Prima volta

di
genere
dominazione

La porta si chiuse dietro di me con un suono secco, quasi definitivo. Il cuore mi batteva forte, ma non di paura. Era eccitazione pura, quella che avevo provato solo nei sogni più segreti. Avevo attraversato la soglia di un mondo che avevo sempre immaginato da lontano, ma che ora mi accoglieva con un silenzio quasi mistico, rotto solo dal suono dei miei tacchi sul pavimento lucido. La stanza, immersa in una luce soffusa e rossa, era un rifugio di mistero e desiderio, un luogo che sembrava respirare insieme a me.
Mi guardai intorno: l’ambiente era esclusivo e ricco di un'atmosfera palpabile di controllo. Non c'erano altre donne ad osservare; solo lei, l'unica figura che dominava il luogo.
La sua presenza era magnetica. Una donna bionda, alta e snodato, con lineamenti di una perfezione quasi irreale. I suoi capelli, biondi come il grano maturo, cadevano delicatamente sulle spalle, e il suo sguardo, carico di determinazione, mi strinse in un abbraccio invisibile, come se ogni parte di me fosse già stata reclamata.
La sua voce, vellutata e profonda, scivolò nell'aria, entrando nei miei sensi e facendomi rabbrividire.
“Sei pronta?” Non c'era dubbio nel suo tono, solo una domanda, ma che mi spingeva a rispondere con una sicurezza che non ero sicura di possedere.
Non c'era spazio per l'incertezza, solo per l’imperativo del momento.
“Lo sono,” risposi, sentendo le parole uscire da me in un sussurro, anche se la verità era che avevo paura, ma non avevo mai desiderato niente con più intensità.
Avevo sempre desiderato questo, ma mai così intensamente. Ogni pensiero, ogni sogno, mi aveva portata fino a lei, fino a questa stanza oscura dove il confine tra il piacere e la sofferenza si dissolvono in un abbraccio silenzioso e irresistibile. La mia mente aveva vagato, notti intere, in un vortice di immagini e desideri, tutti legati a lei, la Mistress, la leggenda.
Era conosciuta in tutto l'ambiente, eppure nessuno sapeva davvero cosa fosse capace di fare. Alcuni dicevano che possedesse un potere straordinario sulla mente e sul corpo, che la sua crudeltà fosse tanto raffinata quanto sublime, e io non avevo mai voluto altro. Il suo nome era un sussurro che circolava tra i più devoti, ed era per me l'apice di ogni fantasia nascosta, il centro di ogni mio desiderio inconfessabile.
E ora, finalmente, la stavo guardando. La mia mente stava cercando di raccogliere i pensieri, ma il mio corpo rispondeva già, impaziente. Mi sentivo piccola di fronte a lei, vulnerabile e desiderosa. Ogni fibra del mio essere bramava di essere presa da lei, posseduta in un gioco che avrei scelto di non fermare, neanche se avessi voluto. Non c'era nessuna via d'uscita ora.
Il suo sorriso, sottile e affilato, si fece più largo mentre si avvicinava, e io sapevo che quella che stava per iniziare non sarebbe stata una semplice esperienza. Era una promessa di dolore e piacere mescolati, il tipo di gioco che solo lei, la mia splendida e crudele Mistress, poteva orchestrare.
Lorelei non disse una parola, ma i suoi occhi brillavano di una calma assoluta. Si avvicinò lentamente, osservandomi, studiando ogni mia reazione. Sapeva che ero pronta, ma anche che avrei avuto bisogno di essere guidata, posseduta da lei come non avevo mai immaginato. Senza alcuna fretta, iniziò a legarmi con una precisione inquietante. Le corde scivolavano sulla mia pelle, disegnando linee sottili di costrizione che mi imprigionavano, ma in modo da non impedire il respiro, solo da accentuarlo.
Le mie mani furono tirate dietro al palo, il legame stretto ma perfetto, come se fossi nata per essere lì, in quella posizione. La mia bocca, incapace di protestare, fu imbavagliata con una gag-ball che riempì la mia bocca di un peso silenzioso, costringendomi a una resa totale.
Poi Lorelei fece un altro passo, avvicinando una corda alla mia coscia sinistra. L'agganciò al gancio nel soffitto con un gesto che mi fece sussultare, la tensione che aumentava mentre una delle mie gambe veniva sollevata, l'intero corpo piegato, sospeso, in perfetto equilibrio su un unico punto di contatto. La posizione era tanto bella quanto insostenibile. Non potevo fare nulla se non cedere al suo volere, lasciarmi andare, come un'ombra appesa tra il desiderio e la sofferenza.
Lorelei osservò, soddisfatta, come ogni muscolo del mio corpo tremava sotto la pressione, ogni parte di me vulnerabile ma perfettamente sotto il suo controllo. Non c'era scampo ora, solo la sua volontà, e io ero pronta a seguirla in ogni passo.
Ogni tocco di Lorelei era perfezione, ogni movimento calcolato ma naturale. Le sue mani erano sicure, esperte, come se avessero conosciuto ogni parte di me prima ancora che io potessi comprenderla. Il suo dominio non era solo fisico, ma mentale. Era la migliore, e io lo sapevo, lo sentivo in ogni fibra del mio corpo. La sua capacità di farmi sentire così vulnerabile, così esposta, senza alcuna possibilità di ribellione, era qualcosa che nessun’altra avrebbe potuto mai ottenere.
Mi stava possedendo, ma non nel senso comune del termine. Lorelei non cercava solo il mio corpo, ma la mia anima, la mia completa sottomissione. Ogni gesto, ogni sua carezza, ogni parola non detta, erano un affermare che lei era l'unica che contava. La sua forza, la sua bellezza, la sua crudeltà raffinata, tutto in lei parlava di una perfezione che nessun altro, nemmeno io, poteva mettere in discussione.
Sentirla muoversi intorno a me, prendere il controllo di ogni sensazione che provavo, mi faceva capire che non c’era nessuno più degno di possedermi di lei. Lorelei era la migliore, e io ero qui per esserle completamente devota, per sottomettermi al suo volere in ogni modo possibile.
Le sue mani erano in movimento, sempre più sicure, come se il mio corpo fosse ormai una sua estensione. Ogni tocco, ogni carezza, mi faceva perdere il controllo di me stessa. La pelle bruciava sotto le sue dita, eppure non avevo alcun desiderio di sfuggire. Il mio corpo, pur messo a nudo dalla posizione e dalla sua volontà, non aveva mai desiderato di più.
Poi Lorelei fece un passo indietro, il suo sguardo si posò sul mio vestito rosso, il colore acceso che aveva scelto per me. Un sorriso malizioso si fece strada sulle sue labbra mentre tirava fuori una forbice dal suo lato, il suono metallico che risuonò nell’aria mi fece sussultare. Non era violenza, ma pura dominanza, un gesto che annunciava il suo controllo assoluto.
Con calma, ma con una precisione chirurgica, Lorelei iniziò a tagliare il tessuto del mio vestito, il suono della stoffa che cedeva sembrava amplificarsi nella stanza silenziosa. Ogni movimento della forbice, ogni strappo del tessuto, mi faceva vibrare di una tensione palpabile.
Il vestito rosso, che un attimo prima mi copriva, lentamente si sgretolava sotto le sue mani esperte, lasciando scoprire il mio seno. La parte più vulnerabile di me, nuda ora davanti ai suoi occhi, mentre la stoffa cedeva e si apriva, rivelando la mia carne sensibile al suo tocco. Lorelei non si affrettò, non aveva bisogno di farlo. Ogni gesto, ogni strappo era parte del gioco, della sua dichiarazione di potere su di me.
La sua occhiata si fece ancora più intensa mentre il vestito era ormai ridotto a pezzi, e il mio corpo, finalmente nudo, era completamente esposto alla sua volontà.
Lorelei non mostrò segno di fretta, ma la sua attenzione era totale, ogni sua mossa decisa, come se ogni dettaglio fosse calcolato per suscitare una reazione precisa da me. Con un gesto lento, quasi teatrale, prese due morsetti d'acciaio lucido, e il cuore mi saltò nel petto. Sapevo cosa sarebbero stati, eppure non ero pronta a ciò che avrei provato. Ma era inutile cercare di fermare ciò che sapevo sarebbe accaduto.
I morsetti scivolarono sulla pelle sensibile dei miei capezzoli, la pressione fu subito forte, e un dolore acuto e tagliente si diffuse in tutto il mio corpo. Un gemito sfuggì dalla mia bocca imbavagliata, ma non era un gemito di disperazione, bensì di una sofferenza che cercavo, di un piacere nascosto che finalmente stavo vivendo. La mia mente lottava per rimanere lucida, ma il dolore, intenso e preciso, mi annebbiava, facendomi sentire viva come mai prima.
Lorelei si avvicinò, il suo volto perfetto illuminato da una luce morbida, ma il suo sguardo era impassibile, come quello di una dea che osserva la propria preda in completa resa. I morsetti si stringevano con forza, ogni piccola pressione su di essi mi faceva tremare, ma era esattamente quello che cercavo. Ogni gemito che sfuggiva dalle mie labbra non era una richiesta di pietà, ma l’espressione di una resa totale, di una donna che aveva scelto di essere posseduta, che aveva scelto di vivere quel dolore come una forma di liberazione.
Lorelei non mi risparmiava, e io non avrei voluto che fosse diverso. Volevo questo, volevo essere sottomessa completamente, sentirla padroneggiare ogni mio movimento, ogni mia emozione. La sofferenza e il piacere si mescolavano in un vortice che non sapevo più controllare, ma che non desideravo fermare.
Ogni fibra del mio corpo era tesa, il dolore e il piacere si mescolavano come una danza che non riuscivo a fermare. I morsetti ai miei capezzoli, così dolorosi, mi ricordavano costantemente che Lorelei era la padrona di ogni mia sensazione. Eppure, sotto quella sofferenza, qualcosa di più profondo si faceva strada, come un bisogno insopprimibile di essere consumata, di essere presa da lei in ogni angolo più nascosto di me stessa.
Il mio respiro diventava sempre più affannoso, ogni fibra del mio corpo urlava di desiderio, eppure era il desiderio di lei, di sentirla toccare ogni parte di me, di sentire il suo dominio scivolare dentro di me, di sentire la sua presenza penetrare ogni angolo del mio essere. Non riuscivo a pensare ad altro che a come sarebbe stato, come mi avrebbe posseduta, come sarebbe stata la sua mano sulle mie parti intime, il suo tocco che mi avrebbe finalmente spezzata. La desideravo oltre ogni limite, era troppo bella in quel ruolo crudele.
Non avevo paura, non più. Ogni pensiero era rivolto a lei, al suo controllo, al piacere che mi avrebbe donato. E in fondo, lo sapevo: era quello che volevo. Era lei che desideravo, il suo corpo, la sua mano, il suo controllo. Tutto il resto era solo un preludio, un’anticipazione di quel che sarebbe accaduto.
Lorelei aveva il potere di spezzarmi e di rifarmi, di darmi il piacere più profondo, ma solo quando lei lo avesse deciso. Ogni pensiero di ribellione era già svanito, inghiottito dalla certezza che nulla sarebbe stato più intenso di questo momento. E io ero pronta, completamente pronta, a riceverla.
Lorelei, con una calma implacabile, sollevò il mio vestito rosso, rivelando la mia pelle nuda, esposta completamente alla sua volontà, ero senza mutandine, come da sue istruzioni. Il contatto con l'aria fredda fece fremere ogni angolo del mio corpo, ma la sua attenzione era centrata su di me, sulla mia vulnerabilità. Senza fretta, le sue mani scivolarono lungo la mia pelle, esplorando ogni centimetro con una precisione che mi fece tremare. Il dolore ai capezzoli sembrò svanire, svuotandosi di ogni traccia, sostituito da una sensazione che mi scaldava dall'interno.
Quando Lorelei toccò la mia parte più intima, ogni pensiero si dissolse. Le sue dita erano come fiamme delicate, che accarezzavano e giocavano con il mio corpo, accendendo desiderio là dove prima c'era solo la sofferenza. Il piacere che provavo era intenso, travolgente, eppure non era mai stato così dolce. Ogni tocco, ogni sfioramento mi faceva perdere il controllo, come se mi stesse guidando in un percorso di pura sottomissione, di una resa che mi faceva sentire viva come mai prima d'ora. Le sue dita, una dopo l’altra mi penetrarono, giocando con la mia fica.
Lorelei, con la sua padronanza totale, sapeva esattamente come farmi esplorare quella vulnerabilità, come liberarmi dal peso del dolore e trasformarlo in puro piacere. Non c'era altro al mondo che avessi voluto in quel momento, solo lei, il suo tocco che mi trascinava in un vortice di sensazioni inebrianti, che mi lasciava senza fiato.
Il suo viso era vicino al mio, così vicino che potevo percepire il suo respiro caldo sulla mia pelle, ma Lorelei non parlava. Invece, mi guardava, i suoi occhi azzurri brillavano di una luce divertita, come se stesse osservando una scena che già conosceva, come se sapesse esattamente cosa stava accadendo dentro di me. Il suo sorriso sottile non faceva altro che intensificare la mia vulnerabilità. In quel momento, ogni parte di me desiderava che lei continuasse, ma nello stesso tempo mi rendevo conto di quanto fosse per me intenso essere così sotto il suo completo controllo.
Ogni suo movimento, ogni tocco nelle mie parti intime, era come una promessa, una continua affermazione che io ero lì per lei, per soddisfare il suo volere. Eppure, il suo sguardo non tradiva alcuna fretta, solo una curiosità, come se stesse studiando ogni mia reazione, gustandosi la mia resa, assaporando ogni singolo respiro che sfuggiva dalla mia bocca imbavagliata.
Il suo divertimento non era malizia, ma una consapevolezza suprema del potere che esercitava su di me. La sua mano continuava a esplorarmi con la stessa sicurezza, alternando il piacere e il dolore, e io non sapevo più dove finisse l'uno e iniziasse l'altro. Ogni movimento delle sue dita sul mio corpo era una dichiarazione, un segno che mi stava possedendo in ogni angolo più nascosto della mia mente e del mio corpo.
Eppure, non potevo fare a meno di desiderare di più, di sentire la sua presenza ancora più vicino, il suo dominio ancora più profondo. Il piacere che provavo non faceva altro che accrescere il mio bisogno di lei, di essere completamente sua.
...In quel momento, tra il dolore e il piacere che si mescolavano come fuoco e ghiaccio, cominciai a rendermi conto di quanto fossi arrivata lontano. Ogni gesto, ogni tocco di Lorelei, sembrava amplificare una parte di me che avevo nascosto a lungo. Il mio corpo, legato e vulnerabile, era esposto alla sua volontà, ma non mi sentivo debole. Al contrario, ero più forte che mai, più viva che mai, come se ogni fibra del mio essere fosse finalmente in sintonia con ciò che stavo cercando.
Mi trovavo nel punto esatto che avevo desiderato da sempre, quella fusione tra dolore e piacere, tra sottomissione e liberazione. Lorelei, con il suo sorriso divertito, la sua calma assoluta, mi stava trasformando, ma non nel senso tradizionale. Non ero una vittima, non ero una preda. In realtà, stavo diventando finalmente me stessa, quella parte di me che avevo sempre ignorato, ma che ora, sotto le sue mani, stava prendendo forma, come una parte nascosta che aveva bisogno di essere rivelata.
Mi stavo arrendendo, ma con consapevolezza. Ogni tocco che Lorelei mi dava, la sua forza nel penetrarmi, era la sua dichiarazione di dominio, e allo stesso tempo la mia accettazione. Sapevo che non avrei voluto altro. Il piacere che provavo non era solo fisico, ma profondo, un piacere mentale, emotivo.
Lorelei era la mia dominatrice, ma in un modo che nessun altro avrebbe mai potuto comprendere. La mia resa non era frutto della paura, ma della completa volontà di essere sua, di vivere questo momento in modo totale. E ogni sua mano che scivolava su di me, dentro di me, ogni sua carezza, me lo ricordava, facendomi desiderare sempre di più, senza mai cercare una via d'uscita.
Nel totale abbandono, mi tornò in mente il momento in cui tutto era cominciato. Quel giorno in cui avevo trovato il suo sito web. Non era la prima volta che mi addentravo in quel mondo, ma Lorelei era diversa. La sua presenza, il suo sguardo tagliente e al contempo affascinante, mi avevano colpita subito, da lesbica quale sono l’avevo subito desiderata. Non avevo pensato ad altro da quando avevo visto il suo profilo per la prima volta, un'immagine potente e magnetica che non mi lasciava scampo. Avevo cercato informazioni su di lei, letto ogni parola, ammirato ogni dettaglio. Il suo sito era come una promessa, una porta che si apriva su un mondo che desideravo esplorare, ma che non avevo mai avuto il coraggio di entrare, fino a quel momento.
Quando avevo prenotato l’incontro, la mia mente era stata invasa da una sensazione di inevitabilità. Sapevo che niente sarebbe stato come prima, ma non volevo fermarmi. Il mio corpo e la mia mente avevano già deciso. Dovevo essere sua, dovevo essere posseduta da Lorelei. Ed eccoci ora, in questo luogo, dove ogni mia sensazione era amplificata, dove ogni mio respiro sembrava un atto di totale resa.
Continuava instancabile a giocare con la mia fica mentre Il mio corpo era legato con una precisione perfetta, esposto completamente a lei. Le mani dietro al pilastro, la gamba sollevata e sospesa, tutto il mio essere era vulnerabile eppure carico di una strana potenza. La posizione, che mi costringeva a stare su una sola gamba, mi faceva sentire fragile, ma anche incredibilmente viva, consapevole di ogni muscolo teso, di ogni respiro che si faceva più affannoso.
Il suo viso era così vicino al mio, che quasi mi sembrava di percepire ogni battito del suo cuore, ogni respiro che usciva dalle sue labbra. Il suo sguardo era calmo, divertito, come se mi stesse studiando, assaporando ogni mia reazione. Non c’era pietà, non c’era velocità, solo il piacere di sapere che ero completamente nelle sue mani, che ogni mia sensazione, ogni mio respiro, le apparteneva. Il suo sorriso sottile, quasi impercettibile, mi fece capire che si stava godendo ogni attimo.
Le sue mani, sicure e potenti, scivolarono verso le mie parti intime, esplorando senza alcuna fretta, come se volesse conoscere ogni dettaglio del mio corpo. Il tocco delle sue dita era caldo e deciso, come una promessa di piacere che non aveva bisogno di essere affrettata. Le sue mani mi accarezzavano, mi toccavano, e ogni movimento mi faceva perdere il controllo, mentre una fitta di desiderio e di vulnerabilità attraversava il mio corpo.
Non riuscivo a pensare ad altro che a Lorelei, a come mi stava possedendo, non solo fisicamente, ma anche mentalmente, dominando ogni parte di me. Il dolore ai capezzoli era ormai lontano, dissolto dalla carezza delle sue mani, sostituito dal piacere, dal desiderio di essere sua in ogni modo possibile.
Eppure, nel fondo della mia mente, c’era una consapevolezza: ero totalmente sua, e ogni singola parte di me era pronta a sottomettersi, a viverlo fino in fondo. E non avrei voluto altro.
Le dita di Lorelei dentro di me erano quattro, non avevo mai subito niente del genere, i suoi movimenti mi facevano gemere e non mi davano tregua. Le spingeva in fondo più che poteva, fissandomi in volto quando raggiungeva il massimo della penetrazione.
Non staccava gli occhi dal mio volto. Ogni mio respiro, ogni minimo movimento, ogni leggero tremito del mio corpo veniva catturato dalla sua osservazione impassibile. Mi studiava con una calma glaciale, come se ogni attimo di sofferenza, ogni segno di vulnerabilità che sfuggiva dalle mie labbra imbavagliate, fosse una conferma della sua potenza, della sua completa superiorità su di me.
Il suo sguardo non era solo un'osservazione, ma una forma di possesso. Voleva vedere la mia sofferenza, cogliere ogni sfumatura di dolore che riuscivo a nascondere, per poterla trasformare in qualcosa di ancora più profondo, di più intenso. Ogni gemito, ogni piccolo fremito che sfuggiva dalla mia bocca, non passava inosservato. Lorelei era in grado di cogliere ogni segno di debolezza, ogni angolo del mio essere che si apriva a lei, e questo la divertiva. Mi sentivo come una tela su cui lei dipingeva, ma con le sue mani e con la sua volontà.
Il suo viso era vicinissimo al mio, ma non c’era tenerezza nei suoi occhi. Solo un’osservazione lucida, una consapevolezza che ogni mio attimo di sofferenza era parte del gioco che lei stava conducendo, e che lo stava conducendo con la perfezione di chi sa come spezzare e ricostruire un'anima.
Lorelei, dopo aver osservato attentamente ogni mia reazione, sembra soddisfatta. Il suo sguardo si fa più deciso, come se avesse deciso di cambiare il ritmo del gioco, di passare oltre la sofferenza e dirigersi verso qualcosa di ancora più potente. Senza fretta, ma con una calma che mi fa sentire ancora più vulnerabile, prende il magic-wand e lo posiziona delicatamente sulle mie parti intime.
La sensazione è intensa, travolgente. Un'onda di piacere mi attraversa, come se ogni muscolo del mio corpo venisse scosso da una corrente elettrica. Lorelei non mi lascia scampo. Le sue mani non sono più incerte, ma ferme, mentre il magic-wand vibra contro di me con una potenza che mi fa venire voglia di urlare, ma non posso. Il mio corpo reagisce istintivamente, tremando ad ogni vibrazione, come se la sua volontà stesse finalmente facendo breccia nei miei desideri più profondi.
Lorelei continua, controllando ogni mio movimento, ogni respiro, come se fosse lei a decidere quando e come il piacere mi esploderà dentro. Non c’è più dolore, solo puro desiderio, ma è sempre lei a tenermi legata, a controllarmi. Ogni mio gemito, ogni fremito di piacere è come una vittoria per lei, un segno che mi sta trasformando completamente, che sta prendendo il controllo non solo del mio corpo, ma anche della mia mente.
Lorelei, con un sorriso impercettibile, nota il mio respiro che si fa più affannoso, ogni fibra del mio corpo che vibra in risposta al piacere. Ma non è questo che desidera. Non è ancora il momento. Con un movimento lento, deciso, rimuove il magic-wand da me e mi fissa negli occhi, come a farmi capire che sta prendendo il controllo completo della situazione.
Le sue mani sfiorano la mia pelle con una delicatezza che sembra un paradosso, un piccolo bacio sul mio clitoride in fiamme, un contrasto tra il potere che esercita e la tenerezza con cui mi tratta. Ma il suo sguardo è gelido, come se stesse attendendo che io ceda completamente, che il mio corpo e la mia mente si arrendano al suo dominio.
Ogni pulsazione del mio corpo mi dice che voglio andare oltre, che il piacere sta esplodendo in me e vorrei solo che Lorelei mi lasciasse andare, che mi permettesse di raggiungere l’orgasmo che mi brucia dentro. Ma lei non è pronta.
Con un movimento brusco, ma mai privo di grazia, riporta il magic-wand in posizione, senza che io abbia tempo di respirare. Le vibrazioni sono forti, insostenibili, eppure lei non permette che il piacere prenda il sopravvento. È un tormento dolce, un gioco di rinuncia che mi fa vacillare tra la speranza e la frustrazione.
Mi ordina, e io obbedisco senza esitazioni, nonostante la pressione che sento crescere dentro di me. Ogni fibra del mio corpo brama l’orgasmo, ma so che non è più una scelta per me. Non è più il mio piacere a comandare, ma il suo. Il suo sguardo è sicuro, divertito, come se stesse preparando la scena per il momento in cui mi lascerà finalmente esplodere, ma solo quando lei deciderà che è il momento giusto.
E continuo a tremare, a lottare con il mio desiderio, aspettando, sospirando, come se fossi sul punto di cedere, ma sempre trattenuta dalla sua volontà. Lorelei è la padrona del mio piacere, e so che non sarò libera finché non avrà deciso che è il momento.
Finalmente, dopo quello che sembrava un tempo interminabile, Lorelei abbassa lo sguardo su di me con una calma assoluta, come se avesse deciso che era il momento. La sua mano si muove di nuovo, e questa volta non c'è più incertezze, solo un movimento deciso e potente del magic-wand. La vibrazione sembra esplodere dentro di me, penetrando in ogni fibra del mio corpo, e tutto il resto svanisce. Non c’è più nulla tranne il piacere che mi travolge, che mi risucchia in un vortice di sensazioni incontrollabili.
Non posso fare a meno di gemere, il suono soffocato dalla gag-ball che riempie la mia bocca. Il mio corpo si inarca, le corde che mi legano si tendono con una forza che fa vibrare ogni mio muscolo. L’onda del piacere mi sommerge con una violenza che mi fa perdere ogni resistenza, ogni pensiero. È come se tutto ciò che ero fosse stato spazzato via, lasciando solo il mio corpo, la mia carne, completamente arrendevole alla sua volontà.
Lorelei si avvicina al mio viso, il suo respiro calmo vicino al mio. Mi guarda con uno sguardo quasi compiaciuto, osservando il mio corpo che si scuote, la mia faccia contorta dal piacere che mi ha negato e poi concesso. Mi sente tremare, e il suo sorriso si fa più ampio, come se stesse godendo della scena che ha creato. È lei che ha il controllo, lei che ha deciso il momento in cui mi sarebbe stato concesso di esplodere.
Il suo sguardo è tutto trionfo. Non c’era alcun dubbio che questo fosse il suo gioco, il suo piacere, e che io fossi solo una sua creatura, completamente a sua disposizione. Il mio corpo non era più mio, ma il suo strumento, e io non avevo bisogno di nulla altro, se non della sua approvazione, della sua guida.
Il mio corpo continua a tremare, il piacere esploso dentro di me non sembra voler svanire, ma piuttosto cresce, come una scintilla che alimenta un fuoco. Il respiro è affannoso, la gag-ball che mi riempie la bocca mi impedisce di urlare, ma il mio corpo non smette di comunicare ciò che provo: ogni fibra che vibra, ogni muscolo che si tende ancora sotto l’effetto delle vibrazioni, come se fosse intrappolato in un piacere che non riesce a placarsi.
Lorelei, però, non si lascia commuovere. Mi osserva con calma, un sorriso quasi impercettibile che le gioca sulle labbra. Non mi tocca più, ma non c'è bisogno. Il suo sguardo è abbastanza potente da tenermi ancorata in quel momento, come se fossi sospesa tra il piacere e il desiderio di più, tra il sollievo e la frustrazione. Ogni mio gemito soffocato è come una sua conquista, ogni battito del mio cuore è in sintonia con il suo controllo assoluto su di me.
Mi sembra che il tempo si sia fermato. Non so se siano passati minuti o ore, ma quello che so è che non ho ancora ricevuto ciò che veramente desidero. Il mio corpo, ora più teso che mai, è pronto, ma Lorelei mi tiene in attesa, come una preda che sa di essere al limite, ma che non può fare altro che aspettare l’ultimo passo, quello che deciderà lei.
Ogni piccolo movimento che faccio è un invito, ma non ottengo risposta, se non il suo sguardo che mi scruta, implacabile. La sua mano non scivola più sul mio corpo, ma la sua presenza è ancora lì, palpabile, come una promessa di ciò che verrà.
E io, in questo limbo di piacere e aspettativa, mi sento completamente sua. Ogni pensiero che riesco a mantenere è solo su di lei, su ciò che mi farà, sul come si prenderà ogni mia resistenza, ogni mio desiderio, e mi porterà ancora più in profondità nel gioco che ha appena cominciato.
Lorelei si piega verso di me, il suo viso vicinissimo al mio, e con un sorriso sottile, mi sussurra all'orecchio, il suo tono quasi impercettibile ma deciso:
"Questo è solo l'inizio, Cassandra. Abbiamo ancora molto da giocare insieme."

stemmy75@gmail.com




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2025-09-01
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