La sposa libera 3
di
AngelicaBellaWriter
genere
corna
Capitolo 3 – Mia. Solo mia
Appena la porta si chiude, resto in silenzio.
Matteo è andato via. Si è rivestito col cazzo ancora lucido dei suoi umori. Se n’è andato fischiettando.
Bastardo.
E lei? Lei è lì.
A quattro zampe sul pavimento. Le cosce tremano ancora. Il culo è rosso.
Respira come una cagna in calore.
Mi guarda. Occhi lucidi. Mascara colato. Sorriso da puttana battuta.
E dice:
― Scopami.
Voce bassa. Ma ferma.
― Scopami tu. Adesso. Fammi male.
Mi si chiude la gola. Il sangue mi schiaccia le tempie.
Non rispondo.
La prendo per i capelli. La tiro su.
― In ginocchio, troia.
Lei ci casca come una tossica. Ci si butta. Apre la bocca. Ma non glielo do.
― No. Il tuo regalo è finito. Ora si torna a essere mia.
Le slaccio la vestaglia.
È ancora bagnata. Il profumo di Matteo le è rimasto addosso.
Mi fa schifo.
Mi fa impazzire.
La sbatto sul tavolo. La giro. Le allargo le gambe.
― Toccatela ― sibilo.
Lei lo fa. Due dita sul clitoride.
Vedo il movimento. Circolare. Furioso. Disperato.
La penetro da dietro con rabbia.
Senza parlare.
Senza delicatezza.
Ogni colpo è uno schiaffo.
Ogni spinta un insulto.
La mia pancia sbatte sul suo culo nudo.
I suoi gemiti sono lamenti.
― Più forte… ti prego… fammi male…
E io affondo.
Più forte.
Le tengo le braccia dietro la schiena.
Le mordo la spalla.
Le spacco la figa.
La sua mano non smette di frullarsi il clitoride come una dannata.
Sento che viene. La sento tremare.
Urla. Si bagna. Spruzza. Mi inonda.
Ma non mi fermo.
― Ti piace fare la puttana?
― Sì… sì…
― E adesso sei la mia puttana. Solo mia.
Le affondo l’ultima spinta fino al fondo.
E vengo.
Dentro.
Forte.
Bestiale.
Le mani le tremano ancora.
Si accascia. Il culo all’aria. Le cosce sporche.
Il pavimento unto.
Mi chino su di lei.
Le lecco la schiena.
Poi le sussurro nell’orecchio:
― Domani li voglio tre.
E lei ride.
Ride da troia soddisfatta.
E sussurra:
― Portali. Ma dopo voglio te. Così. Sempre.
Appena la porta si chiude, resto in silenzio.
Matteo è andato via. Si è rivestito col cazzo ancora lucido dei suoi umori. Se n’è andato fischiettando.
Bastardo.
E lei? Lei è lì.
A quattro zampe sul pavimento. Le cosce tremano ancora. Il culo è rosso.
Respira come una cagna in calore.
Mi guarda. Occhi lucidi. Mascara colato. Sorriso da puttana battuta.
E dice:
― Scopami.
Voce bassa. Ma ferma.
― Scopami tu. Adesso. Fammi male.
Mi si chiude la gola. Il sangue mi schiaccia le tempie.
Non rispondo.
La prendo per i capelli. La tiro su.
― In ginocchio, troia.
Lei ci casca come una tossica. Ci si butta. Apre la bocca. Ma non glielo do.
― No. Il tuo regalo è finito. Ora si torna a essere mia.
Le slaccio la vestaglia.
È ancora bagnata. Il profumo di Matteo le è rimasto addosso.
Mi fa schifo.
Mi fa impazzire.
La sbatto sul tavolo. La giro. Le allargo le gambe.
― Toccatela ― sibilo.
Lei lo fa. Due dita sul clitoride.
Vedo il movimento. Circolare. Furioso. Disperato.
La penetro da dietro con rabbia.
Senza parlare.
Senza delicatezza.
Ogni colpo è uno schiaffo.
Ogni spinta un insulto.
La mia pancia sbatte sul suo culo nudo.
I suoi gemiti sono lamenti.
― Più forte… ti prego… fammi male…
E io affondo.
Più forte.
Le tengo le braccia dietro la schiena.
Le mordo la spalla.
Le spacco la figa.
La sua mano non smette di frullarsi il clitoride come una dannata.
Sento che viene. La sento tremare.
Urla. Si bagna. Spruzza. Mi inonda.
Ma non mi fermo.
― Ti piace fare la puttana?
― Sì… sì…
― E adesso sei la mia puttana. Solo mia.
Le affondo l’ultima spinta fino al fondo.
E vengo.
Dentro.
Forte.
Bestiale.
Le mani le tremano ancora.
Si accascia. Il culo all’aria. Le cosce sporche.
Il pavimento unto.
Mi chino su di lei.
Le lecco la schiena.
Poi le sussurro nell’orecchio:
― Domani li voglio tre.
E lei ride.
Ride da troia soddisfatta.
E sussurra:
― Portali. Ma dopo voglio te. Così. Sempre.
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