La regina dell’ufficio

di
genere
tradimenti


Consuelo aveva quarantotto anni, dirigente rispettata e autorevole, capace di affrontare chiunque con sicurezza. Il direttore, cinquantenne, uomo deciso e carismatico, era rimasto in ufficio con lei per una questione urgente. L’edificio ormai deserto amplificava il silenzio, e l’atmosfera tra loro si fece sospesa, quasi elettrica.
— Farò molto tardi, cena pure, non aspettarmi — scrisse Consuelo al marito, senza immaginare quanto quella sera sarebbe stata diversa.
Il direttore la osservò, con un sorriso appena accennato:
«Perché non ti togli le décolleté? Devono averti massacrato i piedi dopo una giornata così.»
Consuelo esitò un attimo, poi si piegò e tolse le scarpe, liberando piedi avvolti da calze sottili e leggermente umide. Il gesto, semplice ma intimo, la fece arrossire leggermente, facendola sentire fragile.
Lui le prese la mano e la guidò verso il divanetto. Lontano dalla rigidità della scrivania, l’ufficio si trasformò in un rifugio. Le dita iniziarono a scostare giacca e camicetta; la fragranza di Consuelo raggiunse le sue narici.
Lei si abbandonò allo schienale, nuda tranne che per le calze velate. L’eleganza delle gambe lunghe e sottili contrastava con il corpo offerto, creando una sensualità potente. Lui la baciò lentamente sul collo, sulle spalle, sulle curve morbide del corpo, mentre lei gemeva piano, cedendo alla carezza e al desiderio.
Poi lo osservò dall’alto, occhi pieni di decisione e gioco: un sorriso malizioso si allargò sulle sue labbra. Con un gesto lento e deciso, si chinò verso di lui, le mani che gli tenevano i fianchi mentre la bocca scivolava sul membro già teso e pulsante. Le labbra scorrevano con grazia ma fermezza, calde e umide, risalendo e scendendo con precisione, mentre lui ansimava e le mani tremavano.
Ogni contatto era carico di tensione morbosa: il vigore del direttore, la sua compostezza, veniva esplorato con piacere e dominio allo stesso tempo. Consuelo guidava il ritmo, lenta e controllata, alternando movimenti delicati a gesti più profondi e insistenti. Il suono del piacere maschile e i gemiti soffocati riempivano lo studio, contrastando con l’eleganza regale di lei.
Quando finalmente si staccò, il direttore respirava affannosamente, il volto acceso dal desiderio e dal piacere ricevuto. Con un sorriso misurato ma intenso, disse:
«Vorrei poter rimanere con te tutta la notte… ma devo scappare.»
Lo studio era quasi buio, illuminato soltanto dalla lampada da tavolo. Il direttore era già andato via in fretta, ma Consuelo rimase lì, eccitata e ancora ansimante, il corpo caldo, il desiderio non ancora placato, con poca voglia di tornare subito a casa: seduta sulla poltrona, le gambe elegantemente accavallate, la camicetta sul bracciolo della poltrona, una décolleté calzata e l’altra abbandonata sul pavimento. Il caldo del giorno impregnava ancora l’aria: odore di cuoio, carta, sudore, e quell’aroma inconfondibile del nylon scaldato dal corpo.
Il rumore leggero della porta che si apriva, la sorpresa del il vigilante. «Scusi, dottoressa… pensavo non ci fosse nessuno. Mi sono permesso, ho sentito un rumore...»
.Gli occhi subito si posarono su di lei, immobile e affascinante, ancora calda e percorsa dall’eccitazione. La sua presenza, inesperta ma desiderosa, accese un nuovo fuoco dentro Consuelo.
Il vigilante era sempre rimasto affascinato da Consuelo, la chiamavano “la regina”: classe, eleganza, femminilità. Non era solo bellezza, era il portamento, il modo in cui dominava lo spazio con una sola occhiata.
Consuelo lo guardava seducente, occhi scintillanti e corpo teso. Con un respiro profondo, un sospiro che vibrava tra eccitazione e sfida, mormorò appena:
— Vieni pure avanti.
Il giovane si chinò, in un gesto galante, a raccogliere la décolleté caduta e si trovò vicino al piedino nudo velato dalla calza, stordito dall’odore caldo e dal calore residuo. Era intimidito, confuso, ma il sussurro, lo sguardo e la tensione del corpo gli suggerivano che poteva osare.
Si avvicinò lentamente, timido ma travolto dal desiderio. Le mani sfiorarono i fianchi, accarezzando la seta della camicetta scivolata. Lei non guidava direttamente, ma ogni piccolo segnale — un tremito, un sospiro, il petto che si sollevava — lo incoraggiava a continuare.
La spogliò lentamente, ammirandola. Consuelo non era più una ragazzina, e proprio per questo emanava un fascino disarmante. Le forme morbide, il seno pieno, i fianchi generosi, le cosce tornite: nulla in lei era acerbo o incerto. E sotto, il folto boschetto scuro che custodiva il suo sesso le conferiva una femminilità fiera e naturale. Non era solo la carne a renderla desiderabile: in ogni gesto, nello sguardo lanciato di sottecchi, nel modo in cui si mordeva il labbro, si sprigionava un erotismo profondo che nessun ruolo professionale avrebbe potuto cancellare.
Le labbra del giovane esplorarono il piede, la caviglia, la gamba, la intimità già gonfia per l’eccitazione e stillante dolcezza sotto le mutandine. Poi, in un gesto deciso, Consuelo scostò la seta degli slip, lasciandolo libero di accedere al suo calore più segreto.
«Vieni dentro di me…» sussurrò, la voce roca, imperiosa.
Non serviva altro. Il vigilante abbassò la cerniera, liberò l’erezione dura e pulsante, e con un affondo pieno la penetrò. Il corpo di lei si inarcò, un gemito selvaggio le esplose dalle labbra.
Consuelo gemeva, sorpresa e deliziata dal vigore giovane che si sprigionava in ogni gesto. Il corpo di lui era potente, muscoli tesi e calore ardente, e lei ne era percorsa con entusiasmo, tremando ad ogni contatto.
La sua potenza la travolse: il corpo di Consuelo si arcuò, i gemiti esplosero in onde di piacere, le mani si aggrapparono ai suoi capelli e alle spalle.
E proprio in quel momento, sopraffatta dall’ardore, sussurrò con voce roca e tremante:
— Non resisto… vienimi dentro… sei così giovane, bello.
Quando finalmente lui esplose dentro di lei, il corpo di Consuelo si lasciò inondare dal suo seme, tremando e gemendo, il piacere che esplodeva in un abbraccio totale di estasi. La regina si lasciava travolgere completamente, il volto acceso, il respiro affannoso e i gemiti ancora vibranti, godendo del vigore giovane e della potenza che l’aveva percorsa fino a farla urlare di piacere.
Alla fine, il ragazzo restò sopra di lei, stremato ma glorificato, incredulo di aver fatto esplodere la donna che aveva sempre ammirato. Consuelo, ancora percorsa da spasmi e gemiti, lo guardò con un sorriso radioso: aveva accolto, dominato e celebrato il piacere, confermandosi regina, padrona assoluta del desiderio e della passione.

Quando il giovane vigilante si allontanò, ancora ansimante e stordito dall’intensità della passione condivisa, Consuelo rimase seduta languidamente sulla poltrona. Le calze leggermente lucide di sudore e piacere, il corpo appagato percorso dai brividi dell’orgasmo.
Inspirò profondamente, riprendendo lentamente il controllo. La camicetta le scivolò sulle spalle mentre la mano lisciava i capelli, e un sorriso malizioso e soddisfatto le illuminò il volto. Nessuno poteva immaginare cosa fosse accaduto nello studio: la regina aveva accolto il piacere, dominato e goduto senza compromessi.
Le calzature furono rimesse con cura, la camicetta sistemata, le gambe distese con grazia sotto la scrivania. L’odore del sudore e della passione aleggiava ancora nell’aria, un ricordo segreto del dominio e del piacere condiviso. Arieggiò la stanza, poi Consuelo si alzò, raccolse la ventiquattrore, aggiustò la giacca e uscì, con passo regale, il rumore dei tacchi che riecheggiava nei corridoi deserti come se nulla fosse accaduto. Tornava a essere la donna elegante, composta e potente di sempre. Sorrideva a se stessa: aveva conosciuto il vigore giovanile, aveva assaporato la potenza e l’abbandono dei sensi, ma ora poteva riprendere il suo controllo, la sua classe affascinante. Con un ultimo sguardo alla stanza ormai silenziosa, Consuelo raccolse la ventiquattrore, aggiustò la giacca e uscì, passo deciso e cuore ancora palpitante, pronta a tornare al mondo esterno, dove il suo segreto rimaneva custodito solo dalle mura mute dell’ufficio.


scritto il
2025-09-18
2 8 5
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

La carne della sposa
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.