La doccia nella palestra di arrampicata
di
Yuko
genere
prime esperienze
Entro in uno dei box doccia della palestra aspettando a chiudere la porta mentre sistemo sapone e shampoo, ma prima di riuscire a bloccare la serratura una ragazza entra dietro di me.
“Oh! Occupato.” Le dico con un sorriso, come per scusarmi, ma quella ricambia il sorriso senza dire una parola.
È molto carina, più alta di me, con dei bellissimi capelli lunghi del colore dell'orzo, che avevo già notato poco fa, mentre arrampicavano sulle pareti di appigli artificiali. Bionda, elegante e molto forte. Anche un'ottima tecnica di arrampicata.
I nostri sguardi si sono incrociati più volte. Io guardavo lei e lei guardava me.
Io incuriosita dal suo bell'aspetto e da come arrampicava decisa e sicura su vie difficili. Lei forse incuriosita dal mio aspetto orientale; sotto sotto mi piaceva pensare che ammirasse come arrampicavo io. 'Sarebbe bello conoscerla' avevo pensato, ma poi non avevo trovato argomenti per conoscerci, e ora me la ritrovo nella doccia.
Non ha più quel top nero molto aderente che le metteva in risalto un seno pieno e decisamente sodo, con larghi boxer da ginnastica. Ora veste un morbido accappatoio di spugna bianco avorio come la pelliccia di un orso polare, mentre io, lasciato il mio top fucsia, indosso un accappatoio dello stesso colore, di panno leggero, che subito, istintivamente, chiudo per coprirmi il seno, in vista. Ma l'ho riconosciuta subito, anche coi capelli sciolti.
“Scusami”, proseguo io con un inchino che fa molto Giappone, “se avevi già in mente di venire tu qui posso andare in quella di fianco, per me non c'è problema.”
“No, no” risponde lei e con la mano chiude la porta che stavo aprendo.
Oltre alla sua voce, noto anche la sua bella muscolatura. Ha braccia forti, si vede che arrampica da tempo, ma le braccia sono affusolate e le linee armoniche. Quelle braccia femminili che racchiudono forza in dolci profili, al contrario della grezza muscolatura maschile.
Resto un attimo stupita, anche se la bionda mi sorride addolcendo un'espressione del volto che poteva sembrare un po' troppo decisa.
Tra donne, qui nella palestra di arrampicata, capita spesso di fare due chiacchiere, bere qualcosa insieme e fare anche amicizia. In questo contesto condiviso di sfida con le difficoltà dell'arrampicata, forza, eleganza e capacità, con le pelli sudate e i corpi molto esposti e in vista, non è raro nemmeno scambiarsi effusioni amorose, qualche bacio e una carezza e non è un evento eccezionale neanche concedersi una doccia insieme e amoreggiare un po' più approfonditamente.
Quello che mi stupisce e mi coglie di sorpresa è la decisione di questa ragazza, il suo gesto perentorio di chiudere la porta mentre pensavo di uscire. Così, senza essersi ancora parlate, conosciute, apprezzate. Forse lo scambio di sguardi è stato più consistente ed esplicito di come l'avevo immaginato e, se da una parte avevo nutrito l'interesse di conoscere la donna che mi arrampicava di fianco, probabilmente per le è stata la stessa cosa, o molto di più.
Avevo percepito il suo sguardo su di me e probabilmente per lei è stato lo stesso, il ché evidentemente ha indotto la sconosciuta arrampicatrice a osare di più, prendendo l'iniziativa e saltando i preliminari.
È stata coraggiosa, lo ammetto. Mi rendo conto ora, in un attimo, di aver coltivato un interesse anche fisico per quel corpo forte, ma aggraziato che saliva con decisioni itinerari anche piuttosto difficili, e ora che la situazione è evoluta rapidamente in altra direzione, non mi dispiace della piega che hanno preso le cose. Ma avrei potuto non essere d'accordo e ne sarebbe nata una situazione di imbarazzo.
Invece sono interessata a rimanere in questa doccia con questa ragazza. Sorrido e ci guardiamo in silenzio per alcuni secondi, probabilmente sono lievemente arrossita, mentre la reazione di indurimento dei miei capezzoli e di formicolio tra le cosce denotano che il mio corpo sta apprezzando questa premessa e quanto ne può scaturire. Lei ha ancora la mano sulla porta e io non me ne sono fatta un problema.
“Ok” concludo io. “Allora...” e accenno ad aprirmi i lembi dell'accappatoio sotto i quali sono nuda.
Ora è lei che arrossisce, mentre lentamente lascia andare la mano dalla porta.
“Scusami” riprende la parola la sconosciuta, abbassando il capo e il tono della voce, “se ti va...” conclude in tono sommesso. È vero che siamo in uno spazio pubblico e qualcuna potrebbe accorgersi di cosa sta succedendo in questo box, ma la bionda climber probabilmente si è accorta di essere stata troppo irruenta e, con un passo indietro, sta cercando di ripristinare una relazione meno dominante e più paritaria. Ha giocato d'azzardo e le è andata bene. In fondo ha anche accorciato i tempi e agevolato la nostra conoscenza, arrivando direttamente al sodo.
Sotto ai suoi occhi attenti mi apro appena l'accappatoio scoprendo le spalle, ma tenendolo chiuso sul petto. “Vuoi fare tu?” Ora sono io che mostro più iniziativa, per far capire alla mia prossima partner che non sono affatto turbata dalla situazione che lei stessa ha creato.
“Vai pure avanti tu e... scusami sono stata un po' troppo irruenta, anzi, decisamente.”
Le faccio un breve inchino di assenso.
“Non ti preoccupare. Mi va.” La rassicuro. “ti ho osservato molto mentre arrampicavi. Vai su davvero bene, con una grazia che maschera la tua forza. Hai molta tecnica e, insomma, era proprio bello starti ad osservare. Ah, io mi chiamo Yuko.” E allungo stupidamente la mano, così: un'abitudine che in questo momento mi sembra così stupida, visto che abbiano il chiaro intento di vederci nude tra pochi secondi e probabilmente di fare sesso. A che serve ora la formalità di una stretta di mano?
Ma lei sorride, mi prende la mano con un inchino sulle gambe e me la bacia.
“Sei giapponese, vero? Si vede da come sei educata e rispettosa. Io mi chiamo Margherita, Marghe.”
Sembra che il ghiaccio sia rotto e che l'impasse iniziale sia superata.
“Bene, Marghe. Credo che tu desiderassi farti una doccia insieme” proseguo io togliendomi lentamente l'accappatoio e scoprendo il mio seno. L'indumento scende lentamente sulla mia schiena, scoprendo il mio ventre, finchè lo sguardo della bionda si stacca dal mio per guardare le mie forme. Non è la prima volta che mi spoglio davanti a una ragazza, anche se questa donna la conosco da poco, e questa mia spigliatezza induce la compagna a un sorriso di sorpresa. Ora sono io che ho preso in mano le redini dello stupore.
“Si vedeva che avevi un corpo bellissimo” mi loda Margherita senza distogliere lo sguardo dal mio corpo che centimetro dopo centimetro si sta scoprendo. “E quei capezzoli scuri trapassavano il top fucsia.”
“Non mi ero accorta che stessi guardando le mie forme, ti ringrazio. Anch'io ti ho ammirato a lungo. Arrampichi benissimo e, insomma, anche tu hai un corredo di forme di tutto rispetto.”
dopo lo scambio di confidenze, sfilo del tutto l'accappatoio e, sporgendomi al di sopra della porta di legno, l'appendo fuori dal box doccia. Facendo questo sfioro il corpo della ragazza. Ha un profumo intenso e piacevole, probabilmente migliore del mio che forse sa troppo di sudato. D'altra parte ero qui a fare la doccia. Lei approfitta della mia vicinanza e mi stampa un bacio sul collo, il mio seno sfiora il suo braccio. Sono nuda davanti a lei, ma ancora l'altra non accenna a spogliarsi. Credo che mi voglia guardare ancora un poco. Ci sta.
“Attenta”, sussurro mentre apro il getto della doccia. Il flusso inizialmente è freddo e mi schiaccio in un angolo, ma appena si scalda mi ci ficco sotto col capo. Alzo la fronte e mi liscio i capelli sulla nuca, mente intuisco lo sguardo di Margherita scivolarmi sul corpo allo stesso modo delle gocce d'acqua. Con le mani mi passo il fluido caldo sui seni e poi spingo le dita sul ciuffo di peli del pube. Ho bisogno di acqua per allontanare da me il sudore.
L'altra continua a guardarmi, ma non si muove. Mi fermo, sotto l'acqua, e le allungo una mano.
“Fai la timorosa, adesso?” e le sorrido, invitante.
Come se dentro di sé abbia preso una decisione, la nuova amica comincia a sfilarsi la vaporosa pelliccia da orsetta polare. Un seno alto e ben diviso mi ripaga la vista dell'attesa. Due tette veramente importanti e ben fatte.
Ma quando la giovane si priva completamente dell'indumento la sorpresa ha il sopravvento. Soffoco un'esclamazione di stupore con la mano, mentre nel basso ventre un tarello in piena erezione si impone alla mia attenzione, coronato da corti peli biondi e ricci.
“Cazzo!” esclamo, cercando di non sovrastare con la mia voce il rumore dell'acqua.
“Sì” dice lei di fronte all'evidenza, “hai riassunto la situazione con una concisione perfetta.”
“Forse è meglio parlare di... circoncisione” noto io, incapace di distogliere lo sguardo da quella verga magnifica e già pronta per l'accoppiamento. I miei gesti da quando ho sfilato l'accappatoio a quando ho iniziato la doccia hanno avuto un effetto evidente che mi lusinga.
“Ti va lo stesso?” Mi chiede Marghe, che d'improvviso non so più come nominare.
Fare sesso con una donna trans è sempre stato uno dei miei pensieri più sconci e mai più ne avrei fatto un'esplicita ricerca. Tolto l'attimo di sorpresa, e ora capisco perchè la scalatrice portava i boxer larghi, devo dire che l'eccitazione che mi ha preso tutto il corpo, suggerisce la risposta al mio cervello razionale. Per una bisex, fare sesso con una trans è un'idea sempre presente nel propri desideri più intimi.
“Cazzo, certo che sì. È che... proprio non me l'aspettavo!”
“Be' posso capirti e, anzi, scusami.”
“Ma di che? Hai saltato mesi di spiegazioni e timori. In questo modo... be' hai rischiato, ma in fondo. Perchè no? Anzi ti confesso che è un mio sogno segreto.”
“E anche per me, Yuko, fare l'amore con una donna orientale è un'idea che mi fa impazzire. Sto pensando di fare sesso con te dal primo momento che ti ho vista e con quegli indumenti così succinti e aderenti, quei capezzoli così espliciti. Insomma era difficile arrampicare senza far scoprire la mia natura.”
Ma da un po' non la sto neanche più ascoltando. Sono tutta presa dal desiderio perverso di un'ispezione sul suo corpo. Quel seno magnifico, pieno, leggermente a punta in su, quei capezzoli grandi e succosi e più sotto, oltre al ventre piatto e ben scolpito, 'sta mazza sovradimensionata, tutta piena di vene, quel glande viola, gonfio e lucido. Ma se alzo lo sguardo, ancora, ritornano quelle deliziose tette, quelle ciocche di capelli biondi che scivolano mollemente dalla spalla alla curva del petto.
Mi prende un'eccitazione maniacale, una voglia porca di essere posseduta, sbattuta, sciupata da quel minchione, di essere buttata nell'angolo e sollevata a colpi di cazzo, infilata, riempita, mentre bacio questa bocca di donna, affondo le mani nelle sue tette donandole le mie, sentendo le sue unghie sul mio sedere e sul mio seno.
Mi lascio andare verso il muro della doccia, sotto il getto d'acqua, mentre mi mordo il labbro inferiore. Allungo le braccia e invito l'altra donna, o uomo? A prendere possesso del mio corpo, a farmi godere, ad abusare di me, delle mie forme, dei miei pertugi.
Marghe si avvicina e ci baciamo sotto il flusso caldo dell'acqua, la punta dell'uccello sfiora i peli del mio pube. La sento molto bene e mentre con una mano le prendo in mano un seno, con l'altra mi impossesso della verga. Sfioro le palle di questa divinità greca prolungando la carezza su tutta l'estensione di quel cazzo prodigioso. La tetta è morbida e soda e le carezze della trans sul mio corpo denotano conoscenza e abitudine. È lei la prima a mettersi in bocca un mio capezzolo, mentre continuo a massaggiarle l'asta. È tutto così inconsueto, perverso ed eccitante. E siamo anche in una doccia pubblica, di fianco ad altre donne che, spero, non si siano accorte di nulla.
Poi sono io a calare sul suo petto, a unire i suoi seni per succhiarle i capezzoli insieme, morderli, tirarli. Margherita apprezza con un ringhio sommesso, ma io mi metto in ginocchio, colpita in pieno dal getto d'acqua che mi colpisce il capo e la schiena e irrora il ventre forzuto e mascolino del corpo che ho di fronte.
Mi prendo l'uccello tutto in bocca e me lo ingoio fino in gola, trattenendo il respiro e succhiando con la lingua e le guance. Quando non ce la faccio più me lo sfilo dalla bocca. Margherita sta apprezzando e allora, lentamente, facendo pressione con le labbra, mi infilo di nuovo nel cavo orale quei corpi cavernosi caldi e turgidi. Mi sento la bocca piena di calore e di potenza e quando alzo lo sguardo vedo le tette vibrare di eccitazione mentre le mani di Margherita si congiungono sotto i capelli della mia nuca per sostenermi nel movimento intorno al suo ingombrante clitoride sovradimensionato. Lo mie mani gli afferrano le cosce, mentre mi infilo la verga tutta dentro. Stringo con le guance e succhio quando me la sfilo di bocca, leccando la superficie liscia e lucente della cappella, poi la partner mi alza per baciarmi di nuovo sulle labbra; una sua mano affonda le dita nella mia tetta e l'altra si spinge nella piega tra i glutei sfiorandomi il culo e raggiungendo da dietro l'apertura della mia vagina. Il bacio si prolunga, con le nostre mani impegnate a massaggiare i nostri attributi, finchè la voglia di riempire i miei spazi vuoti con le sue emanazioni carnose prende il sopravvento.
Mi giro nell'angolo della doccia mostrandole la schiena, il getto d'acqua mi scivola dal dorso sulle chiappe che sporgo per invitarla a possedermi,
“Che gran bel culo che hai, Yuko,” sospira la giunonica trans e mi mette le mani sui fianchi avvicinandosi con la spada sguainata.
Piego la colonna vertebrale per sporgere la vulva da dietro, ma la socia si inginocchia e comincia a leccarmi la cicala, affondando la lingua tra le labbra e spingendo il naso tra i miei glutei.
Una lingua lunga e forte che subito mi fa gemere, mentre cerco di controllare il volume dei miei suoni per non sovrastare il rumore dell'acqua.
Margherita sa decisamente come far godere una donna. Di natura maschile ha già acquisito l'indole femminile che enfatizza l'attesa, la scoperta rispettosa, il gesto reiterato, il piacere prolungato.
Un connubio di adorabile femminilità e conturbante potenza maschile.
Dopo aver gustato i sapori della mia passera eccitata, la shemale si rialza, mi abbraccia da dietro agganciandosi alle mie tette e lentamente mi penetra col cazzo, incontro alla figa che gli sporgo, muovendo indietro il sedere. Con la mano la aiuto a dirigersi verso l'ingresso e subito lo sento avanzare e dilatarmi, con un piacere che mi lacera di passione.
Margherita mi scopa con delicatezza e decisione, lenta nell'incedere dentro al mio corpo e con penetrazioni sempre più profonde che mi strappano gemiti di piacere. Si ferma dentro di me muovendo il pube contro le mie cosce e mandandomi in visibilio; le sue mani mi strizzano e mi tirano i capezzoli facendomi sospirare profondamente. In una delle spinte più pronunciate ho già un piccolo orgasmo che manifesto con piccole scosse del culo contro alla verga che mi possiede, e mi lascio poi andare mollemente, allungando indietro le mani per stringere i suoi fianchi contro al mio fondoschiena.
Ma ora voglio guardarla in faccia, vedere il suo volto e i suoi capelli, le sue tette mentre mi penetra e mi scopa con questo uccello da competizione olimpionica. Vedere insieme la donna, bella e formosa, e il cazzo grosso e nodoso che entra tra i peli della mia figa, mentre lo sento all'interno del mio ventre mandarmi scintille fino al cervello.
Mi giro verso di lei accarezzandomi le tette lucide del velo di acqua che ci ricopre, alzo una gamba che lei prende e sostiene sopra al suo gomito. La vedo prendersi l'uccello in mano e puntare l'entrata della mia figa ed ecco, con un roco gorgoglio mi torna dentro, quasi fino in gola, o almeno è questa la sensazione che si ripercorre all'interno del mio corpo.
Mi tremano le gambe, ma le braccia robuste della mia amante mi sorreggono, e ancora quel cazzo grosso e forte mi entra dentro sollevandomi da terra.
La guardo negli occhi mentre anche lei sta godendo scopandomi, gli occhi socchiusi, la sua mano attaccata alla mia tetta e l'altra a sollevarmi la coscia. Io le prendo una tetta in mano, ci affondo le unghie, me la tiro contro, mentre lei ancora si spinge dentro di me e staziona in profondità, sfregando il suo pube sul mio clitoride infiammato. Le nostre bocche si uniscono strozzando i nostri gemiti sempre più incontrollabili. Lei esce e entra ancora dentro di me, mi sbatte con forza il pube contro la vulva, i nostri seni appiccicati, io e lei strette in un abbraccio che stritola le nostre schiene e sigilla i nostri corpi, finchè non inizia gorgogliare e mi sento inondare di liquido caldo. Mi stringo allora più forte a lei, le sfrego il clitoride contro e con un urlo strozzato al suo orecchio accompagno il suo orgasmo con il mio.
Lei mi sbatte, una botta e ancora un'altra botta, con rabbia, urla soffocate e nuovi getti di sperma, mentre anch'io gemo a ogni penetrazione, col rischio di farci sentire dal resto dello spogliatoio, in realtà forse non alla prima occasione di sesso in doccia in pubblico.
Poi si accascia su di me, come svenuta, mentre io la trattengo con una mano sotto il sedere e l'altra sulla schiena. La bacio sul collo finchè sembra riprendersi. Apre gli occhi e mi guarda, poi ci baciamo lungamente sulle labbra, le nostre lingue e cercarsi e rincorrersi, mentre sento la sua potenza virile piano piano ritirarsi dalla mia accoglienza femminile.
Rimaniamo ancora sotto la doccia calda ad accarezzarci i corpi. Lunghe carezze sui seni, giravolte sui capezzoli, dita che affondano nella mia vulva e dita che accarezzano il suo pene rilassato. Poi un lungo abbraccio, con le mani ci accarezziamo la schiena e il sedere.
Poi ci stacchiamo, ammiriamo i nostri corpi esausti eppure ancora desiderosi.
Prendiamo shampoo e saponette e cominciamo a lavare il corpo una dell'altra, aspettando di ricaricarci per una nuova sessione di amore.
“La prossima volta, oltre alla doccia, arrampichiamo insieme, ti va, Margherita?”
“Non vedo l'ora, principessa del Sol Levante!”
“Oh! Occupato.” Le dico con un sorriso, come per scusarmi, ma quella ricambia il sorriso senza dire una parola.
È molto carina, più alta di me, con dei bellissimi capelli lunghi del colore dell'orzo, che avevo già notato poco fa, mentre arrampicavano sulle pareti di appigli artificiali. Bionda, elegante e molto forte. Anche un'ottima tecnica di arrampicata.
I nostri sguardi si sono incrociati più volte. Io guardavo lei e lei guardava me.
Io incuriosita dal suo bell'aspetto e da come arrampicava decisa e sicura su vie difficili. Lei forse incuriosita dal mio aspetto orientale; sotto sotto mi piaceva pensare che ammirasse come arrampicavo io. 'Sarebbe bello conoscerla' avevo pensato, ma poi non avevo trovato argomenti per conoscerci, e ora me la ritrovo nella doccia.
Non ha più quel top nero molto aderente che le metteva in risalto un seno pieno e decisamente sodo, con larghi boxer da ginnastica. Ora veste un morbido accappatoio di spugna bianco avorio come la pelliccia di un orso polare, mentre io, lasciato il mio top fucsia, indosso un accappatoio dello stesso colore, di panno leggero, che subito, istintivamente, chiudo per coprirmi il seno, in vista. Ma l'ho riconosciuta subito, anche coi capelli sciolti.
“Scusami”, proseguo io con un inchino che fa molto Giappone, “se avevi già in mente di venire tu qui posso andare in quella di fianco, per me non c'è problema.”
“No, no” risponde lei e con la mano chiude la porta che stavo aprendo.
Oltre alla sua voce, noto anche la sua bella muscolatura. Ha braccia forti, si vede che arrampica da tempo, ma le braccia sono affusolate e le linee armoniche. Quelle braccia femminili che racchiudono forza in dolci profili, al contrario della grezza muscolatura maschile.
Resto un attimo stupita, anche se la bionda mi sorride addolcendo un'espressione del volto che poteva sembrare un po' troppo decisa.
Tra donne, qui nella palestra di arrampicata, capita spesso di fare due chiacchiere, bere qualcosa insieme e fare anche amicizia. In questo contesto condiviso di sfida con le difficoltà dell'arrampicata, forza, eleganza e capacità, con le pelli sudate e i corpi molto esposti e in vista, non è raro nemmeno scambiarsi effusioni amorose, qualche bacio e una carezza e non è un evento eccezionale neanche concedersi una doccia insieme e amoreggiare un po' più approfonditamente.
Quello che mi stupisce e mi coglie di sorpresa è la decisione di questa ragazza, il suo gesto perentorio di chiudere la porta mentre pensavo di uscire. Così, senza essersi ancora parlate, conosciute, apprezzate. Forse lo scambio di sguardi è stato più consistente ed esplicito di come l'avevo immaginato e, se da una parte avevo nutrito l'interesse di conoscere la donna che mi arrampicava di fianco, probabilmente per le è stata la stessa cosa, o molto di più.
Avevo percepito il suo sguardo su di me e probabilmente per lei è stato lo stesso, il ché evidentemente ha indotto la sconosciuta arrampicatrice a osare di più, prendendo l'iniziativa e saltando i preliminari.
È stata coraggiosa, lo ammetto. Mi rendo conto ora, in un attimo, di aver coltivato un interesse anche fisico per quel corpo forte, ma aggraziato che saliva con decisioni itinerari anche piuttosto difficili, e ora che la situazione è evoluta rapidamente in altra direzione, non mi dispiace della piega che hanno preso le cose. Ma avrei potuto non essere d'accordo e ne sarebbe nata una situazione di imbarazzo.
Invece sono interessata a rimanere in questa doccia con questa ragazza. Sorrido e ci guardiamo in silenzio per alcuni secondi, probabilmente sono lievemente arrossita, mentre la reazione di indurimento dei miei capezzoli e di formicolio tra le cosce denotano che il mio corpo sta apprezzando questa premessa e quanto ne può scaturire. Lei ha ancora la mano sulla porta e io non me ne sono fatta un problema.
“Ok” concludo io. “Allora...” e accenno ad aprirmi i lembi dell'accappatoio sotto i quali sono nuda.
Ora è lei che arrossisce, mentre lentamente lascia andare la mano dalla porta.
“Scusami” riprende la parola la sconosciuta, abbassando il capo e il tono della voce, “se ti va...” conclude in tono sommesso. È vero che siamo in uno spazio pubblico e qualcuna potrebbe accorgersi di cosa sta succedendo in questo box, ma la bionda climber probabilmente si è accorta di essere stata troppo irruenta e, con un passo indietro, sta cercando di ripristinare una relazione meno dominante e più paritaria. Ha giocato d'azzardo e le è andata bene. In fondo ha anche accorciato i tempi e agevolato la nostra conoscenza, arrivando direttamente al sodo.
Sotto ai suoi occhi attenti mi apro appena l'accappatoio scoprendo le spalle, ma tenendolo chiuso sul petto. “Vuoi fare tu?” Ora sono io che mostro più iniziativa, per far capire alla mia prossima partner che non sono affatto turbata dalla situazione che lei stessa ha creato.
“Vai pure avanti tu e... scusami sono stata un po' troppo irruenta, anzi, decisamente.”
Le faccio un breve inchino di assenso.
“Non ti preoccupare. Mi va.” La rassicuro. “ti ho osservato molto mentre arrampicavi. Vai su davvero bene, con una grazia che maschera la tua forza. Hai molta tecnica e, insomma, era proprio bello starti ad osservare. Ah, io mi chiamo Yuko.” E allungo stupidamente la mano, così: un'abitudine che in questo momento mi sembra così stupida, visto che abbiano il chiaro intento di vederci nude tra pochi secondi e probabilmente di fare sesso. A che serve ora la formalità di una stretta di mano?
Ma lei sorride, mi prende la mano con un inchino sulle gambe e me la bacia.
“Sei giapponese, vero? Si vede da come sei educata e rispettosa. Io mi chiamo Margherita, Marghe.”
Sembra che il ghiaccio sia rotto e che l'impasse iniziale sia superata.
“Bene, Marghe. Credo che tu desiderassi farti una doccia insieme” proseguo io togliendomi lentamente l'accappatoio e scoprendo il mio seno. L'indumento scende lentamente sulla mia schiena, scoprendo il mio ventre, finchè lo sguardo della bionda si stacca dal mio per guardare le mie forme. Non è la prima volta che mi spoglio davanti a una ragazza, anche se questa donna la conosco da poco, e questa mia spigliatezza induce la compagna a un sorriso di sorpresa. Ora sono io che ho preso in mano le redini dello stupore.
“Si vedeva che avevi un corpo bellissimo” mi loda Margherita senza distogliere lo sguardo dal mio corpo che centimetro dopo centimetro si sta scoprendo. “E quei capezzoli scuri trapassavano il top fucsia.”
“Non mi ero accorta che stessi guardando le mie forme, ti ringrazio. Anch'io ti ho ammirato a lungo. Arrampichi benissimo e, insomma, anche tu hai un corredo di forme di tutto rispetto.”
dopo lo scambio di confidenze, sfilo del tutto l'accappatoio e, sporgendomi al di sopra della porta di legno, l'appendo fuori dal box doccia. Facendo questo sfioro il corpo della ragazza. Ha un profumo intenso e piacevole, probabilmente migliore del mio che forse sa troppo di sudato. D'altra parte ero qui a fare la doccia. Lei approfitta della mia vicinanza e mi stampa un bacio sul collo, il mio seno sfiora il suo braccio. Sono nuda davanti a lei, ma ancora l'altra non accenna a spogliarsi. Credo che mi voglia guardare ancora un poco. Ci sta.
“Attenta”, sussurro mentre apro il getto della doccia. Il flusso inizialmente è freddo e mi schiaccio in un angolo, ma appena si scalda mi ci ficco sotto col capo. Alzo la fronte e mi liscio i capelli sulla nuca, mente intuisco lo sguardo di Margherita scivolarmi sul corpo allo stesso modo delle gocce d'acqua. Con le mani mi passo il fluido caldo sui seni e poi spingo le dita sul ciuffo di peli del pube. Ho bisogno di acqua per allontanare da me il sudore.
L'altra continua a guardarmi, ma non si muove. Mi fermo, sotto l'acqua, e le allungo una mano.
“Fai la timorosa, adesso?” e le sorrido, invitante.
Come se dentro di sé abbia preso una decisione, la nuova amica comincia a sfilarsi la vaporosa pelliccia da orsetta polare. Un seno alto e ben diviso mi ripaga la vista dell'attesa. Due tette veramente importanti e ben fatte.
Ma quando la giovane si priva completamente dell'indumento la sorpresa ha il sopravvento. Soffoco un'esclamazione di stupore con la mano, mentre nel basso ventre un tarello in piena erezione si impone alla mia attenzione, coronato da corti peli biondi e ricci.
“Cazzo!” esclamo, cercando di non sovrastare con la mia voce il rumore dell'acqua.
“Sì” dice lei di fronte all'evidenza, “hai riassunto la situazione con una concisione perfetta.”
“Forse è meglio parlare di... circoncisione” noto io, incapace di distogliere lo sguardo da quella verga magnifica e già pronta per l'accoppiamento. I miei gesti da quando ho sfilato l'accappatoio a quando ho iniziato la doccia hanno avuto un effetto evidente che mi lusinga.
“Ti va lo stesso?” Mi chiede Marghe, che d'improvviso non so più come nominare.
Fare sesso con una donna trans è sempre stato uno dei miei pensieri più sconci e mai più ne avrei fatto un'esplicita ricerca. Tolto l'attimo di sorpresa, e ora capisco perchè la scalatrice portava i boxer larghi, devo dire che l'eccitazione che mi ha preso tutto il corpo, suggerisce la risposta al mio cervello razionale. Per una bisex, fare sesso con una trans è un'idea sempre presente nel propri desideri più intimi.
“Cazzo, certo che sì. È che... proprio non me l'aspettavo!”
“Be' posso capirti e, anzi, scusami.”
“Ma di che? Hai saltato mesi di spiegazioni e timori. In questo modo... be' hai rischiato, ma in fondo. Perchè no? Anzi ti confesso che è un mio sogno segreto.”
“E anche per me, Yuko, fare l'amore con una donna orientale è un'idea che mi fa impazzire. Sto pensando di fare sesso con te dal primo momento che ti ho vista e con quegli indumenti così succinti e aderenti, quei capezzoli così espliciti. Insomma era difficile arrampicare senza far scoprire la mia natura.”
Ma da un po' non la sto neanche più ascoltando. Sono tutta presa dal desiderio perverso di un'ispezione sul suo corpo. Quel seno magnifico, pieno, leggermente a punta in su, quei capezzoli grandi e succosi e più sotto, oltre al ventre piatto e ben scolpito, 'sta mazza sovradimensionata, tutta piena di vene, quel glande viola, gonfio e lucido. Ma se alzo lo sguardo, ancora, ritornano quelle deliziose tette, quelle ciocche di capelli biondi che scivolano mollemente dalla spalla alla curva del petto.
Mi prende un'eccitazione maniacale, una voglia porca di essere posseduta, sbattuta, sciupata da quel minchione, di essere buttata nell'angolo e sollevata a colpi di cazzo, infilata, riempita, mentre bacio questa bocca di donna, affondo le mani nelle sue tette donandole le mie, sentendo le sue unghie sul mio sedere e sul mio seno.
Mi lascio andare verso il muro della doccia, sotto il getto d'acqua, mentre mi mordo il labbro inferiore. Allungo le braccia e invito l'altra donna, o uomo? A prendere possesso del mio corpo, a farmi godere, ad abusare di me, delle mie forme, dei miei pertugi.
Marghe si avvicina e ci baciamo sotto il flusso caldo dell'acqua, la punta dell'uccello sfiora i peli del mio pube. La sento molto bene e mentre con una mano le prendo in mano un seno, con l'altra mi impossesso della verga. Sfioro le palle di questa divinità greca prolungando la carezza su tutta l'estensione di quel cazzo prodigioso. La tetta è morbida e soda e le carezze della trans sul mio corpo denotano conoscenza e abitudine. È lei la prima a mettersi in bocca un mio capezzolo, mentre continuo a massaggiarle l'asta. È tutto così inconsueto, perverso ed eccitante. E siamo anche in una doccia pubblica, di fianco ad altre donne che, spero, non si siano accorte di nulla.
Poi sono io a calare sul suo petto, a unire i suoi seni per succhiarle i capezzoli insieme, morderli, tirarli. Margherita apprezza con un ringhio sommesso, ma io mi metto in ginocchio, colpita in pieno dal getto d'acqua che mi colpisce il capo e la schiena e irrora il ventre forzuto e mascolino del corpo che ho di fronte.
Mi prendo l'uccello tutto in bocca e me lo ingoio fino in gola, trattenendo il respiro e succhiando con la lingua e le guance. Quando non ce la faccio più me lo sfilo dalla bocca. Margherita sta apprezzando e allora, lentamente, facendo pressione con le labbra, mi infilo di nuovo nel cavo orale quei corpi cavernosi caldi e turgidi. Mi sento la bocca piena di calore e di potenza e quando alzo lo sguardo vedo le tette vibrare di eccitazione mentre le mani di Margherita si congiungono sotto i capelli della mia nuca per sostenermi nel movimento intorno al suo ingombrante clitoride sovradimensionato. Lo mie mani gli afferrano le cosce, mentre mi infilo la verga tutta dentro. Stringo con le guance e succhio quando me la sfilo di bocca, leccando la superficie liscia e lucente della cappella, poi la partner mi alza per baciarmi di nuovo sulle labbra; una sua mano affonda le dita nella mia tetta e l'altra si spinge nella piega tra i glutei sfiorandomi il culo e raggiungendo da dietro l'apertura della mia vagina. Il bacio si prolunga, con le nostre mani impegnate a massaggiare i nostri attributi, finchè la voglia di riempire i miei spazi vuoti con le sue emanazioni carnose prende il sopravvento.
Mi giro nell'angolo della doccia mostrandole la schiena, il getto d'acqua mi scivola dal dorso sulle chiappe che sporgo per invitarla a possedermi,
“Che gran bel culo che hai, Yuko,” sospira la giunonica trans e mi mette le mani sui fianchi avvicinandosi con la spada sguainata.
Piego la colonna vertebrale per sporgere la vulva da dietro, ma la socia si inginocchia e comincia a leccarmi la cicala, affondando la lingua tra le labbra e spingendo il naso tra i miei glutei.
Una lingua lunga e forte che subito mi fa gemere, mentre cerco di controllare il volume dei miei suoni per non sovrastare il rumore dell'acqua.
Margherita sa decisamente come far godere una donna. Di natura maschile ha già acquisito l'indole femminile che enfatizza l'attesa, la scoperta rispettosa, il gesto reiterato, il piacere prolungato.
Un connubio di adorabile femminilità e conturbante potenza maschile.
Dopo aver gustato i sapori della mia passera eccitata, la shemale si rialza, mi abbraccia da dietro agganciandosi alle mie tette e lentamente mi penetra col cazzo, incontro alla figa che gli sporgo, muovendo indietro il sedere. Con la mano la aiuto a dirigersi verso l'ingresso e subito lo sento avanzare e dilatarmi, con un piacere che mi lacera di passione.
Margherita mi scopa con delicatezza e decisione, lenta nell'incedere dentro al mio corpo e con penetrazioni sempre più profonde che mi strappano gemiti di piacere. Si ferma dentro di me muovendo il pube contro le mie cosce e mandandomi in visibilio; le sue mani mi strizzano e mi tirano i capezzoli facendomi sospirare profondamente. In una delle spinte più pronunciate ho già un piccolo orgasmo che manifesto con piccole scosse del culo contro alla verga che mi possiede, e mi lascio poi andare mollemente, allungando indietro le mani per stringere i suoi fianchi contro al mio fondoschiena.
Ma ora voglio guardarla in faccia, vedere il suo volto e i suoi capelli, le sue tette mentre mi penetra e mi scopa con questo uccello da competizione olimpionica. Vedere insieme la donna, bella e formosa, e il cazzo grosso e nodoso che entra tra i peli della mia figa, mentre lo sento all'interno del mio ventre mandarmi scintille fino al cervello.
Mi giro verso di lei accarezzandomi le tette lucide del velo di acqua che ci ricopre, alzo una gamba che lei prende e sostiene sopra al suo gomito. La vedo prendersi l'uccello in mano e puntare l'entrata della mia figa ed ecco, con un roco gorgoglio mi torna dentro, quasi fino in gola, o almeno è questa la sensazione che si ripercorre all'interno del mio corpo.
Mi tremano le gambe, ma le braccia robuste della mia amante mi sorreggono, e ancora quel cazzo grosso e forte mi entra dentro sollevandomi da terra.
La guardo negli occhi mentre anche lei sta godendo scopandomi, gli occhi socchiusi, la sua mano attaccata alla mia tetta e l'altra a sollevarmi la coscia. Io le prendo una tetta in mano, ci affondo le unghie, me la tiro contro, mentre lei ancora si spinge dentro di me e staziona in profondità, sfregando il suo pube sul mio clitoride infiammato. Le nostre bocche si uniscono strozzando i nostri gemiti sempre più incontrollabili. Lei esce e entra ancora dentro di me, mi sbatte con forza il pube contro la vulva, i nostri seni appiccicati, io e lei strette in un abbraccio che stritola le nostre schiene e sigilla i nostri corpi, finchè non inizia gorgogliare e mi sento inondare di liquido caldo. Mi stringo allora più forte a lei, le sfrego il clitoride contro e con un urlo strozzato al suo orecchio accompagno il suo orgasmo con il mio.
Lei mi sbatte, una botta e ancora un'altra botta, con rabbia, urla soffocate e nuovi getti di sperma, mentre anch'io gemo a ogni penetrazione, col rischio di farci sentire dal resto dello spogliatoio, in realtà forse non alla prima occasione di sesso in doccia in pubblico.
Poi si accascia su di me, come svenuta, mentre io la trattengo con una mano sotto il sedere e l'altra sulla schiena. La bacio sul collo finchè sembra riprendersi. Apre gli occhi e mi guarda, poi ci baciamo lungamente sulle labbra, le nostre lingue e cercarsi e rincorrersi, mentre sento la sua potenza virile piano piano ritirarsi dalla mia accoglienza femminile.
Rimaniamo ancora sotto la doccia calda ad accarezzarci i corpi. Lunghe carezze sui seni, giravolte sui capezzoli, dita che affondano nella mia vulva e dita che accarezzano il suo pene rilassato. Poi un lungo abbraccio, con le mani ci accarezziamo la schiena e il sedere.
Poi ci stacchiamo, ammiriamo i nostri corpi esausti eppure ancora desiderosi.
Prendiamo shampoo e saponette e cominciamo a lavare il corpo una dell'altra, aspettando di ricaricarci per una nuova sessione di amore.
“La prossima volta, oltre alla doccia, arrampichiamo insieme, ti va, Margherita?”
“Non vedo l'ora, principessa del Sol Levante!”
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