Il gioco proibito
di
rotas2sator
genere
corna
Il locale era nascosto dietro una porta anonima, senza insegna, frequentato solo da chi sapeva. Dentro, la penombra era rotta da luci basse e calde che disegnavano riflessi dorati sui corpi. Il profumo di pelle, alcol e desiderio impregnava l’aria, e ogni sussurro rimbalzava sulle pareti come un segreto.
Io ero seduto su una sedia robusta, nudo, le mani legate dietro la schiena. La frustrazione faceva parte del gioco, la pelle mi bruciava di eccitazione. Ogni respiro mi tradiva, ogni tremito era amplificato dalla consapevolezza che Mara lo sapeva e ci giocava.
Lei avanzò verso la coppia invitata. Ogni passo era un colpo di scena: i glutei pieni ondeggiavano ipnotici, il petto inarcato, i seni liberi e vibranti. Lui non aspettò: le mani subito sui suoi fianchi, mentre la donna le scivolava dietro, sfiorandole la schiena, i seni, il collo. Mara si lasciava prendere, ma non era passiva: muoveva il corpo con lentezza studiata, girava il volto verso di me, mi inchiodava con lo sguardo.
Il gioco prese ritmo. L’uomo la penetrava con perizia, sincronizzato con il ritmo dei miei battiti. Ogni affondo era lento, profondo, visibile. La donna, intanto, alternava leccate e baci, rubando piacere alla mia Mara e offrendogliene altro, passando dai seni alla coscia, poi più in alto.
Io tremavo, spettatore inerme. Mara gemeva, ma tra i gemiti lasciava uscire frasi maliziose, sconce che la rendevano irriconoscibile.
La donna rise piano, sollevò il viso bagnato e mi fissò negli occhi. — È perfetto così — disse — lei esplode davanti a te, e tu godi guardandola.
Il piacere montò come un’onda. Mara si inarcò, i glutei che tremavano sotto i colpi, i seni che sobbalzavano tra le labbra della donna. L’orgasmo la travolse come un lampo: urla spezzate, spasmi violenti, corpo in tensione totale. Lui continuava a penetrarla con forza misurata, fino a esplodere dentro di lei, caldo e potente.
In quell’istante Mara, col volto arrossato e i capelli appiccicati alla fronte, si voltò verso di me: — È dentro di me… ed è così grande…godo… mentre tu resti legato a guardare
Il silenzio del dopo fu solo apparente. Lei e la donna si scambiarono uno sguardo complice e, senza bisogno di parole, si avvicinarono a me. Le corde vennero allentate il minimo necessario. Io ero teso, pronto a scoppiare. Mara mi accarezzò il volto con dolcezza feroce.
— Ti meriti un risarcimento… ma a modo nostro.
Si inginocchiarono entrambe davanti a me, i corpi vicini, i seni che si sfioravano. Le loro mani scivolarono sulle mie cosce, lente, decise. Mara prese il mio sesso tra le dita, lo accarezzò appena, poi lo offrì all’altra. Le loro bocche iniziarono un gioco crudele e delizioso: una mi inghiottiva, l’altra mi leccava più in basso; a volte le lingue si incontravano proprio sulla punta, come in un bacio rubato davanti a me.
Ridevano, si baciavano sopra di me, alternando malizia e tenerezza. Io gemevo, incapace di muovermi, prigioniero del loro ritmo. — Questo è il nostro risarcimento — sussurrò Mara, con gli occhi accesi. — Ma solo perché ci divertiamo.
Si coordinarono, entrambe le bocche su di me, lingue che si incrociavano, saliva condivisa, ritmo implacabile. Non resistei: l’orgasmo esplose violento, incontrollabile. Loro non si fermarono, raccogliendo e dividendosi il seme con naturalezza, baciandosi davanti a me come a suggellare il rituale.
Mara si rialzò, sudata, ancora tremante, e mi baciò piano sulle labbra. — Vedi, amore? Senza di te non sarebbe stato lo stesso. Tu sei il nostro spettatore… e il nostro complice.
La coppia annuì sorridendo. L’aria era densa di odori e risate soffocate, e io ero esausto, drogato da quella malizia. Mara brillava, regina del gioco proibito, e io sapevo che quella notte mi aveva dato più di quanto potessi chiedere: il privilegio di essere umiliato e celebrato nello stesso istante.
Io ero seduto su una sedia robusta, nudo, le mani legate dietro la schiena. La frustrazione faceva parte del gioco, la pelle mi bruciava di eccitazione. Ogni respiro mi tradiva, ogni tremito era amplificato dalla consapevolezza che Mara lo sapeva e ci giocava.
Lei avanzò verso la coppia invitata. Ogni passo era un colpo di scena: i glutei pieni ondeggiavano ipnotici, il petto inarcato, i seni liberi e vibranti. Lui non aspettò: le mani subito sui suoi fianchi, mentre la donna le scivolava dietro, sfiorandole la schiena, i seni, il collo. Mara si lasciava prendere, ma non era passiva: muoveva il corpo con lentezza studiata, girava il volto verso di me, mi inchiodava con lo sguardo.
Il gioco prese ritmo. L’uomo la penetrava con perizia, sincronizzato con il ritmo dei miei battiti. Ogni affondo era lento, profondo, visibile. La donna, intanto, alternava leccate e baci, rubando piacere alla mia Mara e offrendogliene altro, passando dai seni alla coscia, poi più in alto.
Io tremavo, spettatore inerme. Mara gemeva, ma tra i gemiti lasciava uscire frasi maliziose, sconce che la rendevano irriconoscibile.
La donna rise piano, sollevò il viso bagnato e mi fissò negli occhi. — È perfetto così — disse — lei esplode davanti a te, e tu godi guardandola.
Il piacere montò come un’onda. Mara si inarcò, i glutei che tremavano sotto i colpi, i seni che sobbalzavano tra le labbra della donna. L’orgasmo la travolse come un lampo: urla spezzate, spasmi violenti, corpo in tensione totale. Lui continuava a penetrarla con forza misurata, fino a esplodere dentro di lei, caldo e potente.
In quell’istante Mara, col volto arrossato e i capelli appiccicati alla fronte, si voltò verso di me: — È dentro di me… ed è così grande…godo… mentre tu resti legato a guardare
Il silenzio del dopo fu solo apparente. Lei e la donna si scambiarono uno sguardo complice e, senza bisogno di parole, si avvicinarono a me. Le corde vennero allentate il minimo necessario. Io ero teso, pronto a scoppiare. Mara mi accarezzò il volto con dolcezza feroce.
— Ti meriti un risarcimento… ma a modo nostro.
Si inginocchiarono entrambe davanti a me, i corpi vicini, i seni che si sfioravano. Le loro mani scivolarono sulle mie cosce, lente, decise. Mara prese il mio sesso tra le dita, lo accarezzò appena, poi lo offrì all’altra. Le loro bocche iniziarono un gioco crudele e delizioso: una mi inghiottiva, l’altra mi leccava più in basso; a volte le lingue si incontravano proprio sulla punta, come in un bacio rubato davanti a me.
Ridevano, si baciavano sopra di me, alternando malizia e tenerezza. Io gemevo, incapace di muovermi, prigioniero del loro ritmo. — Questo è il nostro risarcimento — sussurrò Mara, con gli occhi accesi. — Ma solo perché ci divertiamo.
Si coordinarono, entrambe le bocche su di me, lingue che si incrociavano, saliva condivisa, ritmo implacabile. Non resistei: l’orgasmo esplose violento, incontrollabile. Loro non si fermarono, raccogliendo e dividendosi il seme con naturalezza, baciandosi davanti a me come a suggellare il rituale.
Mara si rialzò, sudata, ancora tremante, e mi baciò piano sulle labbra. — Vedi, amore? Senza di te non sarebbe stato lo stesso. Tu sei il nostro spettatore… e il nostro complice.
La coppia annuì sorridendo. L’aria era densa di odori e risate soffocate, e io ero esausto, drogato da quella malizia. Mara brillava, regina del gioco proibito, e io sapevo che quella notte mi aveva dato più di quanto potessi chiedere: il privilegio di essere umiliato e celebrato nello stesso istante.
1
1
voti
voti
valutazione
5.9
5.9
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Rinascita sotto le lenzuolaracconto sucessivo
Troia Bianca
Commenti dei lettori al racconto erotico