Gli imprevisti della corsa

di
genere
etero

Ogni tanto, correre con Donatella è uno dei piaceri della mia settimana. È una carissima amica, abbiamo lo stesso passo, il che rende le nostre uscite un vero piacere, senza nessuno che debba rallentare o affrettare. È simpatica, la sua compagnia mi diverte sempre, e non è neanche brutta, il che non guasta mai.
Una domenica mattina, ci eravamo dati appuntamento per una corsa più lunga del solito. Oltre a noi, c'erano altri tre amici: Alessio, Andrea e Mauro. Il gruppo era quasi al completo quando è arrivata Donatella con il suo ragazzo, Giacomo. Ci siamo salutati, un po' di chiacchiere veloci sul percorso e sul ritmo che avremmo tenuto, e poi siamo partiti.
L'inizio è stato come sempre, un gruppone compatto che si muoveva all'unisono. Ma come spesso accade nelle corse lunghe, i ritmi individuali e le chiacchiere hanno iniziato a sfilacciare il gruppo. Ben presto, mi sono ritrovato a scambiare qualche battuta con Donatella, il nostro passo naturalmente allineato, mentre gli altri si allontanavano, chi più avanti, chi più indietro.
Abbiamo continuato così, solo io e lei, chilometro dopo chilometro, fino a raggiungere i 15 km previsti per l'allenamento. La corsa era finita, ma la giornata era ancora lunga.

Dopo la corsa, tutti insieme ci siamo diretti verso la spiaggia. L'acqua fresca era un invito irresistibile dopo la fatica, e ci siamo tuffati per un bagno ristoratore. Tra risate e schizzi, ci siamo goduti quel momento di relax collettivo. Poi, uno alla volta, ci siamo salutati e siamo rientrati ognuno verso la propria casa. Donatella è rimasta in spiaggia con Giacomo; avevano portato dei panini, segno che avrebbero pranzato lì.
Ho raggiunto la mia macchina, ho aperto lo sportello e… un momento di panico. Le chiavi non c'erano. Un tonfo al cuore, poi la realizzazione: dovevano essere cadute vicino a dove avevamo lasciato le borse in spiaggia, prima del bagno. Non mi restava che tornare indietro.
Così, con un sospiro di frustrazione, ho iniziato la nuova camminata. Mentre mi avvicinavo al punto dove avevamo lasciato le cose, ho visto Giacomo e Donatella. Lei, nel frattempo, si era tolta la parte superiore del costume ed era rimasta in topless, rilassata sotto il sole. Ho sentito una fitta, un misto di sorpresa e qualcosa di più. Lei mi ha visto, e c'è stato un attimo di imbarazzo sul suo viso, come se ci fosse rimasta un po' male per essere stata vista da me in quel modo. Ma ormai era fatta, non poteva certo coprirsi in un istante.
Ho recuperato le chiavi in fretta, ho mormorato un rapido "scusa" e sono tornato verso la macchina. Mentre guidavo via, mi sono ritrovato a pensare a Donatella in quel momento. Il mio corpo si è eccitato al solo pensiero. Ma non era solo quello; mi era sembrato che anche lei, nonostante la sorpresa iniziale, non fosse dispiaciuta, forse persino contenta di essere stata vista mezzo nuda.

I giorni successivi sono passati, ma l'immagine di Donatella in topless continuava a riaffiorare nella mia mente. Non le ho mai parlato di quello che era successo, né lei ha accennato a nulla. La settimana dopo, però, abbiamo organizzato un'altra corsa. Eravamo solo noi due questa volta. L'aria era frizzante, i nostri passi ritmici e sincronizzati, come sempre. Ma c'era qualcosa di diverso. Una tensione sottile, un'elettricità che non avevamo mai percepito prima.
Alla fine dell'allenamento siamo arrivati alle macchine e abbiamo bevuto. Entrambi accaldati e sudati, per primo mi sono tolto la maglietta, strizzandola per il sudore. Ho sentito il suo sguardo su di me.
Poi, con un movimento naturale, Donatella ha afferrato il bordo della sua maglietta. Ha tirato su, sfilandola con un gesto rapido. Sotto, portava un reggiseno sportivo scuro, che metteva in risalto la forma del suo seno. I miei occhi si sono fissati lì per un istante, e ho sentito il mio cuore accelerare. Lei ha notato il mio sguardo.
Con un sorriso malizioso e una giustificazione che suonava quasi come una scusa, ma con un tono che la rendeva un'affermazione, ha detto: "È tutto sudato." Poi, con un movimento ancora più lento e deliberato di prima, le sue mani hanno afferrato il bordo del reggiseno. L'ha tirato su, e poi l'ha sfilato, facendolo scivolare via. Per la seconda volta, il suo seno era completamente esposto ai miei occhi, ma questa volta era diverso. Non c'era sorpresa sul volto, solo un'espressione decisa, quasi di sfida. Era un gesto voluto, una seconda rivelazione.
Il reggiseno è caduto a terra. I suoi capezzoli erano turgidi per il fresco, o forse per la mia osservazione. Ho deglutito, sentendo il mio corpo reagire. I nostri sguardi si sono incontrati, e in quell'istante, il silenzio tra noi era carico di significato.

La sua aria di sfida era un invito chiaro, un'apertura che non potevo ignorare. Ho mosso un passo lento verso di lei, i miei occhi fissi nei suoi. Lei non ha distolto lo sguardo, continuando a fissarmi con quella stessa espressione determinata, quasi a incoraggiarmi. Ogni centimetro che ci separava sembrava amplificare la tensione tra noi, un'attesa palpabile che riempiva l'aria.
Poi, Donatella ha fatto un piccolo cenno con la testa verso la mia macchina, che era parcheggiata poco distante. "Andiamo dentro la macchina," ha sussurrato, la sua voce un filo di desiderio appena percepibile. "Qui ci vedono." Era un chiaro invito, un'iniziativa che non potevo ignorare. Non c'è stato bisogno di parole. Ho capito. Non ho esitato e l'ho seguita.

Siamo entrati in macchina, chiudendo le portiere con un click che ha sigillato il nostro spazio. L'aria era densa di aspettativa. Mi sono voltato verso di lei, e i nostri sguardi si sono uniti di nuovo. Non c'era più bisogno di indugiare.
Mi sono sporto in avanti e ho baciato le sue labbra. Un bacio esitante all'inizio, poi sempre più profondo. Le nostre lingue si sono cercate, avvolgendosi l'una nell'altra, assaporando il gusto inebriante di quel momento tanto atteso. Le mie mani si sono posate sui suoi fianchi, stringendola delicatamente.
Poi, ho interrotto il bacio, scendendo lentamente. Ho baciato il suo collo, sentendo la sua pelle calda e leggermente umida per la corsa. I miei baci sono scivolati lungo la sua gola, fino a raggiungere il suo petto. Ho iniziato a baciare i suoi seni nudi, prima uno, poi l'altro, alternando baci delicati a leggeri morsi che le hanno fatto gemere. Ho accarezzato i suoi capezzoli turgidi con la lingua, sentendoli indurirsi sotto il mio tocco. Le sue mani si sono infilate tra i miei capelli, stringendoli, incoraggiandomi.
La mia lingua ha continuato a scendere, tracciando un percorso umido sulla sua pelle. Ho sentito il profumo della sua intimità farsi più forte man mano che mi avvicinavo. Ho continuato a scendere, fino a che la mia lingua ha raggiunto la sua fica. Ho inspirato il suo odore, un misto di sudore e desiderio. Poi, con un tocco delicato, ho iniziato a leccare, esplorando la sua umidità, sentendola fremere sotto di me.
Donatella ha gemuto, un suono profondo e liberatorio. Ho sentito il suo corpo inarcarsi leggermente, le sue dita che stringevano i miei capelli con più forza, guidando i miei movimenti. Era chiaro che stava godendo.
Mi sono inginocchiato sul tappetino davanti al sedile passeggero. Con movimenti decisi ma attenti, ho sfilato i suoi pantaloncini, liberandola completamente. Ora era tutta nuda davanti a me, esposta e vibrante di desiderio.
Ho ripreso a leccare la sua fica, approfondendo il contatto, sentendo ogni curva, ogni piega. Ogni volta che la mia lingua colpiva il suo clitoride, lei sussultava e gemeva, un suono che mi riempiva di eccitazione. Di tanto in tanto, ho infilato una, poi due dita nella sua fica, sentendo la sua stretta umida e calda. Il combinarsi del leccare e della penetrazione con le dita la faceva gemere sempre più forte, in un crescendo di piacere.
Non ce l'ho fatta più. L'eccitazione era diventata insostenibile. Mi sono sfilato i pantaloncini, liberando il mio cazzo turgido e pulsante. Alla vista del mio cazzo, gli occhi di Donatella si sono illuminati. Senza esitazione, lo ha baciato, poi lo ha preso in bocca. Ho gemuto mentre la sua lingua e le sue labbra si muovevano su e giù, in un ritmo esperto che mi ha fatto venire i brividi.
Non ho resistito oltre. Con un movimento fluido, l'ho aiutata a sistemarsi meglio nel sedile e poi l'ho penetrata, sentendo il suo corpo caldo e umido accogliermi completamente.

Ogni spinta mi portava più a fondo dentro di lei, e sentivo la sua stretta intensificarsi attorno al mio cazzo. I sedili dell'auto scricchiolavano leggermente sotto i nostri movimenti, un ritmo antico che si univa ai nostri gemiti. Donatella ha avvolto le gambe attorno alla mia vita, tirandomi più vicino, rendendo ogni affondo più profondo, più viscerale. I nostri corpi nudi sbattevano l'uno contro l'altro, il sudore che ci univa in una danza frenetica.
Mentre il piacere saliva, le nostre lingue si sono cercate di nuovo. Ci siamo baciati con una foga rinnovata, unendo il sapore delle nostre bocche al sapore del desiderio. Ogni tanto, tra un'affondo e l'altro, i nostri sguardi si incontravano, e in essi leggevo una miscela di sorpresa, piacere e una nuova, profonda intesa.
I suoi gemiti si sono trasformati in sussurri affannosi, poi in urla strozzate. Sentivo che si stava avvicinando al limite, il suo corpo che tremava sotto di me. Le mie spinte sono diventate più veloci, più potenti, guidato dalla sua eccitazione. La sua fica si stringeva e si rilasciava attorno a me, ogni contrazione un ulteriore stimolo.
Poi, un forte gemito, quasi un grido di liberazione, le è sfuggito. Il suo corpo si è irrigidito in un orgasmo potente, la sua fica che mi ha stretto con forza, inondandomi di piacere. Poco dopo, ho sentito anch'io l'ondata. Il mio respiro si è bloccato, il mio corpo si è teso, e con un profondo sospiro, ho rilasciato il mio sperma dentro di lei, sentendo ogni pulsazione calda.
Siamo rimasti in quella posizione, i corpi esausti, i nostri respiri affannosi che si mescolavano nell'aria confinata dell'auto. Il silenzio è tornato, ma era un silenzio diverso, carico della soddisfazione e della consapevolezza di ciò che avevamo appena condiviso.

Lentamente, i nostri respiri si sono calmati. Ci siamo staccati, non del tutto, solo abbastanza per guardarci di nuovo negli occhi. In quel momento, non c'era imbarazzo, solo un intesa profonda. Senza bisogno di parole, abbiamo iniziato a rivestirci. I gesti erano un po' impacciati, ma c'era una familiarità nuova nel modo in cui le nostre mani si muovevano.
Una volta entrambi rivestiti, ho acceso la macchina e l'ho accompagnata alla sua. Ci siamo fermati davanti. "Alla prossima corsa," le ho detto, con un sorriso che sentivo sincero, ma che nascondeva molto di più. Lei mi ha sorriso di rimando, un sorriso enigmatico ma complice. "Alla prossima," ha risposto, la voce un po' roca, ma con uno sguardo che prometteva molto.
Poi è partita, e ho guardato la sua macchina mentre si allontanava, portando via con sé non solo Donatella, ma anche il ricordo vivido di un pomeriggio che aveva cambiato il nostro rapporto per sempre. Il mio corpo era stanco, ma la mia mente era in fermento, riempita di domande e della dolce, inaspettata prospettiva di "prossime corse" che avrebbero potuto portare a molto altro.
scritto il
2025-07-16
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