Antonella 1

di
genere
trio

CAPITOLO 1

A CENA CON IL DIRETTORE

Mi chiamo Antonella ho 45 anni e sono sposata con Ettore da 15 anni e questa è la storia della nostra vita da coppia cuckold.
Tutto iniziò la sera in cui mio marito Ettore invitò a cena il nuovo Direttore della filiale. Aveva intenzione di farselo amico affinché potesse avere una chance in più per ottenere l'ambita promozione a Condirettore.
Nel pomeriggio mi telefonò per avvisarmi e mi chiese di preparare una buona cena per accaparrarmi le sue grazie culinarie. Tutto avrebbe potuto risultare utile allo scopo. A chiusura della telefonata mi disse "Mi raccomando, vestiti carina, come fai di solito quando andiamo a qualche festa, e sii molto disponibile con lui.
Nel pomeriggio quelle parole mi rimbombavano in testa. Cosa aveva voluto dire? Avrei dovuto accettare le sue avances nel caso mene avesse fatto? e fino a che punto? Devo dire che anche io ci tenevo molto a quella promozione Lui sarebbe stato trasferito alla Filiale di Roma, che era la nostra meta sognata visto che siamo entrambi nativi di quella Città. Avrei fatto qualsiasi cosa per quella promozione e fu per quello che al momento di vestirmi, istintivamente, decisi di indossare una gonna molto stretta e molto corta e delle calze a rete finissime con reggicalze unitamente ad un intimo molto sexy e una camicetta molto scollata, senza reggiseno, che metteva in risalto i miei seni duri e sodi. Se il nuovo Direttore era suscettibile al fascino femminile lo avrei indubbiamente colpito.
Arrivò puntuale alle 20. Lui aveva circa 50 anni era alto e molto bello con un fisico scolpito e soprattutto aveva un particolare magnetico nello sguardo. Quando entrò mi guardò tutta da capo a piedi con occhi penetranti che mi spogliarono. Mi prese la mano e la tenne stretta per qualche secondo mentre io gli dicevo buonasera con voce incerta. Quando finalmente la lasciò sentii un brivido lungo la schiena. Gli offrii un aperitivo che lui accettò e mentre mi seguiva in cucina, dove avevo preparato tutto, sentii il suo sguardo fisso sul mio sedere. Ettore se ne accorse e credo ne fosse rimasto compiaciuto, si eccitava sempre quando gli altri mi guardavano il culo. Durante la cena lui non faceva altro che guardarmi con insistenza e quando mi alzavo per servire sentivo che mi guardava tutta mentre mi muovevo per la cucina. Ad un certo punto mentre mi stavo chinando per prendere qualcosa mi sentii sfiorare una gamba da qualcosa che mi fece trasalire. Era la gamba di lui che mi aveva sfiorato mentre lui continuava a parlare tranquillamente con mio marito come se nulla fosse.
Quando mi risedetti mi accorsi che lui aveva messo un piede sotto la tavola e sfiorava la mia gamba destra. Inizialmente pensai fosse un caso ma quando mi resi conto che non lo ritirava capii che era voluto. Io non sapevo cosa fare perché non volevo rovinare tutto ma allo stesso tempo mi sentivo sempre più eccitata da quello che stava succedendo. Le sue carezze diventavano sempre più audaci finché ad un certo punto arrivò a poggiare una mano sul mio ginocchio. Mi venne un brivido lungo la schiena e dovetti fare uno sforzo enorme per non lasciarmi sfuggire un gemito. Mio marito continuava a parlare tranquillamente senza accorgersi di nulla mentre io ero sempre più rossa e agitata. La situazione stava diventando pericolosa ma allo stesso tempo eccitante Mi alzai di scatto per non sembrare troppo accondiscendente, dovevo mantenere un certo contegno ai suoi occhi, e dissi: "Vado a prendere del pane si è finito."
Quando tornai col pane, Ettore stava parlando col Direttore dei diversi vini d'annata che conservavamo in cantina. Il Direttore si dimostrò molto interessato all'argomento dicendo che anche lui era un estimatore. Ettore, compiaciuto da quella affinità disse: " Se me lo consente vorrei farle omaggio di una delle mie bottiglie più pregiate e della mia zona: un LAZIO MERLOT MONTIANO oppure un'altra a sua scelta." poi aggiunse "Antonella perché non accompagni il Dottore Monti a visitare la nostra cantina, potrà cosi scegliere quella che preferisce, io intanto preparo il caffè. Deve sapere Dottore che in questa casa il caffè lo faccio sempre io. Mia moglie è una bravissia cuoca ma il caffè lo faccio meglio io."
"Certo amore" dissi io alzandomi " Mi segua dottore"
"La prego, mi chiami Mario."
"Ma certo Mario, e lei mi chiami - Nella - come fanno tutti i miei amici,"
"D'accordo, Nella la seguo"
Mio marito tornò con le chiavi e poi raccomandò al Direttore di fare attenzione alle scale che erano un po' ripide e qualche gradino era un po sconnesso.
"Vuol dire che mi faro tenere dal braccio da sua moglie" disse Mario sorridendo e prendendomi sottobraccio. "A lei non dispiace vero?".
"No, no, non voglio certo che lei cada, la terrò io " mi affrettai a dire con grosso sorriso.
Mio marito sorrise felice di quella complicità che si stava creando, mentre io sentivo le sue mani calde stringermi il braccio mentre ci incamminavamo verso la cantina.

La luce fioca della scala metteva in risalto ogni suo movimento mentre scendevamo i gradini. Ad ogni passo la sua mano scendeva sempre più in basso finché arrivò a stringere la mia mano. "
"Ecco, questo è il tesoro di mio marito.” dissi io imbarazzata in fondo alla scala.
"Non credo sia questo il tesoro di suo marito."
"Che vuole dire?"
"Penso che il vero tesoro di suo marito sia lei."
Poi si avvicino a me. Sentii le sue mani affondare nei miei capelli mentre io gli afferravo la giacca istintivamente senza sapere se respingerlo o attirarlo più vicino. Di colpo la luce si accese e lui si staccò immediatamente come nulla fosse accaduto.
"Nella hai dimenticato di accendere la luce, così non si vede quasi niente."
"Grazie tesoro, pensavo che la luce fosse abbastanza, ma hai fatto bene. Ora il dottore potrà vedere meglio il tuo tesoro." Dissi io, in tono allusivo, girando le spalle a Mario e sporgendomi vesto uno scaffale per prendere una bottiglia, in modo che la mia gonna si alzasse un pochino e mettessi meglio in risalto il mio culo.
"Si direi che è proprio un bel tesoro quello che vedo." sussurrò Mario mentre Ettore aveva richiuso la porta della cantina ed era tornato in cucina a preparare il caffè.

La cantina sembrava improvvisamente troppo piccola mentre il Direttore cominciava ad esaminare le bottiglie con finta concentrazione. Ogni volta che si chinava mi guardava con un sorriso compiaciuto. Ad un certo punto indicò una bottiglia sullo scaffale più alto "Quella Lacrima Cristi sarebbe perfetta per il dolce. Scelgo quella." disse rivolgendo lo sguardo verso di me "Nella, potrebbe prenderla?". Salii sulla scaletta che utilizzavamo per prendere le bottiglie sulle scaffalature più alte e lui si posizionò proprio sotto di me. Poteva vedere tutto sotto la mia gonna, poi mentre mi alzavo sulla punta dei piedi per raggiungerla sentii le sue mano poggiarsi sui miei glutei .
"L'aiuto, Nella, non vorrei che cadesse." sentivo stringermi le natiche e provai un senso di piacere mai provato prima per un altro uomo.
Forse era proprio quello che intendeva mio marito quando mi aveva chiesto di essere carina con lui. Le sue parole "sii molto carina" ora mi risuonavano come un tacito permesso mentre il Direttore mi aiutava a scendere dalla scaletta posando le mani sulla mia vita più a lungo del necessario. Il suo alito caldo mi sfiorò l'orecchio "Lei mi fa perdere la testa" sussurrò così piano. Nella penombra umida le sue dita mi strinsero il fianco lasciando impronte invisibili sulla pelle mentre io trattenevo il respiro.
"Anche lei" risposi piano quasi a non farmi sentire neanche da lui. L'odore di terra bagnata si mescolava al suo profumo di legno speziato mentre le luci tremolanti proiettavano ombre danzanti sulle pareti di pietra.

Quando finalmente ci riunimmo in salotto, ogni passaggio diventava un pretesto per un contatto elettrizzante. Mentre servivo il caffe, la sua mano "scivolata" sul mio fianco mentre gli porgevo il piattino mi fece quasi rovesciare la tazza. Ettore rise nervoso "Stai attenta tesoro!" mentre il Direttore mi sorrideva con gli occhi pieni di complicità. Lo sentivo osservare ogni mio movimento - come il mio vestito aderente si tendeva quando mi chinavo, come il mio seno ondeggiava senza reggiseno sotto la stoffa sottile. Quando mi passò gli passai lo zucchero, le sue dita sfiorarono le mie lasciando una scia di fuoco mentre io abbassavo lo sguardo sul tavolo improvvisamente affascinata dai ricami della tovaglia.
Durante il caffè, Ettore dovette improvvisamente rispondere a una chiamata del fratello allontanandosi all'altro capo della stanza. Di colpo sentii la sua mano di Mario raggiunse il mio ginocchio sotto la tovaglia, il mio respiro si spezzò in un sibilo mentre io mi mordevo il labbro fino a sentire il sapore del sangue.
Ettore rientrò proprio mentre il Direttore ritirava la mano con studiata nonchalance e terminato di bere il caffe disse alzandosi. "Perdonatemi ma ora devo proprio andare altrimenti non trovo più un taxi per farmi accompagnare in Hotel."
Non ritenne opportuno di accettare la proposta di mio marito di accompagnarlo.
"Mi sentirei in colpa farla uscire con questo tempo, e poi il taxi e a carico dell'ufficio " aggiunse ridendo. "La accompagno!" balbettai afferrando un ombrello. Mio marito sorrise grato "Grazie amore, io intanto vado a chiudere le finestre non vorrei che ci entrasse l'acqua dentro. Arrivederci direttore a domani." Stretti sotto l'ombretto in attesa del taxi che gia si intravedeva in fondo alla strada, mi guardò intensamente e mi diede un bacio sulle labbra. Non mi ritrassi anzi contraccambiai e sentii la sua lingua dentro di me.
"Domani alle tre. Hotel
Excelsior, stanza 502. L'aspetto". Poi salì sul taxi che si allontano rapidamente dalla mia vista senza che potessidare una risposta. Rientrai nel portone stordita da quel bacio e ritornai in casa con una sola domanda nella testa, anzi due. Ci vado? lo dico a Ettore?
La pioggia batteva contro i vetri mentre io raccoglievo nervosamente i bicchieri sporchi. Ettore apparve sulla soglia della cucina con un'espressione indecifrabile "Com'è andata?" chiese accarezzandomi una spalla mentre io fissavo le bolle del detersivo nel lavandino. Il cuore mi martellava contro le costole "Bene... sembra molto contento della serata" risposi con voce strozzata. "Ottimo" mormorò lui avvicinandosi alla mia schiena "Hai visto come ti guardava? Era incantato". Sentii le sue dita scivolare lungo la mia vita mentre il profumo di detersivo si mescolava all'odore della sua pelle. "E tu?" sussurrò contro il mio collo "Ti è piaciuto?" Il mio corpo rispose prima della mia mente - un brivido involontario, la pelle d'oca sulle braccia. "È... un uomo affascinante" dissi voltandomi lentamente. Nei suoi occhi non trovai gelosia, bensì un'eccitazione cupa che mi fece fremere più di qualsiasi carezza.
Poi si appoggiò a me mentre lavavo i bicchieri, il bacino premuto contro le mie natiche vogliose attraverso la sottile stoffa della gonna. Sentii la sua erezione dura e calda modellarsi sulla curva del mio sedere, ogni movimento delle mie mani nel lavandino schiumoso diventava una sfregamento calcolato. "Non ti sei trattenuta con lui?" mi chiese soffiandomi sulla nuca mentre le sue dita scavavano sotto l'elastico delle mie mutandine. "No" gemetti quando uno strappo improvviso mi fece scoprire il fianco destro. Il vetro tra le mie dita scivolò nell'acqua sporca mentre lui spingeva più forte. "Mostrami" ordinò afferrandomi i fianchi "mostrami dove ti ha toccato". Le sue nocche bianche contro il mio basso ventre erano un promemoria di quanto tutto fosse premeditato.
Mi trascinò in sala da pranzo ancora impregnata dell'odore del suo tabacco e del mio profumo. Mi inchiodò contro il tavolo dove poco prima avevamo cenato, le posate d'argento scintillarono mentre le mie gambe scalciavano nel vuoto. "Qui?" la sua mano sinistra mi palpeggiò il seno destro con forza quasi brutale attraverso la camicetta bagnata "o qui?" la destra affondò tra le mie cosce aprendomi come un libro. La lacrima che mi rigò la guancia sapeva di sale e resa quando sussurrai "Il culo... mentre scendevamo in cantina". Le sue dita ricordarono ogni carezza del Direttore - lo schiaffo improvviso sulla natica sinistra che mi fece gridare, lo scavo lento nel solco dove la calza terminava, la pressione delle unghie quando mi aveva sollevato dalla scaletta. Ogni dettaglio confessato diventava una frustata sul mio corpo.
Fuori la pioggia si trasformò in nubifragio quando ci ritrovammo nudi sul divano di pelle. Le sue labbra divoravano il collo dove Mario aveva lasciato l'ultimo segno mentre la mia mano gli afferrava i capelli come ancora. "Domani alle tre" ripetei con voce rotta mentre lui mi mordeva l'orecchio "vuole che vada al suo Hotel.". Il silenzio che seguì fu più eloquente di qualsiasi discorso , le sue dita che dipanavano le mie calze a rete, il gemito soffocato quando trovò il mio clitoride gonfio, lo scricchiolio della pelle sotto i nostri corpi sudati. "Sai dove tengo le chiavi della macchina." sussurrò infine spingendo due dita dentro di me. L'orgasmo mi colse come un fulmine mentre il lampo illuminava la sua espressione di trionfo.
All'una di notte giacevo insonne fissando il soffitto, il sapore del Direttore ancora sulle labbra come un marchio. Il russare regolare di Ettore accanto a me era la colonna sonora della mia indecisione. Le dita della mia mano destra scivolarono tra le mie cosce ancora umide ripetendo il movimento di Mario sotto la tovaglia. Con la sinistra afferrai il cellulare dal comodino - la luce blu illuminò il mio viso mentre digitavo un numero sconosciuto. "Sì" scrissi tremando "domani". Prima che il dubbio potesse fermarmi, cliccai invio. Nel buio, il sorriso di Ettore quando aveva chiuso la porta della cantina prese un significato nuovo e consapevole.
La luce improvvisa del cellulare squarciò il buio della camera. "Non dormi?" la voce di Ettore era rauca dal sonno ma stranamente lucida. Mi voltai trovando i suoi occhi aperti e fissi sullo schermo che ancora pulsava nella mia mano tremante. "Ho... ho deciso di andarci domani" sussurrai, il cuore che mi batteva in gola come un animale impazzito. Mi aspettavo una reazione – rabbia, delusione, interrogatori. Invece le sue dita calde strisciarono sul mio fianco nudo sotto le lenzuola. "Lo sai che ti scoperà" mormorò, non come un avvertimento ma come una promessa oscura. La sua erezione premuta contro la mia coscia era una risposta più eloquente di mille parole. "Tu... lo vuoi?" chiesi, afferrandogli il polso senza sapere se per trattenerlo o spingerlo più giù. Il suo respiro si fece più profondo quando sussurrò contro la mia tempia: "Sì. Lo voglio. Mi eccita tantissimo l'idea di saperti con lui". Le dita mi scivolarono tra le gambe trovandomi bagnata, pronta. Ogni carezza era una conferma silenziosa del nostro patto perverso, poi prese la mia mano e la porto sul suo cazzo duro. “Senti la mia ccitazione solo al pensiero di immaginarti con lui.”Era duro come raramente gli capitava di essere e anche io ero eccitata a quell'idea che non riuscii e trattenere la mia voglia.
Lo presi in bocca mentre lui cominciava ad accarezzarmi la fica lentamente. Poi iniziò a lavorarmi il buco del culo, Era li che lo volevo.
“Amore lo voglio dentro, inculami e domani sarò la sua troia... per amore tuo. Ti farò ottenere la promozione. Non saprà resistermi. Mi farò sfondare il culo. Sono sicura che avrà immaginato di farlo tutta la sera. Ettore mi fece girare mi prese dai fianchi e mi attirò a se. Con la testa affossata nel cuscino mi allargai le natiche affinchè potesse incularmi meglio fino alle palle. Lo sentii entrare lentamente e quando la cappella fu dentro diede un colpo di reni e penetrò fino in fondo. Gemetti e cominciai a godere.
“Si amore sfondami, sarò sempre la tua puttana, Voglio il tuo piacere in tutti i modi possibili.”
“Si amore lo sarai sempre e domani ti farai rompere il culo e quando tornerai sentirò il suo sapore fra le tue scose.”
Quella immagine spinse l'eccitazione ai massimi livelli e venimmo insieme. Mi riempì il culo di fiotti di sperma che cominciaro a fuoriuscire subito dopo colando lungo le cose fino alla fica esul lenzuolo di seta. Esausti poi ci lasciammo cadere sul letto e lentamente ci lasciammo avvolgere beatamente dal sonno.



CAPITOLO 1

A CENA CON IL DIRETTORE

Mi chiamo Antonella ho 45 anni e sono sposata con Ettore da 15 anni e questa è la storia della nostra vita da coppia cuckold.
Tutto iniziò la sera in cui mio marito Ettore invitò a cena il nuovo Direttore della filiale. Aveva intenzione di farselo amico affinché potesse avere una chance in più per ottenere l'ambita promozione a Condirettore.
Nel pomeriggio mi telefonò per avvisarmi e mi chiese di preparare una buona cena per accaparrarmi le sue grazie culinarie. Tutto avrebbe potuto risultare utile allo scopo. A chiusura della telefonata mi disse "Mi raccomando, vestiti carina, come fai di solito quando andiamo a qualche festa, e sii molto disponibile con lui.
Nel pomeriggio quelle parole mi rimbombavano in testa. Cosa aveva voluto dire? Avrei dovuto accettare le sue avances nel caso mene avesse fatto? e fino a che punto? Devo dire che anche io ci tenevo molto a quella promozione Lui sarebbe stato trasferito alla Filiale di Roma, che era la nostra meta sognata visto che siamo entrambi nativi di quella Città. Avrei fatto qualsiasi cosa per quella promozione e fu per quello che al momento di vestirmi, istintivamente, decisi di indossare una gonna molto stretta e molto corta e delle calze a rete finissime con reggicalze unitamente ad un intimo molto sexy e una camicetta molto scollata, senza reggiseno, che metteva in risalto i miei seni duri e sodi. Se il nuovo Direttore era suscettibile al fascino femminile lo avrei indubbiamente colpito.
Arrivò puntuale alle 20. Lui aveva circa 50 anni era alto e molto bello con un fisico scolpito e soprattutto aveva un particolare magnetico nello sguardo. Quando entrò mi guardò tutta da capo a piedi con occhi penetranti che mi spogliarono. Mi prese la mano e la tenne stretta per qualche secondo mentre io gli dicevo buonasera con voce incerta. Quando finalmente la lasciò sentii un brivido lungo la schiena. Gli offrii un aperitivo che lui accettò e mentre mi seguiva in cucina, dove avevo preparato tutto, sentii il suo sguardo fisso sul mio sedere. Ettore se ne accorse e credo ne fosse rimasto compiaciuto, si eccitava sempre quando gli altri mi guardavano il culo. Durante la cena lui non faceva altro che guardarmi con insistenza e quando mi alzavo per servire sentivo che mi guardava tutta mentre mi muovevo per la cucina. Ad un certo punto mentre mi stavo chinando per prendere qualcosa mi sentii sfiorare una gamba da qualcosa che mi fece trasalire. Era la gamba di lui che mi aveva sfiorato mentre lui continuava a parlare tranquillamente con mio marito come se nulla fosse.
Quando tornai a sedermi mi accorsi che lui aveva messo un piede sotto la tavola e sfiorava la mia gamba destra. Inizialmente pensai fosse un caso ma quando mi resi conto che non lo ritirava capii che era voluto. Io non sapevo cosa fare perché non volevo rovinare tutto ma allo stesso tempo mi sentivo sempre più eccitata da quello che stava succedendo. Le sue carezze diventavano sempre più audaci finché ad un certo punto arrivò a poggiare una mano sul mio ginocchio. Mi venne un brivido lungo la schiena e dovetti fare uno sforzo enorme per non lasciarmi sfuggire un gemito. Mio marito continuava a parlare tranquillamente senza accorgersi di nulla mentre io ero sempre più rossa e agitata. La situazione stava diventando pericolosa ma allo stesso tempo eccitante Mi alzai di scatto per non sembrare troppo accondiscendente, dovevo mantenere un certo contegno ai suoi occhi, e dissi: "Vado a prendere del pane si è finito."
Quando tornai col pane, Ettore stava parlando col Direttore dei diversi vini d'annata che conservavamo in cantina. Il Direttore si dimostrò molto interessato all'argomento dicendo che anche lui era un estimatore. Ettore, compiaciuto da quella affinità disse: " Se me lo consente vorrei farle omaggio di una delle mie bottiglie più pregiate e della mia zona: un LAZIO MERLOT MONTIANO oppure un'altra a sua scelta." poi aggiunse "Antonella perché non accompagni il Dottore Monti a visitare la nostra cantina, potrà cosi scegliere quella che preferisce, io intanto preparo il caffè. Deve sapere Dottore che in questa casa il caffè lo faccio sempre io. Mia moglie è una bravissima cuoca ma il caffè lo faccio meglio io."
"Certo amore" dissi io alzandomi " Mi segua dottore"
"La prego, mi chiami Mario."
"Ma certo Mario, e lei mi chiami - Nella - come fanno tutti i miei amici,"
"D'accordo, Nella la seguo"
Mio marito tornò con le chiavi e poi raccomandò al Direttore di fare attenzione alle scale che erano un po' ripide e qualche gradino era un po sconnesso.
"Vuol dire che mi faro tenere dal braccio da sua moglie" disse Mario sorridendo e prendendomi sottobraccio. "A lei non dispiace vero?".
"No, no, non voglio certo che lei cada, la terrò io " mi affrettai a dire con grosso sorriso.
Mio marito sorrise felice di quella complicità che si stava creando, mentre io sentivo le sue mani calde stringermi il braccio mentre ci incamminavamo verso la cantina.

La luce fioca della scala metteva in risalto ogni suo movimento mentre scendevamo i gradini. Ad ogni passo la sua mano scendeva sempre più in basso finché arrivò a stringere la mia mano. "
"Ecco, questo è il tesoro di mio marito.” dissi io imbarazzata in fondo alla scala.
"Non credo sia questo il tesoro di suo marito."
"Che vuole dire?"
"Penso che il vero tesoro di suo marito sia lei."
Poi si avvicino a me. Sentii le sue mani affondare nei miei capelli mentre io gli afferravo la giacca istintivamente senza sapere se respingerlo o attirarlo più vicino. Di colpo la luce si accese e lui si staccò immediatamente come nulla fosse accaduto.
"Nella hai dimenticato di accendere la luce, così non si vede quasi niente."
"Grazie tesoro, pensavo che la luce fosse abbastanza, ma hai fatto bene. Ora il dottore potrà vedere meglio il tuo tesoro." Dissi io, in tono allusivo, girando le spalle a Mario e sporgendomi vesto uno scaffale per prendere una bottiglia, in modo che la mia gonna si alzasse un pochino e mettessi meglio in risalto il mio culo.
"Si direi che è proprio un bel tesoro quello che vedo." sussurrò Mario mentre Ettore aveva richiuso la porta della cantina ed era tornato in cucina a preparare il caffè.

La cantina sembrava improvvisamente troppo piccola mentre il Direttore cominciava ad esaminare le bottiglie con finta concentrazione. Ogni volta che si chinava mi guardava con un sorriso compiaciuto. Ad un certo punto indicò una bottiglia sullo scaffale più alto "Quella Lacrima Cristi sarebbe perfetta per il dolce. Scelgo quella." disse rivolgendo lo sguardo verso di me "Nella, potrebbe prenderla?". Salii sulla scaletta che utilizzavamo per prendere le bottiglie sulle scaffalature più alte e lui si posizionò proprio sotto di me. Poteva vedere tutto sotto la mia gonna, poi mentre mi alzavo sulla punta dei piedi per raggiungerla sentii le sue mano poggiarsi sui miei glutei .
"L'aiuto, Nella, non vorrei che cadesse." sentivo stringermi le natiche e provai un senso di piacere mai provato prima per un altro uomo.
Forse era proprio quello che intendeva mio marito quando mi aveva chiesto di essere carina con lui. Le sue parole "sii molto carina" ora mi risuonavano come un tacito permesso mentre il Direttore mi aiutava a scendere dalla scaletta posando le mani sulla mia vita più a lungo del necessario. Il suo alito caldo mi sfiorò l'orecchio "Lei mi fa perdere la testa" sussurrò così piano. Nella penombra umida le sue dita mi strinsero il fianco lasciando impronte invisibili sulla pelle mentre io trattenevo il respiro.
"Anche lei" risposi piano quasi a non farmi sentire neanche da lui. L'odore di terra bagnata si mescolava al suo profumo di legno speziato mentre le luci tremolanti proiettavano ombre danzanti sulle pareti di pietra.

Quando finalmente ci riunimmo in salotto, ogni passaggio diventava un pretesto per un contatto elettrizzante. Mentre servivo il caffe, la sua mano "scivolata" sul mio fianco mentre gli porgevo il piattino mi fece quasi rovesciare la tazza. Ettore rise nervoso "Stai attenta tesoro!" mentre il Direttore mi sorrideva con gli occhi pieni di complicità. Lo sentivo osservare ogni mio movimento - come il mio vestito aderente si tendeva quando mi chinavo, come il mio seno ondeggiava senza reggiseno sotto la stoffa sottile. Quando mi passò gli passai lo zucchero, le sue dita sfiorarono le mie lasciando una scia di fuoco mentre io abbassavo lo sguardo sul tavolo improvvisamente affascinata dai ricami della tovaglia.
Durante il caffè, Ettore dovette improvvisamente rispondere a una chiamata del fratello allontanandosi all'altro capo della stanza. Di colpo sentii la sua mano di Mario raggiunse il mio ginocchio sotto la tovaglia, il mio respiro si spezzò in un sibilo mentre io mi mordevo il labbro fino a sentire il sapore del sangue.
Ettore rientrò proprio mentre il Direttore ritirava la mano con studiata indifferenza e terminato di bere il caffè disse alzandosi. "Perdonatemi ma ora devo proprio andare altrimenti non trovo più un taxi per farmi accompagnare in Hotel."
Non ritenne opportuno di accettare la proposta di mio marito di accompagnarlo.
"Mi sentirei in colpa farla uscire con questo tempo, e poi il taxi e a carico dell'ufficio " aggiunse ridendo. "La accompagno!" balbettai afferrando un ombrello. Mio marito sorrise grato "Grazie amore, io intanto vado a chiudere le finestre non vorrei che ci entrasse l'acqua dentro. Arrivederci direttore a domani." Stretti sotto l'ombretto in attesa del taxi che già si intravedeva in fondo alla strada, mi guardò intensamente e mi diede un bacio sulle labbra. Non mi ritrassi anzi contraccambiai e sentii la sua lingua dentro di me.
"Domani alle tre. Hotel Excelsior, stanza 502. L'aspetto". Poi salì sul taxi che si allontano rapidamente dalla mia vista senza che potessi dare una risposta. Rientrai nel portone stordita da quel bacio e ritornai in casa con una sola domanda nella testa, anzi due. Ci vado? lo dico a Ettore?
La pioggia batteva contro i vetri mentre io raccoglievo nervosamente i bicchieri sporchi. Ettore apparve sulla soglia della cucina con un'espressione indecifrabile "Com'è andata?" chiese accarezzandomi una spalla mentre io fissavo le bolle del detersivo nel lavandino. Il cuore mi martellava contro le costole "Bene... sembra molto contento della serata" risposi con voce strozzata. "Ottimo" mormorò lui avvicinandosi alla mia schiena "Hai visto come ti guardava? Era incantato". Sentii le sue dita scivolare lungo la mia vita mentre il profumo di detersivo si mescolava all'odore della sua pelle. "E tu?" sussurrò contro il mio collo "Ti è piaciuto?" Il mio corpo rispose prima della mia mente - un brivido involontario, la pelle d'oca sulle braccia. "È... un uomo affascinante" dissi voltandomi lentamente. Nei suoi occhi non trovai gelosia, bensì un'eccitazione cupa che mi fece fremere più di qualsiasi carezza.
Poi si appoggiò a me mentre lavavo i bicchieri, il bacino premuto contro le mie natiche vogliose attraverso la sottile stoffa della gonna. Sentii la sua erezione dura e calda modellarsi sulla curva del mio sedere, ogni movimento delle mie mani nel lavandino schiumoso diventava una sfregamento calcolato. "Non ti sei trattenuta con lui?" mi chiese soffiandomi sulla nuca mentre le sue dita scavavano sotto l'elastico delle mie mutandine. "No" gemetti quando uno strappo improvviso mi fece scoprire il fianco destro. Il vetro tra le mie dita scivolò nell'acqua sporca mentre lui spingeva più forte. "Mostrami" ordinò afferrandomi i fianchi "mostrami dove ti ha toccato". Le sue nocche bianche contro il mio basso ventre erano un promemoria di quanto tutto fosse premeditato.
Mi trascinò in sala da pranzo ancora impregnata dell'odore del suo tabacco e del mio profumo. Mi inchiodò contro il tavolo dove poco prima avevamo cenato, le posate d'argento scintillarono mentre le mie gambe scalciavano nel vuoto. "Qui?" la sua mano sinistra mi palpeggiò il seno destro con forza quasi brutale attraverso la camicetta bagnata "o qui?" la destra affondò tra le mie cosce aprendomi come un libro. La lacrima che mi rigò la guancia sapeva di sale e resa quando sussurrai "Il culo... mentre scendevamo in cantina". Le sue dita ricordarono ogni carezza del Direttore - lo schiaffo improvviso sulla natica sinistra che mi fece gridare, lo scavo lento nel solco dove la calza terminava, la pressione delle unghie quando mi aveva sollevato dalla scaletta. Ogni dettaglio confessato diventava una frustata sul mio corpo.
Fuori la pioggia si trasformò in nubifragio quando ci ritrovammo nudi sul divano di pelle. Le sue labbra divoravano il collo dove Mario aveva lasciato l'ultimo segno mentre la mia mano gli afferrava i capelli come ancora. "Domani alle tre" ripetei con voce rotta mentre lui mi mordeva l'orecchio "vuole che vada al suo Hotel.". Il silenzio che seguì fu più eloquente di qualsiasi discorso , le sue dita che dipanavano le mie calze a rete, il gemito soffocato quando trovò il mio clitoride gonfio, lo scricchiolio della pelle sotto i nostri corpi sudati. "Sai dove tengo le chiavi della macchina." sussurrò infine spingendo due dita dentro di me. L'orgasmo mi colse come un fulmine mentre il lampo illuminava la sua espressione di trionfo.
All'una di notte giacevo insonne fissando il soffitto, il sapore del Direttore ancora sulle labbra come un marchio. Il russare regolare di Ettore accanto a me era la colonna sonora della mia indecisione. Le dita della mia mano destra scivolarono tra le mie cosce ancora umide ripetendo il movimento di Mario sotto la tovaglia. Con la sinistra afferrai il cellulare dal comodino - la luce blu illuminò il mio viso mentre digitavo un numero sconosciuto. "Sì" scrissi tremando "domani". Prima che il dubbio potesse fermarmi, cliccai invio. Nel buio, il sorriso di Ettore quando aveva chiuso la porta della cantina prese un significato nuovo e consapevole.
La luce improvvisa del cellulare squarciò il buio della camera. "Non dormi?" la voce di Ettore era rauca dal sonno ma stranamente lucida. Mi voltai trovando i suoi occhi aperti e fissi sullo schermo che ancora pulsava nella mia mano tremante. "Ho... ho deciso di andarci domani" sussurrai, il cuore che mi batteva in gola come un animale impazzito. Mi aspettavo una reazione – rabbia, delusione, interrogatori. Invece le sue dita calde strisciarono sul mio fianco nudo sotto le lenzuola. "Lo sai che ti scoperà" mormorò, non come un avvertimento ma come una promessa oscura. La sua erezione premuta contro la mia coscia era una risposta più eloquente di mille parole. "Tu... lo vuoi?" chiesi, afferrandogli il polso senza sapere se per trattenerlo o spingerlo più giù. Il suo respiro si fece più profondo quando sussurrò contro la mia tempia: "Sì. Lo voglio. Mi eccita tantissimo l'idea di saperti con lui". Le dita mi scivolarono tra le gambe trovandomi bagnata, pronta. Ogni carezza era una conferma silenziosa del nostro patto perverso, poi prese la mia mano e la porto sul suo cazzo duro. “Senti la mia eccitazione solo al pensiero di immaginarti con lui.”Era duro come raramente gli capitava di essere e anche io ero eccitata a quell'idea che non riuscii e trattenere la mia voglia.
Lo presi in bocca mentre lui cominciava ad accarezzarmi la fica lentamente. Poi iniziò a lavorarmi il buco del culo, Era li che lo volevo.
“Amore lo voglio dentro, inculami e domani sarò la sua troia... per amore tuo. Ti farò ottenere la promozione. Non saprà resistermi. Mi farò sfondare il culo. Sono sicura che avrà immaginato di farlo tutta la sera. Ettore mi fece girare mi prese dai fianchi e mi attirò a se. Con la testa affossata nel cuscino mi allargai le natiche affinchè potesse incularmi meglio fino alle palle. Lo sentii entrare lentamente e quando la cappella fu dentro diede un colpo di reni e penetrò fino in fondo. Gemetti e cominciai a godere.
“Si amore sfondami, sarò sempre la tua puttana, Voglio il tuo piacere in tutti i modi possibili.”
“Si amore lo sarai sempre e domani ti farai rompere il culo e quando tornerai sentirò il suo sapore fra le tue cosce.”
Quella immagine spinse l'eccitazione ai massimi livelli e venimmo insieme. Mi riempì il culo di fiotti di sperma che cominciarono a fuoriuscire subito dopo colando lungo le cose fino alla fica sul lenzuolo di seta. Esausti poi ci lasciammo cadere sul letto e lentamente ci lasciammo avvolgere beatamente dal sonno.




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2025-10-30
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