Dietro il separè
di
rotas2sator
genere
bisex
A tavola, il vino era quasi finito e le chiacchiere si erano fatte più disinvolte, quando Enzo lasciò cadere la frase con un mezzo sorriso, come se stesse rivelando un segreto di Stato:
— Sai che A. e M. praticano lo scambio di coppia?
Sandra si fermò col bicchiere a mezz’aria. — Ma smettila… — disse apparentemente scandalizzata, ma le pupille si erano fatte più grandi. — Ma dai, tu lo sai per certo?
— Me l’ha detto lui, M. E non mi pareva affatto a disagio nel raccontarlo. Anzi… sembrava soddisfatto, anche divertito.
Sandra rise piano, una risata che voleva sembrare sarcastica ma suonava piuttosto interessata, incuriosita. — E quindi? Come fanno… si mettono d’accordo? Si scambiano le chiavi di casa?
Enzo sorrise, come un professore che si degna di rispondere alla domanda ingenua. — Non è così banale. Di solito si comincia in modo soft. Una cena… si crea complicità. Poi… — fece un gesto vago con la mano — ci si lascia andare.
Sandra lo fissava, le guance lievemente arrossate. — Tipo… davanti agli altri?
— Non sempre. A volte basta un gioco di sguardi, un contatto, per rendere tutto più elettrico. È un modo per uscire dalla routine senza buttare via quello che si ha.
Fingevo di trovare tutto buffo, ma osservavo Sandra che si mordicchiava il labbro, come quando è assorta in un pensiero che la intriga e la imbarazza insieme.
A casa, nel silenzio dell’auto, tornò sull’argomento senza guardarmi. — Però… — disse piano — se A. e M. lo fanno davvero… magari non è così assurdo. Forse… ci sarà un motivo se la gente lo prova.
Non risposi subito. Lei si voltò verso di me, con un mezzo sorriso che non avevo mai visto prima. — Tu… non sei un po’ curioso?
Mi si avvicinò quel tanto che bastava perché il suo profumo mi arrivasse netto. — E se provassimo? — disse.
— Provare cosa?
— A immaginare… — sospirò. — Solo per capire se l’idea ci eccita davvero o se è solo una fantasia da tavola.
Si mise a ridere, ma questa volta non c’era ironia nella sua voce. — Potremmo anche chiederlo ad A. e M. come si fa, no? Magari ci invitano…
— Ti rendi conto di quello che stai dicendo?
— Certo che sì — rispose, e i suoi occhi brillarono. — È questo il bello.
Nei giorni seguenti il discorso tornò spesso, sempre per caso, sempre per gioco. A cena, davanti alla tv, persino mentre lavava i piatti. Sandra lo buttava lì con malizia, fingendo distacco ma lasciando intravedere la fiamma sotto la cenere: — Non so… forse in certe situazioni dev’essere inevitabile sentirsi un po’ attratti. Magari è bello persino guardare… vedere l’altro perdersi in qualcun altro. — Mi fissava, cercando di capire se anche io ci pensassi.
Più lei fingeva esitazioni, più io vedevo crescere quella brama nascosta. La sua fantasia si mescolava con la mia, e ogni sera le parole diventavano più audaci, più sporche, più difficili da ricacciare indietro.
Finché arrivò la sera fatidica. Una cena in cui si bevve un bicchiere di troppo e in cui le nostre mezze frasi, i “chissà” e i “forse”, si trasformarono in decisione. Attraversammo la soglia di quel locale che fino a quel momento avevamo sempre evitato, quasi fosse un tabù. Ma quella porta, quella sera, ci attirava come un varco verso un mondo nuovo.
Dentro, l’aria era carica di fumo leggero e risate complici. Ovunque, corpi che si sfioravano, sguardi che si catturavano e un’energia elettrica che ti avvolgeva e ti entrava sotto pelle. Sandra, splendida nei suoi quaranta anni, con le curve conturbanti che attiravano occhi maschili e femminili, non passò inosservata.
Accadde quasi subito. Una ragazza alta, androgina, dai tratti decisi e lo sguardo ambiguo, la notò. Si avvicinò senza esitazioni, piegandosi all’orecchio di mia moglie. Le sussurrò qualcosa, e io vidi Sandra reagire con una risatina sorpresa, le guance accese come quando un desiderio improvviso le attraversa il corpo.
Non era tanto una questione di bellezza: quella donna emanava un magnetismo indefinibile, un fascino ambiguo che rendeva tutto più trasgressivo. E Sandra lo percepì, lo colse al volo. Le loro mani si sfiorarono, poi un sorriso, un bacio leggero sulle labbra. Io le osservavo da lontano, il cuore che martellava, cercando di apparire distaccato mentre dentro ribollivo.
Quando la vidi lasciarsi guidare dalla nuova amica verso la zona dei separé, capii che ormai eravamo oltre il limite delle fantasie.
In quel luogo la luce era più soffusa, il brusio del locale arrivava ovattato, come un’eco lontana. Sandra sembrava incerta per un istante, con quello sguardo che conoscevo bene: il misto di paura e desiderio che la rendeva irresistibile.
La ragazza non lasciava spazio ai dubbi. Le sfiorò il volto con la mano, tracciandole la linea del mento fino al collo, poi la baciò. Prima un bacio leggero, quasi timido, poi un secondo, più profondo, lento, fatto di lingue che si cercavano e mani che cominciavano a esplorare.
Le vidi le gambe irrigidirsi, poi sciogliersi, lasciandosi andare al tocco deciso dell’altra. Una mano le afferrò il fianco, l’altra si insinuò sotto la stoffa leggera del vestito, risalendo piano lungo la coscia. Sandra ebbe un sussulto, un gemito strozzato che mi fece stringere i pugni dalla tensione.
Non distolse però lo sguardo da me. Tra un bacio e l’altro, mi cercava con gli occhi, come per chiedermi silenziosamente: Lo vedi cosa sto facendo? Lo senti quanto mi eccita? Ed era proprio quella consapevolezza a rendere tutto più intenso.
Poi il segreto si rivelò. Le mani di Sandra scesero a esplorare, e subito capì. Rimase sorpresa, incredula, ma non si fermò. Sotto il vestito, duro e pulsante, c’era un sesso imponente, maschile. La sconosciuta sorrise: — Sono tutto quello che non ti aspettavi.
Sandra arrossì, ma rise piano, stringendo con forza quell’erezione smisurata. — È enorme… — mormorò, prima di inginocchiarsi, i seni che ballavano liberi mentre la sua bocca carnosa si apriva per accoglierlo.
La succhiava famelica, le labbra tese, la lingua che scivolava, mentre i suoi glutei pieni si muovevano dietro di lei, la carne morbida che tremava a ogni colpo di reni. Io osservavo, il respiro corto, mentre mia moglie si trasformava davanti ai miei occhi.
La sconosciuta la sollevò di colpo, piegandola contro il separé. Il vestito arrotolato sui fianchi, le mutandine scostate, i glutei morbidi alzati in offerta. La volle nuda, la contemplò esprimendo la sua voglia feroce, poi con lentezza crudele, spinse dentro quell’asta enorme.
Sandra gemette forte, la carne che si tese, i seni che rimbalzavano osceni sotto i colpi. La sconosciuta la stringeva per i fianchi, le torturava i capezzoli, e ogni affondo era più profondo, più devastante.
— Oh Dio… è troppo… — ansimò mia moglie, — ma non fermarti… non fermarti!
Poi esplose.
Il corpo le si piegò in convulsioni, i glutei tremarono scossi dagli spasmi, i seni ballavano in avanti e indietro mentre un grido gutturale le usciva dalla gola. L’orgasmo la travolse intera, con onde continue che la scuotevano da capo a piedi, sudata, sconvolta, completamente posseduta.
Io ero lì, a guardarla disfarsi di piacere, persa tra le braccia di un’altra, riempita fino al limite. E capii che quello non era soltanto il suo orgasmo: era anche il mio.
Sandra si fermò col bicchiere a mezz’aria. — Ma smettila… — disse apparentemente scandalizzata, ma le pupille si erano fatte più grandi. — Ma dai, tu lo sai per certo?
— Me l’ha detto lui, M. E non mi pareva affatto a disagio nel raccontarlo. Anzi… sembrava soddisfatto, anche divertito.
Sandra rise piano, una risata che voleva sembrare sarcastica ma suonava piuttosto interessata, incuriosita. — E quindi? Come fanno… si mettono d’accordo? Si scambiano le chiavi di casa?
Enzo sorrise, come un professore che si degna di rispondere alla domanda ingenua. — Non è così banale. Di solito si comincia in modo soft. Una cena… si crea complicità. Poi… — fece un gesto vago con la mano — ci si lascia andare.
Sandra lo fissava, le guance lievemente arrossate. — Tipo… davanti agli altri?
— Non sempre. A volte basta un gioco di sguardi, un contatto, per rendere tutto più elettrico. È un modo per uscire dalla routine senza buttare via quello che si ha.
Fingevo di trovare tutto buffo, ma osservavo Sandra che si mordicchiava il labbro, come quando è assorta in un pensiero che la intriga e la imbarazza insieme.
A casa, nel silenzio dell’auto, tornò sull’argomento senza guardarmi. — Però… — disse piano — se A. e M. lo fanno davvero… magari non è così assurdo. Forse… ci sarà un motivo se la gente lo prova.
Non risposi subito. Lei si voltò verso di me, con un mezzo sorriso che non avevo mai visto prima. — Tu… non sei un po’ curioso?
Mi si avvicinò quel tanto che bastava perché il suo profumo mi arrivasse netto. — E se provassimo? — disse.
— Provare cosa?
— A immaginare… — sospirò. — Solo per capire se l’idea ci eccita davvero o se è solo una fantasia da tavola.
Si mise a ridere, ma questa volta non c’era ironia nella sua voce. — Potremmo anche chiederlo ad A. e M. come si fa, no? Magari ci invitano…
— Ti rendi conto di quello che stai dicendo?
— Certo che sì — rispose, e i suoi occhi brillarono. — È questo il bello.
Nei giorni seguenti il discorso tornò spesso, sempre per caso, sempre per gioco. A cena, davanti alla tv, persino mentre lavava i piatti. Sandra lo buttava lì con malizia, fingendo distacco ma lasciando intravedere la fiamma sotto la cenere: — Non so… forse in certe situazioni dev’essere inevitabile sentirsi un po’ attratti. Magari è bello persino guardare… vedere l’altro perdersi in qualcun altro. — Mi fissava, cercando di capire se anche io ci pensassi.
Più lei fingeva esitazioni, più io vedevo crescere quella brama nascosta. La sua fantasia si mescolava con la mia, e ogni sera le parole diventavano più audaci, più sporche, più difficili da ricacciare indietro.
Finché arrivò la sera fatidica. Una cena in cui si bevve un bicchiere di troppo e in cui le nostre mezze frasi, i “chissà” e i “forse”, si trasformarono in decisione. Attraversammo la soglia di quel locale che fino a quel momento avevamo sempre evitato, quasi fosse un tabù. Ma quella porta, quella sera, ci attirava come un varco verso un mondo nuovo.
Dentro, l’aria era carica di fumo leggero e risate complici. Ovunque, corpi che si sfioravano, sguardi che si catturavano e un’energia elettrica che ti avvolgeva e ti entrava sotto pelle. Sandra, splendida nei suoi quaranta anni, con le curve conturbanti che attiravano occhi maschili e femminili, non passò inosservata.
Accadde quasi subito. Una ragazza alta, androgina, dai tratti decisi e lo sguardo ambiguo, la notò. Si avvicinò senza esitazioni, piegandosi all’orecchio di mia moglie. Le sussurrò qualcosa, e io vidi Sandra reagire con una risatina sorpresa, le guance accese come quando un desiderio improvviso le attraversa il corpo.
Non era tanto una questione di bellezza: quella donna emanava un magnetismo indefinibile, un fascino ambiguo che rendeva tutto più trasgressivo. E Sandra lo percepì, lo colse al volo. Le loro mani si sfiorarono, poi un sorriso, un bacio leggero sulle labbra. Io le osservavo da lontano, il cuore che martellava, cercando di apparire distaccato mentre dentro ribollivo.
Quando la vidi lasciarsi guidare dalla nuova amica verso la zona dei separé, capii che ormai eravamo oltre il limite delle fantasie.
In quel luogo la luce era più soffusa, il brusio del locale arrivava ovattato, come un’eco lontana. Sandra sembrava incerta per un istante, con quello sguardo che conoscevo bene: il misto di paura e desiderio che la rendeva irresistibile.
La ragazza non lasciava spazio ai dubbi. Le sfiorò il volto con la mano, tracciandole la linea del mento fino al collo, poi la baciò. Prima un bacio leggero, quasi timido, poi un secondo, più profondo, lento, fatto di lingue che si cercavano e mani che cominciavano a esplorare.
Le vidi le gambe irrigidirsi, poi sciogliersi, lasciandosi andare al tocco deciso dell’altra. Una mano le afferrò il fianco, l’altra si insinuò sotto la stoffa leggera del vestito, risalendo piano lungo la coscia. Sandra ebbe un sussulto, un gemito strozzato che mi fece stringere i pugni dalla tensione.
Non distolse però lo sguardo da me. Tra un bacio e l’altro, mi cercava con gli occhi, come per chiedermi silenziosamente: Lo vedi cosa sto facendo? Lo senti quanto mi eccita? Ed era proprio quella consapevolezza a rendere tutto più intenso.
Poi il segreto si rivelò. Le mani di Sandra scesero a esplorare, e subito capì. Rimase sorpresa, incredula, ma non si fermò. Sotto il vestito, duro e pulsante, c’era un sesso imponente, maschile. La sconosciuta sorrise: — Sono tutto quello che non ti aspettavi.
Sandra arrossì, ma rise piano, stringendo con forza quell’erezione smisurata. — È enorme… — mormorò, prima di inginocchiarsi, i seni che ballavano liberi mentre la sua bocca carnosa si apriva per accoglierlo.
La succhiava famelica, le labbra tese, la lingua che scivolava, mentre i suoi glutei pieni si muovevano dietro di lei, la carne morbida che tremava a ogni colpo di reni. Io osservavo, il respiro corto, mentre mia moglie si trasformava davanti ai miei occhi.
La sconosciuta la sollevò di colpo, piegandola contro il separé. Il vestito arrotolato sui fianchi, le mutandine scostate, i glutei morbidi alzati in offerta. La volle nuda, la contemplò esprimendo la sua voglia feroce, poi con lentezza crudele, spinse dentro quell’asta enorme.
Sandra gemette forte, la carne che si tese, i seni che rimbalzavano osceni sotto i colpi. La sconosciuta la stringeva per i fianchi, le torturava i capezzoli, e ogni affondo era più profondo, più devastante.
— Oh Dio… è troppo… — ansimò mia moglie, — ma non fermarti… non fermarti!
Poi esplose.
Il corpo le si piegò in convulsioni, i glutei tremarono scossi dagli spasmi, i seni ballavano in avanti e indietro mentre un grido gutturale le usciva dalla gola. L’orgasmo la travolse intera, con onde continue che la scuotevano da capo a piedi, sudata, sconvolta, completamente posseduta.
Io ero lì, a guardarla disfarsi di piacere, persa tra le braccia di un’altra, riempita fino al limite. E capii che quello non era soltanto il suo orgasmo: era anche il mio.
1
5
voti
voti
valutazione
7.5
7.5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Sottile barrieraracconto sucessivo
Rinascita sotto le lenzuola
Commenti dei lettori al racconto erotico