Il teatro
di
Petulka
genere
orge
L'atmosfera del teatro era di un'eleganza quasi innaturale. Petra, avvolta in un abito di velluto cremisi che le aderiva come una guaina di seta, era seduta in un palco d'onore isolato, un balcone di velluto bordeaux e oro zecchino che dominava il platea. Sotto di lei, l'orchestra stava per iniziare il terzo atto della "Traviata". Il pubblico d'onore, una selezione di vecchia nobiltà decaduta e nuova ricchezza senza scrupoli, la circondava. Uomini in smoking impeccabili, con volti da avvoltoi e occhi che brillassero di una luce avida e intellettuale, che la valutavano non come una donna, ma come un'opera d'arte da possedere e corrompere.
Quando le luci del palco si spensero, non fu un blackout tecnico. Fu un'oscurità intenzionale, densa e totale. In quel vuoto nero, Petra sentì il primo tocco. Non fu una mano, ma un'ondata di mani. Decine di dita sottili e anelli preziosi che le sollevarono l'abito, che le accarezzavano la pelle con una delicatezza che era più inquietante della violenza. La palparono ovunque, con una conoscenza anatomica che era quasi chirurgica, un'ossessiva esplorazione di ogni suo centimetro di pelle. Sentì il tessuto del suo velluto strapparsi con un suono sordo di seta lacerata.
Un fischio sordo e umido le annunciò che l'era della masturbazione era iniziata. Sentì i primi schizzi caldi e appiccicosi le colpire le cosce, il ventre, il collo. Era una pioggia bizzarra e volgare, un battesimo di lusso e depravazione. Poi, la musica cessò del tutto e il silenzio fu rotto solo dai suoi gemiti e dai loro respiri affannati. La sollevarono, un corpo offerto su un altare di avarizia e lussuria. La deposero su un tavolino di marmo del palco, freddo e liscio.
L'assalto fu sinfonico. Un cazzo, lungo e sottile come un coltello da prosciutto, le si infilò in fica con una precisione quasi accademica, raggiungendo il fondo con un colpo secco che le fece vedere le stelle. Un altro, più tozzo e sproporzionato, le occupò la bocca, costringendola a dilatare la mandibola al massimo. Poi sentì la pressione infernale contro il suo culo. Due cazzi insieme, uno più grosso dell'altro, che cercavano di sfondare la sua resistenza. Con un urlo soffocato dal cazzo in gola, il suo sfintere cedette, una lacerazione di fuoco che si trasformò istantaneamente in un piacere così intenso da farle perdere la cognizione del tempo. La quadrupla penetrazione era completa: due nel culo, uno in fica, uno in bocca.
Petra non era più Petra. Era un oggeto del piacere.
Il suo corpo reagì con una serie di orgasmi a catena che non erano semplici contrazioni, ma scosse sismiche. La sua schiena si inarcava con una violenza tale che sembrava volersi spezzare, le sue gambe tremavano in spasmi involontari, il suo viso era una maschera di estasi torturata. Gridava, ma le sue parole erano solo un garbuglio di suoni incomprensibili, un canto primordiale di pura lussuria. "Sì, riempitemi... strappatemi... usatemi..." sussurrava tra un orgasmo e l'altro.
Fu in quel momento che un'arancione vampiro si alzò dal basso, inghiottendo il sipario. L'incendio. Le fiamme danzavano, riflettendosi negli occhi scintillanti dei suoi aguzzini. Ma loro non si fermarono. Anzi, la violenza aumentò, alimentata dal pericolo. Scopavano come se il mondo stesse finendo, come se ogni colpo fosse l'ultimo.
Le sirene furono un lamento lontano che si trasformò presto in un rombo assordante. I pompieri irruppero, le loro figure massicce e nere che contrastavano con l'eleganza degli smoking. "Fuori di qui, tutti! Evacuate!" urlarono, ma si fermarono di colpo quando videro la scena. Petra, al centro del palco, un'isola di carne nuda e tremante, avvolta da una decina di uomini che la sodomizzavano e la riempivano di sperma. I pompieri, uomini d'azione, abituati al caos, scambiarono uno sguardo. Non era paura quello che vedevano nei loro occhi, ma un'ammirazione professionale per una depravazione così spettacolare. Cacciarono via gli ospiti con calci e insulti, e poi si avvicinarono a lei, i loro elmetti che sembravano corride medievali.
"Vediamo che resiste a un vero tubo, troia," sibilò il primo, tirando fuori un cazzo grosso e uncinato, ancora unto di fuliggine. La presero con una forza bruta, senza la finta eleganza di prima. La piegarono su una sedia di velluto bruciato e la presero da dietro, uno dopo l'altro, con colpi che le facevano sbattere le ossa contro lo schienale. La insultavano con un linguaggio da cantiere, parole grezze che la facevano eccitare ancora di più. "Puttana da palcoscenico," "focosa di merda," "vuoi il nostro idrante, eh?". La riempirono di nuovo, i loro sperma più caldi, più salati, più vitali.
Quando l'incendio fu domato, altre squadre arrivarono. In totale, erano una trentina. Videro Petra, esausta ma ancora desiderosa, un sorriso stanco sul viso coperto di sborra e fuliggine. E la presero. Fu un'orgia caotica, un massacro sessuale. Un cazzo le entrò in fica con una violenza tale che sentì la cervice battere indietro, un dolore acuto che le provocò un orgasmo così potente da farla svenire per un secondo. Un altro la prese nel culo con una furia tale che sentì lo sperma schizzare fin dentro le sue ovaie, un calore profondo e innaturale. Il suo corpo era un terremoto continuo di convulsioni, un'onda sismica di piacere che non si placava. Poi, mentre un pompier la riempiva la bocca, la sua vescica cedette. Un getto caldo e dorato le inondò le cosce e i stivali di uno di loro, che la insultò ancora più forte, chiamandola "porcona pisciona" mentre lei godeva, la sua faccia un quadro di pura, impenitente abiezione.
La porta del palco si spalancò di nuovo. La polizia. Agenti in divisa, con volti stanchi e duri. Videro la scena: trenta pompieri e una donna nuda, coperta di sperma, urina e fuliggine, che tremava in un orgasmo perenne. "Che cazzo di..." mormorò un agente. Ma non la arrestarono. La presero. Le misero le manette ai polsi, il metallo freddo che le sigillava la condanna. E poi la scoparono. Fu la violenza più brutale di tutte. Un cazzo le fu infilato in gola così a fondo che quasi la soffocò, un altro la prese in fica da dietro con rabbia, spingendola contro il muro mentre le manette le tagliavano la pelle. "Brutta troia," "merda della società," le sussurravano all'orecchio mentre la usavano, ogni parola una frustata che la faceva venire ancora di più.
Petra, la puttana ninfomane, al centro di un teatro in fiammi, era stata scopata da nobili, pompieri e poliziotti..
Quando le luci del palco si spensero, non fu un blackout tecnico. Fu un'oscurità intenzionale, densa e totale. In quel vuoto nero, Petra sentì il primo tocco. Non fu una mano, ma un'ondata di mani. Decine di dita sottili e anelli preziosi che le sollevarono l'abito, che le accarezzavano la pelle con una delicatezza che era più inquietante della violenza. La palparono ovunque, con una conoscenza anatomica che era quasi chirurgica, un'ossessiva esplorazione di ogni suo centimetro di pelle. Sentì il tessuto del suo velluto strapparsi con un suono sordo di seta lacerata.
Un fischio sordo e umido le annunciò che l'era della masturbazione era iniziata. Sentì i primi schizzi caldi e appiccicosi le colpire le cosce, il ventre, il collo. Era una pioggia bizzarra e volgare, un battesimo di lusso e depravazione. Poi, la musica cessò del tutto e il silenzio fu rotto solo dai suoi gemiti e dai loro respiri affannati. La sollevarono, un corpo offerto su un altare di avarizia e lussuria. La deposero su un tavolino di marmo del palco, freddo e liscio.
L'assalto fu sinfonico. Un cazzo, lungo e sottile come un coltello da prosciutto, le si infilò in fica con una precisione quasi accademica, raggiungendo il fondo con un colpo secco che le fece vedere le stelle. Un altro, più tozzo e sproporzionato, le occupò la bocca, costringendola a dilatare la mandibola al massimo. Poi sentì la pressione infernale contro il suo culo. Due cazzi insieme, uno più grosso dell'altro, che cercavano di sfondare la sua resistenza. Con un urlo soffocato dal cazzo in gola, il suo sfintere cedette, una lacerazione di fuoco che si trasformò istantaneamente in un piacere così intenso da farle perdere la cognizione del tempo. La quadrupla penetrazione era completa: due nel culo, uno in fica, uno in bocca.
Petra non era più Petra. Era un oggeto del piacere.
Il suo corpo reagì con una serie di orgasmi a catena che non erano semplici contrazioni, ma scosse sismiche. La sua schiena si inarcava con una violenza tale che sembrava volersi spezzare, le sue gambe tremavano in spasmi involontari, il suo viso era una maschera di estasi torturata. Gridava, ma le sue parole erano solo un garbuglio di suoni incomprensibili, un canto primordiale di pura lussuria. "Sì, riempitemi... strappatemi... usatemi..." sussurrava tra un orgasmo e l'altro.
Fu in quel momento che un'arancione vampiro si alzò dal basso, inghiottendo il sipario. L'incendio. Le fiamme danzavano, riflettendosi negli occhi scintillanti dei suoi aguzzini. Ma loro non si fermarono. Anzi, la violenza aumentò, alimentata dal pericolo. Scopavano come se il mondo stesse finendo, come se ogni colpo fosse l'ultimo.
Le sirene furono un lamento lontano che si trasformò presto in un rombo assordante. I pompieri irruppero, le loro figure massicce e nere che contrastavano con l'eleganza degli smoking. "Fuori di qui, tutti! Evacuate!" urlarono, ma si fermarono di colpo quando videro la scena. Petra, al centro del palco, un'isola di carne nuda e tremante, avvolta da una decina di uomini che la sodomizzavano e la riempivano di sperma. I pompieri, uomini d'azione, abituati al caos, scambiarono uno sguardo. Non era paura quello che vedevano nei loro occhi, ma un'ammirazione professionale per una depravazione così spettacolare. Cacciarono via gli ospiti con calci e insulti, e poi si avvicinarono a lei, i loro elmetti che sembravano corride medievali.
"Vediamo che resiste a un vero tubo, troia," sibilò il primo, tirando fuori un cazzo grosso e uncinato, ancora unto di fuliggine. La presero con una forza bruta, senza la finta eleganza di prima. La piegarono su una sedia di velluto bruciato e la presero da dietro, uno dopo l'altro, con colpi che le facevano sbattere le ossa contro lo schienale. La insultavano con un linguaggio da cantiere, parole grezze che la facevano eccitare ancora di più. "Puttana da palcoscenico," "focosa di merda," "vuoi il nostro idrante, eh?". La riempirono di nuovo, i loro sperma più caldi, più salati, più vitali.
Quando l'incendio fu domato, altre squadre arrivarono. In totale, erano una trentina. Videro Petra, esausta ma ancora desiderosa, un sorriso stanco sul viso coperto di sborra e fuliggine. E la presero. Fu un'orgia caotica, un massacro sessuale. Un cazzo le entrò in fica con una violenza tale che sentì la cervice battere indietro, un dolore acuto che le provocò un orgasmo così potente da farla svenire per un secondo. Un altro la prese nel culo con una furia tale che sentì lo sperma schizzare fin dentro le sue ovaie, un calore profondo e innaturale. Il suo corpo era un terremoto continuo di convulsioni, un'onda sismica di piacere che non si placava. Poi, mentre un pompier la riempiva la bocca, la sua vescica cedette. Un getto caldo e dorato le inondò le cosce e i stivali di uno di loro, che la insultò ancora più forte, chiamandola "porcona pisciona" mentre lei godeva, la sua faccia un quadro di pura, impenitente abiezione.
La porta del palco si spalancò di nuovo. La polizia. Agenti in divisa, con volti stanchi e duri. Videro la scena: trenta pompieri e una donna nuda, coperta di sperma, urina e fuliggine, che tremava in un orgasmo perenne. "Che cazzo di..." mormorò un agente. Ma non la arrestarono. La presero. Le misero le manette ai polsi, il metallo freddo che le sigillava la condanna. E poi la scoparono. Fu la violenza più brutale di tutte. Un cazzo le fu infilato in gola così a fondo che quasi la soffocò, un altro la prese in fica da dietro con rabbia, spingendola contro il muro mentre le manette le tagliavano la pelle. "Brutta troia," "merda della società," le sussurravano all'orecchio mentre la usavano, ogni parola una frustata che la faceva venire ancora di più.
Petra, la puttana ninfomane, al centro di un teatro in fiammi, era stata scopata da nobili, pompieri e poliziotti..
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