La mano

di
genere
confessioni

La mia mano scivola sotto i tuoi pantaloni, oltre le mutandine. Non si muove, non accarezza, non cerca altro. Rimane ferma, schiacciata sulle tue parti più intime, calda e decisa.
Senti quanto è grande, come occupa tutto lo spazio, come ti tiene ferma e ti domina senza lasciare scampo. Non ti lascio respiro, ti blocco lì, contro di me, con la forza del mio palmo che pesa su di te.
Ogni tuo brivido corre lungo la mia pelle, e più tremi, più io resto immobile. Non ti concedo movimento, solo la mia presenza. È la mia mano a comandarti, a riempirti, a farti scivolare lentamente nel piacere senza che tu possa decidere nulla.
So che ti eccita sentire questa forza trattenuta, sapere che potrei stringerti e muoverti come voglio… ma scelgo di fermarmi. Ed è proprio quell’immobilità a farti godere di più.
E mentre la mia mano resta ferma, tu alzi lo sguardo verso di me. I tuoi occhi cercano i miei, ma fai fatica a sostenerli: è come se la mia forza ti intimorisse e allo stesso tempo ti attirasse. Sai che non ti sto dando scampo.
Sei in piedi, schiacciata contro il muro, senza via di fuga. La mia mano ti possiede, il mio corpo ti sovrasta, e tu resti lì, intrappolata tra me e quella superficie fredda che ti toglie ogni possibilità di scappare.
Le tue mani, piccole, afferrano il mio avambraccio con forza. È come se avessi paura che io possa portarti via questa sensazione, come se temessi che potessi sollevare la mano e lasciarti vuota.
E invece resto lì. Fermo. Deciso. Ti lascio tremare sotto di me, ti lascio scivolare nel piacere con la consapevolezza che sei totalmente nelle mie mani.
I tuoi brividi diventano sempre più intensi, e ogni volta che stringi il mio braccio io sento la tua resa, il tuo corpo che mi implora di non fermarmi.
E mentre resto immobile, sento la mia mano bagnarsi sempre di più. Il tuo corpo mi tradisce, si apre, mi accoglie e lascia che la mia pelle si impregni del tuo piacere.
Ti muovi contro di me, con piccoli scatti, cercando disperatamente il contatto più intenso, lo sfregamento che ti porta al limite. È il tuo corpo che lavora, che mi implora, che si piega e si muove per strappare il massimo del piacere da quella mia mano ferma e pesante.
Io ti guardo negli occhi, senza spostarmi di un millimetro, e ti lascio fare. La tua lotta contro la mia immobilità mi eccita più di qualsiasi movimento: sei tu a consumarti contro di me, sei tu a perderti, e io resto la tua certezza inamovibile, la presenza che ti domina.
Sento il tuo corpo tremare sempre di più sotto la mia mano. Ogni brivido che percorre la tua pelle è un piccolo urlo trattenuto, un gemito che si perde tra il muro e me. Sei in piedi, contro di me, eppure sembri quasi sospesa, sospesa tra dolore e piacere, tra voglia di fermarti e incapacità di farlo.
La tua respirazione si fa affannosa, il petto si solleva e si abbassa freneticamente. Le tue mani stringono il mio avambraccio come se potessero trattenermi, come se potessero domare la potenza di ciò che ti sto facendo provare. Ma è inutile: sei schiacciata, prigioniera del mio contatto, e ogni tuo spasmo diventa più intenso del precedente.
Poi arriva. L’esplosione che non puoi controllare. Il tuo corpo si contrae tutto insieme, le gambe tremano, il respiro si spezza, e ogni brivido si trasforma in un’ondata di piacere che ti travolge completamente. La mia mano resta lì, immobile e possente, a farti godere fino all’ultimo respiro, a ricordarti che non c’è scampo, che sei completamente nelle mie mani.
Quando finalmente il tremito si placa, resti appoggiata al muro, esausta, ancora inebriata, e io continuo a osservarti, consapevole di averti portata oltre ogni limite, senza muovere un dito.

stemmy75@gmail.com
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scritto il
2025-09-22
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