Rinascita sotto le lenzuola

di
genere
etero



Max aveva 68 anni, e sua moglie, di otto anni più giovane, era ancora bellissima, elegante e passionale. Negli ultimi tempi, il loro desiderio sessuale non camminava più all’unisono: lui, con l’età, aveva ridotto l’intensità e la frequenza dei rapporti; lei amandolo profondamente, lo comprendeva, lo giustificava, ma la noia e l’insoddisfazione finivano spesso per prevalere.
Una sera, tornando a casa lungo una strada di campagna, i fari illuminarono una figura barcollante: un uomo stanco, con vestiti malconci. Max esitò, poi si fermò. Non era nulla di grave: quell’uomo era affamato e provato dal viaggio. Lo accompagnò a un piccolo locale aperto, dove si rifocillò.
Quando Max gli chiese se voleva essere accompagnato da qualche parte, lo sconosciuto declinò gentilmente. Era cambiato d’aspetto, più giovane e vigoroso, e nei suoi occhi brillava qualcosa di strano: un carisma improvviso, una sicurezza quasi magnetica.
— Voglio ricompensarti per la tua gentilezza — disse fissandolo. — Non chiedermi soldi o favori. Deciderò io cosa ti serve.
Quelle parole rimasero nella mente di Max. Forse fu quel breve incontro, quella presenza inattesa, a risvegliare in lui una forza che credeva sopita, a riportare vigore, sicurezza.
La moglie accolse con un sorriso il suo racconto.
— Che strano, hai fatto un bel gesto, ma non pensarci più.
Eppure, quella notte, qualcosa cambiò.
Sotto le lenzuola, l’abbraccio prese fuoco. Max si muoveva con vigore giovanile, e sua moglie ne fu sorpresa fin dal primo bacio: profondo, deciso, affamato. Le mani di lui esploravano ogni curva del suo corpo: afferrava i seni pieni, li strinse tra le mani e succhiò i capezzoli finché lei gemeva. Scese lungo i fianchi, poi tra le cosce, trovando la sua figa bagnata, pronta a inghiottirlo come non accadeva da anni.
— Oddio Max… sei durissimo… — ansimava, incredula.
Max non parlò. Le afferrò i fianchi e la tirò leggermente indietro. Lei aprì le cosce senza esitazione, e lui la penetrò, lento all’inizio, poi con più decisione, con colpi pieni, ritmati, che facevano rimbalzare i seni sotto i suoi palmi, le cosce che si tendevano ad ogni spinta. Due orgasmi — due, era meraviglioso e incredibile — la scossero, violenti, mentre Max continuava senza fermarsi, guidando ogni movimento con potenza inconsueta.
Lei gemette, si voltò appena, cercando la sua bocca:
— Non fermarti… voglio sentirti… — ansimava.
Max aumentò il ritmo. I glutei di lei sbattevano contro i suoi fianchi, il suono umido delle spinte riempiva la stanza. Lei si bagnava come non succedeva da tempo, il corpo completamente acceso, reagendo a ogni movimento. Un altro orgasmo la scosse violentemente, e lui continuò senza sosta, come se la notte non fosse mai finita.
E in quel momento, Max pensò al viandante che aveva incontrato la sera prima. Ripensò alle sue parole, alla sua promessa a cui aveva dato poco credito e ora avvertiva dentro di sé una forza e passione nuove. Senza quel breve incontro, senza quel gesto di gentilezza ricambiato, forse non si sarebbe mai sentito così vivo.
Alla fine, crollarono esausti ma intrecciati, respirando all’unisono. Lei lo guardò con occhi lucidi e sorrise:
— Non so come hai fatto… ma voglio che succeda ancora.
Il mattino seguente, il sole filtrava tiepido dalle persiane. Lei si mosse lentamente, ancora indolenzita ma eccitata. Dietro di sé, sentì Max: il suo cazzo duro, già pronto, premeva leggero contro le sue natiche nude. Un brivido le corse lungo la schiena.
— Cristo… ancora… Dio… Max… sei diventato un animale… — gemeva, col corpo che tremava sotto di lui.
Max la afferrò per i fianchi, la tirò leggermente indietro e la penetrò in vagina con decisione. La figa era bagnata, pronta. Lei ansimava, cercava la sua bocca, i seni morbidì fra le mani di lui.
Poi, tremante, si voltò sul letto, mostrando i glutei e bisbigliando con voce rotta:
— Se lo vuoi… prendimi anche lì…
Max non esitò, anche se incredulo di ciò che in tanti anni non gli era mai stato concesso; la girò a pancia in giù. Le mani afferrarono i glutei sodi, la aprirono, le dita, il lubrificante…
Forzò dolcemente il buco stretto che lo accolse, e lei urlò, travolta da un piacere nuovo, grondante di eccitazione. Il ritmo aumentò, lui spingeva deciso, con colpi sempre più decisi, profondi, il suono umido dei colpi e i gemiti di lei riempivano la stanza, lei gemeva e si torceva, il corpo completamente in mano a lui. Non smise finché non si svuotò dentro di lei, con un ringhio feroce.
Più tardi, dalla finestra, lui la scorse in giardino con due amiche venute per un caffè. Erano sedute sotto il pergolato, tazze tra le mani, e chiacchieravano animate. Lei rideva, ma non era la risata di sempre: c’era un calore nuovo, un lampo malizioso nei suoi occhi. Ogni tanto lo guardava di sbieco, come a volerlo punzecchiare.
Le amiche lo seguivano con lo sguardo, accennando a sorrisi complici, e subito dopo scoppiavano in risatine smorzate. Non poteva udire le parole, ma intuiva benissimo l’argomento: la notte di passione, la sorpresa di un marito che sembrava rinato.
Lui restò alla finestra, e si sentì attraversato da una fitta di orgoglio. In quel momento capì che non era cambiato solo il corpo, ma qualcosa di più profondo: la donna che amava si sentiva desiderata, conquistata, rinnovata. E quella luce nuova, che faceva brillare i suoi occhi davanti alle amiche, era il segno più chiaro che la magia non era svanita con l’alba.
scritto il
2025-09-27
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