L'ex monastero

di
genere
orge

Petra si era spinta nel monastero abbandonato spinta da una mappa antica trovata in soffitta, un foglio ingiallito con la scritta «Chi ha il sangue delle Ovaie Sacre, entri qui». Le sue dita sfiorarono le pietre muschiose dell’ingresso, mentre il vento sibilava tra le arcate spezzate. Non vide le ombre muoversi finché non fu troppo tardi.
Cinque ex monaci, vestiti di stracci neri e con il cranio rasato a metà, la circondarono. Uno di loro, con un sorriso sdentato, le strappò il vestito dal collo, dicendogli: «Sapevamo che saresti venuta», sussurrò, la voce rauca come carta vetrata. «Le tue ovaie cantano per noi.»

La trascinarono in una cripta sotterranea, illuminata da sette candele disposte a cerchio. Al centro, un altare di pietra nera era inciso con simboli erotici medievali—corpi intrecciati, tube anatomiche disegnate in oro.
Petra fu legata con catene di ferro fredde, le gambe aperte su un blocco di marmo inclinato. «Questo è un rituale», ringhiò il capo, un uomo con una cicatrice a forma di croce sul pube. «Tu ora sarai il nostro calice.»

Il primo monaco, giovane e magro ma con un cazzo durissimo ed enorme, le afferrò i fianchi e affondò il cazzo nella fica con un colpo secco. «Le tue tube sono vuote», gemette, spingendo fino a sentire le ovaie contrarsi intorno al glande. Petra urlò quando il cazzo toccò un punto nascosto—un nervo che le fece schizzare sperma ovarico direttamente sulle candele, spegnendone una. «Guardate! Le sue ovaie rispondono al fuoco!», esclamò un altro, mentre il fluido lattiginoso colava lungo le cosce di Petra.

Mentre il primo continuava a pompare, il secondo monaco—un uomo con le mani deformate da anni di preghiera—le bloccò la testa tra le cosce, scopandole la gola con colpi brevi e violenti. «Succhia, puttana, o ti spezzo il collo», ringhiò, tenendole i capelli in una presa ferrea. Petra obbedì, leccando via lo sperma misto a saliva, mentre il terzo monaco le penetrava il culo con un cazzo sottile ma lunghissimo, spingendo fino a farle gridare di dolore e piacere. «Respira, troia, o ti faccio esplodere il retto!», sibilò, mentre Petra perdeva il controllo della vescica—urina e sperma ovarico inondarono l’altare, spegnendo una seconda candela.

Il quarto monaco, un vecchio con la barba grigia, non si limitò a scoparla: le strinse i capezzoli con le dita nodose, torcendoli fino a farla inarcare. «Ogni spasmo deve spegnere una luce», sussurrò, mentre Petra veniva con un orgasmo così violento da far tremare le catene. Un getto di sperma ovarico schizzò fuori, colpendo la terza candela. «Tre su sette», contò il capo, soddisfatto.

Il quinto monaco, un gigante con il torace coperto di tatuaggi sacri, si inginocchiò tra le sue cosce. «Adesso doppia penetrazione vaginale», annunciò, togliendo il cazzo dal culo e penetrandola insieme all'altro gia presente dentro la sua fica. Ora Petra aveva due cazzi che le riempivano la sua calda e accogliente fica. «Dobbiamo riuscire a riempire contemporaneamente tutte e due le tue tube, troia!» ruggì, spingendo con colpi lenti ma devastanti. Petra urlò in modo disumano quando i due cazzi si toccarono dentro di lei arrivando in cima alle tube e inondandogli di sperma le ovaie, sfregando tra loro fino a farla perdere il conto degli orgasmi. Il fluido lattiginoso colava senza sosta, inondando l’altare mentre la quarta candela si spegneva.

«Tripla», ordinò il capo. Il gigante si avvicinò e mise il suo possente cazzo pulsante all'entrata dell'ano di Petra. Un colpo violento le penetro il culo facendola sobbalzare e urlare. «Tre cazzi, tre orgasmi, tre candele spente», scandì il capo, osservando Petra contorcersi. Il giovane e il vecchio pompavano con furia nelle tube, il gigante spingeva nel culo fino a toccare l’intestino tenue, e un altro mise il suo cazzo tra le tette stringendole e scopandole il solco con movimenti rapidi. Petra perse il controllo—urina, sperma ovarico e orgasmi si fondevano in un fiume caldo che spense la quinta candela.

«L’ultima fase», sibilò il capo, avvicinandosi con il cazzo duro e molto grosso. Le allargò le labbra vaginali con le dita, rivelando la cervice aperta. «Adesso entriamo nelle ovaie», annunciò, guidando il glande oltre la cervice. Petra urlò quando il cazzo toccò le ovaie, un orgasmo così intenso da farle vedere le stelle. Il fluido lattiginoso schizzò fuori in getti continui, spegnendo le ultime due candele. Nel buio totale, sentì sei voci sussurrare all’unisono: «Sei nostra».

Al risveglio, Petra giaceva nuda sulla terra fredda della cripta, il corpo segnato da lividi a forma di croce. Nessun tatuaggio, nessun marchio visibile. Ma quando si alzò, sentì un formicolio nelle ovaie—un calore pulsante che non si spegneva. Sul muro, inciso nella pietra, c’era un nuovo simbolo: sette cerchi concentrici, con al centro la scritta «Petra Ovarium».

Mentre usciva dal monastero, il vento sibilò di nuovo tra le arcate. Questa volta, Petra sorrise. Le ovaie non erano più solo un luogo, pensò, le dita che accarezzavano il ventre ancora umido. Erano un tempio. E il prossimo rito sarebbe stato ancora più oscuro.
scritto il
2025-09-03
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