevo quasi sempre in casa. Ma lo facevo quasi come se fosse un sottile gioco di seduzione. E anche le altre faccende le facevamo insieme. Insomma, ero tutt’altro che l’uomo che comanda in casa, ma avevo comunque l’idea che in una coppia l’elemento dominante, sia pure in una dominanza appena accennata, dovesse essere il maschio. Ma anche Karen, all’inizio del discorso ironica e sorridente, stava iniziando ad inquietarsi. In quel momento non avevo idea di cosa avevo scatenato con quel discorso.
Fine primo episodio.
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