La spia (parte 4)

di
genere
tradimenti

Ho febbre di verità.
Lei è reticente. Capisco che qualcosa la trattiene dall'affrontare il capriccio della libidine che coltiva per il suo amante. Si è fatta guardinga. Seguendola attraverso i miei occhi elettronici la vedo ogni tanto abbandonarsi allo sconforto. E nel frattempo, di mio fratello neppure l’ombra.
Per tutta questa serie di fatti la notizia della sua morte piomba inaspettata sulla nostra esistenza quotidiana, stravolgendola. Rimango sotto shock. Nessun preavviso del male che lo divorava da mesi. Nessun cenno dai familiari, da mia cognata, da mia moglie che certo era al corrente. Sono i momenti in cui si comprendono le dinamiche degli equilibri nel cerchio degli affetti più cari, o degli squilibri. Ora mi sento un estraneo. E in quanto tale, il mio cervello lavora più sciolto.
Durante il funerale, seguendo il feretro, mia moglie è composta e piena di dignità. Nel lutto il suo portamento è impeccabile. Non tradisce la profondità del legame che li univa, di quel legame scavato nella carne fino a raggiungere il cuore, fino a scuotere i sensi. Se intuiva con intuito femminile, che è infallibile, ciò che le accadeva intorno, mia cognata non lo dà a vedere. Anche i figli, distrutti nel dolore, piangono un padre esemplare. Solo io non lo piango, solo io non provo dolore. Anzi in certi vuoti della giornata ho gioito, ho nutrito senza pudore la segreta estasi del trionfo.
Mentre il prete dall’alto del suo esercizio spirituale fa un riassunto scarno e orribile di tutta una vita, mentre salgo sul palco improvvisato delle celebrazioni, dentro di me io lo maledico. Sì, sono maledizioni quelle che vorrei vomitare sulla sua bara. Se gli altri potessero udire cosa realmente penso e sento...

Ora che lui non c'è più la sgualdrina abbandona il castello incantato: lunedì e venerdì torna a lavorare in presenza. L’elaborazione del lutto è una faccenda di tutto rispetto che la impegna per un tempo lunghissimo e incerto.
Poi un venerdì di nuovo in smart l’amica torna a farle visita. Può darsi per quel conforto che ancora non era riuscita a portare. Tutto ciò è diventato per me assolutamente privo di interesse. Anzi medito di rimuovere le mie piccole spie. Lascia che parlino, pranziamo insieme, che lei pianga e si disperi. Poi berranno il caffè. Ho molto da fare. Troppo a lungo ho trascurato gli affari.
E così quasi mi sfugge l’eccezione che si verifica sotto il mio sguardo disattento. 13:45. L’amica esce dalla cucina e non fa più ritorno. Sorrido. Forse sta facendo quella grossa. La noia ha preso il sopravvento e qualsiasi occasione di svago è benvenuta. Vedo mia moglie protendersi verso la porta come se stesse ascoltando. La imbocca con uno scatto nervoso. 13:59. Osservo la camera da letto. Nessuno. Osservo l’ingresso. Nessuno. Dove possono essere? Scorro a velocità decuplicata i filmati dei tre ambienti. Salto da uno all’altro in disordine. Finché non scopro la figura di mia moglie in camera da letto. Riporto a velocità normale e mando indietro. Quando entra nell’inquadratura è nuda. 14:38. La studio mentre si veste. Memorizzo l’ora. Cerco in quei dintorni di tempo prima in cucina, che rimane vuota e desolata, poi in ingresso. È qui che sfarfalla il passaggio rubato dell’altra: imbocca la porta mentre ancora non ha finito di indossare la giacca. 14:36. Cosa è accaduto in quei quaranta minuti?

Trascorro il weekend in fibrillazione. Le mie ore di sonno si contano sulle dita di mezza mano.
Lunedì una trasferta mi tiene impegnato per tutto il giorno. Neppure per un istante ho il tempo nell’ora di pranzo di avviare l’app e ispezionare la casa.
La sera attendo che si addormenti e mi rifugio davanti al portatile. Appena l’ho vista in faccia mi è sembrata rinfacciarmi l’evidenza. Più affabile, rilassata. Non ci avevo mai fatto caso, ma la concomitanza con i giorni in cui può accogliere la sua ospite sono una spudorata prova del nove delle mie supposizioni. E io che avevo creduto trattarsi dei benefici del lavoro da casa… Eseguo il forward del video fino a che l’amica non compare. Potrebbe darle una copia delle chiavi, per fare più in fretta. Si salutano, si abbracciano, si baciano sulle guance. Escono dalla visuale. Apro la finestra delle mie registrazioni e recupero l’orario in sovrimpressione. 13:13. Eccole in cucina. Si affaccendano ai fornelli. Mangiano. Prendono il caffè. La scena si trasferisce davanti alla porta di casa. 14:07. L’amica se ne va. Il cerchio si chiude.
Non è successo niente, non quello che mi aspettavo.
Lunedì. Venerdì. Lunedì. Venerdì. Nei giorni di smart si ritrovano sempre a pranzare insieme, e se una di loro abbandona la cucina – sempre rigorosamente da sola – è, immagino, per andare in bagno. Le esternazioni di affetto sono esangui, caste come devono essere tra amiche. Inizio a dubitare delle precedenti certezze. Cosa hanno visto davvero i miei occhi? Purtroppo non ho più alcuna possibilità di recuperare quei minuti folli e preziosi di video. Mi rammarico di non aver almeno scattato un’istantanea in modo da poterla studiare con calma.
Il ciclo si ripete. Lunedì, venerdì, lunedì. Non succede nulla. Si incontrano, discutono, pranzano – un pasto frugale, deve averla convinta a seguire una dieta – caffè, un saluto e via. Ma poi torna venerdì. Forse è il giorno più febbrile, la prossimità del weekend eccita le passioni.
Arriva l’amica – Monica? Daniela? Claudia? Mia moglie le mostra qualcosa. Nella penombra non riesco subito a capire, ma poi le idee si schiariscono.
È il pacco dono. Si baciano…
Sì, si baciano. Ma non come farebbero due amiche. Mi accorgo che c'è di più di una manifestazione d’affetto in quelle effusioni.
Il bacio è bocca a bocca. Le mani di mia moglie salgono su dal collo dell’altra ad avvilupparsi nella morbida chioma. Poi si arrestano, ficcano lo sguardo dentro il pacchetto regalo. Saltano dalla gioia. Come ragazzine in un video di tik-tok. Scorgo le mani dell’amica salire lungo le cosce, insinuandosi sotto la gonna…
Rimango così sconcertato dalla constatazione che quasi mi perdo la scena seguente. Una di quelle mani si muove sul sesso di mia moglie. Metto a fuoco. Quasi non riesco a credere a ciò che vedo. I baci che si scambiano sono arrochiti dalla lussuria. Abbandona il capo sulla spalla dell’altra, inizia a baciarle il collo, a leccare la pelle, a mordere. C’è qualcosa di convulso nel modo in cui si conclude la loro esibizione, nel modo in cui mia moglie si affloscia.
Si allontanano, mano nella mano. Il tempo trascorre lento. Dove sono? In cucina, in soggiorno? Dopo ciò che ho visto con i miei occhi non posso credere che adesso sia l’ora del tè. Quello che le prime mosse presuppongono non si consuma vicino ai fornelli. Non esistono all’orizzonte di quelle premesse le consuete chiacchiere tra donne. Parleranno forse, ma non come al solito. O forse sì, perché questo è il loro solito, a cui non ho mai avuto accesso.
Il tempo trascorre. Velocizzo le immagini registrate. La prospettiva che mi si schiude è quella della mia cecità e follia riguardo ciò che accade dentro casa. Non posso crederci, non voglio crederci, ma gli indizi parlano chiaro e si incastrano alla perfezione. Quando l’altra appare nuovamente nell’inquadratura sembra un fantasma fugace che si estingue senza lasciare traccia. Era, come sempre, l’ora di pranzo. Ma cosa hanno mangiato esattamente? Eseguo calcoli, faccio confronti con quanto ricordo delle precedenti esperienze. Mi accorgo che si sono intrattenute più del solito. È per via dell’occasione speciale?
scritto il
2025-10-15
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