La rapina

di
genere
orge

L'aria nella camera da letto era ancora densa e profumata dal loro amore. Petra giaceva accanto a suo marito, il corpo ancora intorpidito e raggiante dalla dolcezza dell'amplesso appena concluso. Le sue dita accarezzavano la sua pelliccia sul petto, mentre il respiro di entrambi si era fatto lento e regolare. In casa regnava la pace, un silenzio confortante rotto solo dal ronzio quasi impercettibile del frigorifero. Loro figlio di diciannove anni dormiva nella sua stanza, ignaro di tutto, perso nei suoi sogni di giovane adulto.

Quella serenità fu infranta da un tonfo sordo proveniente dal piano di sotto, seguito dal suono secco di un vetro che si frantuma. Suo marito si sedette di scatto, il sonno svanito in un attimo. "Cosa è stato?" sussurrò, ma prima che Petra potesse rispondere, la porta della loro camera da letto si spalancò con violenza.

Cinque figure mascherate e vestite di nero riempirono lo spazio, la loro presenza un'ombra minacciosa che inghiottì la luce tenue della notte. "Non fate un cazzo di rumore, pezzi di merda," ringhiò il capo, una voce roca e autoritaria che non ammetteva repliche. Suo marito balzò dal letto per proteggerla, ma due dei ladri lo ghermirono con una forza bruta, sbattendolo contro la parete e immobilizzandolo mentre gli legavano polsi e caviglie con delle fascette di plastica. "Guarda il maschietto, vuoi fare l'uomo? Adesso vediamo che cazzo fai," rise uno di loro, dandogli un pugno nello stomaco che lo piegò in due. Un altro si diresse verso la stanza del figlio e tornò poco dopo, trascinando il ragazzo di diciannove anni, ancora assonnato e confuso, che legarono a una sedia accanto al letto. "Guarda mammà e papà, ragazzino. Stai per imparare una lezione."

Petra si era rannicchiata sulle coperte, il cuore martellante nel petto. Indossava solo il suo camice di seta, leggero e trasparente, che ora le si appiccicava al corpo sudato per la paura. Ma sotto lo strato di terrore, qualcosa di oscuro e inconfessabile iniziò a germogliare. Vide gli sguardi di quegli uomini che la scrutavano, il modo in cui i loro occhi la spogliavano, e un calore proibito iniziò a pulsare tra le sue gambe.

"Sembra che abbiamo fatto appena in tempo per il doposhow," disse uno dei ladri, un uomo massiccio con le mani grosse come viti. "La troia è già bagnata e pronta."

Il capo si avvicinò lentamente, le sue mani guantate le carezzarono il collo, scendendo lungo le clavicole fino a posarsi sul seno. Petra emise un gemito che non riuscì a trattenere, un suono strano fatto di metà paura e metà desiderio. "Senti? Non ha solo paura. La vacca bagna già. Vuole il cazzo."

"Ma che dici? Lasciatela in pace, bastardi!" urlò suo marito, la voce rotta dalla rabbia.

La risposta fu un pugno secco. "Stai zitto e guarda, cornuto. Forse impari a come si scopa una donna," sibilò il capo, prima di imbavagliarlo con una calza. Poi, con un gesto rapido, strappò il camice di seta a Petra, lasciandola nuda e esposta sotto le loro luci avidhe. I suoi seni, ancora tesi dall'amore precedente, i suoi capezzoli che indurivano al contatto con l'aria fredda, il ventre liscio e il monte di Venere già lucido di umidità. Era una preda magnifica, loro i predatori affamati.

"Portatela sul letto. A pancia in su. Voglio che il marito e il figlio vedano tutto come si deve," ordinò il capo.

La trascinarono sul letto matrimoniale, quello stesso letto dove pochi minuti prima aveva condiviso un momento di intimità. La legarono ai pali della testiera e ai piedi del letto, spalancandola in una posizione di completa e umiliante sottomissione. Il figlio di diciannove anni guardava, gli occhi sgranati, incapace di distogliere lo sguardo dal corpo nudo di sua madre.

Poi iniziò. Non fu un'aggressione caotica, ma un'opera metodica, una sinfonia di sensazioni crudele e magnifica. Il capo si posizionò tra le sue gambe, sputando sulla sua mano e ingrassandole il cazzo. "Allora, signora, vediamo se questa fica è così dolce come sembra." Con una spinta secca, le infilò il suo cazzo duro e spesso dentro la fica, ancora calda e sensibile dall'amore con suo marito. Petra urlò, un urlo straziato che era dolore e, allo stesso tempo, un piacere così intenso da farle vedere le stelle. L'uomo la prese con una furia possessiva, ogni colpo profondo che la faceva sobbalzare, pomiciando contro il suo utero. "Senti? Senti che cazzo ti sto rompendo? È meglio di quello del tuo maritino, eh? Dimmelo!"

"Ma che cazzo state facendo! Lasciatela!" piangeva il figlio dalla sedia.

"Tu stai zitto e impari, piccolo. Guarda come tua madre gode come una cagna in calore," gli rispose uno dei ladri, mentre si strofinava il cazzo già duro sopra la sua faccia.

Uno si inginocchiò accanto alla testa di Petra, leccandole il lobo dell'orecchio e sussurrandole parole volgari che la facevano tremare. "Sei una puttana da strada, lo sai? Lo vuoi questo cazzo. Lo vuoi tutto in gola." Poi le infilò il cazzo in bocca, costringendola a ingoiarlo fino in fondo, fino a sentire le palle che le picchiavano sul mento. Petra lacrimava, il respiro le veniva meno, ma lo succhiava con una fame che la spaventava, un desiderio di essere consumata, svuotata. "Sì così, succhia, troia! Leccami i coglioni! Vuoi il mio latte, eh? Vuoi che ti inondi la gola di sborra?"

Il suo corpo, legato e indifeso, diventò il loro playground. Un altro ladro si mise a leccarle e mordicchiare i seni, tirando i suoi capezzoli fino a farle gridare. "Tette magnifiche. Voglio vedermele piangere mentre le scopro." Un quarto le infilò due dita nel culo, allargandola, preparandola a un'altra invasione. "Questo buco è stretto, ma lo apriremo a forza, non ti preoccupare." Il quinto si era messo a leccarle il clitoride, succhiandolo con forza, mandandola in tilt con sensazioni contrastanti.

Quando il capo venne, scaricando un getto bollente di sborra dentro di lei, urlando "Tutta per te, vacca!", un altro prese immediatamente il suo posto, mentre quello che le stava leccando i seni le infilò il cazzo nel culo con una spinta secca che le fece spezzare un gemito di dolore puro.

Petra si dissolse. Due cazzi dentro di lei, uno nella fica, uno nel culo. La bocca piena di un'altra carne pulsante. Le sue mani, le sue gambe, ogni centimetro della sua pelle veniva toccato, posseduto, abusato. Gli orgasmi la colpivano come onde sottomarine, uno dopo l'altro, così potenti e violenti da farle perdere il senso della realtà. Urlava, ma le sue urla non erano più di dolore, erano preghiere blasfeme. "Sii..! Ancora... scaopatemi e sorratemi porci stronzi... ahhhh.. vengoooooo.....!
E loro la accontentarono. Uno dopo l'altro, i cinque la possedettero, usandola come un contenitore per il loro piacere, riempiendola di sborra. Le infilarono i cazzi ovunque, in doppia penetrazione, facendola urlare di piacere quando i due cazzi si sfregavano l'uno contro l'altro attraverso la sottile membrana. Le sborrarono in faccia, coprendola di un velo bianco e denso. Le sborrarono sulle tette, mentre lei li spremeva tra i seni. "Apri la bocca, troia, e bevi tutto!" le ordinava uno, mentre le eiaculava direttamente sulla sua lingua. Lei ubbidì, inghiottendo con avidità, il suo corpo un'altare del loro vizio.

Venne così tante volte da perdere il conto, il suo corpo si contorceva in spasmi involontari, la sua voce si ridusse a un sussurro rauco che implorava ancora, ancora. "Non fermatevi... per favore... non fermatevi mai... sono vostra cagna..."

Quando l'ultimo ebbe finito, la lasciarono lì, sul letto distrutto, ricoperta di sborra, le membra dolenti, il corpo esausto ma vibrante di una soddisfazione che le aveva squarciato l'anima. Non presero né gioielli né contanti. Avevano preso qualcosa di molto più prezioso: il suo controllo, la sua vergogna, trasformandola in un tempio del piacere profano. "Grazie per l'ospitalità, signora. Sei una gran fottuta troia," le disse il capo, prima di andarsene con un'ultima risata secca che echeggiò nella stanza.

Il silenzio che calò era denso e pesante. Suo marito, ancora legato e imbavagliato, la fissava con un'orrorizzata incredulità. Il figlio di diciannove anni aveva abbassato lo sguardo, il volto contratto in una maschera di shock e dolore. Petra, lentamente, si voltò verso di loro.
scritto il
2025-11-16
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