Mia cugina: Parte 23
di
Catartico
genere
incesti
Torno al mio appartamento. La mia ex assistente è di nuovo davanti alla mia porta. Come fa a entrare nel condominio se il portone è sempre chiuso? Suppongo che si faccia aprire da qualcuno.
— Sei di nuovo qui — dico irritato.
Lei mi fissa per un attimo e scoppia a piangere.
Cosa? Perché? — Che ti prende?
— Sei uno stronzo! — risponde con voce rotta. — Perché mi tratti male? Cosa ti ho fatto!?
Una porta nel corridoio si apre. La testa di una donna sulla cinquantina sbuca da dietro l'uscio e ci guarda perplessa.
— Io ti amo e tu mi tratti male! — dice la mia ex assistente ad alta voce. — Perché mi fai questo? Perché mi fai soffrire?
È fuori di testa!
La donna si avvicina a noi. — Che succede?
La mia ex assistente rafforza il pianto, diventa più isterico. Non risponde.
— Va tutto bene — dico. — Non si preoccupi. Non è nulla.
La donna la guarda ancora più confusa.
La mia ex assistente mi colpisce il petto con un pugno debole. — Sei un bastardo!
Ho già capito dove vuole arrivare. Sta facendo tutta questa scenata per entrare nel mio appartamento.
La donna posa una mano sulla sua spalla. — Non piangere.
La mia ex assistente china la testa, il volto rigato dalle lacrime. Si copre il viso. La donna l’abbraccia per consolarla, mi guarda.
Che vuole da me? Io non ho fatto proprio niente. Anzi, sono io la vittima qui. Non fa che perseguitarmi.
— Cosa posso fare…? — domanda la mia ex assistente mentre singhiozza.
La donna le dà alcune pacche sulla spalla. — Va tutto bene.
— Lui mi tratta male… Mi fa soffrire…
Ma che cazzo sta facendo? Perché sta mentendo? Sta manipolando quella donna per metterla contro di me? A quale scopo?
Sospiro. Apro la porta del mio appartamento ed entro dentro. Faccio per chiuderla, ma la mia ex assistente si piazza sull'uscio per impedirmi di chiuderla. Non stava piangendo un minuto fa? Si è ripresa di colpo?
La donna ci guarda entrambi, poi sposta lo sguardo su di lei. È confusa. Non sa cosa dire. Nemmeno io saprei cosa dire onestamente.
— Grazie — le dice la mia ex assistente in un sussurro.
La donna annuisce e va via ancora più confusa.
Guardo la mia ex assistente. — Che stai facendo?
Chiude la porta e mi guarda intensamente. Il suo viso è mutato del tutto. Se pochi secondi fa sembrava disperarsi, ora è decisa come non mai. — Ho riflettuto… Su di noi. Non m'importa se non stiamo insieme… Voglio fare l’amore con te. Voglio solo questo.
— Tu sei completamente pazza!
Si avvicina a me. — Non ti piace quando sei tra le mie gambe? Non ti piace scoparmi?
Mi giro e vado verso il bagno.
Lei mi ferma per un braccio. — Fai l’amore con me. Ti chiedo solo questo.
Lo ritraggo. — Sparisci!
Abbozza un sorrisetto compiaciuto. — Insultami.
— Cosa?!
— Chiamami troia. La tua troia.
— Ma che cazzo stai dicendo?!
Mi accarezza la mandibola con l’indice. — Sono la tua troia. Lo sono sempre stata fin da quando abbiamo fatto l'amore.
— Ma ti ascolti quando parli!?
La mia ex assistente si acciglia stizzita. — Tu non capisci… Per te sono disposta a fare di tutto. Quella là, lei… lei non ti ama quanto ti amo io.
Quella lì? Chi? Ilaria? Mi avvicino al suo viso. — Tu non mi ami! Vuoi solo… scopare. Trovatene un altro.
Mi afferra il pene sotto i pantaloni e lo stringe senza troppa forza. — Questo è mio. Voglio questo. Solo questo.
Afferro il suo polso, ma non trovo la forza di allontanarlo. Perché? Perché il mio corpo si rifiuta?
La mia ex assistente sorride in modo infantile. — Visto? Tu non puoi fare a meno di me come io non posso fare a meno di te. I nostri corpi… Dobbiamo farlo. Ora! Non resistito più.
Fa per baciarmi, ma bussano alla porta.
Scaccio la sua mano dal mio pene durissimo e vado a vedere chi è. Forse è Ilaria. Ma non credo. Non mi ha detto che sarebbe venuta. Mi blocco a metà strada e mi volto a guardare la mia ex assistente. Se fosse lei, se la vedesse, sarebbe la fine.
Bussano di nuovo.
— Chi è? — risponde la mia ex assistente al posto mio, lo sguardo fisso su di me.
L’ha fatta apposta. Ha capito perché mi sono fermato. È così subdola?
— Ho un pacco per il signor Valeriano — dice una voce maschile dietro la porta.
Tiro un sospiro di sollievo, le lancio un'occhiataccia torva e apro la porta. Sbarro gli occhi sorpreso. È l’uomo della signora Savona. Che ci fa qui?
— Michele! — dice la mia ex assistente incredula.
Lui mi guarda malissimo. Entra nel mio appartamento e si ferma davanti a lei. — Tua madre è preoccupata per te.
— Vattene!
Che cazzo succede? Non sto capendo un cazzo.
L'uomo robusto l’afferra per un polso. — Andiamo.
— No!
La tira verso di sé, ma lei pianta i piedi. Lui la trascina via.
— Aiutami — dice la mia ex assistente in lacrime.
La ignoro.
Lei mi afferra per un braccio, ci si aggrappa con tutte le forze. — Io ti amo! Aiutami! Ti prego!
Scaccio la sua mano e mi volto dall’altra parte.
Michele la trascina fuori dal mio appartamento tra le urla. Alcune persone si affacciano nel corridoio. La donna di prima si mette in mezzo per liberarla. Scoppia un casino. Alcuni uomini spintonano l’uomo robusto mentre la mia ex assistente piange come una bambina.
Si sono fatti tutti l’idea sbagliata. Se non faccio qualcosa, quel tipo potrebbe restarci secco. Vado incontro loro, ma mi blocco.
La signora Savona raggiunge la figlia e la fulmina con lo sguardo. Da dove è saltata fuori? Cos’è?! Una puntata di Beautiful?
Lei smette di piangere all'improvviso e abbassa lo sguardo.
Le persone si calmano. La donna di prima consola la mia ex assistente.
— Andiamo — dice la signora Savona a sua figlia.
Quella non risponde, gli occhi sul pavimento.
La madre la prende per il polso e si allontana insieme a lei. Michele segue alle spalle. La gente li guarda andare via del tutto confusa e turbata e comincia a parlare tra loro.
La donna di prima si avvicina a me. — Che sta succedendo? Chi era quella donna. E quell'uomo?
— Era sua madre. Lui non lo conosco, ma lavora per lei. Credo sia un tuttofare.
— Sua madre? — risponde turbata. — L’ho già vista da qualche parte. Ha un viso familiare.
— Si chiama Caterina Savona.
Il suo sguardo si fa incredulo, si porta una mano sulla bocca. — Davvero?
Annuisco. Perché è così sorpresa?
— Quindi tu sei il fidanzato di sua figlia?
— No, non lo sono.
— Ma poco fa…
— È una lunga storia.
— Mi piacerebbe sentirla.
Mi guardo intorno. Mi accorgo solo adesso che ci stavano ascoltando tutti. I loro occhi trasudano curiosità da ogni poro. Ma che vogliono? — Ora devo andare.
La donna e gli altri mi fissano delusi. Da quando mi sono trasferito qui anni fa, non ho mai ricevuto tutte queste attenzioni. E sinceramente sono fastidiose.
Saluto tutti con un sorriso forzato ed entro nel mio appartamento.
Che cazzo di casino.
— Sei di nuovo qui — dico irritato.
Lei mi fissa per un attimo e scoppia a piangere.
Cosa? Perché? — Che ti prende?
— Sei uno stronzo! — risponde con voce rotta. — Perché mi tratti male? Cosa ti ho fatto!?
Una porta nel corridoio si apre. La testa di una donna sulla cinquantina sbuca da dietro l'uscio e ci guarda perplessa.
— Io ti amo e tu mi tratti male! — dice la mia ex assistente ad alta voce. — Perché mi fai questo? Perché mi fai soffrire?
È fuori di testa!
La donna si avvicina a noi. — Che succede?
La mia ex assistente rafforza il pianto, diventa più isterico. Non risponde.
— Va tutto bene — dico. — Non si preoccupi. Non è nulla.
La donna la guarda ancora più confusa.
La mia ex assistente mi colpisce il petto con un pugno debole. — Sei un bastardo!
Ho già capito dove vuole arrivare. Sta facendo tutta questa scenata per entrare nel mio appartamento.
La donna posa una mano sulla sua spalla. — Non piangere.
La mia ex assistente china la testa, il volto rigato dalle lacrime. Si copre il viso. La donna l’abbraccia per consolarla, mi guarda.
Che vuole da me? Io non ho fatto proprio niente. Anzi, sono io la vittima qui. Non fa che perseguitarmi.
— Cosa posso fare…? — domanda la mia ex assistente mentre singhiozza.
La donna le dà alcune pacche sulla spalla. — Va tutto bene.
— Lui mi tratta male… Mi fa soffrire…
Ma che cazzo sta facendo? Perché sta mentendo? Sta manipolando quella donna per metterla contro di me? A quale scopo?
Sospiro. Apro la porta del mio appartamento ed entro dentro. Faccio per chiuderla, ma la mia ex assistente si piazza sull'uscio per impedirmi di chiuderla. Non stava piangendo un minuto fa? Si è ripresa di colpo?
La donna ci guarda entrambi, poi sposta lo sguardo su di lei. È confusa. Non sa cosa dire. Nemmeno io saprei cosa dire onestamente.
— Grazie — le dice la mia ex assistente in un sussurro.
La donna annuisce e va via ancora più confusa.
Guardo la mia ex assistente. — Che stai facendo?
Chiude la porta e mi guarda intensamente. Il suo viso è mutato del tutto. Se pochi secondi fa sembrava disperarsi, ora è decisa come non mai. — Ho riflettuto… Su di noi. Non m'importa se non stiamo insieme… Voglio fare l’amore con te. Voglio solo questo.
— Tu sei completamente pazza!
Si avvicina a me. — Non ti piace quando sei tra le mie gambe? Non ti piace scoparmi?
Mi giro e vado verso il bagno.
Lei mi ferma per un braccio. — Fai l’amore con me. Ti chiedo solo questo.
Lo ritraggo. — Sparisci!
Abbozza un sorrisetto compiaciuto. — Insultami.
— Cosa?!
— Chiamami troia. La tua troia.
— Ma che cazzo stai dicendo?!
Mi accarezza la mandibola con l’indice. — Sono la tua troia. Lo sono sempre stata fin da quando abbiamo fatto l'amore.
— Ma ti ascolti quando parli!?
La mia ex assistente si acciglia stizzita. — Tu non capisci… Per te sono disposta a fare di tutto. Quella là, lei… lei non ti ama quanto ti amo io.
Quella lì? Chi? Ilaria? Mi avvicino al suo viso. — Tu non mi ami! Vuoi solo… scopare. Trovatene un altro.
Mi afferra il pene sotto i pantaloni e lo stringe senza troppa forza. — Questo è mio. Voglio questo. Solo questo.
Afferro il suo polso, ma non trovo la forza di allontanarlo. Perché? Perché il mio corpo si rifiuta?
La mia ex assistente sorride in modo infantile. — Visto? Tu non puoi fare a meno di me come io non posso fare a meno di te. I nostri corpi… Dobbiamo farlo. Ora! Non resistito più.
Fa per baciarmi, ma bussano alla porta.
Scaccio la sua mano dal mio pene durissimo e vado a vedere chi è. Forse è Ilaria. Ma non credo. Non mi ha detto che sarebbe venuta. Mi blocco a metà strada e mi volto a guardare la mia ex assistente. Se fosse lei, se la vedesse, sarebbe la fine.
Bussano di nuovo.
— Chi è? — risponde la mia ex assistente al posto mio, lo sguardo fisso su di me.
L’ha fatta apposta. Ha capito perché mi sono fermato. È così subdola?
— Ho un pacco per il signor Valeriano — dice una voce maschile dietro la porta.
Tiro un sospiro di sollievo, le lancio un'occhiataccia torva e apro la porta. Sbarro gli occhi sorpreso. È l’uomo della signora Savona. Che ci fa qui?
— Michele! — dice la mia ex assistente incredula.
Lui mi guarda malissimo. Entra nel mio appartamento e si ferma davanti a lei. — Tua madre è preoccupata per te.
— Vattene!
Che cazzo succede? Non sto capendo un cazzo.
L'uomo robusto l’afferra per un polso. — Andiamo.
— No!
La tira verso di sé, ma lei pianta i piedi. Lui la trascina via.
— Aiutami — dice la mia ex assistente in lacrime.
La ignoro.
Lei mi afferra per un braccio, ci si aggrappa con tutte le forze. — Io ti amo! Aiutami! Ti prego!
Scaccio la sua mano e mi volto dall’altra parte.
Michele la trascina fuori dal mio appartamento tra le urla. Alcune persone si affacciano nel corridoio. La donna di prima si mette in mezzo per liberarla. Scoppia un casino. Alcuni uomini spintonano l’uomo robusto mentre la mia ex assistente piange come una bambina.
Si sono fatti tutti l’idea sbagliata. Se non faccio qualcosa, quel tipo potrebbe restarci secco. Vado incontro loro, ma mi blocco.
La signora Savona raggiunge la figlia e la fulmina con lo sguardo. Da dove è saltata fuori? Cos’è?! Una puntata di Beautiful?
Lei smette di piangere all'improvviso e abbassa lo sguardo.
Le persone si calmano. La donna di prima consola la mia ex assistente.
— Andiamo — dice la signora Savona a sua figlia.
Quella non risponde, gli occhi sul pavimento.
La madre la prende per il polso e si allontana insieme a lei. Michele segue alle spalle. La gente li guarda andare via del tutto confusa e turbata e comincia a parlare tra loro.
La donna di prima si avvicina a me. — Che sta succedendo? Chi era quella donna. E quell'uomo?
— Era sua madre. Lui non lo conosco, ma lavora per lei. Credo sia un tuttofare.
— Sua madre? — risponde turbata. — L’ho già vista da qualche parte. Ha un viso familiare.
— Si chiama Caterina Savona.
Il suo sguardo si fa incredulo, si porta una mano sulla bocca. — Davvero?
Annuisco. Perché è così sorpresa?
— Quindi tu sei il fidanzato di sua figlia?
— No, non lo sono.
— Ma poco fa…
— È una lunga storia.
— Mi piacerebbe sentirla.
Mi guardo intorno. Mi accorgo solo adesso che ci stavano ascoltando tutti. I loro occhi trasudano curiosità da ogni poro. Ma che vogliono? — Ora devo andare.
La donna e gli altri mi fissano delusi. Da quando mi sono trasferito qui anni fa, non ho mai ricevuto tutte queste attenzioni. E sinceramente sono fastidiose.
Saluto tutti con un sorriso forzato ed entro nel mio appartamento.
Che cazzo di casino.
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