La galleria d’arte
di
Petulka
genere
orge
Petra si trovava in una galleria d'arte d'avanguardia, un evento esclusivo per il jet set. Indossava un abito di seta nera, attillato e senza spalline, che disegnava la sua silhouette da dea. Era lì per lavoro, ma si sentiva una predatrice tra agnelli, osservando gli uomini ricchi e annoiati che la scrutavano con un desiderio velato. Uno di loro, un magnate russo di nome Dimitri, si avvicinò con un sorriso di predatore.
"Lei è un'opera d'arte più affascinante di qualsiasi cosa qui esposta," le sussurrò, offrendole un bicchiere di champagne costoso. Lei accettò, i loro sguardi si scontrarono in una sfida silenziosa.
Non furono parole a portarla via, ma una mano sulla sua schiena che la guidò con gentile fermezza fuori dalla sala, verso un'area privata riservata ai mecenati. Lì, in una stanza lussuosamente arredata, l'aspettavano altri undici uomini. Non erano goffi pescatori, ma lupi in costosi abiti su misura. La porta si chiuse a chiave con un secco click.
Dimitri le sferruzzò la schiena, facendola tremare. "Siamo un circolo privato, Petra. Apprezziamo l'arte in tutte le sue forme. E tu, tonight, sei la nostra musa."
Il suo abito fu tolto con una precisione chirurgica, la seta che le scivolava via dalla pelle come un'acqua gelida. Fu sdraiata su un divano di pelle di cervo, i suoi seni perfetti offerti allo sguardo avido della stanza. Dimitri fu il primo. Si inginocchiò tra le sue cosce e la leccò con un'esperienza che la fece archeggiare contro la sua volontà. La sua lingua era un rasoio, un punto di pressione esatto che la portò sull'orlo del primo orgasmo in pochi secondi. Poi, quando stava per esplodere, si fermò.
"Non ancora," sibilò, sostituendo la lingua con il suo cazzo. Non era una penetrazione, era un'invasione. Enorme, spessa, la sua cappella le divise le pareti della fica con una lenta e implacabile pressione che la fece sentire ogni singolo millimetro di carne che la riempiva. Mentre Dimitri la sfondava con colpi lenti e potenti, un altro uomo si presentò alla sua testa, il suo cazzo già duro. Petra aprì la bocca senza che glielo chiedessero, un atto di sottomissione totale. Il sapore del suo prepuzio, il modo in cui le riempì la gola facendola gagare, la mise in uno stato di trance erotica.
La doppia penetrazione arrivò senza preavviso. Mentre Dimitri la riempiva la fica, un altro la prese da dietro. Il suo cazzo, unto di lubrificante, le forzò lo sfintere. Petra urlò contro il cazzo in gola, un suono di dolore puro che si trasformò in un gemito straziato di piacere quando i due cazzi iniziarono a muoversi in un ritmo opposto, una morsa di carne che la lacerava e la ricuciva ad ogni spinta. Il suo corpo era un'arpa, e loro la suonavano con maestria, tirando corde di dolore e godimento che non sapeva di possedere.
Poi venne la tripla penetrazione. Un terzo uomo si arrampicò sotto di lei, infilando il suo cazzo nella sua fica già stracolma insieme a quello di Dimitri. Petra sentì le sue pareti vaginali cedere, allungarsi fino a un punto insostenibile. Era piena, stracolma, un contenitore di carne pulsante. Il suo primo orgasmo fu uno sconquasso. Un'ondata sismica che partì dalla base della sua schiena e la investì tutta, facendole perdere il controllo. Squirting. Un getto potente e caldo che bagnò le cosce dell'uomo sotto di lei, un fiume di vergogna e estasi che la fece ridere e piangere nello stesso tempo.
La usarono per ore, passandola come un trofeo. La scoparono tra le tette, la loro carne che scivolava sul suo sudore mentre loro le sborravano in faccia e in bocca, costringendola a ingoiare. La riempirono di sborra, la fica e il culo che colavano, un pasticcio umido e bianco che le macchiava le cosce. Ogni orgasmo era più violento del precedente, un'esplosione che la lasciava tremante e senza fiato, fino a che il suo corpo non tradì la sua vescica, un getto caldo di piscio che si mescolò al loro sperma e ai suoi succhi.
Alla fine, dopo che l'ultimo uomo l'ebbe riempita e svuotata, Petra non reggeva più. Era un ammasso di carne tremante, ricoperta di lividi, sborra e i suoi stessi fluidi. Il suo corpo era un campo di battaglia, e ogni muscolo urlava per il riposo. Con l'ultimo orgasmo, quello che la spezzò, il suo mondo diventò nero. Svenne, crollando pesantemente sul divano, un sorriso di pura estasi stampato sul suo viso esanime. La avevano spezzata, e lei non aveva mai provato nulla di più divino.
"Lei è un'opera d'arte più affascinante di qualsiasi cosa qui esposta," le sussurrò, offrendole un bicchiere di champagne costoso. Lei accettò, i loro sguardi si scontrarono in una sfida silenziosa.
Non furono parole a portarla via, ma una mano sulla sua schiena che la guidò con gentile fermezza fuori dalla sala, verso un'area privata riservata ai mecenati. Lì, in una stanza lussuosamente arredata, l'aspettavano altri undici uomini. Non erano goffi pescatori, ma lupi in costosi abiti su misura. La porta si chiuse a chiave con un secco click.
Dimitri le sferruzzò la schiena, facendola tremare. "Siamo un circolo privato, Petra. Apprezziamo l'arte in tutte le sue forme. E tu, tonight, sei la nostra musa."
Il suo abito fu tolto con una precisione chirurgica, la seta che le scivolava via dalla pelle come un'acqua gelida. Fu sdraiata su un divano di pelle di cervo, i suoi seni perfetti offerti allo sguardo avido della stanza. Dimitri fu il primo. Si inginocchiò tra le sue cosce e la leccò con un'esperienza che la fece archeggiare contro la sua volontà. La sua lingua era un rasoio, un punto di pressione esatto che la portò sull'orlo del primo orgasmo in pochi secondi. Poi, quando stava per esplodere, si fermò.
"Non ancora," sibilò, sostituendo la lingua con il suo cazzo. Non era una penetrazione, era un'invasione. Enorme, spessa, la sua cappella le divise le pareti della fica con una lenta e implacabile pressione che la fece sentire ogni singolo millimetro di carne che la riempiva. Mentre Dimitri la sfondava con colpi lenti e potenti, un altro uomo si presentò alla sua testa, il suo cazzo già duro. Petra aprì la bocca senza che glielo chiedessero, un atto di sottomissione totale. Il sapore del suo prepuzio, il modo in cui le riempì la gola facendola gagare, la mise in uno stato di trance erotica.
La doppia penetrazione arrivò senza preavviso. Mentre Dimitri la riempiva la fica, un altro la prese da dietro. Il suo cazzo, unto di lubrificante, le forzò lo sfintere. Petra urlò contro il cazzo in gola, un suono di dolore puro che si trasformò in un gemito straziato di piacere quando i due cazzi iniziarono a muoversi in un ritmo opposto, una morsa di carne che la lacerava e la ricuciva ad ogni spinta. Il suo corpo era un'arpa, e loro la suonavano con maestria, tirando corde di dolore e godimento che non sapeva di possedere.
Poi venne la tripla penetrazione. Un terzo uomo si arrampicò sotto di lei, infilando il suo cazzo nella sua fica già stracolma insieme a quello di Dimitri. Petra sentì le sue pareti vaginali cedere, allungarsi fino a un punto insostenibile. Era piena, stracolma, un contenitore di carne pulsante. Il suo primo orgasmo fu uno sconquasso. Un'ondata sismica che partì dalla base della sua schiena e la investì tutta, facendole perdere il controllo. Squirting. Un getto potente e caldo che bagnò le cosce dell'uomo sotto di lei, un fiume di vergogna e estasi che la fece ridere e piangere nello stesso tempo.
La usarono per ore, passandola come un trofeo. La scoparono tra le tette, la loro carne che scivolava sul suo sudore mentre loro le sborravano in faccia e in bocca, costringendola a ingoiare. La riempirono di sborra, la fica e il culo che colavano, un pasticcio umido e bianco che le macchiava le cosce. Ogni orgasmo era più violento del precedente, un'esplosione che la lasciava tremante e senza fiato, fino a che il suo corpo non tradì la sua vescica, un getto caldo di piscio che si mescolò al loro sperma e ai suoi succhi.
Alla fine, dopo che l'ultimo uomo l'ebbe riempita e svuotata, Petra non reggeva più. Era un ammasso di carne tremante, ricoperta di lividi, sborra e i suoi stessi fluidi. Il suo corpo era un campo di battaglia, e ogni muscolo urlava per il riposo. Con l'ultimo orgasmo, quello che la spezzò, il suo mondo diventò nero. Svenne, crollando pesantemente sul divano, un sorriso di pura estasi stampato sul suo viso esanime. La avevano spezzata, e lei non aveva mai provato nulla di più divino.
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