Serva di famiglia (parte 12)

di
genere
sadomaso

Michelle e Nala si sedettero comode. Non sapevano dove avrebbe portato quel rapporto. Sapevano che almeno per un po’ di tempo avrebbero provato piacere ed eccitazione.
Dalla loro vi era la certezza di impunità.
“Puoi iniziare a servire la cena”.
Camille era stata servita, per tutta la sua vita, proprio da Michelle, quindi sapeva come occorre comportarsi, e di conseguenza si comportò.
Portò la pentola e cominciò a versare il contenuto, sino a che non le fu detto fermarsi.
Prima servì Michelle e poi Nala, che ancora taceva, ma la cui espressione era molto eloquente.
Non servirono parole a Michelle quando con il solito dito le indicò il pavimento, dopo avere iniziato a mangiare ed osservato Camille che attendeva, in piedi, di essere utile alla bisogna.
Camille si inginocchiò, in silenzio, obbedendo immediatamente. Tenne il capo leggermente chino, non tanto per sottomissione, quanto perché non aveva la forza di guardare le due donne con le quali aveva condiviso i pasti fino alla sera precedente.
“Puoi servire il secondo”.
Camille si alzò e prese la pentola che conteneva la pietanza successiva.
Venne fermata da Michelle.
“Riporta la pentola sul fornello e torna qui”.
La voce era la solita, morbida.
Camille si inginocchiò al suo fianco.
“Devi cambiarci i piatti tra una portata e l’altra”.
Non lo avevano mai fatto. Avevano sempre usato lo stesso piatto. O meglio, a casa di Camille, Michelle cambiava i piatti, ma tra loro non l'avevano mai fatto.
“Sì, scusami”.
Ormai quella parola era spontanea.
“Brava, tesoro”.
Obbedì e, mentre le due Signore stavano consumando l'ulteriore pietanza, si inginocchiò, spontaneamente, accanto al tavolo in attesa.
Finirono dopo un tempo che a Camille sembrò infinito, allungato dal dolore alle ginocchia
“Vieni, andiamo in sala, sparecchi dopo”.
Camille non si aspettava quest’ordine. Pensava di dover ritirare e pulire tutto subito.
Invece andarono in sala. Michelle e Nala si sedettero una in poltrona e l’altra sul divano.
Michelle fece inginocchiare Camille tra loro.
La ragazza si aspettava di doverle servire in qualche modo, invece iniziarono a discorrere, coinvolgendola nella discussione. Parlavano di tutto e di niente, come solitamente accade nelle famiglie.
Ogni tanto raccontavano cosa era accaduto durante la giornata e commentavano le notizie.
La situazione era normalissima, non fosse stata per la ragazza inginocchiata che, invece, a parte le iniziali titubanze, iniziò a partecipare alla discussione, come accadeva tempo addietro, anzi, come da tempo non accadeva. Negli ultimi tempi c’era tensione per la situazione. La stessa Camille non trovava o capiva il suo ruolo, sentendosi comunque di troppo in quella famiglia.
Invece in quel momento tutto scorreva ordinariamente e le gocce del fiume, che andava tranquillamente verso il basso, erano compatte, componendo un solo percorso d’acqua.
Risero anche, tutte e tre, anche Camille, che contribuiva all’ilarità, come accadeva quando stavano insieme per piacere e non per necessità.
Smise quasi di essere notata la situazione nella quale due donne erano sedute ed una inginocchiata. Camille sapeva che non avrebbe potuto alzarsi o sedersi, ma tranquillamente traeva piacere dalla serenità, dalla piccola parentesi che si era creata e nella quale lei stessa voleva dimenticare la sua posizione inginocchiata, anche solo per il tempo della risata.
La serata volse al termine, come tutte le cose che, accadute, finiscono, ma che sono accadute e lasciano il segno.
Si era quindi stemperata la crudezza del servizio di Camille.
Sempre con il solito sorriso, come fosse cosa ordinaria, fu Michelle ad annunciare che era l’ora di andare a coricarsi.
“Camille, tesoro, noi andiamo a letto. Tu puoi ritirare tutto in cucina e lavare. Lava anche la tovaglia, così, col caldo che ancora ci perseguita, per domani sarà asciutta e la potrai stirare prima di pranzo”.
Camille, sull’inerzia della serata, colse l’ordine, ma anche il sorriso e quel tono caldo che non aveva mai abbandonato Michelle, anche quando Camille si era irrigidita.
“Sì”.
“Camille, tesoro, per augurarci la buona notte, puoi baciarci i piedi”.
La ragazza restò un attimo interdetta, ma poi eseguì. Prima che potesse alzare la testa, Michelle le diede sul capo una ulteriore carezza.
“Brava”.
Nala seguì l’esempio della madre, anche se forse avrebbe voluto divertirsi un poco.
Dopo il bacio ai piedi, le diede una carezza quando il capo della ragazza era ancora a terra.
“Buona notte, Camille”.
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scritto il
2025-11-06
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