Nozze d’argento

di
genere
tradimenti

Era scoppiato all’improvviso quell’alterco furioso prendendo spunto da questioni fatue, irrilevanti; poi, alimentato da vecchi risentimenti, da mai del tutto sopite recriminazioni, era divampato come incendio indomabile. Sally e Filippo erano una coppia molto affiatata, rodata dal tempo, che si trovava in una meravigliosa location a festeggiare il loro anniversario di nozze d’argento e furono i primi ad essere sorpresi della loro esagerata reazione che li spinse ad urlarsi in faccia in quella spiaggia affollata.
Lui, col volto paonazzo, non riusciva a calmarsi
— Non capisci niente! — sbottò sempre più infuriato.
Lei apparentemente più fredda, ma sentendo dentro il sangue ribollire di rabbia e vergogna, si girò d’improvviso con le labbra serrate e gli sibilò:
— Basta! Resta pure — tagliò secca. — Io torno in albergo e non osare seguirmi per scusarti.
— Non ci penso affatto!
Il sole, alto e impietoso, le scaldava la pelle. Ogni passo affondava leggermente nella sabbia, lasciando dietro di sé effimere impronte che il vento, rapido, cancellava.
Le onde le lambivano i piedi, le caviglie, la sabbia fine le aderiva alla pelle umida, creando una sottile, gradevole sensazione che si mescolava al ritmo del suo respiro.
Il tessuto sottile del prendisole si muoveva al ritmo dei suoi passi; camminava a testa alta, le labbra serrate, ma il volto tradiva una tensione che non si esauriva nella rabbia. Dentro di sé, il tumulto del litigio si confondeva con un altro fuoco, più segreto, che saliva piano — un’energia sorprendente, che la faceva sentire nuova, sensuale, spregiudicata.
Alcuni sguardi la seguirono mentre avanzava, elegante e decisa. Lei li percepì, come si percepisce il calore di una fiamma senza guardarla direttamente. Non intendeva provocare, ma nemmeno si sottraeva a quel sottile gioco. Quell’essere osservata, desiderata, certo la scosse e la inorgoglì allo stesso tempo dandole una consapevolezza del proprio corpo, della sua femminilità.
Un’onda più alta la sorprese, bagnandole le ginocchia. Indugiò un istante, guardando il mare che catturava i raggi solari e li rifletteva in bagliori che riluccicavano come tanti minuscoli flash. Faceva caldo e la luce abbacinante feriva i suoi occhi nonostante le lenti scure. Riprese il cammino, decisa a raggiungere rapidamente l’albergo.
La hall fresca e silenziosa la accolse. Il marmo lucido, le palme ornamentali e l’aroma discreto di gelsomino non bastavano a calmarle il cuore in tumulto.
Il direttore, Filiberto, era lì, impeccabile come sempre: abito chiaro su misura che metteva in risalto la sua figura atletica, cranio perfettamente rasato, abbronzatura uniforme, sorriso smagliante. Nella mente di Sally riaffiorò un pensiero malizioso: nei giorni precedenti, più volte, aveva sorpreso lo sguardo del direttore dell’hotel su di lei. Sempre gentile, impeccabile nella sua professionalità, elegante nei gesti e nel portamento. Ma dietro il sorriso misurato e la cortesia, lei aveva percepito qualcosa di più: una galanteria velata, un apprezzamento maschile che traspariva potente, sebbene mai oltrepassasse i limiti formali. Forse era stato solo un gioco della sua fantasia, eppure in quel momento di collera coniugale, quel pensiero le parve improvvisamente vivido, reale… e terribilmente seducente.
— La vedo sconvolta — disse con tono gentile, avvicinandosi senza invadenza. — Venga, le offro qualcosa di fresco.
Il modo in cui si chinò leggermente verso di lei, la mano aperta che indicava il bar, era pura galanteria: un gesto elegante che celava, appena, il piacere maschile di poterla guidare.
Seduti uno di fronte all’altra, i bicchieri velati di condensa sul tavolo, il dialogo fluì con una naturalezza sorprendente. Le parole di lui erano rassicuranti, ma la voce bassa e calda tradiva un interesse che non tentava più troppo di nascondere. Sally si sentì confermata nelle sue impressioni nei riguardi di Filiberto, e non fu troppo sorpresa dal suo invito.
— Permetta… — mormorò dopo qualche scambio, con un sorriso malizioso e discreto allo stesso tempo. — Vorrei mostrarle un incanto che si coglie solo dalla mia stanza e che amo condividere solo con una persone speciali come lei.
Lei lo fissò un istante, ancora scossa dalla rabbia ancora viva per il litigio e il brivido improvviso che quel corteggiamento sotterraneo le provocava. Poi annuì.
L’ascensore li accolse in un silenzio sospeso. Fu lì che accadde: la mano di Filiberto, calda e sicura, cercò la sua, poi le sfiorò il polso, il fianco, risalendo lenta. Lei trattenne il respiro, sentì il cuore accelerare, e smise di resistere, il tempo parve arrestarsi. Si abbandonò.
La porta si richiuse alle loro spalle con un tonfo sordo. Lei avrebbe dovuto sentirsi in colpa, ma in quel momento il rancore e l’orgoglio ferito erano più forti di ogni esitazione. Filiberto non le diede il tempo di pensare: la spinse delicatamente contro la parete, le prese il viso tra le mani e la baciò con avidità. Era un bacio adulto, maturo, pieno di fame, le mani di lui la presero: palpeggiando il seno sopra il tessuto, scivolando sui fianchi, sfiorando le cosce.
— Mi fai impazzire da quando ti ho vista arrivare qui in albergo.
Lei tremava, il corpo già pronto, la mente libera solo dal rancore verso il marito, arrendevole si abbandonò completamente al contatto.
Il vestito leggero cadde in pochi istanti, le spalline scivolarono come acqua e il bikini venne strappato via con decisione. La voleva nuda, e lei si lasciava spogliare, quasi a volersi liberare insieme ai tessuti anche della rabbia e della tensione.
Filiberto la mise a quattro zampe sul letto, senza indugi, come se quel corpo fosse un dono che attendeva da tempo di scartare. Le mani le serrarono i fianchi, la pelle calda e vibrante sotto la presa maschile. Le natiche tonde gli si offrirono davanti, splendide, mature, morbide ma piene. Con le mani forti gliele allargò, spalancando senza pudore la doppia fessura del piacere. Il rosa lucido della vulva brillava già di umori, più in alto l’orifizio stretto e brunito sembrava stringersi come per difendersi e al tempo stesso invitarlo.
— Stai tremando… — sussurrò , avvicinandole la bocca.
Lei si sciolse quando sentì la lingua calda che la lambiva in basso, risalendo poi a indugiare sull’altro piccolo foro. Il contatto la fece ansimare, il respiro spezzato; rabbrividì al gesto, colta tra pudore e desiderio.
La lingua calda indugiò sul clitoride già gonfio, poi scivolando giù e risalendo. La leccata anale la fece gemere, una scossa improvvisa che le fece affondare le dita nel lenzuolo. Continuava a agitarsi, nella mente la scena del litigio col marito continuava a riaffiorare tenacemente.
— No… io… io in certi momenti mio marito lo odioooo… — lo sfogo usciva strozzato, rabbioso, mentre la lingua insistente la lavorava.
Lui alternava baci e succhiate, passando da un buco all’altro, spalancandola con i pollici per gustarla meglio, come se volesse bere la sua furia insieme ai suoi umori.
— …lo odioooo… — continuava lei, scossa da singhiozzi e gemiti, ma già il tono cambiava, il rancore si spegneva tra i sospiri, mutando in un grido che le sfuggì dal profondo della gola: — lo odio… ooooddiooo… oddiooo non fermarti… leccami ancora!
Il suo grido ora non era più di rabbia ma di resa. I glutei si muovevano da soli, spinti indietro contro la bocca affamata di lui, mentre i bei seni le ondeggiavano morbidi sotto il corpo, sfiorando le lenzuola.
Il direttore le infilò la lingua più in profondità, godendo nel vederla così esposta. Lei si contorceva, gemeva, urlava senza più freni, il corpo scosso da onde di piacere che la portavano lontano dalla rabbia.
Lei era già preda dell’orgasmo. Allora lui si spogliò in fretta: il sesso eretto, lungo e gonfio di vene, pulsava come uno scettro pronto a possederla. Lei per assecondare l’azione spalancò ancora di più le cosce, pronta, ansiosa.
— Entra, fatti strada dentro al mio corpo… adesso… — ansimò, la voce roca.
Filiberto glielo sfregò contro la fessura umida, aprendola con la punta, finché non affondò dentro di lei con un colpo secco e profondo.


Lei urlò, il corpo scosso, i seni che rimbalzavano a ogni affondo. Lui la teneva per i fianchi, le mani forti affondate nella carne morbida, spingendo senza tregua. Il suo sesso la riempiva tutta, la penetrava fino in fondo, sbattendo con la pelvi contro il suo pube bagnato. Ogni colpo la faceva tremare, le grandi labbra inondate dal loro stesso piacere, le cosce aperte e lucide di sudore. Lei, gemeva sensualmente, muoveva i fianchi per prenderlo ancora più a fondo, il suo sesso che ora si ora si stringeva convulso attorno a quell’asta potente. Scariche nervose dalla sua vulva ad annebbiarle, in un’esaltazione erotica, la mente e a spingerla ad urlare il suo piacere disinibita:
— Più forte… prendimi tutta…come una troia — singhiozzava, persa ormai solo nel godimento.
Il ritmo divenne selvaggio, carne contro carne, gli inguini che sbattevano con sciacqettii osceni. Lui la riempì di colpi fino a sentire il corpo di Sally arcuarsi selvaggiamente con le gambe che gli serravano i fianchi, le unghie che gli graffiavano la schiena, le dita dei suoi piedi si allargavano e contraevano a partecipare a quell’estasi.
— Oddiooo… oddiooo… sììì…vengo.. — ansimava del tutto soggiogata, mentre l’orgasmo la scuoteva da capo a piedi. Il cazzo palpitante lo stringeva quasi a volerlo trattenere dentro, al caldo per sempre.
Lui resistette pochi colpi ancora: il fuoco di lei, quella stretta convulsa, le grida di passione, lo portarono al limite. Un muggito gli uscì dal petto mentre la riempiva, sbattendole il bacino contro con forza animalesca.
Il seme caldo le allagò la figa icome un’onda, mentre Filiberto continuava a spingerle dentro, tremando, con i muscoli tesi e il corpo madido di sudore. Lei sentì quel calore esploderle dentro e gemette:
—Stupendo…godo — con voce roca , strozzata, mentre il corpo le cedeva esausto.
Rimasero così, incollati, i corpi ancora uniti e sudati. Poi lui si lasciò cadere accanto a lei, sorridendo con la bocca ancora umida del suo sapore.
Un silenzio carico li avvolse. Il loro respiro affannoso, che lentamente si quietava, riempiva la stanza. Lei, distesa con i seni nudi che ancora palpitavano, lo guardò:un lampo negli occhi, una richiesta sommessa:
— Questo… non lo saprà mai nessuno, vero?
Lui rise piano, passandole un dito sulle labbra.
— Tranquilla… è il segreto più bello che porterò con me.
E mentre fuori il mare continuava a infrangersi lento sulla spiaggia, dentro quella stanza si era consumato un tradimento intenso, rabbioso e carnale, che avrebbe marchiato per sempre quell’anniversario di nozze d’argento.
Il giorno della partenza era arrivato. Le valigie già pronte, la sottile malinconia per una vacanza giunta infine al termine. Nel silenzio ovattato del corridoio la luce dorata filtrava dalle vetrate, disegnando riflessi sul pavimento di marmo. Lei avanzò piano, il cuore che batteva con una calma apparente, ma ogni passo era una scossa.
Filiberto la guardava, immobile, il sorriso appena accennato. Non servivano parole: l’aria tra loro era densa, quasi palpabile.
Si fermarono a un soffio l’uno dall’altra. Il profumo di lui, discreto e maschile, le arrivò come un’onda, risvegliando in lei qualcosa che mai avrebbe potuto dimenticare.
Le dita di lui sfiorarono appena il tessuto sottile del suo vestito — un gesto così lieve da sembrare involontario, eppure capace di incendiare l’istante.
Il mondo fuori si era fermato.
Lei sollevò lo sguardo, e in quello scambio di respiro e silenzio, prima che le labbra si toccassero, seppero entrambi che quel bacio — appena accennato, trattenuto, sospeso nel tempo — sarebbe rimasto inciso più di qualsiasi parola, fissato per sempre a suggello della loro passione. Poi, lei tornò nella hall. Il marito la aspettava ansioso, impaziente come suo solito.
— Dove ti eri cacciata? Rischiamo di far tardi. Su affrettiamoci!
Solo il direttore, rimasto nell’ombra, seguì con lo sguardo il movimento leggero del passo di Sally che si allontanava controluce nello splendore del mattino.

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2025-12-07
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