Il segreto
di
rotas2sator
genere
tradimenti
C’erano giorni in cui quel pensiero tornava a bussarle dentro. Poteva essere il sole che colava lento sulla terrazza, il silenzio di un pomeriggio estivo, o il modo in cui il marito le accarezzava una spalla, ignaro.
È vero che da freschi sposi avevano condiviso giochi, una volta una follia a tre con un collega di Massi, poi Moussa, di quelle cose che si fanno nella vita e poi si chiudono nel cassetto dei ricordi proibiti e in ogni caso lei e Massi erano complici. Ma quanto accaduto in quella vacanza… questo era diverso.
Non era stato condiviso, non era stato progettato, non era stato deciso insieme. Questa volta, il tradimento era solo suo. E in quella colpa solitaria, così sporca e carnale, Kathy trovava un’eccitazione che la divorava.
Aveva incontrato Salvatore per caso, in vacanza, qualche giorno prima. Un uomo schietto, poco incline ai giri di parole. La guardava come se sapesse già. Nonostante la presenza di Massi era bastato un aperitivo sulla spiaggia, due chiacchiere e qualche battuta per accendere qualcosa. Salvo era stato diretto: un messaggio di poche parole:
“Domani, grotta di Ponente. La conosci? Verso le 14:30 c’è bassa marea e sarà più facile l’accesso. Io sarò lì.”
Dopo pranzo, nel caldo torrido del primo pomeriggio suo marito si coricò con un braccio sul volto, i bambini già addormentati. Lei uscì e si avviò lungo il sentiero rovente. La macchia mediterranea si stendeva rigogliosa e selvaggia sotto il sole cocente di un’estate senza pietà. Il cielo, di un azzurro intenso e limpido, sembrava fondersi con l’orizzonte marino, dove il mare scintillava. L’aria bollente era carica del profumo pungente e avvolgente del rosmarino, della lavanda e del timo, mescolato al dolce aroma della resina dei pini e dei mirti. Gli arbusti spinosi e le foglie coriacee riflettevano la luce accecante, creando un contrasto di ombre nette sulle rocce chiare e ruvide. Il vento leggero, quasi un sussurro, muoveva appena le foglie, mentre il canto distante di qualche uccello si perdeva nel silenzio vibrante della natura. Tra i cespugli, le lucertole si muovevano rapide, sfuggendo alla calura.
Il mare, lì davanti, prometteva refrigerio con le sue onde che lambivano la costa frastagliata, e la luce calda dell’estate rendeva tutto vivido e abbagliante, come un quadro dipinto con colori accesi e vibranti. Camminava decisa avvolta nel pareo leggero, il cuore che le batteva forte come un tamburo. La bassa marea scopriva le rocce, lasciando spazio tra i lastroni e la sabbia umida. Sapeva esattamente dove andare. Quando arrivò alla grotta, il rumore del mare che filtrava da uno spiraglio la accolse come un sussurro. Salvo l’aspettava già, sulla spiaggetta interna. Il mare lambiva l’ingresso roccioso, e dentro c’era ombra, fresco, e un’eco umida che sembrava amplificare ogni respiro. Era bastato uno sguardo e Kathy aveva iniziato a correre. Un gioco improvviso, quasi infantile, ma carico di qualcosa di ben più adulto. Correva nell’acqua bassa, ridendo e ansimando, il fiato spezzato dal desiderio più che dallo sforzo. Il pareo si era perso da qualche parte, a riva. Le ciabatte, abbandonate. Ora c’era solo il costume, sottile, bagnato, che si aggrappava alla pelle come una seconda pelle viva. Il bikini sembrava non reggere più il peso della sua eccitazione: il seno, gonfio e orgoglioso, sobbalzava a ogni passo, scuotendosi sotto il tessuto come volesse uscire, come volesse mostrarsi, come carne impaziente, succosa, pronta.
Il culo, sodo e pieno, si muoveva ritmico, una sinfonia di curve in corsa. Salvo la rincorreva, e lei sapeva che l’avrebbe raggiunta. Ma lo voleva. Dio, se lo voleva.
— Se ti prendo ti mangio! — urlò ancora lui.
E Kathy scivolò tra due rocce, entrando nella parte più nascosta della grotta. Lì il mare si faceva più profondo, più misterioso. Il suono delle onde diventava battito, il respiro stesso della caverna. Si voltò un attimo, le era addosso. Salvo si avvicinava con passo lento ora, ma sicuro. Aveva gli occhi puntati sul suo seno, che si alzava e si abbassava a scatti, e sulle natiche ancora tese dalla corsa. Poi la presa, decisa. — Che bocce, ragazzi… — sibilò lui, con tono basso, quasi reverente. Ma non c’era niente di sacro in quel gesto.
Kathy non rispose, sentì un fuoco fra le gambe. — Nooo! — gridò, fingendo di divincolarsi.
— Eh no, adesso si gioca come dico io… — sussurrò Salvo, e la fece ruotare tra le braccia con una forza che la fece sussultare. In un attimo era a testa in giù, le sue pere meravigliosamente pendule, le gambe aperte verso l’alto, sostenuta dalle sue braccia forti. L’acqua colava dalle cosce, mentre il corpo le tremava tra risa e stupore. Poi la lingua di lui la raggiunse. Un lampo di umido, caldo, ruvido piacere. Salvo iniziò a succhiarla, con forza, senza preavviso, affondando tra le labbra già inumidite, leccandola come un assetato. Le sue mani la reggevano ferma, e Kathy urlò ridendo, la voce che rimbalzava sulle pareti rocciose.
— S-Salvo! Cazzo! Così… mi fai… — Ma le parole si persero in un altro gemito.
La posizione, il contesto, l’eco, l’acqua… tutto era amplificato. E quel senso di esposizione assoluta accendeva in lei un fuoco che nessuna risata poteva spegnere. La bocca di lui non si fermava, leccava con furia e dedizione, alternando suzione e lingua piatta. Lei tremava. Ridere e godere insieme: una vertigine nuova, assurda, eccitante. Quando la rimise giù, le gambe le tremavano.
— Sei pazzo — sussurrò, il respiro spezzato.
— Sì. Ma solo per il tuo sapore.
Salvo si era fatto più serio. I suoi occhi bruciavano, fissi sulle labbra lucide e palpitanti di lei. La prese per le natiche, la sollevò senza sforzo e la fece scivolare contro il proprio ventre, mentre lei gli si offriva con le gambe tremanti.
— Qui dentro… ti voglio qui, ora. — le sussurrò all’orecchio, mentre il glande già bagnato cercava l’apertura calda tra le cosce.
Kathy annuì, muta. Non c’erano parole. Solo voglia. Il primo affondo la strappò via dal presente. Un colpo secco, carnale, che la aprì con un gemito profondo. La fotté con tutta la forza che aveva, senza pazienza, senza poesia. I colpi si facevano più duri, sordi, mentre il rumore del suo ventre che sbatteva contro il suo si mischiava allo sciabordio del mare. Lei urlava piano, con la bocca aperta e il fiato rotto.
— Vienimi dentro, ti prego… sento tutto… — lo supplicò a un certo punto, le unghie piantate nelle sue spalle.
— Mmmmh… porca… così sì… — ansimava lui
Ogni colpo le scuoteva il seno, le mandava ondate nel basso ventre. E più lui la prendeva, più lei si apriva, si inarcava, si offriva.
— Gran zoccola — ringhiò lui, fermandosi solo un istante per sputarsi in mano e cercarle l’altra via.
Lei si voltò di lato, senza parlare, le cosce tremanti. Sapeva cosa stava per fare. Lo voleva. Lo temeva. Ma l’aspettava. Quando lui spinse di nuovo, più in basso, fu come un’esplosione. Le labbra si schiacciarono contro la pietra mentre lui affondava, più lento ma inarrestabile, scavandole dentro con brutalità. Ogni muscolo del suo corpo era teso. Il dolore si mescolava al piacere in una fiamma ruvida, viscerale. Sentiva l’ano dilatarsi, forzato, e il ventre che si riempiva, compresso, pieno di lui.
— Ti piace, vero? — le sussurrava mentre la penetrava, inchiodandola, una mano sulle scapole per tenerla giù.
Quando venne, lo fece ringhiando, aggrappato a lei come a una preda. Le si svuotò dentro con forza, con fiotti caldi che parevano incendiarla. Lei tremava, scossa da brividi profondi, mentre sentiva il corpo di lui ancora pulsarle dentro. Uscirono dalla grotta in silenzio, abbagliati dal sole che picchiava alto. L’aria tremolava tra le rocce, e il calore della terra sembrava salire fin dentro i piedi. Aveva preso il sentiero in salita verso il bungalow, ma dopo pochi metri aveva capito che camminare normalmente era semplicemente… impossibile. Ogni passo la scompensava. Il bacino oscillava, come se non riuscisse più a ritrovare il proprio asse. Un po’ per il dolore sordo dentro di sé, un po’ per la sensazione strana, fastidiosa e insieme eccitante, del liquido denso che colava lentamente tra le cosce.
«Cammino come se avessi un granchio incastrato nel culo…» borbottò tra sé, ridendo piano. Si guardò attorno, nessuno. Solo il frinire e il rumore leggero della pineta.
Poi l’impellenza.
Un’ondata improvvisa di pressione interna, proprio lì dove Salvo l’aveva posseduta per ultimo, la costrinse a fermarsi, piegandosi in avanti con una mano sul ventre.
«No, no, adesso no…»
Si guardò attorno, individuò un cespuglio ombroso qualche metro più in là. Zoppicando, tenendosi una natica con la mano come a contenerla, ci arrivò. Si acquattò. E lasciò andare.
Il sollievo fu istantaneo. E così anche l’imbarazzo — mescolato però a una risata nervosa, spontanea.
«Se mi vedesse mio marito…» sussurrò, mentre si sistemava come poteva con un fazzoletto da borsa.
Era il Sapeva che quel segreto sarebbe rimasto incastrato lì, tra le rocce e i cespugli. Ma dentro… dentro lei se lo sarebbe portato per sempre.
Nella quiete tiepida della notte, la finestra aperta lasciava entrare il respiro salato del mare. Kathy si era infilata nel letto senza mutandine, solo una canottiera sottile che le si incollava addosso, trasparente sui capezzoli turgidi. Il corpo ancora caldo, umido, saturo.
Aveva bisogno di liberarsi, di usare la bocca e le parole come armi. Non per confessare. Per dominare. Si chinò su Massi, le labbra appena sopra l’orecchio. «Vuoi sapere cosa ho fatto mentre tu dormivi, beato, con l’aria condizionata a palla?» Il suo sussurro era impastato di miele e veleno. Massi annuì. Il pene premeva già sotto l’elastico. Bastò il tono della sua voce per eccitarlo, ma era lo sguardo a farlo impazzire: quegli occhi lucidi e carichi, come se portassero dentro un segreto bollente. Kathy abbassò lentamente l’elastico dei boxer, liberandogli l’erezione. La sfiorò con la punta della lingua, appena, come un assaggio. Poi lo guardò. «Immagina… una grotta. L’acqua calda. Io che entro nuda… E Salvo lì, che mi guarda. Sai com’è fatto, no?»
«Quel bastardo col sorriso da lupo...» sussurrò Massi, la voce già rotta.
Lei sorrise. Poi lo leccò lungo tutta la lunghezza, dalla base al glande, lentamente, sentendolo pulsare sotto la lingua. «Mi prende subito. Mi sbatte contro la roccia, e io lo stringo con le gambe. Scivola dentro senza fatica… ero già bagnata da morire…»
Massi gemette. Kathy aprì le labbra e lo accolse più profondamente. Si fermò con il glande premuto contro il palato, lo sentiva caldo, vivo, quasi fremeva. La saliva colava lenta dal suo mento. Cominciò a muovere la testa, a ritmo, mentre parlava. «Mi scopa come un animale. Non si ferma. Sento le sue mani stringermi i fianchi, le sue cosce che sbattono contro il mio culo. Ogni colpo mi spinge in avanti… e io mi apro. Sempre di più.»
Poi spinse ancora, ingoiandolo più a fondo, fino a farsi premere la gola. Massi si irrigidì. Lei si fermò, respirando dal naso, la bocca piena. Gli occhi puntati nei suoi.
«Mi chiede se può… se può venirmi dentro. Mi chiede dove lo voglio. E io… glielo dico … io glielo concedo, ovunque. Anche lì.»
Fece scivolare le dita tra le sue cosce, mentre la bocca accelerava. La lingua girava, avvolgeva, su e giù, sempre più profonda. Massi tremava.
«Mi prende anche nel culo, Massi. E io urlo. Ma non mi fermo. Lo voglio tutto. Mi spinge contro la pietra finché non mi sento scoppiare.»
Massi grugnì, i muscoli contratti, il corpo che scattava sotto il suo controllo. Lei succhiava più forte ora, affamata. Lo teneva stretto con le mani, lo guidava, lo stimolava con la lingua sotto, con la gola che si apriva sempre di più. Quando venne, tremando, le affondò le dita nei capelli. Kathy non si mosse. Lo lasciò svuotare dentro, inghiottendo tutto, lenta, fino all’ultima goccia. Solo allora si staccò. Si passò la lingua sulle labbra, soddisfatta, e lo guardò con dolcezza velenosa. «Tutta fantasia, amore mio…» sussurrò.
Massi le sorrise, stravolto. «Quella tua fantasia Sandrina… è da impazzire.»
Lei si voltò, le cosce umide, la pelle accaldata. Dentro di sé, però, sentiva ancora il peso caldo del seme di un altro. E sorrise.
5
voti
voti
valutazione
7.2
7.2
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Il seme del dubbio. 2
Commenti dei lettori al racconto erotico