Cassandra e le due donne - 3

di
genere
sadomaso

Il giorno dopo, nella solitudine del mio appartamento, non riuscivo a dormire. Mi giravo e rigiravo nel letto, le lenzuole che sembravano troppo fredde, troppo vuote dopo il calore dei corpi di Paola e Marika.
La loro proposta continuava a risuonare nella mia mente. Essere sottomessa. Appartenere a loro. Cedere il controllo.
Ho chiuso gli occhi, e immediatamente i ricordi della sera precedente sono tornati con forza devastante. Il modo in cui Marika mi aveva comandato. Come Paola mi aveva guardata mentre perdevo il controllo. La sensazione delle loro mani, delle loro bocche, del loro possesso completo.
Quasi senza accorgermene, la mia mano è scivolata sotto le coperte, trovando il cammino verso il mio centro ancora sensibile. Ero già bagnata solo al pensiero di loro.
Ho iniziato a toccarmi lentamente, immaginando che fossero le dita di Marika a muoversi su di me. Nella mia mente risentivo la sua voce: "Sei mia adesso. Il tuo corpo mi appartiene."
Le mie dita si sono mosse più velocemente, il piacere che cresceva mentre rivivevo ogni momento. La sensazione di essere presa in mezzo a loro nell'ingresso. Il modo in cui Marika aveva affondato le dita dentro di me mentre davo piacere a Paola. Come mi ero sentita completamente posseduta, usata, adorata.
È questo che voglio, ho pensato mentre il piacere saliva. Voglio essere loro. Voglio appartenere a loro.
Il pensiero di rivederle, di inginocchiarmi davanti a Marika, di imparare a essere una buona sottomessa, mi ha spinta oltre il limite. L'orgasmo mi ha attraversata con una chiarezza cristallina, e con esso è arrivata la risposta che cercavo.
Sì.
Un sì convinto, totale, senza riserve.
Volevo essere loro. Volevo esplorare questa parte di me che avevano risvegliato. Volevo cedere il controllo a Marika e scoprire fino a dove potevo spingermi.
Con il corpo ancora tremante per l'orgasmo solitario, ho afferrato il telefono dal comodino. Il messaggio che ho scritto a Marika era semplice, diretto:
"La mia risposta è sì. Quando possiamo vederci di nuovo?"
Ho premuto invio prima di poter cambiare idea, il cuore che batteva forte mentre fissavo lo schermo, aspettando la sua risposta.
Non dovetti aspettare molto. Il telefono ha vibrato quasi immediatamente.
"Brava ragazza. Domani sera, alle 20. Questa volta verrai direttamente a casa nostra e starai qui per tutto il week end. E Cassandra? Porta biancheria intima, dei vestiti di ricambio e indossa qualcosa che sia facile da togliere."
Ho sorriso nel buio della mia camera, l'anticipazione che già ricominciava a crescere dentro di me.
La mia nuova vita stava per cominciare.
Erano esattamente le 10 del mattino quando il taxi mi ha lasciata davanti a Villa dei Tigli 23. La proprietà era isolata, circondata da un giardino rigoglioso che garantiva privacy assoluta. Nessun vicino troppo vicino, nessuno sguardo indiscreto. Il luogo perfetto per ciò che Marika aveva in mente.
Ho trascinato il mio trolley lungo il vialetto, il cuore che batteva sempre più forte a ogni passo. Indossavo un vestito estivo leggero, facile da togliere come mi era stato ordinato, e sotto solo un completo di lingerie che avevo scelto con cura.
Ho suonato il campanello, le mani leggermente tremanti per l'eccitazione mista al nervosismo.
La porta si è aperta e sono rimasta senza fiato.
Paola era davanti a me, assolutamente splendida. Indossava un abito di pelle nera che le aderiva come una seconda pelle, arrivandole a metà coscia e mettendo in mostra le sue gambe perfette. I suoi capelli neri ondulati erano raccolti in una coda alta, il trucco impeccabile. Sembrava uscita da un sogno erotico.
"Cassandra," ha detto con un sorriso caloroso ma contenuto. "Sei puntuale. Bene."
L'impulso di baciarla è stato immediato e travolgente. Mi sono avvicinata, le labbra già protese verso le sue, ma Paola ha messo delicatamente una mano sul mio petto, fermandomi.
"Marika non vuole," ha detto con dolcezza ma fermezza. "Da questo momento, ogni contatto fisico deve essere autorizzato da lei. Capisci?"
Ho deglutito, annuendo. Avevo appena varcato la soglia e le regole erano già chiare.
"Entra," ha detto Paola, facendosi da parte. "Marika ti sta aspettando."
Ho oltrepassato la soglia, lasciando il trolley nell'ingresso come mi ha indicato Paola. La villa era elegante, arredata con gusto, ma non ho avuto tempo di osservare molto. Paola mi ha guidata attraverso un corridoio fino a una porta chiusa.
"È qui," ha detto, aprendo la porta su una stanza che mi ha fatto trattenere il respiro.
Non era una camera da letto normale. Le pareti erano color bordeaux scuro, l'illuminazione soffusa creava ombre suggestive. Ma ciò che ha catturato immediatamente la mia attenzione sono stati i due ganci che scendevano dal soffitto al centro della stanza, corde resistenti che pendevano minacciosamente.
"Devo prepararti," ha detto Paola con voce calma ma professionale.
Il mio cuore ha accelerato. "Prepararmi?"
Non ha risposto. Si è avvicinata a un mobile e ha tirato fuori due polsiere di pelle nera, morbide ma evidentemente resistenti. Con movimenti esperti, me le ha allacciate ai polsi, stringendo le fibbie quanto basta perché non potessi liberarmi ma senza farmi male.
"Alza le braccia," ha ordinato gentilmente.
L'ho fatto, e Paola ha agganciato le polsiere alle corde che pendevano dal soffitto. Il click metallico dei moschettoni ha risuonato nella stanza come una sentenza.
"Aspetta," ho mormorato, la voce improvvisamente incerta.
Ma Paola si era già spostata verso la parete, dove c'era un argano manuale. Ha iniziato a girare la manovella con movimenti lenti e deliberati.
Le corde hanno cominciato a tendersi. Le mie braccia sono state tirate verso l'alto, sempre più su. Ho cercato istintivamente di abbassarle, ma non c'era modo, ero completamente alla mercé dell'argano.
Quando Paola si è fermata, ero praticamente in punta di piedi. I miei tacchi 12, che al bar mi avevano fatto sentire sexy e sicura, ora erano diventati strumenti di tortura. Tutto il mio peso gravava sugli avampiedi, i polpacci già tesi per lo sforzo di mantenermi in equilibrio.
La posizione era scomodissima. Le braccia tese sopra la testa cominciavano già a sentire la tensione. Potevo muovermi solo minimamente, qualche centimetro a destra o sinistra, un piccolo oscillamento che faceva tintinnare le catene. Ma non potevo abbassare le braccia, non potevo appoggiarmi completamente sui piedi.
Ero esposta, vulnerabile, completamente indifesa.
La paura mi ha attraversato come un brivido freddo. Cosa mi faranno? Quanto durerà? Riuscirò a sopportarlo?
Ma insieme alla paura c'era qualcos'altro, un'anticipazione elettrizzante che mi faceva tremare. Il mio corpo rispondeva già a questa vulnerabilità forzata. Sentivo il battito accelerato nel petto, il respiro che si faceva più corto, una umidità crescente tra le gambe.
Paola si è avvicinata, studiandomi con occhi esperti. Ha controllato le polsiere, si è assicurata che fossi ben fissata. Poi ha posato una mano sulla mia guancia con una tenerezza inaspettata.
"Respira," ha sussurrato. "Marika sa quello che fa. Fidati."
Poi è uscita dalla stanza, lasciandomi sola, appesa, tremante, sospesa tra paura e desiderio.
Il silenzio era assordante. Potevo sentire solo il mio respiro affannoso e il leggero tintinnio delle catene quando cercavo di trovare una posizione meno scomoda, cosa impossibile. I minuti sembravano ore mentre restavo lì, sospesa, i muscoli che già cominciavano a protestare.
All'improvviso la porta si è riaperta. Paola è entrata di corsa, quasi precipitosamente.
"Quasi dimenticavo," ha detto con un sorriso di scusa. "Marika mi ucciderebbe."
Dalla tasca del suo abito di pelle ha estratto una gag ball, una sfera di gomma nera montata su cinghie di cuoio. Il mio cuore ha fatto un salto.
"Apri la bocca," ha ordinato dolcemente.
Ho esitato solo un secondo prima di obbedire. La sfera è scivolata tra i miei denti, riempiendo completamente la mia bocca. Era più grande di quanto mi aspettassi, costringendo la mia mascella ad aprirsi in modo innaturale. Paola ha allacciato le cinghie dietro la mia testa, stringendole abbastanza da rendermi impossibile espellerla.
"Perfetto," ha mormorato, controllando che fosse ben fissata. "Ora sei pronta."
È uscita di nuovo, questa volta con più calma, chiudendo la porta dietro di sé.
E io sono rimasta di nuovo sola.
Ma questa volta era diverso. La gag ball non mi permetteva di deglutire normalmente. La saliva ha cominciato ad accumularsi in bocca, inevitabilmente. Ho cercato di ingoiarla ma era impossibile, la sfera occupava troppo spazio.
La saliva ha iniziato a scivolare agli angoli della mia bocca, filando lentamente lungo il mio mento. Ho sentito le prime gocce cadere sul mio petto, bagnando la scollatura del vestito. Era umiliante, degradante.
Non potevo parlare. Non potevo chiamare. Non potevo nemmeno deglutire correttamente. L'unico suono che riuscivo a emettere erano gemiti soffocati dalla gomma che riempiva la mia bocca.
I miei polpacci bruciavano per lo sforzo di restare in punta di piedi. Le braccia cominciavano a intorpidirsi per la posizione forzata. La saliva continuava a colare, incontrollabile.
Ero completamente impotente. Completamente alla loro mercé.
E nonostante il disagio, o forse proprio a causa di esso, sentivo il desiderio crescere dentro di me, un calore umido tra le gambe che tradiva quanto questa situazione mi stesse eccitando.
Non so quanto tempo sia passato. Potevano essere dieci minuti o un'ora, il tempo aveva perso significato mentre restavo lì, appesa, la saliva che continuava a colare, i muscoli che bruciavano.
Poi la porta si è aperta di nuovo.
Marika è entrata, e il mio respiro si è bloccato.
Era assolutamente magnifica. I suoi lunghi capelli biondi sciolti le incorniciavano il viso perfetto, il trucco impeccabile che faceva risaltare i suoi occhi penetranti. Indossava un top bianco che le aderiva al corpo, esaltando il suo grande seno, e pantaloni neri che seguivano ogni curva delle sue gambe.
Si è avvicinata con passi lenti e deliberati, gli occhi che mi studiavano con un'intensità che mi faceva tremare. Non ha detto nulla per lunghi secondi, semplicemente mi osservava, appesa, bavante, tremante.
"Guarda come sei perfetta così," ha finalmente mormorato, la voce calda come miele ma tagliente come una lama. "Completamente alla mia mercé."
Ha allungato una mano e mi ha toccata, prima il viso, le dita che hanno tracciato la linea della mia mascella fino alla saliva che colava dal mio mento. Ha raccolto una goccia con il dito, portandola alle sue labbra.
"Così umiliante, vero?" ha sussurrato, gli occhi fissi nei miei. "Non riesci nemmeno a controllare la tua stessa saliva. Sei ridotta a una cosa, un oggetto per il mio piacere."
Le sue mani hanno continuato a esplorarmi, scivolando lungo il mio collo, le spalle, giù fino alle braccia tese. Ogni tocco era elettrico, mandava brividi attraverso il mio corpo esausto.
"Ti piace questo?" ha chiesto retoricamente, le dita che tracciavano il contorno del mio seno attraverso il vestito. "Ti piace essere appesa qui, incapace di muoverti, di parlare, di fare qualsiasi cosa senza il mio permesso?"
Ho gemito attraverso la gag, un suono soffocato che era insieme un sì disperato e una supplica per avere di più.
Marika ha sorriso, quel sorriso che conoscevo bene, compiaciuto, possessivo, affamato. Si è avvicinata ancora di più, il suo viso a pochi centimetri dal mio, il suo respiro caldo sulla mia pelle umida di saliva.
"Sei bellissima quando sei vulnerabile," ha sussurrato contro il mio orecchio. "Quando tutto il tuo controllo è nelle mie mani. Questo è ciò che significa essere mia, Cassandra. Questo è solo l'inizio."
Le sue mani sono scese lungo i miei fianchi, le cosce, sfiorando ma mai toccando dove desideravo di più. Era una tortura deliziosa.
"Vedo quanto ti piace," ha continuato, una mano che finalmente è salita tra le mie gambe, premendo attraverso il vestito. "Sei già bagnata, vero? Solo dall'essere appesa qui, dalla gag ball in bocca, dalla saliva che cola. Il rito della sottomissione ti eccita."
Non era una domanda. Era una constatazione. E aveva ragione.
Mi sentivo estasiata, persa in un limbo tra disagio fisico e piacere mentale. Ogni parola che usciva dalla sua bocca, ogni tocco delle sue mani mi spingeva più in profondità in questo stato di totale abbandono.
"Brava ragazza," ha mormorato Marika, baciandomi delicatamente sulla tempia, un gesto così tenero in contrasto con la situazione. "Ora iniziamo davvero la tua iniziazione."
Il suo sguardo è cambiato. La dolcezza è svanita, sostituita da qualcosa di più duro, più deciso. I suoi occhi mi fissavano con un'intensità che mi faceva sentire completamente nuda, anche se ero ancora vestita.
"Vediamo cosa abbiamo qui," ha detto con voce più bassa, più autoritaria.
Le sue mani sono salite al mio vestito, trovando la scollatura. Con un movimento deciso ha tirato giù il tessuto, liberando il mio seno. L'aria fresca sulla pelle nuda mi ha fatto rabbrividire, i capezzoli che si sono induriti immediatamente, parte per il freddo, parte per l'eccitazione travolgente.
Marika ha sorriso vedendo la mia reazione. Ha portato entrambe le mani al mio seno, coprendolo completamente con i palmi. Il contrasto tra la mia pelle calda e le sue mani fredde era elettrizzante.
"Magnifico," ha mormorato, iniziando a massaggiare, a impastare. Le sue dita erano esperte, sapevano esattamente come toccarmi per massimizzare ogni sensazione.
Mi guardava dritto negli occhi mentre lo faceva, e quello sguardo era ipnotico. C'era dominio puro in quegli occhi, nessuna traccia di dubbio, nessuna esitazione. Solo la certezza assoluta che il mio corpo le apparteneva, che poteva fare ciò che voleva.
Le sue dita hanno trovato i miei capezzoli, pizzicandoli. Ho gemito attraverso la gag ball, la saliva che colava ancora più copiosamente mentre il piacere mi attraversava.
"Ti piace quando sono dura con te," ha constatato, aumentando la pressione. "Quando ti tratto come un oggetto per il mio divertimento."
Ha continuato a giocare con il mio seno, accarezzando, pizzicando, tirando i capezzoli fino a farmi tremare. Ogni tanto si avvicinava, il suo viso vicinissimo al mio, quegli occhi che non lasciavano mai i miei, studiando ogni mia reazione.
Ero ancora più eccitata di prima, se possibile. Il dolore sottile mescolato al piacere, l'umiliazione di essere esposta così, la sensazione delle sue mani possessive sul mio corpo, tutto contribuiva a spingermi in uno stato di totale sottomissione.
Il mio respiro era affannoso attraverso il naso, l'unico modo che avevo per respirare con la bocca piena. Le gambe tremavano per lo sforzo di restare in punta di piedi, ma ormai non importava più. L'unica cosa che contava era Marika e ciò che stava facendo a me.
"Sei perfetta così," ha sussurrato, una mano che è scesa lungo il mio ventre mentre l'altra continuava a tormentare il mio seno. "Completamente mia. E questo è solo l'inizio, piccola. Abbiamo tutto il weekend per esplorare fino a dove sei disposta a spingerti."
Poi si è allontanata per un momento, e ho sentito le sue mani sulle mie anche. Con un movimento deciso mi ha fatta ruotare, le catene che si sono attorcigliate leggermente mentre il mio corpo girava. Ora ero di spalle a lei, sempre appesa, sempre in punta di piedi, ma esposta in un modo completamente nuovo.
Ho sentito le sue mani risalire lungo le mie gambe, sollevando lentamente l'orlo del mio vestito fino a scoprire completamente il mio fondoschiena e le mutandine che indossavo.
"Guarda qui," ha mormorato, le dita che hanno sfiorato il tessuto fradicio. "Sei completamente bagnata. Tutto questo ti eccita così tanto?"
Non aspettava una risposta che non potevo dare. Con un movimento rapido ha afferrato l'elastico delle mutandine e le ha fatte scivolare giù lungo le mie gambe tremanti, oltre i tacchi, fino a terra. Ora ero completamente esposta, vulnerabile.
Le sue mani sono tornate immediatamente su di me, questa volta senza barriere. Una mano si è posata sul mio fondoschiena, accarezzandolo con movimenti circolari, mentre l'altra è scivolata tra le mie gambe da dietro.
Il primo tocco diretto sulla mia pelle umida mi ha fatto gemere forte attraverso la gag. Era troppo, era perfetto, era esattamente ciò di cui avevo disperatamente bisogno.
Marika alternava la durezza al piacere con maestria crudele. Le sue dita mi accarezzavano delicatamente, esplorando ogni piega, raccogliendo la mia umidità. Poi improvvisamente pizzicava, premeva forte, mi penetrava con due dita senza preavviso, facendomi sussultare e tirare contro le catene.
"Così sensibile," ha commentato, la voce carica di soddisfazione. "Così reattiva a ogni mio tocco."
Continuava il suo gioco spietato, momenti di dolcezza seguiti da improvvisi assalti più duri. Le sue dita lavoravano il mio clitoride con precisione chirurgica, poi scivolavano dentro di me profondamente, poi tornavano a tormentare quel punto sensibile che mi faceva vedere le stelle.
Gemevo incessantemente ora, suoni soffocati e disperati che uscivano dalla gag ball. La saliva colava copiosamente mentre perdevo ogni controllo. Ero completamente in estasi, persa in un vortice di sensazioni che non avevo mai sperimentato prima.
Le mie gambe tremavano violentemente, il peso del mio corpo che gravava dolorosamente sugli avampiedi ormai insensibili. Ma il dolore fisico non faceva che amplificare il piacere che Marika mi stava dando.
"Vorresti venire, vero?" ha sussurrato contro la mia schiena, il suo corpo che premeva contro il mio. "Vorresti che ti lasciassi esplodere proprio adesso."
Le sue dita acceleravano, il piacere che cresceva in modo insostenibile. Ero sul punto di precipitare nell'orgasmo quando si è fermata completamente.
Le sue mani si sono ritirate, lasciandomi sospesa sul bordo del baratro, disperata e frustrata.
"Non ancora," ha sussurrato con voce ferma. "Devi imparare che il tuo piacere mi appartiene. Verrai solo quando io lo deciderò."
Mi ha fatta ruotare di nuovo, le catene che si sono districate mentre tornavo nella posizione originale, frontale. I miei occhi devono averle supplicato che ero esausta, disperata, ogni muscolo del mio corpo urlava per il sollievo.
Ma Marika sorrideva, quel sorriso crudele e bellissimo che ormai conoscevo bene.
Si è avvicinata ancora di più, il suo corpo che premeva contro il mio. Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, e potevo vedere ogni dettaglio dei suoi occhi penetranti, delle sue labbra perfette.
Poi, con una lentezza torturante, ha portato la lingua alla gag ball che riempiva la mia bocca. L'ha leccata lentamente, sensualmente, il suo sguardo fisso nei miei occhi mentre la sua lingua scivolava sulla superficie lucida di saliva.
Era così intimo, così perverso. Stava assaggiando la mia saliva attraverso la gomma, rivendicando anche quella parte di me. Il gesto era dominante e possessivo in un modo che mi faceva tremare.
Mentre lo faceva, la sua mano è scivolata di nuovo tra le mie gambe. Questa volta è partita lentamente, dita che accarezzavano appena, sfiorando la mia pelle ipersensibile con una delicatezza esasperante.
"Sei così bella quando sei disperata," ha mormorato contro la gag, la lingua che continuava a leccarla mentre parlava. "Così impotente."
Aveva ragione. Ero completamente impotente. Le mie gambe non mi sostenevano quasi più, erano passate ore, o così mi sembrava, da quando ero stata appesa lì. I muscoli bruciavano, i polsi cominciavano a fare male, la mascella era indolenzita dalla gag.
Ero stanchissima, esausta, ma il mio corpo rispondeva ancora ai suoi tocchi. Non avevo scelta, potevo solo subire, accettare qualsiasi cosa Marika decidesse di farmi.
Le sue dita hanno ripreso quel gioco crudele di prima, accarezzando il mio clitoride con movimenti circolari lenti, penetrandomi dolcemente con un dito, poi due, ritornando a tormentare quel punto che mi faceva gemere disperatamente.
La sua lingua continuava a esplorare la gag ball, leccando via la saliva che colava, in un gesto che era insieme disgustoso e incredibilmente eccitante.
"Vorrei che tu potessi vederti adesso," ha sussurrato. "Completamente disfatta, bavante, tremante. Perfetta."
Il piacere ricominciava a salire, più lento questa volta ma non meno intenso. Ogni carezza era amplificata dalla mia sensibilità estrema, dalla stanchezza che rendeva ogni sensazione più acuta.
Ero alla sua completa mercé, e ormai non volevo essere da nessun'altra parte.

stemmy75@gmail.com
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2025-12-30
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