Julian e Teresa prima esperienza cuckold

di
genere
corna

Julian sentì la porta chiudersi alle sue spalle. Teresa entrò per prima, con il passo di chi non ha nulla da spiegare. Rideva ancora, la pelle lucida di sudore e sale, i capelli umidi attaccati alla fronte. I due uomini la seguivano: uno aveva il sorriso beffardo di chi ha già vinto, l’altro un’erezione visibile sotto i pantaloni leggeri.

Julian era immobile in mezzo al soggiorno, con il respiro bloccato in gola. Non disse niente. Teresa lo guardò di sfuggita e si tolse subito il vestito. Nuda, senza reggiseno, senza mutandine. Il costume era rimasto in spiaggia o non c’era mai stato. I capezzoli scuri, duri, il sesso rasato con una precisione recente. Si avvicinò al marito e gli baciò le labbra appena.

― Ti piace guardare, vero?

Non attese risposta. Si voltò verso i due uomini. Il primo – il più giovane, quello che l’aveva portata via dal ristorante – le prese il viso fra le mani e la baciò con forza, ficcandole la lingua fino in gola. L’altro intanto si era già slacciato i pantaloni e stava masturbando il proprio cazzo, grosso e scuro, come se aspettasse il turno davanti a un banchetto.

Teresa si inginocchiò fra loro. Senza dire nulla, prese un cazzo in ogni mano. Li leccò entrambi, alternandoli, lasciando fili di saliva pendere dalla lingua. Godeva di quel gesto, come se fosse nata per quello. Sputava, ansimava, sbavava, e rideva mentre i due glieli sbattevano in faccia, uno dopo l’altro, sbattendole le palle sulle guance.

Julian stava a un metro da loro. Duro. Il cazzo che pulsava sotto i jeans. Avrebbe voluto toccarsi ma non osava. Rimaneva lì, sudato, muto, spettatore della scena. Sua moglie. La sua fottuta moglie. In ginocchio. Con due estranei che glielo stavano ficcando in gola a turno.

Quando uno dei due le afferrò i capelli e glielo infilò tutto, fino a farle lacrimare gli occhi, Julian deglutì un grido. Teresa tossì, poi rise, col mascara colato sulle guance. Guardò suo marito con gli occhi impastati di godimento.

― Guarda quanto mi piace, amore.

Il primo la sollevò di peso e la portò sul divano. Le aprì le cosce e glielo infilò dentro senza una parola. Teresa gemette forte. Era bagnata, bagnatissima. Scivolava su quel cazzo come se fosse stato dentro di lei da ore. Il secondo si piazzò dietro, le prese i capelli e cominciò a schiaffeggiarle il culo.

― Troia. Tua moglie è una troia da spiaggia, lo sai?
― Sì… sì… — ansimò Julian, mentre le gambe gli tremavano.

Teresa si prese tutto. Il primo le scopava la figa, mentre l’altro le spalmava la saliva sul buco del culo. Lei non protestava. Rideva, anzi. Li incitava. Allargava le gambe di più, si mordeva le labbra, urlava:

― Fatemi male.
― Così? — disse uno, e le diede uno schiaffo sul viso. Forte.

Julian fece un passo avanti, ma Teresa lo fermò con lo sguardo.
― No. Tu guardi.

Le sbattevano i fianchi con forza. Uno le entrò nel culo mentre l’altro ancora le martellava la figa. Lei era incastrata tra loro, sudata, i seni che saltavano a ogni spinta. Il divano gemette sotto il peso, i cuscini volarono. Le mani di quei bastardi erano ovunque: sui suoi capezzoli, tra i capelli, attorno al collo.

Uno le pisciò sul ventre. Senza avvisare. Lei aprì la bocca e lo sfidò:
― Anche in bocca, se vuoi.

Julian si sentì mancare. Ma non distolse mai lo sguardo.
Non riusciva a pensare. Solo il cazzo, duro come una pietra.
Teresa, la sua Teresa, annientata, adorante, fiera di farsi umiliare così.

Uno dei due venne sul suo viso. L’altro si sfilò e le schizzò sulle tette. Lei si strofinò il seme addosso, come una crema, e poi si sedette sulle ginocchia del marito, ancora nuda, sporca, scopata, con i capelli tirati e la bocca aperta.

― Non è finita — disse.

E fece un cenno ai due. Uno le allargò le chiappe e ci sputò dentro. L’altro le fece leccare il pavimento. Lei obbediva a tutto. Julian tremava. Non parlava più. Aveva smesso di pensare. Solo la bocca secca, il cazzo in fiamme, la testa piena di immagini da cui non sarebbe mai più uscito.

Teresa si voltò verso di lui.
Gli prese il viso tra le mani e gli sussurrò:

― Ora sei mio più di prima. E non ti lascerò mai più guardare da fuori.

E poi:
― Adesso vieni a pulirmi. Con la lingua.
scritto il
2025-09-09
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